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Omnia

Giorgio Forattini

Libertà di satira

Immagine articolo Fucine MuteDisponibile, elegante, con un umorismo salace e la battuta sempre presente. Del resto, solo così si spiegano le sue riuscitissime vignette, almeno settemila, ma è un conteggio per difetto, realizzate nel corso di una straordinaria carriera. Un gran signore, Giorgio Forattini.
Disponibilissimo e alla mano nonostante la sua grande popolarità e il gran caldo, che lo consiglia a rimanere in maniche di camicia, ci fa accomodare sulle poltroncine sistemate in un improvvisato studio televisivo allestito in un angolo della mostra “L’arte del Sor Riso. La satira politica da Forattini in poi” promossa dalla Provincia di Trieste attraverso la Roberto Danese Organizzazione e i Comitati per la libertà con il contributo della Regione Friuli-Venezia Giulia, della Camera di commercio e dell’Azienda regionale per la promozione turistica e aperta fino al 20 agosto, con ingresso gratuito, nella sala espositiva del Palazzo della Regione, in via Mercato Vecchio. Cento vignette dal 1992 a oggi, nitide fotografie — in bianco e nero e a colori, scattate “a pennarello” — della realtà italiana, soprattutto quella politica, con i re della prima repubblica, da Andreotti a Craxi a D’Alema, ultimo bersaglio del vignettista romano, a farla da padrone. Forattini, ex giornalista, si apre senza pudori e si racconta, dal suoi esordi di rappresentante di commercio al suo credo liberista, svelandoci i segreti del suo ventennale successo. Ecco cosa ne è venuto fuori.

Immagine articolo Fucine MuteGianfranco Terzoli (GT): Le posso fare qualche domanda?

Giorgio Forattini (GF): Si accomodi.

GT:
Posso registrare l’intervista? Sa, vorremmo utilizzare la cassetta per un contributo in voce.

GF: Lei per chi lavora?

GT:
Un web Magazine, Fucine, diffuso attraverso Internet.

GF:
Ah, Internet. Lei ci crede?.

GT:
Mah, evidentemente sì, se ci lavoro. E lei, crede in questo mezzo?

GF:
Ci credo moltissimo e, purtroppo, credo a una certa decadenza della carta stampata.

GT:
E lo dice da giornalista?

GF:
Lo dico da giornalista. No, no, sarei felice che non fosse così, come non sono felice per niente che si vendano molti meno libri e che la gente legga di meno. Però se la gente legge in Internet, ben venga Internet. È la televisione che è passiva. Internet non lo è.

GT:
Allora è la televisione rovina…

GF:
No, la televisione, quando è fatta bene, no, per carità. Però la televisione, lo spettatore… mentre il lettore del giornale o il lettore di Internet è — avendo anche un suo sito — attivo, la televisione la subisce.
Perché‚ è uno stordimento della coscienza.

GT:
Lei, da osservatore attento qual è per poter tratteggiare nel vero senso della parola la realtà, cosa ne pensa? Che funzione crede possa avere Internet a livello di società e magari anche di classe politica. La influenzerà…

GF:
Mah, io so che adesso finalmente i politici si sono accorti di Internet infatti si sono messi a correre, anche il governo italiano, per cercare di
recuperare. Però non vorrei che questo fosse una specie di “mordacchio”:
io sono uno che crede nella libertà, credo come nessuno di quelli che conosco, e penso che qualsiasi forma di espressione — anche, che posso dire, del corpo o anche che possa essere l’espressione di manifestare come “je pare” le proprie idee, anche a piazza San Pietro — abbia diritto di esistere. Io sono per la massima libertà. Devo dire che credo molto a Internet. Quello che mi fa paura è questa cosa di Bill Gates. Infatti io sono molto preoccupato da questa sentenza antitrust che c’è stata contro Bill Gates, perché Bill Gates ha creato un impero da zero, si è fatto lui. Poi se vogliamo entrare tutti quanti, vogliamo concorrere, siamo aperti. Ma non puoi dimezzargli l’impero solo per una questione di trust. lo non credo. È una forma di ipocrisia anglosasssone, questa dell’antitrust.

Immagine articolo Fucine MuteGT: Secondo lei, da quell’osservatorio che può avere per la sua esperienza personale, attraverso l’osservazione dei fatti, quest’Italia, dove sta andando?

GF:
Mah, questa è una bella domanda, da un milione di dollari. Non lo so.
Debbo dire però che sento dei fermenti, che qualche cosa sta cambiando, cioè che la prima repubblica finalmente comincia a tirare le cuoia. Che cosa accadrà? lo credo soprattutto in una — essendo liberale, libertario e liberista — forma di.. che posso dire… di bipolarismo, in cui una volta vince uno, una volta vince un altro. Noi diamo il voto a chi si comporta bene, la prossima volta lo diamo all’avversario. Ma che non ci sia questa spaccatura verticale che è stata voluta dalle forze politiche negli ultimi tempi. Negli ultimi tempi è stato detto, come si diceva ai tempi del Cristianesimo, o con Cristo o contro Cristo. No, io posso anche pensare “non me ne frega niente”. Ecco, io non voglio essere né socialista né liberale: voglio essere… Quando io parlo di una società liberale, parlo di una società libera di esprimersi dicendo non sono né‚ conservatore né laburista. Né democratico né repubblicano. Sono uno che crede che ognuno sappia la sua storia. Ogni popolo, il nostro, l’Italia ha la sua storia. Quindi penso che ci sia bisogno oggi anche di un periodo liberale.

GT:
Una domanda che le hanno già fatto prima, ma penso che sia importante ritornarci: con il caso d’Alema, la satira politica allora è finita?

Immagine articolo Fucine MuteGF: No, questo è stato un tentativo: se mi va bene, vuol dire che non è finita: la satira e anche, con me, i colleghi che fanno il mio stesso mestiere. Che pur non pensandola magari politicamente come me, si sono schierati con me e sono stati… sono dei poveracci, siamo tutti dei poveracci: se non facciamo delle belle vignette, nessuno “ce paga”: il nostro lavoro, il nostro successo dipende tutto da quello che mettiamo,
dalla nostra intelligenza, se facciamo ridere la gente. Se ci tappate la bocca cosa ci rimane? I fondi di Scalfari?

GT:
Quale delle sue caricature, quale dei personaggi che ha disegnato le sono più cari?

GF:
Be’, io per anni, per alcuni decenni, ho tratteggiato sempre gli stessi: quelli della prima repubblica che sono stati, posso dire, Fanfani, Andreotti, Craxi, Berlinguer, il Papa… Allora era più semplice perché‚ la gente li conosceva. C’erano sempre loro. Non è che questo sia un bene, per carità, però erano al potere da sempre, quindi erano facilmente riconoscibili. Adesso penso che ci sia una grande confusione perché‚ non ci sono più fronti contrapposti come una volta: adesso c’è un grande
marasma. Questo lo si vede anche dallo spappolamento dell’attuale maggioranza: ci sono forze politiche che passano da una parte o dall’altra a seconda della convenienza. Ecco, questo penso che non dovrebbe esistere: penso che dovrebbero esistere due grandi forze politiche che si contrappongono lealmente e che pensino di fare il bene del paese.

GT:
In questi anni di straordinaria carriera, dopo 7000 vignette leggevo che… «ma settemila per dire una cifra, non so quante…» … molte di più sicuramente… «non lo so…» … è facile trovare ancora degli spunti, delle nuove idee?

Immagine articolo Fucine Mute

GT: Ma senta, io purtroppo sono relegato a uno spazio piuttosto piccolo, su Repubblica era ancora più piccolo. Adesso che lavoro su La Stampa lo spazio è grande e io naturalmente mi devo rivolgere come satira al fatto più importante, al fatto politico ma ne potrei fare cinque al giorno tranquillamente. I fatti succedono… I nostri politici insomma ci offrono molti spunti…
Però mi dispiace che gli italiani non seguano la politica internazionale: io mi sono buttato molto sul caso Clinton e lì ho fatto ridere. Ma quello che succede per esempio… che posso… dire nei Balcani o di quello che succede in Francia o in Inghilterra non gliene frega niente a nessuno.
Quindi io mi devo occupare sempre della frase detta da, che posso dire, da Mastella o per dire (ride) da Berlusconi.

Immagine articolo Fucine MuteGT: Un’ultima domanda. In confidenza: qual è il suo segreto? Perché‚ piace così tanto?

GF:
Ma sa, io ho fatto per moltissimi anni, fino a 40 anni, i mestieri più miserabili del mondo, come il rappresentante di commercio, queste cose qui. Ho fatto l’operaio, ho fatto l’attore… A un certo punto, la cosa importante è avere la mano. Questa è innata; hai un certo senso dell’umorismo… Ma soprattutto io ho letto moltissimi libri, io so com’è la storia. Ecco perché‚ spesso ricorro a fatti storici, anche dell’ultima guerra (ad esempio sulle Foibe, ndr.) e cerco di far luce, perché‚ la gente non sa niente. Perché‚ la gente non sa che cos’è la storia. La storia italiana dell’ultimo secolo è buia, completamente. E allora io cerco di fare il Craxi vestito da Mussolini, l’Amato vestito da Topolino eccetera. Mi cerco di rifare a schemi classici e storici.

GT: Grazie infinite.

GF: A voi.

Cento vignette di Forattini in mostra a Trieste.
Da venerdì 9 giugno a domenica 20 agosto sala espositiva della Provincia (piazza Vittorio Veneto n. 4).

La satira politica sbarca a Trieste con il re dei vignettisti italiani, Giorgio Forattini. Da venerdì 9 giugno e fino ad agosto, nella sala espositiva del Palazzo della Provincia in piazza Vittorio Veneto n. 4, si possono infatti ammirare circa un centinaio di disegni originali del maestro nell’ambito della rassegna “L’arte del sorriso. La satira politica da Forattini in poi”, che rimarrà aperta fino a domenica 20 agosto.

La mostra – promossa dalla Provincia di Trieste attraverso la Roberto Danese Organizzazione e i Comitati per la Libertà, con il contributo della Regione Friuli – Venezia Giulia, della Camera di commercio di Trieste e dall’Azienda regionale di promozione turistica – proporrà il meglio della recente produzione di Giorgio Forattini.

In esposizione, una quarantina di disegni a colori realizzati dal maestro per Panorama nel ’92 e nel ’96; le vignette sulle foibe del ’97; alcune opere del ’98, e infine, più numerose, quelle del periodo ’99-2000. La produzione più recente sarà rappresentata inoltre da una cinquantina di vignette in bianco e nero, pubblicate da Forattini sulla prima pagina della Repubblica e quindi – dopo le dimissioni del 31 dicembre ’99, a seguito della querela sul caso Mitrokhin – sulla Stampa. La maggior parte delle opere proposte è già stata pubblicata da Mondadori.

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