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Fumetto

Carmine Amoroso

TAG 17


Fabio Bonetti (FB): Carmine Amoroso: dicci subito come hai cominciato nel mondo dei fumetti.

Carmine Amoroso (CA): Allora, nel ‘92-’93 avevo realizzato un racconto illustrato per una fanzine che si chiamava Taras, un racconto illustrato da Rinaldi, era un misto tra fantascienza e supereroi, e fu pubblicato in allegato con il numero 2. Il fumetto era la mia passione, mangiavo pane e Uomo Ragno, X-Men e Batman. E allora, grazie alle conoscenza fatte in quel periodo, ho cominciato a collaborare con varie fanzine. Ho collaborato con Elektra Magazine, che era Pino Di Genua e Raffaele Falco, Flex sempre della stessa scuderia, solo che poi con un gruppo di amici, a Roma, ci venne in mente di fare una fanzine che trattasse di fumetti, di libri, di avventure intese come film anche su videocassetta e giochi. La chiamammo “Flag” — Fumetti, Libri, Avventure, Giochi —, uscimmo con un numero zero, copertina di Rinaldi, e dentro riuscimmo a piazzare quello che credo sia il sogno della vita di ogni fanzinaro, cioè intervistare un personaggio importantissimo. Ci fu un’intervista esclusiva a Stan Lee — realizzata via telefono, di due ora… a spese sue! — della Marvel, che ebbe un buon impatto. Si uscì con un altro numero, e poi fui chiamato a collaborare con la Star Comics come editor per Image e poi per vari speciali, per Wildcats… una collaborazione di circa un anno e mezzo. Poi nel dicembre del ’95 per varie cose lasciai il mondo del fumetto. Ero già “ragazzo padre” e mi orientai verso altri lidi; e adesso c’è stato un ritorno di fiamma. L’antico amore per il fumetto non si è perso, perciò vediamo…

FB: Vedo anche nell’esperienza della fanzine una sintonia con lo spirito di Fucine Mute, e questo ci fa piacere. Questo nuovo progetto: come nasce, al di là del tuo amore per il fumetto, come è nata la collaborazione con questi autori, con questi disegnatori, come intendi procedere, quali saranno le uscite… insomma, un po’ tutto.

CA: Il progetto a livello di storia è stato realizzato cinque-sei anni fa, come avviene per quasi tutti, perché poi credo che la mia storia sia anche la storia di molti altri che leggono fumetti e magari si divertono a scrivere, o a disegnare, se sono più portati. Rimangono sogni nel cassetto. C’è stato un ritorno di interesse, perché bene o male sono rimasto in buoni rapporti con molti artisti e anche con molte persone che lavorano sia su fanzine che nell’ambito di case editrici, e allora c’è stata la molla. Perché non uscire con questa storia soprattutto dopo che era uscito un film che per me è stato un cult come “The Matrix”, con cui la storia aveva qualche affinità perché è ambientata nel mondo virtuale, nel web? Ora ho ricontattato alcuni dei vecchi amici, in questo caso è stato Rinaldi: gli ho chiesto se era disponibile a farmi — a farci, perché eravamo più persone — da art director, lui ha accettato, mi ha suggerito un paio di nomi, abbiamo fatto delle campionature, e così siamo entrati in contatto con il disegnatore definitivo, Ernesto Carbonetti, e l’inchiostratrice Raffalla Seccia che inoltre si sono occupati del coloring e della parte grafica. Il progetto prevede l’uscita su CD-Rom e su supporto cartaceo. L’uscita su Cd.rom sarà logicamente limitata e numerata, su supporto cartaceo conteremmo di uscire in formato comic-book, 32 pagine, a colori, soprattutto, perché, come avrai avuto modo di vedere, è un progetto che si presta più per il colore che per il bianco e nero, anche se la parte “chinata” si può definire di alto impatto. E poi vediamo come andranno le cose, siamo in procinto di fare un website di modo da avere un contatto diretto con i lettori e soprattutto con gli addetti ai lavori, di modo tale che ci sia un’osmosi.

FB: Dalle tavole si vede un forte dinamismo, un forte senso della spettacolarità, un’intelligenza nella costruzione delle tavole e nella distribuzione delle vignette, tanti aspetti che poi approfondiremo. Si vede, da un certo punto di vista, anche un continuo richiamo al panorama cinematografico, e quindi vorrei che ci parlassi anche di queste citazioni, del tuo amore per il cinema, di quali siano i tuoi autori di riferimento. Si vede anche, sul versante fumettistico, un omaggio a Frank Miller: se ci parlerai di questo ci farà piacere. E, soprattutto, si vede un’impostazione della tavola che non è classica, non è tipica del fumetto italiano, ma trae spunto, o meglio si presta, anche ad essere esportata, ad essere una formula esportabile.

CA: Ti ringrazio intanto per i complimenti che girerò al disegnatore, sarà contentissimo. Il riferimento al cinema è costante. Sono un patito degli action movies, mi piace tantissimo il cinema di Hong-Kong, sono innamorato di John Woo, dei suoi film. Qualche citazione a livello vignettistico ho chiesto di metterla al disegnatore, per esempio si vedrà sul numero 1 una vignetta con una colomba che è una citazione sia da un film come Face Off, che da Mission: Impossible 2. Ho un certo amore per i film di arti marziali, Bruce Lee è un mito fin da bambino. C’era mio padre che mi portava al cinema a vedere i vari film, li ho ripresi adesso anche su DVD, li sto collezionando… Mi piace il film d’azione in genere, quello di fantascienza, non disdico i b-movies, mi piace anche il film di un certo livello qualitativo. Per esempio, uno dei film che ho visto più belli in assoluto è stato Lezioni di Piano, perché era un film che si prestava a varie interpretazioni: c’era un piano di rapporti interpersonali, c’era un piano musicale, c’era un piano di sensazioni fornite sia dalla musica che dalle immagini che descrivevano gli stati d’animo della protagonista. Cioè, mi piace il film in genere.

Dal punto di vista del fumetto la prima tavola del n. 1 è un omaggio a Sin City di Frank Miller, un autore che amo tantissimo per vari motivi: perché ha sempre dimostrato di essere non una moda, ma un autore al i fuori dei tempi, sempre valido, ed ha rigenerato un personaggio che a me piace tantissimo come Batman, con The Dark Knight Returns. Come formula di fumetto, hai analizzato in maniera corretta, cioè abbiamo cercato di realizzare qualcosa che non fosse solo destinabile al mercato italiano ma anche al mercato estero. Si vede dall’impostazione, appunto, che cerca di essere non politically correct, ma cerchiamo di fare un fumetto dall’impostazione americana senza tralasciare il fatto che siamo italiani; perciò cerchiamo di dare un contenuto, uno spessore ai personaggi, e di descrivere le situazioni in un modo abbastanza realistico. Forse anche in questo senso il cercare la spettacolarità con un certo realismo ci porta ad essere vicini ad un certo cinema d’azione.

FB: Vedevamo dalla sceneggiatura che ci hai mostrato che c’è spazio per un forte senso del dialogo. Sono scarse, o comunque sono relativamente poche le indicazioni al disegnatore sull’impostazione della tavole, però si nota leggendo le tavole che c’è un forte studio dietro, un’impostazione d’impatto, sicuramente intelligente, mai banale. Quindi ti chiedo quali sono le tue direttive ai disegnatori, in quali misura ami collaborare con il disegnatore e in quale misura il margine di intervento del disegnatore stesso è previsto.

CA: Allora, quella che sono riuscito a portare oggi è la sceneggiatura relativa alla prima parte del modo di sceneggiare stesso. Di solito io faccio così: scrivo, immagino i dialoghi dal punto di vista cinematografico, e soprattutto in queste tavole cerco di dare un abbozzo di come intendo io la tavola visualmente, perché logicamente la mia visione è diversa da quella del disegnatore, il mio approccio è quello che mi è più consono, magari quello cinematografico. Una volta fatta questa fase passo a quella successiva, cioè mi metto là col Word. Per ogni vignetta della tavola descrivo tutto ciò che c’è nella vignetta e come lo vedrei io, e soprattutto prima di passare alla vignetta do una linea guida per la tavola. Prima di iniziare a collaborare con Tino sono stato abbastanza chiaro: non sono il tipo che intende uccidere la creatività dl disegnatore dicendo: “no, tu devi disegnare quello che io ti dico”, perché a quel punto è una mortificazione. Gli ho spiegato che la mia voleva essere una linea guida, ma anche una linea di confronto con il suo approccio creativo alla tavola per essergli da stimolo. Sostanzialmente nella fase di realizzazione grafica, rispetto alla sceneggiatura che gli ho dato, ci sono lievi differenze, ma in meglio, perché lui ha personalizzato le indicazioni che gli ho fornito. In un certo senso per come la vedo io il segreto per riuscire a raggiungere buon rapporto sta nel corretto rapporto tra sceneggiatore e disegnatore. Ulteriori apporti sono forniti dal chinatore, sul primo numero siamo riusciti a fare un buon lavoro. Ed ora, per esempio nel numero 2 — per esigenze di tempi — stiamo provando a fare in maniera diversa, addirittura gli mando l’impostazione grafica della tavola con giusto il layout e qualche abbozzo di dialogo importante, poi il resto lo faremo via telefono o via email perché al momento abbiamo bisogno di guadagnare più tempo sulla realizzazione del n.2.
Anche questo è un esperimento in fieri. Speriamo che porti bene.

FB: Prima, parlando del panorama delle fanzine ma anche dell’editoria in Italia avevi tenuto a sottolineare la differenza tra l’autoproduzione e l’essere invece editore o produttore indipendente. Qua però si tratta anche di una della tante ambiguità gergali che nel fumetto italiano sono fin troppo presenti. E non è solo questione di terminologia, ma è anche questione che forse c’è una situazione alle spalle che crea questo tipo di ambiguità. Cosa ne pensi, e come vedi le figure professionali nel fumetto e della possibilità di espressione o se c’è approssimazione?

CA: Il discorso è abbastanza semplice secondo me, poi magari è una visione personale. Dal punto di vista dell’autoproduzione io per autoproduzione intendo un lavoro tra amici, a budget ridotto. Purtroppo, proprio per il problema del budget alle spalle — perché in Italia è un problema uscire, trovare chi abbia il coraggio di stimolare nuove produzioni, nuove leve, la realizzazione è amatoriale: non in senso negativo però, ma nel senso che rispetto ad una produzione che può offrire una casa editrice ben impostata si è sempre molti gradini al di sotto. Eppure le idee che sono presenti in queste autoproduzioni amatoriali vengano lasciate in quell’angolino, non vengano valorizzate. Poi esiste in Italia la casa editrice, ma secondo me non esiste quella realmente indipendente. La casa editrice si basa su uno zoccolo duro, che è diversificato per le varie case editrici che abbiamo in Italia. Perciò anche se magari il livello di una serie non è qualitativamente elevato, c’è sempre lo zoccolo duro che compra quella serie, perché è affezionato al personaggio. Sicuramente non accade come negli States dove c’è la passione per questo o per quel disegnatore, questo o quell’autore. Incide molto di più il personaggio nella produzione italiana. Noi non siamo né carne né pesce, speriamo non sia un boomerang, perché abbiamo cercato di are se uscirà un’autoproduzione ma a livello professionale. Ci abbiamo messo il massimo dell’impegno per offrire un prodotto valido, che soprattutto fosse gradevole per gli occhi e per la testa di chi legge. Sicuramente non siamo neanche una casa editrice, perché la casa editrice implica una struttura rigida, un meccanismo oliato che difficilmente sbaglia. Noi ci siamo sentiti per telefono e ci siamo detti “ok, dopo Falconara (dove le tavole sono andate in mostra lo scorso agosto, ndr) ci vediamo con calma, ci facciamo le pulci e poi usciamo”. Se ci sarà qualche errore speriamo che i lettori capiscono che ci abbiamo messo tutta e non si poteva evitare, magari li eviteremo sul n.2.

FB: Va bene, ti facciamo un grosso in bocca al lupo e ti ringraziamo di tutto. Ci rivediamo dopo Falconara, con il resoconto della mostra e l’uscita imminente.

Galleria-Immagini

Maximum Press Studios


Sotto questa etichetta vi verrà presentato questo personaggio e, a breve, Riegel. Tanta vulcanicità e tanto dinamismo nascono dal trapianto a Gorizia di Carmine Amoroso, nel 1997.


Dopo tre anni, tra un temporale ed un acquazzone, tra un giorno di pioggia mista a bora e l’altro, egli ha deciso di dare libero sfogo a tutto ciò che altrimenti sarebbe rimasta una serie di sogni nel cassetto. La testardaggine e la ferrea determinazione nell’inseguire il suo sogno, quello di realizzare fumetti, l’hanno portato a non arrendersi mai, neanche quando le cose si sono fatte o sono sembrate più difficili ed è rimasto solo nel tentare di giungere al suo obiettivo


Ciò doveva gioco forza passare attraverso la creazione di uno studio, in cui collaborassero vari artisti, alcuni famosi (Pino Rinaldi oltre che autore “cult”, per gli appassionati del genere supereroi e non, è una garanzia, no?) ed altri emergenti, per realizzare un qualcosa che avrebbe potuto offrire agli amanti del fumetto storie indimenticabili, da gustare col fiato sospeso!


In cantiere oltre a questa miniserie ci sono altri progetti, il cui livello è pari se non… beh, non mettiamo il carro davanti ai buoi!


La prima uscita di Tag 17 è prevista per novembre 2001, a Lucca Comics e a Romics. Alla manifestazione romana parteciperà anche Fucine Mute. Sono previste un’edizione speciale per Lucca ed una Museum Edition – in cento copie, firmata e numerata – con inchiostro metallico per Romics (22-25 novembre 2001). Il secondo numero uscirà a gennaio 2002. 


Biografie


Carmine Amoroso
creazione, plot e script


Daniele Di Mauro
plot e script 


Ernesto “Tino” Carbonetti
matite


Raffaella Seccia
chine


Pino Rinaldi
covers

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