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Fumetto

Gareth Hinds

Il mito rivive online

LORENZO BERTUZZI (LB): Puoi presentare “Deus ex Machina” al pubblico italiano?

GARETH HINDS (GH): Inizi con le domande difficili, eh? Vediamo… cosa posso dire di Deus…

GH: La storia di Deus si svolge nel mondo reale, più o meno. Forse qualche anno nel futuro e con alcuni cambiamenti nell’ambiente scientifico e in quello politico. L’idea di base è che esistano ancora alcune divinità pagane. Non sono le divinità classiche, sono di un nuovo tipo, ma rappresentano gli archetipi tradizionali: il farabutto, lo stolto, la veggente, l’amore, la guerra ecc. Hanno poteri limitati e le loro personalità sono alquanto umane. Come gli dei greci, discutono, litigano e si alleano tra di loro, e non possono resistere alla tentazione di mescolarsi con le persone normali; a dir la verità, anche più degli dei greci, perché non hanno un loro mondo a parte in cui vivere.

La gente non sa che esistono e non riesce proprio a percepire la loro stranezza. “Deus ex Machina” segue le loro gesta e, nel corso della narrazione, esplora un’ampia varietà di temi filosofici che mi interessano molto.

LB: Nel momento in cui hai concepito “Deus ex Machina” avevi un’idea ben precisa della storia che volevi realizzare o stavi più che altro pensando a sperimentare stili artistici differenti con tutta la libertà di cui avevi bisogno e quindi la trama si è formata man mano?

GH: Di sicuro volevo provare stili artistici differenti. Era piuttosto implicito nell’idea di realizzare un fumetto online, dato che lo avrei fatto semplicemente per divertirmi e per sperimentare un nuovo mezzo di comunicazione.

La cosa più importante, però, era la voglia di mettere in piedi una storia nella quale potessi scrivere virtualmente tutto ciò che colpisse la mia fantasia. Per poterlo fare, decisi di sviluppare la storia interamente sui personaggi: inventai semplicemente un gruppo di personaggi interessanti, le cui interazioni avrebbero formato l’ossatura della storia. Poi iniziai a rimpolparla, utilizzando temi differenti e tutti i personaggi secondari di cui avessi bisogno. Il primo tema che affrontai fu quello della natura meccanica della personalità umana.

LB: Perché hai scelto di basarti sui capolavori della letteratura antica per creare le tue opere? Perché, secondo te, queste opere riescono ad essere ancora così affascinanti? Cosa significa per te la parola “mito”?

GH: Volevo solo che i miei albi raccontassero una buona storia. Piuttosto che provare a scrivere il mio capolavoro, ho pensato di utilizzare le storie migliori già esistenti. E se parliamo di storie veramente antiche, sappiamo che non sono solo buone, dato che contengono questi strati infiniti di temi psicologici che in qualche modo rappresentano la storia della condizione umana. Ecco perché sono durate così a lungo e sono ancora importanti… e poi, quando leggo una bella storia, mi viene voglia di disegnarla!

Penso al mito come a una storia i cui elementi hanno un significato su differenti livelli e non solo sul livello fondamentale della comprensione letterale e razionale. Esso descrive il funzionamento dell’”altro mondo”, quello che esiste al di là dei nostri sensi.

LB: Hai avuto qualche problema in particolare nell’adattare “Beowulf”?

GH: La parte più difficile era rendere giustizia alla scena della morte di Beowulf. Ancora adesso credo di non esserci riuscito completamente.

LB: Che reazioni hanno avuto i professori di letteratura nei confronti della tua opera? Credi che i fumetti possano venire considerati un mezzo alternativo nello studio dei classici? Quali sono state le reazioni generali del mondo accademico?

GH: I professori di letteratura amano il mio albo. è stato molto gratificante vedere quanto erano eccitati all’idea. Di solito lo usano come supplemento alla lettura del testo originale, ma alcune volte lo utilizzano addirittura come testo sostitutivo per i ragazzi con problemi d’apprendimento che, altrimenti, non leggerebbero in nessun caso la storia. Ho venduto molti albi tramite il mio programma di sconti per il settore dell’istruzione e anche durante alcune partecipazioni alle conferenze sull’insegnamento. Inoltre, ho sentito che anche alcuni professori piuttosto importanti hanno portato l’albo in classe, durante le loro lezioni, all’università.

LB: Quali sono i motivi della scelta di utilizzare stili differenti per ogni numero di Beowulf?

GH: Il numero 1 è esattamente come avevo concepito la serie in origine. Volevo che ci fosse quella sensazione di ricchezza, di colori pregni, che ci fosse quell’effetto tipo inchiostro sulla pergamena. Ma la colorazione richiedeva uno sforzo decisamente troppo grande, rispetto al resto. Sono un disegnatore più che un pittore, in effetti. E, cosa ancor più importante, il rumore stridulo della mia tavola da disegno mi stava facendo impazzire. La pittura su legno era quindi la soluzione per mantenere l’effetto della texture e dell’invecchiamento nel numero 2, senza perdere una vita al computer cercando di ottenere gli stessi effetti: ci provai, era perfetto.

Per il numero 3, volevo allontanarmi ancor di più dall’effetto pittorico. Effettivamente, l’unica cosa che volevo mantenere era la qualità della texture. Era una cosa molto importante per me (ovviamente, penso). Credo che sia una delle cose che mancano di più all’arte sequenziale. E quindi volevo la texture, ma non mi interessava molto il colore, anzi, non lo volevo proprio: volevo un mondo grigio che riflettesse la vecchiaia di Beowulf e il destino impellente della sua gente. Ho sperimentato molte tecniche prima di trovare la giusta combinazione di ingredienti che mi permettesse di ottenere ciò che volevo.

LB: Nei tuoi lavori ritrai sempre eroi dalla personalità molto forte, personaggi molto iconici… c’è un supereroe che desidereresti disegnare? E vorresti lavorare per una major?

GH: Guarda… un giorno mi piacerebbe pubblicare qualcosa con una grossa casa editrice, ma non mi interessa disegnare un supereroe in particolare o cose di questo genere. Ci sono molti “supereroi” nella letteratura classica che sono molto più interessanti di tutti quelli creati da Marvel e DC.

LB: Crossgen e altri prodotti simili mi fanno pensare che il fantasy sia la nuova frontiera dei fumetti o almeno l’ultimo tentativo di salvare il mercato. Tu cosa ne pensi?

GH: Il fantasy la nuova frontiera? No, non credo. Penso che molti artisti di talento si siano dati al fantasy recentemente perché ti permette di affrontare argomenti epici o archetipici senza dover disegnare uomini in calzamaglia (o in giacca e cravatta). I fumetti online rappresentano qualcosa di più di una nuova frontiera. E se qualcuno vuole salvare la nostra industria dedicandosi ad argomenti che si rivolgano a un pubblico più vasto, dovrebbe provare qualcosa di veramente mainstream come lo sport, il mistero, l’amore…

LB: Pensi che la tua opera e altri lavori mitologici e storici come “L’età del bronzo”, la “Canzone di Rolando”o “300” di Miller possano rientrare in questo “rinascimento del fantasy” o li vedi più che altro come la continuazione di serie come “Classic Illustrated”? Hai sentito parlare del progetto di Miller che riguarda una storia su Gesù?

GH: Credo che lo facciamo tutti per la stessa ragione: quelle storie sono degli autentici capolavori, li apprezziamo molto e vogliamo “giocare” con loro. Sono veramente impaziente di vedere cosa combinerà Miller con quel progetto su Gesù.

LB: Quante ore al giorno lavori? Come realizzi i tuoi fumetti (utilizzi una sceneggiatura dettagliata, dei layout…)?

GH: Ho un lavoro (nel campo dei videogiochi) che mi tiene occupato tre giorni a settimana. Durante gli altri quattro, passo tra le 2 e le 7 ore dedicandomi alla preparazione delle tavole e da 1 a 3 ore facendo promozione, pre-produzione, soddisfacendo gli ordini, rispondendo alle e-mail ecc.

Per gli adattamenti, seguo questo processo: trovo una buona traduzione, la adatto per la storia a fumetti, preparo le miniature dei layout e infine preparo le matite, che poi inchiostro e coloro.

Per Deus il discorso è differente. Il processo è assolutamente libero da ogni schema. Diciamo che di solito inizio con una sceneggiatura buttata giù alla buona, poi passo ai disegni (senza layout), alla riscrittura e infine scannerizzo le tavole e preparo l’impaginazione al computer.

Immagine articolo Fucine MuteLB: I fumetti online vanno diffondendosi sempre di più… pensi che diventeranno mai un prodotto veramente redditizio?

GH: Non penso che ciò succederà, almeno finché non prenderanno piede gli albi online. E questo dovrebbe accadere entro 5 anni. A quel punto, le cose saranno molto differenti rispetto a ora. Non so cosa succederà esattamente, ma allora l’ambiente sarà pronto abbastanza perché possa emergere una qualche forma di distribuzione di fumetti online che possa rendere… e spero che renda molto!!

LB: Ma Internet ti ha veramente aiutato a vendere i tuoi lavori? Potrà questo mezzo aiutare efficacemente la produzione indipendente o pensi che, alla fine, rimarrà solo un mezzo per pubblicizzare i prodotti delle major?

GH: Mi ha aiutato molto. Circa il 20-25% delle mie vendite proviene dal negozio online, e il margine di profitto è molto più alto su queste vendite che non sulle vendite ai distributori o ai rivenditori. è anche più economico che andare alle convention. Quindi direi, sicuramente, che internet è un mezzo eccezionale per le piccole case editrici. Inoltre, l’utilizzo delle e-mail e dei forum per promuovere gli albi è decisamente meno dispendioso in termini di tempo e denaro rispetto ai tradizionali mezzi cartacei (mailing o pubblicità). è ancora difficile riuscire a spargere le notizie, ma non così difficile come una volta.

Lunga vita a internet!

LB: Quali programmi usi per realizzare i tuoi fumetti online? Ci sono altri fumetti in Rete che ti piacciono?

GH: La maggior parte del lavoro la svolgo con gli strumenti tradizionali; poi faccio una scansione delle tavole e le correggo appena nella colorazione. A volte, però, le coloro interamente al computer e aggiungo degli effetti digitali. Uso quasi sempre Photoshop, ma ogni tanto passo al Painter. Potrei utilizzare effetti 3D, ma mi occupo di 3D al lavoro e quindi ne ho fin sopra i capelli quando arrivo a casa e mi dedico ai miei fumetti.

Mi piace ciò che ha fatto Scott MCCloud per gli e-comics, ma anche Cayetano Garza e Steve Conley. Su tutte, la mia strip preferita è “Leisuretown”. Scott ha molti link sul suo sito, www.scottmccloud.com.

LB: Cosa ti ha fatto decidere di diventare un artista? Hai compiuto degli studi artistici?

GH: Ho sempre disegnato, fin da piccolo, e i miei genitori e gli insegnanti mi hanno sempre incoraggiato. Sono andato alla Parsons School of Design di New York e mi preso un diploma di illustratore. C’erano alcune cose che non mi piacevano riguardo alla scuola d’arte, ma in fondo era ciò di cui avevo bisogno. Avevo comunque alcuni insegnanti che hanno allargato i miei orizzonti.

LB: Ho letto che ammiri molto Bill Sienkiewicz e in particolare ciò che ha fatto sul classico illustrato “Moby Dick”. Hai letto “Stray Toasters”? Cosa ne pensi?

GH: Certo! Amo “Stray Toasters”. Quell’albo era un precursore, un incredibile esperimento nel campo dei fumetti. Contiene delle pagine che sono totalmente astratte e funzionano lo stesso! Non ci sono molti altri artisti (almeno che io conosca) che siano stati capaci di fare una cosa del genere. E anche la storia è molto bella.

LB: Quali sono stati gli artisti ti hanno ispirato di più? Che fumetti leggi? Ti piace qualche autore europeo?

GH: Allora… il mio artista preferito al momento è De Crecy. Quel tipo mi fa veramente impazzire, è bravissimo! Porca miseria, mi chiedo quando verrà tradotto!

Ho amato “Il sonno del mostro” di Bilal (ma il titolo originale, “Il sogno del mostro”, suona molto meglio). In genere, penso che in Europa si producano albi molto migliori che negli Stati Uniti. La sceneggiatura, però, è spesso difficile da capire (a meno che l’albo non sia tradotto). Comunque, la maggior parte dei fumetti prodotti negli Stati Uniti non ha una buona sceneggiatura.

Il mio artista italiano preferito è Mattotti. Ho un paio dei suoi lavori in italiano e “Fuochi” in inglese. È eccezionale.

LB: So che ti piacciono molto i manga di Masamune Shirow. Ci sono altri autori che ti piacciono?

GH: Tra i miei preferiti, direi Yukito Kishiro (“Battle Angel Alita”), Katsuhiro Otomo (“Akira”) e senza dubbio i vecchi maestri risalendo a Hokusai e passando per Tezuka.

LB: Ho letto che stai lavorando all’adattamento dell’”Odissea”. Oltre a questo progetto, ne hai degli altri?

GH: Vediamo… realizzerò altre puntate di “Deus ex Machina”. Voglio anche curare l’edizione di un libro di storie brevi: adattamenti di fiabe, alcune poesie e anche alcuni pezzi originali. E ho un paio di idee per delle miniserie che sto tentando di sviluppare. Non te ne voglio parlare molto perché non so se vedranno mai una pubblicazione, ma sono perlopiù fiction storica.

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