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Palcoscenico

Marzia Postogna

La Contrada degli attori giovani

Riccardo Visintin (RV): Sempre per questa politica di dare spazio anche ai giovani talenti, oggi siamo in compagnia di un’attrice senz’altro giovane, che è Marzia Postogna…

Marzia Postogna (MP): Ciao a tutti.

RV: …con cui possiamo parlare di teatro, a tutto tondo, e anche sentire come si comportano i giovani nei confronti del palcoscenico, del teatro…
Sentiamo magari subito da Marzia i suoi inizi, il suo background

MP: Diciamo che ho iniziato studiando danza. Io amo sempre parlare di questa mia attività da bambina e poi da adolescente, perché comunque trovo che sia stata un po’ la fucina di un’attività futura, che è stata poi quella di attrice.

Poiché mi piace concepire il teatro come un qualcosa che riassume in sé un po’ tutte le arti — la danza,la musica, e la prosa —, dopo questi anni di studio della danza ho cominciato a fare del teatro amatoriale, e le prime occasioni di mettermi alla prova come professionista sono poi arrivate con il Teatro La Contrada e con il teatro per i bambini, che è stato un’ottima palestra, un’ottima gavetta.

E poi lentamente gli spettacoli per gli adulti, in dialetto e in italiano, sia in regione che a livello nazionale… questo processo ancora continua, sono ancora un po’ agli inizi, ecco.

RV: Passando al passato proprio recente recente, ho visto io personalmente questo bellissimo spettacolo, bisogna dirlo, che ha chiuso la Stagione di Prosa della Contrada, Un bellissimo settembre- Kurt Weill L’Americano. Bisogna puntualizzare, però: lo spettacolo è una bella commistione di musical e di prosa, perché si canta e si balla molto, però c’è una storia d’amore dietro, molto appassionante, che è piaciuta moltissimo al pubblico, e soprattutto è la dimostrazione di come si può fare una produzione con mezzi non illimitati, non grandissimi, ma che sia “funzionale”…
Lo spettacolo è finito da poco e io ti chiedo subito una battuta “a caldo”…

MP: Dunque, lo spettacolo noi l’avevamo già fatto in anteprima a Muggia (provincia di Trieste, ndr) a settembre, ed era stata un’unica replica, dove il pubblico era molto partecipe, ma era anche composto da molti amici e sostenitori.

Questi cinque giorni di repliche in città, a Trieste al “Cristallo”, sono stati la conferma di un lavoro che alla fine si è rivelato efficace su tutti i fronti, con ogni tipo di pubblico. Infatti, in sala abbiamo avuto gran parte degli abbonati alla Stagione di Prosa della Contrada, e quindi un pubblico abbastanza eterogeneo.

Un pubblico che, devo dire, ha apprezzato moltissimo e ci ha dato ragione, perché abbiamo visto che queste canzoni piene di poesia sono arrivate veramente all’anima della gente, e infatti è uno spettacolo che comunque tenta di fare questo, cioè di arrivare proprio ad una grande intimità con lo spettatore, e di portare lo spettatore in queste atmosfere a mio avviso veramente molto poetiche, che sono quelle di questa produzione di Kurt Weill, sono canzoni sempre molto espressive, sia dal punto di vista musicale che del testo.

RV: Ci sono due frammenti sullo spettacolo che sono importanti, secondo me, da menzionare: uno, mi farebbe piacere che parlassi giusto un secondo del tuo personaggio, che è molto bello, molto particolare, ha delle belle rifiniture.
In secondo luogo, ti abbiamo visto cantare, ballare, con grande disinvoltura e con grande piacere.
Io ti dissi già, in un incontro che abbiamo avuto io e te in separata sede, che si nota — ed è molto bello questo — il tuo piacere di stare su di un palcoscenico.
Non dal punto di vista egocentrico, ma proprio il piacere di portare la propria gioia insomma di esprimersi.
Molto spesso ci capita di dire: “ma sai, quell’attore o quell’attrice ha una certa presunzione, vive il teatro in maniera, molto angosciante, molto depressiva…”. Tu non sei questo genere di persona…

MP: Per me stare su di un palcoscenico e avvicinarmi a un palcoscenico è stata una cosa molto naturale. Mi ricordo solo una grossa crisi al momento in cui dentro di me ho dovuto decidere di farlo come professione, perché comunque si tratta di intraprendere un percorso che è pieno di insidie, perché c’è tanta concorrenza, perché non si è mai sicuri di essere al posto giusto, cioè di meritare questa fortuna, perché veramente lavorare nel teatro per tanti aspetti è una grande fortuna, e quindi si è sempre messi alla prova, come penso nella maggioranza delle attività artistiche.

L’altra domanda era?…

RV: Sul personaggio, su Lotte…

MP: Sì. Dunque… Lotte è nata, anche nella stesura del testo, come l’antitesi e allo stesso tempo la Musa, l’appoggio spirituale, e non solo, di Kurt Weill, che è in qualche modo il protagonista e che è interpretato da Gianluca Ferrato, un attore, e in questo caso anche cantante, di grande esperienza, e che tra l’altro è stato per me un appoggio molto valido, perché questa è stata forse la prova più impegnativa che ho dovuto affrontare nella mia breve carriera.

Quindi trovarmi a lavorare con lui è stato un grande vantaggio, perché al contrario di me lui ha molti anni di esperienza ed è molto solido.

E quindi questo mio personaggio canta, molto, e viene disegnato attraverso questo rapporto con Kurt Weill.

Lotte Lenya non è stata una moglie fedelissima, e questo la caratterizza moltissimo, almeno per come è stato disegnato questo personaggio, ed allo stesso tempo è un’anima sempre alla ricerca di nuove emozioni, che però ha trovato, come io sulla scena, in Weill un validissimo appoggio nella sua vita personale ed artistica. Infatti, alla fine sono stati una coppia inseparabile nonostante i tradimenti ripetuti di lei e questa sua irrequietezza… però il loro affetto, amore, o come vogliamo chiamarlo, questa loro comunione sia artistica che personale è andata oltre, oltre a tutte le difficoltà sia artistiche che professionali, e storiche…

Perché Weill, essendo nato nel Novecento e morto negli anni Cinquanta a Berlino ed essendo ebreo, si è trovato diciamo nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Ma allo stesso tempo questo gli ha dato molta forza. Sappiamo che certe volte vivere nelle difficoltà può essere uno stimolo per la creatività, per il progresso, per una creatività più vivace, e comunque nonostante queste situazioni avverse loro sono rimasti sempre uniti, e dall’Europa si sono spostati negli Stati Uniti dove hanno continuato il loro successo, e dove forse l’hanno anche aumentato. Lui chiuse la sua collaborazione con Brecht e negli Stati Uniti diventò un grande autore di musical.

RV: Abbiamo parlato di difficoltà e allora io mi aggancio a questo termine e lo traspongo a te: sei giovane, sei un’attrice che fa comunque da alcuni anni, questo mestiere, ormai a livello professionale, ormai è la tua strada, ma ciò non toglie che per un’attrice o un attore giovane sia comunque sempre complicato andare avanti, a parte l’ansia del domani… tu personalmente come vivi questa situazione, come ti rapporti quotidianamente?

MP: Intanto mi reputo piuttosto fortunata perché in ogni caso io ho questa fortuna di lavorare in una struttura solida dove posso lavorare continuativamente, cioè con la Contrada, dove ho iniziato e dove sto continuando con molta regolarità.

Quindi a differenza di tanti colleghi ho questo vantaggio. Diciamo quindi che ho la calma e la lucidità di un lavoro abbastanza continuativo e sicuro.

Le difficoltà che io trovo sono soprattutto dal punto di vista artistico, cioè questo mestiere, allo stesso tempo dà molta insicurezza, di cui però c’è un po’ bisogno, diciamo che è un po’ la linfa vitale, perché variare continuamente, per poter incontrare sempre nuovi artisti con cui confrontarsi, è un enorme vantaggio dal punto di vista artistico a mio avviso, e questo ogni tanto viene un po’ a mancare, ma dà anche una certa sicurezza, la sicurezza di lavorare sempre con le stesse persone, che ha dei pro e dei contro, perché io comunque avrei sempre voglia di trovare nuovi stimoli e soprattutto sento un po’ la mancanza di una scuola, di una corrente, di un qualcosa in cui identificarsi.

Non so, io ho vissuto la realtà teatrale di questi ultimi anni, ma mi sembra che non ci siano delle scuole di pensiero, tra virgolette, molto forti… C’è un po’ un amalgama di stili, non si sa bene a cosa appigliarsi, a cosa fare riferimento…

Io personalmente ho preso questo filone del Teatro Musicale, dove non mi sono sforzata per niente a ritrovarmici avendo studiato danza e amando moltissimo la musica e il canto. Io ho trovato questo filone qui, altrimenti non saprei… se dovessi attenermi soltanto alla Prosa, non saprei come trovare una strada artistica percorribile, chiara soprattutto.

RV: Innanzitutto io ti ringrazio per la tua simpatia, per il fatto che siamo qui a chiacchierare in maniera piuttosto disinvolta e ci congediamo da te con grande tristezza, con grande rammarico. Ma prima parliamo un po’ dei tuoi progetti futuri, come nelle migliori famiglie di giornalisti l’ultima domanda riguarda i progetti futuri…

MP: Seguendo questa strada del Teatro Musicale, partecipo ad uno spettacolo di cui abbiamo già fatto un’anteprima a Torino, a Verona e a Belluno, quest’inverno, che s’intitola Piccole Donne, per la regia di Tonino Pulci e le musiche di Stefano Marcucci. È uno spettacolo con una Compagnia molto bella, perché siamo tutti giovani, nessuno è famoso o quasi, e questo è bello perché ci mette tutti sullo stesso piano, abbiamo tutti la stessa responsabilità in scena, e dobbiamo metterci tutti lo stesso impegno. È in realtà una parodia del famosissimo romanzo, speriamo… ne abbiamo già avuto prova, comunque speriamo di divertire moltissimo il pubblico. E questo credo a novembre qui a Trieste, sempre al Teatro Cristallo, una produzione della Contrada, ed entrerà nella Stagione di Prosa del “Cristallo”…

RV: E poi so, scusa se mi inserisco, che chi non ha visto questo spettacolo su Kurt Weill potrà riacciuffare l’occasione perduta lontano però dal capoluogo giuliano, giusto?

MP: Sì, ma comunque in regione, per dieci repliche, probabilmente nelle località balneari, così la gente potrà venire anche in costume da bagno, molto più free, rilassata… Credo quasi sicuramente a Grado, e poi in zone simili… Venite! Per una serata rilassante…

RV: C’è qualcosa che non hai detto e che vorresti dire? Vuoi parlar male di qualcuno, parlar bene di qualcuno…

MP: No, va benissimo così…

RV: Allora grazie a Marzia Postogna. Questa intervista, ti era stato preannunciato, è stata realizzata per il nostro sito Internet, quindi potranno vederti presto…

MP: …anche dall’altra parte del globo?

RV: …ovunque, ovunque, proprio perché ci sembra giusto dare spazio a quelli che io chiamo gli attori aristocratici, blasonati, e le produzioni miliardarie, però è anche importante far sapere in giro che c’è chi è giovane e lavora sodo per emergere, e così noi lo supportiamo… ti piace l’idea?

MP: Sì, sì, bene.

RV: Grazie.

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