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Musica

Afterhours

L’anima brucia più di quanto illumini

Manuel Agnelli, voce e chitarra degli Afterhours, live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002 San Donà di Piave (Ve) — Incontro Manuel Agnelli nel pomeriggio, prima del concerto. Manuel non sta benissimo, ha una brutta influenza, la febbre è passata ma parla come se avesse una molletta sul naso. Questo non ci impedisce di fare una bella chiacchierata, intensa e allo stesso tempo rilassata. Abbiamo parlato naturalmente del cd più recente degli Afterhours, ma anche della situazione che devono affrontare i giovani che vogliono far musica. Di crescita e maturità. Di segni zodiacali. Di volontà e fortuna. Di maschere e sincerità. Del “Tora! Tora! Festival”. Di quello che c’è e di “quello che non c’è”. Alcune domande fanno esplicito riferimento a testi di Manuel Agnelli e potrebbero risultare bizzarre a chi non conosce benissimo i suoi testi e racconti. Ecco perché nell’intervista sono state inserite delle note che danno le indicazioni per trovarne la fonte nella produzione dell’autore. Può essere un’occasione per addentrarsi in una sorta di “caccia al tesoro” nel mondo degli Afterhours, un mondo che di tesori ne offre davvero tanti.

Velvet Afri (VA): Sei uno che si è sudato tutto quello che ha raggiunto, non sei uno che aspetta che le cose accadano, ma lotta per farle accadere, o almeno questa è la mia impressione. Credi che la volontà possa tutto, magari aiutata da un pizzico di fortuna?

Manuel Agnelli (MA): Io penso che la fortuna ci voglia comunque. Penso che certe volte spingiamo in certe direzioni e le cose succedono poi quando smetti di spingere o quando pensi ad altro. Non è sempre vero che con la volontà si ottiene tutto. Però mi fa sentire meglio farle, le cose. Preferisco comunque, come dici tu, pensare di essermele sudate, quindi di essermele guadagnate, me le fa vivere meglio, anche adesso. Per cui mi muovo per quello. Poi un po’ ci credo, sicuramente muovendosi qualcosa magari succede. Abbiamo fatto tante cose in questi anni, anche solo con il “Tora! Tora!”, il Festival, che sembrava una roba impossibile da mettere in piedi: siamo già alla seconda edizione.

VA: A proposito, com’è andato quest’anno il “Tora! Tora!”?

Manuel Agnelli, voce e chitarra degli Afterhours, live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002MA: Benissimo. Abbiamo fatto 4 date meravigliose e due così così, più che altro per via del tempo, che non è stato bellissimo quest’estate. Però a Padova è andata molto bene, nonostante la pioggia. Aveva piovuto tutto il pomeriggio, ma c’erano più di tredicimila persone poi la sera. A Nizza Monferrato abbiamo fatto il villaggio due giorni. è stato divertentissimo, c’erano più di 20 mila persone. Abbiamo fatto Cagliari, anche con dodicimila persone. Poi abbiamo fatto un paio di date dove c’era molta meno gente, come Catania, 3500 persone circa, in una “piazzettina” semicircolare piccolissima, ma il posto era incantevole, il sagrato di una chiesa antica. è andato molto bene, ci sono delle buone basi per andare avanti.

VA: Infatti volevo chiederti se ci credi ancora, ma è evidente che la risposta è sì.

MA: Sì, ma sai, ci si crede di volta in volta. Non abbiamo fondato una religione, semplicemente cerchiamo di fare delle cose che siano positive. Quando smettono di essere positive, ne facciamo delle altre.

VA: Be’, vista la poca visibilità che tutto sommato ha avuto il “Tora! Tora!”, rispetto ad altri eventi, evidentemente promossi da qualcun altro, ha avuto una risposta notevolissima.

MA: Sì, ma io credo che il “Tora! Tora!” ha avuto poca visibilità a livello di grandissimi media, per cui la televisione ufficiale, la RAI, i quotidiani nazionali. Però credo che il ruolo del “Tora! Tora!” sia anche quello di fare da outsider rispetto i festival ufficiali. In realtà noi ce la mettiamo per fare polemica che serva a far parlare del festival. Io sono molto contento di come sta andando, però è logico che dobbiamo comunque cercare di scuotere gli equilibri che ormai sono quasi decadenti.

VA: “Quello che non c’è” è l’apoteosi dell’assenza, della mancanza, del buco nero che inghiotte le nostre esistenze… Pensi non ci sia nessuna speranza?

Afterhours live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002: Manuel Agnelli (voce e chitarra) e Andrea Viti (basso)MA: Io penso che comunque sia un album positivo perché credo sia difficile dirsi le cose sinceramente. Se uno ha la forza di dirsi la verità, anche quando è negativa, secondo me dimostra una vitalità notevole. è anche vero che l’album è uscito così perché fortemente condizionato da quello che ci sta intorno. Non avremmo potuto fare un album frizzante in un periodo così, almeno non noi. Non sono così negativo, anzi penso di essere una persona molto positiva, però non sono neanche uno che ride per niente o fa finta che le cose vadano bene quando non vanno bene.

VA: è per questo allora che i testi sono molto lontani dai quelli dei vecchi album… Si è tanto parlato della mancanza d’ironia negli Afterhours, ma io l’ho vista come un tuo prenderti le tue responsabilità. Dire qualcosa senza nascondersi dietro l’ironia. Che poi in realtà io ne ho vista comunque. Per esempio se in “Quello che non c’è” parli di “camminare sull’acqua” quando ti hanno dipinto come un Cristo su quella vecchia copertina del Mucchio…

MA: Be’, è un gioco malsano da cui faccio fatica a guarire… Un po’ è come hai detto tu, un non volersi nascondere dietro l’ironia, in un momento in cui c’è bisogno di prendere delle posizioni vere e di dire delle cose senza maschere. E un po’ è anche una questione stilistica, perché certe cose che sono così efficaci per il tuo progetto diventano poi grottesche. Tu diventi quella cosa lì. Abbiamo iniziato ad andare in giro vestiti da bambine, poi abbiamo smesso perché eravamo il gruppo che si veste da bambine, oppure le maschere da Pluto, o i vestiti da Godfathers. Alla fine della fiera le cose devono essere divertenti, però se poi diventano troppo pesanti nel tuo progetto, tu rischi di diventare il cartonato di te stesso. Quindi era una necessità il mettersi alla prova una volta di più e cercare di rifiutare le cose che magari erano molto efficaci, ma che poi ci incatenavano in queste gabbie.

Afterhours live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002: Dario Ciffo (violino), Manuel Agnelli (voce,chitarra), Andrea Viti (basso)

VA: Comunque io lo trovo molto spirituale. è una cosa che tu avevi già dentro, o l’hai scoperta in India?.

MA: Il viaggio in India è stato molto mitizzato. Come persona penso di essere da sempre spirituale, che non vuol dire religioso. Comunque l’album lo è sicuramente, perché difficilmente gli album degli “After” da un po’ di tempo a questa parte riuscivano a comprendere quel tipo di sfumatura, che poi non è tanto una sfumatura. E poi probabilmente stiamo diventando sempre più adulti e ci sono delle cose che ci interessano di più rispetto al passato. Facciamo più fatica, come ti dicevo prima, a filtrare quello che sentiamo. In realtà stiamo andando sempre più al nocciolo della questione. è anche per questo che molti gruppi così originali poi con l’età diventano molto banali.

VA: è che probabilmente maturando ci si libera da tutto quello che non serve e si torna alla naturalezza e alla semplicità.

MA: Io penso che da ragazzo cerchi una tua identità e la cerchi prima di tutto rifiutando quello che stai trovando intorno a te, spesso non ti ciManuel Agnelli, voce e chitarra degli Afterhours, live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002 riconosci, insomma. Quindi cerchi di essere qualcos’altro a tutti i costi. Penso che la prima cosa non sia tanto l’originalità o la personalità, ma sia veramente essere sinceri con le cose che senti. Non dico essere felice, però per lo meno godere di quello che hai, essere sereno, sinceramente. Questa è la stessa cosa che succede con la musica.

VA: Cosa ti rende sicuro di non essere immaginario, sembra più un mantra che ripeti per convincertene. (“Non sono immaginario” da “Quello che non c’è”, ndr)

MA: Quel pezzo è più banale di quello che possa sembrare. è un pezzo che parla di rapporti umani in cui una persona viene idealizzata, in un certo modo. A me è successo moltissime volte, di idealizzare le persone e di venire idealizzato. La canzone parla di quello, non della mia figura, non sono ancora arrivato ad analizzare la mia posizione sociale così profondamente.

VA: “Ritorno a casa” è qualcosa di stupendo e mi commuove ogni volta che la sento, sarà per la tua voce, mai così piena, sensuale e stupita allo stesso tempo… Com’è nata?

MA: Tutto il disco è un po’ una ricerca di punti di riferimento che ho perso. Per cui sono partito dai punti di riferimento che avevo ed erano molto lontani nel tempo. La mia infanzia è stata molto felice, per fortuna. Sembra una frase rara, però è stata un’infanzia molto felice, con due genitori fantastici, per cui sono partito da lì. è un po’ il pezzo chiave del disco, anche se non è il manifesto del disco, però è il pezzo che ti fa leggere tutte le altre canzoni, è il pezzo che è il punto di riferimento al quale aggrapparti. è in fondo al disco proprio perché lì ritorno a casa, diciamo. Però poteva anche essere in apertura, ci abbiamo pensato diverse volte, per poi far leggere il resto in un certo modo. Ed è una storia vera, è successo veramente, per cui in realtà è un racconto che avevo scritto a parte, poi c’era questa musica che non aveva un testo, che non sapevamo se utilizzare o meno e abbiamo provato ad unire le due cose.

VA: Quindi scrivi ancora racconti?

MA: Sì, quando ho voglia sì. Quella è la parte che non deve mai diventare professionale, non deve mai avere delle scadenze. Se ho bisogno di farlo lo faccio, altrimenti non lo faccio.

VA: Hai ancora un rapporto difficile con le parole?

Manuel Agnelli, voce e chitarra degli Afterhours, live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002MA: Sì, non ho mai scritto naturalmente. Se lo faccio, magari butto giù delle idee in modo molto veloce, molto approssimativo, ne butto giù anche tante, ma per chiudere le cose lavoro sempre tantissimo, anche quando sembrano molto semplici, alla fine c’è sempre molto lavoro dietro. Non è detto che sia un vantaggio. Invidio molto Emidio Clementi perché invece lui ha raggiunto un mestiere pazzesco, per lui è molto più facile scrivere, è uno che lo fa molto più spesso di me. è uno scrittore vero, lui si mette alle otto di mattina davanti al computer e comincia a scrivere. A me non interessa, non ho quell’approccio lì, siamo distantissimi da quel punto di vista. Quando ho bisogno di scrivere, lo faccio. E non lo faccio per mesi, è per questo che ogni volta devo un po’ re-imparare, anche a livello tecnico, a scrivere. Per questo probabilmente progredirò molto meno da questo punto di vista, ma d’altra parte non m’interessa fare lo scrittore.

VA: “La paura è una cicatrice che sigilla anche l’anima più dura”… Parlavo con Giulio Estremo Casale della bellezza e precisione di questo verso, e siamo giunti alla conclusione che è la paura, non l’odio, l’opposto dell’amore. Cosa ne pensi? (“Bye bye Bombay” da “Quello che non c’è”, ndr)

MA: Bello. è probabile, per me è sempre stato così. Credo che anche l’odio sia una forma di paura.

VA: Qual è la cura per il cuore della gente? (“Bye bye Bombay” da “Quello che non c’è”, ndr)

MA: Non lo so. Se lo sapessi la userei e la terrei per me.

VA: Vedi mai una stella cadere e non ricordi cosa desiderare? (“Varanasi baby” da “Quello che non c’è”, ndr)

Afterhours live @ Marcon festival (Ve): Manuel AgnelliMA: Sì, sì, è una canzone scritta sulle mie sensazioni rispetto a certe persone, sul fatto dell’impossibilità di vivere dei rapporti positivamente e del non volerli comunque lasciar andare. Sul sentirti molto legato a certe persone che sono molto negative per te. Io sono ossessionato da queste situazioni. Penso di non essere mai all’altezza, se non riesco a vivere comunque un rapporto, per quanto negativo sia. Faccio molta fatica a lasciare delle persone, faccio molta fatica a dimenticarmi delle persone. Penso di essere innamorato ancora di tutte le mie fidanzate, anche se le ho lasciate io. Sono un Pesci tipico, molto legato al passato, alle cose che ho vissuto, sempre di più con l’età. Mio padre, Pesci anche lui, è insopportabile. Il mio Ascendente Scorpione mi salva un po’. Lo Scorpione è molto negativo, però è anche molto più sanguigno, da un certo punto di vista riesce a farmi essere terribile, ma mi dà anche la vitalità. I Pesci hanno una sensibilità strana.

VA: Non trovi che a volte l’anima illumini più di quanto bruci? (“Dentro Marylin” da “Germi”, ndr)

MA: No, per me non è mai stato così. Se parliamo di creatività, di ispirazione, di sensibilità interiore, penso che quello che ho sempre fatto nella vita è stato di sdrammatizzare questa cosa. Ho usato il cut-up nella scrittura perché mi permetteva prima di tutto, non tanto di trovare delle belle frasi, ma di sdrammatizzare il concetto di illuminazione divina per cui la frase che hai pensato diventa immortale. Per me era la morte proprio. In realtà così le frasi che penso e che scrivo, per me possono valere tanto, ma possono anche non valere niente. Le butto via, le taglio, le rifaccio, e questo concetto l’ho applicato a tutta la fase creativa e poi alla fase di illuminazione mia interiore. Per cui penso di aver sdrammatizzato tanto. Penso che la magia sia molto importante per una persona, però proprio per questo, se cominciamo a costruire un altare sulla magia… non è più magica.

VA: Hai scritto “Glicine Del Cosmo” quasi 15 anni fa e non fai più la stessa fatica a far volatilizzare gli scatoloni con i tuoi cd. Ma qualcosa non è cambiato: per certi versi è ancora il Medioevo. Cosa ne pensi? (“GDC” dal libro “Il meraviglioso tubetto”, ndr)

Afterhours live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002: Manuel AgnelliMA: Sì è vero. è cambiato pochissimo. è migliorato tanto per me, però la situazione la vedo molto simile, c’è addirittura un ritorno alla situazione che abbiamo vissuto noi dieci-quindici anni fa. Ho un po’ paura che i cicli alla fine si chiudano senza lasciare niente ogni volta. Non c’è proprio trasmissione di esperienza da un ciclo all’altro. Chiaramente il progresso esiste, perché comunque il pubblico è aumentato e la gente ha più maturità nel sentire la musica. Però i processi sono più o meno gli stessi, i meccanismi sono più o meno gli stessi. Adesso c’è una nuova scena alternativa che ha recuperato un modo di pensare molto integralista, così com’era quindici anni fa, e per me è molto negativo questo. Capisco anche che sia una forma di difesa rispetto alla mediocrità che ci circonda, per cui se nessuno mi accetta, se nessuno mi legge con attenzione, allora mi rifugio con i miei amici a casa mia. Ma è una cosa molto pericolosa questa, non porta da nessuna parte, anzi, porta alla morte, alla scomparsa. Però ho paura che noi non siamo riusciti, neppure con tutti gli sforzi, a comunicare la nostra esperienza al ciclo che è venuto dopo di noi, così come quello prima del nostro era stato completamente rifiutato da noi. Quando ormai hai una certa tranquillità, e quindi hai il tempo per farlo, cominci a recuperare le cose positive del ciclo precedente. Io adesso lo sto facendo da un po’ di tempo, però quando hai vent’anni tendi a rifiutare tutto, anche le esperienze positive, quelle che potrebbero farti crescere più in fretta o comunque crescere meglio.

VA: Com’è il tuo lavoro di produttore? Metti la tua creatività anche nel lavoro degli altri?

MA: Dipende dal lavoro. Io prendo lavori di produzione solo perché mi stimola lo scambio con gli altri musicisti, non faccio il produttore puro, infatti faccio due lavori all’anno, alla fine. Faccio solo roba che mi emoziona, che mi piace e penso che ci sia un grande spirito di collaborazione con questi progetti, naturalmente in modo molto diverso a seconda del progetto e a seconda del tipo di musicista che ho davanti. Ci sono persone più libere e altre meno libere, oppure persone più decise e altre meno decise. Come produttore però vengo sempre dopo, percui sono io che mi adatto alla situazione, anche se divento molto tirannico, certe volte. Oppure, come con i Verdena o con l’ultimo di Cristina Donà, semplicemente mettendo i puntini sulle i e basta.

Afterhours live a San Donà di Piave (Ve), 7 ottobre 2002: Manuel AgnelliVA: Gli Afterhours sono la prova che i giovani cuori non sempre falliscono, non credi? (“Oceano di gomma” da “(Non è per sempre)”, ndr)

MA: No, per me non è successo così. Io penso che comunque è una parte del processo della vita il fatto che il tuo giovane cuore fallisca. Secondo me deve fallire, nel senso che è normale che sia così. Io ho avuto delle esperienze emotivamente terribili, e probabilmente perché sono una persona sensibile l’ho vissuta peggio di altri che hanno vissuto le stesse cose. Non ti dico che sono contento di averle vissute, ma sicuramente mi aiutano tanto viverle, anche le cose negative. è retorico, ma è così. Devono fallire, i giovani cuori, altrimenti il tuo non cresce mai, tu non diventi mai nient’altro. Alla fine diventi un meschino giovane cuore, sempre soddisfatto del suo eterno amore. Non so, è già finita la vita lì.

VA: Sono i giovani su cui scatarrare… (“Sui giovani d’oggi ci scatarro su” da “Hai paura del buio?”, ndr)

MA: No, non hanno dei giovani cuori, quelli.

VA: Ultima… Sei felice?

MA: No, felice è una parola un po’ “grossina”…

VA: Be’, ma perché oggi sei anche preda dell’influenza…

MA: Oggi no di sicuro, infatti. Sono una persona sicuramente più serena che in passato, sto facendo delle cose che mi divertono tanto, mi sento me stesso ed è già un grosso traguardo. Vivo delle cose belle, altre interessanti, altre solo divertenti, però mi ritengo una persona fortunata, quello sì. Fortunato sì, pacificato no di sicuro, però molto più sereno che in passato. Felice non lo so, non credo. Non credo.

Manuel Agnelli dal video di Bianca

Fonte:


Discografia, biografia, news, tour sul sito ufficiale degli Afterhours:


www.afterhours.it

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