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Arte

Christiane Kubrick

Painting Memories

Martina Palaskov Begov (MPB): Parliamo dei suoi dipinti. Alcuni mi hanno particolarmente interessato. Ho notato tre quadri, con lo stesso tema, intitolati Paula, che raffigurano una giovane donna in cinta. A mio avviso, i dipinti hanno molto in comune con il capolavoro di Manet Olimpia del 1863. Manet è stata forse la sua fonte d’ispirazione? E che altro artista ha ispirato la sua Arte?

Christiane Kubrick (CK): Credo che sia impossibile stabilire quale artista mi abbia ispirato maggiormente, poiché ho passato gran parte della mia vita a guardare e analizzare pitture. Credo di aver raccolto tanto materiale che il mio subconscio rielabora e mi fa poi dipingere. In ogni caso sono molto interessata alla pittura francese in particolare, quindi credo che dipinti come quello di Manet abbiano influenzato, perché no, il mio modo di fare Arte.
La ragazza che lei ha visto nel quadro era una mia modella che poi è rimasta in cinta. Ho continuato ad usarla come modella nonostante la gravidanza e l’ho rappresentata in tutte le fasi decisive (sette, otto, nove). Ho poi anche fatto dei dipinti del bimbo (ride). Paula ha incominciato a lavorare per me, e per mia figlia come una modella, in seguito è diventata la mia segretaria.

MPB: Quanto si vede proiettata nei film di Stanley? Per esempio, Eyes Wide Shut, è un film che tratta il complesso e controverso rapporto di coppia; come ha vissuto quest’esperienza e c’è niente che le ricorda il suo rapporto con suo marito?

CK: Il racconto di Schnitzler è molto intenso e so che Stanley ci lavorava da parecchio. Non mi piaceva per niente l’idea di vedere mio marito lavorare ad un progetto del genere. Vede, per quanto riguarda una tematica così intima e personale, ogni singolo individuo può ritenersi un esperto in materia. Credo di far parte di questa storia, sicuramente, ma anche tutte le altre coppie del mondo lo sono. Non siamo da soli in questa storia. Il motivo che lo ha spinto a scegliere una coppia come Tom e Nicole è stato che voleva far vedere sullo schermo due persone belle, giovani, ricche, che non hanno nulla da invidiare a nessuno, andare a rotoli. Voleva che risultasse evidente che la colpa è stata ed è esclusivamente loro, senza colpe esterne. Anche se stanno meglio di tante altre coppie, si comportano anch’essi in quel modo.

MPB: Non è cambiato niente fra voi, dopo o durante la lavorazione del film; nessun peggioramento o miglioramento?

CK: No, vede Stanley ed io, ci siamo conosciuti quando entrambi avevamo già vissuto le nostre immature storie d’amore, quindi in un certo senso, abbiamo avuto la possibilità di costruire un bel rapporto, stabile. Tutti e due eravamo sposati prima, entrambi i matrimoni finiti malissimo. Quando ci siamo incontrati, avevamo finalmente capito quanto fosse importante la felicità. Bisogna essere onesti e rigare dritto.

MPB: Come pensa che Stanley avrebbe reagito alla tragedia di New York, la sua città natale?

CK: Con paura e terrore. Come tutti del resto. Avrebbe vissuto con il terrore dei grandi errori che la politica avrebbe potuto fare (e che potrebbe fare) dopo l’attentato. Tutti noi siamo infuriati e sappiamo bene che gli errori più gravi si fanno quando siamo arrabbiati.

MPB: Credo che da un punto di vista spirituale la vicenda vada analizzata con ancora maggior tatto.

CK: Sicuramente… E poi, la colpa non è mai dei civili, ma sembrano essere solo loro a morire di fame per colpa di singoli, che, tra l’altro sono impossibili da scovare. Ci provi lei a trovare un ago in un pagliaio. Ciò che fanno è semplicemente bruciare l’intero pagliaio, come in tutte le guerre. Si, Stanley avrebbe avuto paura.

MPB: Come si sente ad essere la moglie di un uomo che molti considerano un genio, e come influenza ciò la sua personalità?

CK: Di solito non vado in giro a pensare che sono stata sposata ad un genio, vede l’ho sempre conosciuto, ha sempre fatto parte della mia vita. Abbiamo sempre saputo di essere fortunati, poiché le nostre due personalità hanno legato alla grande. La sfortuna ci ha toccato in precedenza. Ci siamo sposati quando eravamo entrambi più maturi, io avevo ventiquattro e Stanley ventotto anni.

MPB: C’è un aggettivo in particolare che lei userebbe per descrivere Stanley?

CK: Nessuno mai lo dice, ma era divertente. Era un uomo molto divertente. Era un grande uomo e un padre perfetto, io lo amavo, era perfetto per me.

MPB: Vorrei parlare ancora un po’ del suo mestiere. Lei adesso insegna anche, se non vado errata?

CK: Sono cresciuta a teatro. Entrambi i miei genitori erano cantanti lirici. Ho da sempre coltivato questo amore per la pittura. Ricordo che disegnavo parecchio e ho anche cucito dei burattini. Ho provato poi, in Germania, a trasformare questa passione in mestiere, ma non feci un soldo. Mio padre mi consigliò di lavorare a teatro e così feci. Ho lavorato per il cinema e per la televisione, ma il sogno era di diventare una pittrice. Quando Stanley mi ha sposata, ho avuto la possibilità di studiare in California, alla UCLA. è stato molto divertente. Insegno e mi reco ogni anno a Oxford per condurre dei seminari. Ci sono molti festival e ho anche un paio di studenti privati. Ho anche un sito Internet che si collega in diretta con il mio atelier…questa è nuova (ride), ma divertente.

MPB: Ho notato che i suoi dipinti si ispirano molto alla tranquillità della sua vita e della sua famiglia. Che opinione ha dell’ Arte contemporanea, avvolte molto confusa e particolarmente nevrotica?

CK: Ci sono parecchie opere che mi entusiasmano, e altre meno. Come a tutti, del resto. Quando mi reco alle mostre, mi piace guardarmi in giro. Non me la sentirei mai di disprezzare una forma d’Arte non simile alla mia, mai.

MPB: Lei, da esperta, come riconosce ciò che veramente vale, dalle porcherie?

CK: Non saprei dirle. Credo che il mio istinto mi fa veramente capire quando un’opera è superficiale. Penso che chiunque riesce a fare questa distinzione, fa parte della natura umana riconoscere l’Arte.

MPB: Ultima domanda. C’è un film di Stanley che le piace particolarmente?

CK: Non saprei dirle, li adoro tutti. Forse l’ultimo, poiché mi sento particolarmente coinvolta. Eyes Wide Shut è anche l’ultimo film di Stanley, quindi credo il migliore, altrimenti non l’avrebbe fatto. Da Rapina a Mano Armata in poi, credo che ogni singolo film di Stanley avesse le sue peculiarità. Non credo di preferirne nessun, probabilmente Barry Lindon e 2001 sono i suoi film più spettacolari…

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