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Omnia

Il nodo gordiano

In Danimarca le monete hanno un buco. Non tutte, s’intende: sicuramente quelle da due corone.

Anche Fucine Mute ha un buco. Non grave, a dire il vero: è stato prontamente rattoppato da un volonteroso punto interrogativo e, francamente, la differenza non si avverte, nonostante i dubbi di cui è foriero per definizione.

E, in definitiva, un piacevole dubbio può essere un buon viatico per giungere a qualche certezza con maggior cognizione di causa, purché, ovviamente, vi si conferisca un carattere temporaneo, e ci si prepari in qualche modo a trovare una soluzione acconcia o quantomeno onorevole.

Per quanto un punto interrogativo possa anche risultarci comodo, certamente meno imbarazzante di un nome piazzato a bella posta, dobbiamo ammettere che ci troviamo alla chiusura di un ciclo, in primo luogo in virtù di una professionalità che ci riconosciamo e che comporta necessariamente un certo grado di onestà verso noi stessi.
E di onestà verso i nostri lettori, che non è mai mancata, e non potrebbe venir meno oggi che il momento si fa cruciale, pur nella continuità di un’attività editoriale che non ha risentito più di tanto degli eventi degli ultimi mesi, o per meglio dire della transizione verso una risoluzione ufficiale. Non che non si sia accusato il colpo, comunque.

Laddove nessuno si sogna di ridimensionare l’entità della perdita, è altrettanto vero – se non lampante per chi ha davvero lavorato a stretto contatto con noi – che i frutti di tanto acume (e di tanta genialità, lo dico con il cuore in mano) sono diretti altrove da Fucine Mute da troppo tempo per non rivendicare a pieno titolo la paternità, divenuta collegiale nel corso dei mesi, di una linea editoriale costruita e mantenuta nonostante tale assenza. Evitando di navigare a vista, ossia reagendo prontamente all’urgenza: quindi oggi non perdiamo l’accademico a tutto tondo, ma solo il relativo titolo nominale; non il ricercatore, ma quattro lettere più un punto – “prof.”. Troppo poco, purtroppo.     

Tutti siamo utili, nessuno è indispensabile: luogo comune che sa di ripicca, e che infatti non sottoscrivo. Sta di fatto che da oggi in poi qualcuno tra noi dovrà diventare un po’ più indispensabile; non di altri, ma per gli altri, come spesso è stato dimenticato.

Se non posso dirvi con certezza come ci comporteremo dopo la svolta, né dove andremo di preciso (beh, intanto a Londra a filmare i luoghi di From Hell, peraltro con l’albergo situato – se non è destino questo – al numero 7 di Craven Road), so per certo dove siamo stati, ossia a Lund in Svezia. Un appuntamento che è divenuto via via più informale con il trascorrere del nostro soggiorno, senza nulla togliere all’importanza di un confronto che in ultima istanza legittima le realtà editoriali cosiddette periferiche, come il titolo della serie di conferenze suggeriva.

A dire il vero, nell’attesa di un resoconto dettagliato che vi forniremo con il prossimo numero (attendiamo le conclusioni “ufficiali” proposte dall’organizzatore Alex Hansson), possiamo affermare che, se è arduo sostenere di avere ottenuto risposte certe, a Lund sono state poste le domande giuste, nel tentativo di circoscrivere il campo di indagine al fine di riscoprire un’identità comune, pur nella diversità (chi riceve sovvenzioni e chi no; chi si occupa di politica e chi di cultura; chi si colloca ai margini e chi cerca l’affermazione senza per questo essere mainstream) che innegabilmente ci distingue.

Da qui un interrogativo (un altro): cosa significa “periferico”, e a quale titolo Fucine Mute può definirsi tale analogamente a, per fare un esempio, IMC Indymedia? In effetti si tratta di una volontà definitoria che può essere interpretata nei modi più svariati, almeno quanto il numero dei partecipanti presenti in Svezia. Per quanto mi riguarda, il termine assume la connotazione che si ritrova nei nostri intenti di sempre: offrire gratuitamente contenuti di alto livello (sì, anche la questione della qualità è emersa nel corso dei dibattiti, spartiacque decisivo tra chi utilizza al meglio la sacrosanta accessibilità alle risorse della rete e chi, per varie e talvolta legittime ragioni, non ha intenzione di porsi il problema) altrimenti difficilmente reperibili attraverso canali tradizionali.

Ma non dico nulla di nuovo e siamo tuttora in fase di riflessione, per cui attendo di scambiare qualche parere con i nostri colleghi di tutta Europa e riparlarne fra un mese, onde evitare di incorrere nel rischio di un editoriale autocelebrativo. Per ora, attendetevi proficue collaborazioni nei mesi a venire, forse un network in via ufficiale. E leggete il guestbook, particolarmente ricco di riscontri anche importanti nelle ultime settimane; per una volta sarete voi a parlare.

Le piccole crepe che probabilmente esistono in Fucine Mute, per farla breve, sono ben altro dai cocci che qualcuno vuole sparsi un po’ ovunque, senza peraltro degnarsi di dare una mano a ricomporli, né tantomeno raccattarli dopo aver tentato di gettare a terra il vaso. Sono spiacente, ma siamo un po’ più forti di quanto il nostro atteggiamento (parliamo con il nostro lavoro) lascia evidentemente supporre. Dirò di più: aspettatevi una buona passata di smalto nuovo da qui a qualche mese, ché è ora di cambiar aria.
Perché abbiamo fatto tesoro del passato, ed abbiamo imparato che i nodi gordiani non si sciolgono.
Si tagliano.

In effetti capita a proposito un articolo sul numero di marzo di Internet News, dal titolo “Non solo l’occhio vuole la sua parte”, puntualizzazione relativa alle dinamiche del content management e a quanto ne consegue in termini di usabilità, di gestione, di efficienza dell’interfaccia. Se abbiamo sempre cercato di mantenere un equilibrio tra impatto grafico e qualità dei contenuti (anzi, più che di equilibrio parlerei piuttosto di simbiosi, di reciproca funzionalità), ci rendiamo conto che è giunto il momento, più che mai simbolico, di rinfrescare un po’ il tutto, di presentarci un po’ più eleganti, e di rendere l’intero sistema più fruibile. Maggiori automatismi nell’archiviazione, ossia aggiornamento immediato e privo di errori, insieme ad una facilità nella ricerca degli articoli che ne risentirà positivamente.

Ma sto parlando troppo presto; per ora c’è un motore, mancano ancora gli accessori di serie, e gli optional che spero troverete graditi. Ma che, per ora, restano una sorpresa, insieme alle altre che verranno.

Intanto Buona Pasqua. Anche noi, nel nostro piccolo, ci apprestiamo a risorgere. O forse no: ad inchiodarci ci hanno solo provato.

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