// stai leggendo...

Musica

Lacuna Coil

Without telling lies

15 novembre 2002, New Age Club, Treviso.
I Lacuna Coil sono un gruppo italiano che suona “gothic metal”, anche se le definizioni sono come sempre inesatte, fastidiose. L’alternarsi di una voce femminile e una maschile, un certo impatto e l’intrecciarsi di due chitarre, la melodia e talvolta la malinconia delle tastiere sono i primi elementi che colpiscono. In seconda battuta, i testi sembrano essere più curati della media. Sono in tour europeo con i loro compagni di etichetta Sentenced per promuovere il loro nuovo album, il terzo, intitolato “Comalies”, che ha ricevuto i riscontri positivi sia del pubblico sia della stampa specializzata nazionale ed estera (fatto importante, visto che il genere musicale che propongono è più apprezzato in paesi come ad esempio la Germania, che già li amava). Nuovi pezzi come “Swamped” e “Tight Rope” rendono parecchio dal vivo, perché già in partenza più duri e serrati degli altri proposti in passato dalla band. Sono in ascesa? Parrebbe di sì. Non so valutare quanto siano bravi o fare delle previsioni: certamente i loro album si lasciano ascoltare. E riascoltare, delle volte. Quello che so è che appaiono rilassati e divertiti, e che la cantante Cristina Scabbia ha accettato immediatamente l’intervista, realizzata dopo il soundcheck.

Cover di ComaliesFabrizio Garau (FG): A fine estate vi siete esibiti al Transylvania, dove avete ritrovato alcuni dei vostri fan, e gli avete presentato un’anteprima del nuovo album. Che responso avete ricevuto?

Cristina Scabbia (CS): è stato bello, anche perché non poteva essere altrimenti, nel senso che è stata un po’ un’occasione per incontrare gente che volevaascoltare assolutamente il nostro lavoro, quindi non si correva nessun rischio, non c’era gente che non poteva essere interessata alla nostra musica; è stato una sorta di regalo ai fan, abbiamo messo in palio queste cento entrate gratuite per chi sarebbe riuscito a telefonare in tempo e la reazione è stata fantastica. Non abbiamo potuto ovviamente presentare tutti i pezzi, abbiamo soltanto preso degli estratti, perché abbiamo fatto una mezz’oretta di concerto, non di più, anche perché ci siamo esibiti poco tempo dopo. Comunque la risposta è stata fantastica, si è visto anche dopo l’uscita dell’album: le vendite stanno andando benissimo, abbiamo un bel seguito, quindi siamo assolutamente contenti.

FG: Siete giunti al terzo album e tu hai affermato che come gruppo avete ricercato la semplicità senza l’impoverimento delle vostre canzoni. Perché — sulla base del vostro percorso, retrospettivamente — avete preso questa decisione?

CS: In realtà non è stata una decisone presa proprio a tavolino, è venuta comunque naturalmente. è una cosa della quale ci siamo resi conto anche ascoltando diversi tipi di musica: ovviamente si cresce come persone, si cresce come musicisti, e ti rendi conto che tante volte c’è il rischio di mettere troppo in ogni singola canzone, perché le idee sono talmente tante che d’istinto ti viene di costruire una canzone con tutto quello che hai in mente; e la cosa non ha senso, perché puoi sfruttare queste idee per fare diverse canzoni, però focalizzandoti di più su ogni singolo brano, quindi fare arrangiamenti migliori, scegliere i suoni di ogni singolo pezzo, puoi concentrarti molto meglio. Ovviamente con semplicità non intendiamo che abbiamo messo meno idee o meno passione, perché le canzoni sono molto più intense, lo senti che c’è una maturità maggiore che negli altri album. Negli altri album, che comunque ci rappresentano perfettamente per il periodo nel quale sono stati registrati, si nota ancora un po’ che mettevamo tutto quello che avevamo in testa in ogni singola canzone. Insomma, abbiamo imparato a snellire e andare diretti al punto, senza girarci troppo attorno.

Lacuna Coil: Marco Coti Zelati, basso, Cristiano Mozzati, batteria, Andrea Ferro, voce, Cristina Scabbia, voce, Marco Emanuele Biazzi, chitarra, Cristiano Migliore, chitarra

FG: Una domanda un po’ cattiva: cos’hai o avete provato a dover precisare sul vostro sito che l’iniziale andamento spezzato di “Aeon” era voluto?

CS: Niente, l’abbiamo messo perché qualcuno ci aveva chiesto se il cd saltava o era una cosa voluta. Ci abbiamo tenuto a precisarlo per evitare casini, tipo che il ragazzo che compra l’album torna indietro e subissa il negoziante di domande: “Ma perché questo cd suona così e cosà?”. Invece è una cosa volutissima che abbiamo fatto noi, tant’è vero che la prima cosa che dovrebbe venire naturale è guardare il counter del cd e vedere che va avanti normalmente. Poi è una pausa troppo perfetta per essere un errore.
Perché “una domanda cattiva”?

FG: La riflessione che ho fatto io è che, vista la scelta anticonvenzionale, qualche fan è rimasto probabilmente spiazzato e…

CS: …Sì, ma in maniera positiva, quando poi hanno scoperto che era fatto in maniera voluta. è un piccolo trucco nato in realtà in fase di missaggio, nel senso che la canzone originale sarebbe continua, senza le pause. In realtà non è un loop di chitarra, è una chitarra continua, che è stata spezzata in pochi frammenti, ed è venuto fuori questo effetto di “salto” del cd. Ed è fantastico vedere, perché lo abbiamo sperimentato anche nell’ufficio della Century Media (la casa discografica dei Lacuna Coil, ndr), quando abbiamo avuto il master tra le mani, come, trovandosi in mezzo a della gente che stava lavorando e che non ti avrebbe ascoltato nemmeno se gli avessi parlato, quando abbiamo messo “Aeon” e c’è stato l’effetto di salto, tutti si sono girati: “Cos’è successo?”. Ha richiamato l’attenzione, quindi abbiamo deciso di tenerlo.

Lacuna Coil: Marco Coti Zelati, basso, Cristiano Mozzati, batteria, Andrea Ferro, voce, Cristina Scabbia, voce, Cristiano Migliore, chitarra, Marco Emanuele Biazzi, chitarraFG: D’accordo. Però, persone che ascoltano altri gruppi o altri generi sono più abituate a questo tipo di interruzioni e a questo tipo di lavoro in fase di produzione, quindi, secondo me, emerge un certo conservatorismo all’interno del pubblico metal, sembra quasi che ci si aspetti sempre le stesse cose da un gruppo; all’opposto va detto che questo stesso pubblico — pur conservatore in qualche maniera — ha la volontà di cercare una musica non imposta o diffusa dai media. Tu da che parte ti poni? Come percepisci gli ascoltatori?

CS: Io personalmente non mi reputo assolutamente conservatrice, nel senso che mi piace moltissimo ascoltare cose nuove, perché credo che l’unica maniera di evolvere la propria persona, e la propria musica soprattutto, sia quella di essere aperto a qualunque genere e cercare di trovarne il lato positivo. Credo che l’errore più grande, soprattutto di alcune nuove band che cercano di uscire adesso e che si chiedono perché non riescono a trovare un contratto con le case discografiche, sia quello di stare chiusi in una nicchia e di fare questa specie di “autocastrazione” per la quale tu devi rimanere nelle tue quattro mura e non devi uscire, perché tu sei metal. Penso che sia un grandissima cazzata, perché il metal non è classificabile, soprattutto adesso: ci sono mille diramazioni di diversi generi sempre all’interno della sfera metal, che possono andare dal gothic piuttosto che al rock; c’è sempre qualche influenza, in qualunque tipo di musica.
Noi non siamo chiusi mentalmente e penso che nemmeno i nostri ascoltatori siano così, proprio perché non lo siamo noi. Quindi, se seguono la nostra musica, vuol dire che sono come noi; poi dipende dalle persone…

FG: Per rimanere ancora su questa canzone: visto che vengono proposte senza soluzione di continuità, puoi spiegare se c’è un legame tra “Aeon” e “Tight Rope”?

CS: Sì, in realtà “Aeon” è nata per essere l’intro di “Tight Rope”, anche se, parlando del contenuto dei testi, non c’è affinità tra le due. è nata appunto come intro strumentale di “Tight Rope”, ma poi ci abbiamo messo la voce.

Cristina Scabbia e Andrea Ferro, voci dei Lacuna CoilFG: Visto che siamo anche sul discorso evoluzione: in maniera efficace e discreta avete introdotto progressivamente parti elettroniche nella vostra musica. Qual è il ruolo che svolgono, in che modo completano le vostre canzoni?

CS: Svolgono un ruolo di supporto, perché il discorso è che ovviamente il nostro budget non ci consente di avere a disposizione un’orchestra con ottanta elementi… Quindi la maggior parte dell’uso che facciamo delle tastiere è riferito ad archi, violini. Servono semplicemente per riempire certe parti, per renderle più atmosferiche, rotonde, pompose, ma in realtà non usiamo moltissimi effetti “strani”, forse “Tight Rope” è quello dove usiamo effetti elettronici più particolari, dei sample

FG: …Ecco, proprio sull’uso dei sample ero curioso…

CS: In “Tight Rope” ci stavano bene. Non abbiamo mai fatto un grossissimo usi di effetti elettronici, perché comunque ci piacciono molto di più le chitarre davanti, la parte ritmica. Ci piace molto di più sperimentare con le voci piuttosto che riempire con troppa roba elettronica. Ecco, in questo senso siamo molto conservatori: le chitarre ci saranno sempre.

FG: Sempre a questo proposito, puoi spiegare la funzione svolta dal campionamento di alcune voci che si sente in sottofondo in delle canzoni del vostro nuovo album?

CS: Hanno un senso ben preciso, ad esempio in “Angel’s Punishment”, una canzone che abbiamo scritto dedicandola a tutte le vittime innocenti delle guerre, non riferendoci a una sola guerra, ma parlando in generale, osservando la situazione che abbiamo intorno a noi in questo periodo: i campionamenti li abbiamo presi da vari telegiornali, da servizi televisivi che parlavano appunto di guerre. Abbiamo mischiato le voci ed è venuto fuori questo pastone: sono prese a caso, ma non più di tanto, nel senso che comunque tutte parlano di quell’argomento. Ovviamente le abbiamo dovute mischiare per una questione di diritti, però l’effetto è riuscito.

Lacuna Coil: Marco Emanuele Biazzi, chitarra, Cristiano Mozzati, batteria, Marco Coti Zelati, basso, Cristina Scabbia e Andrea Ferro, voci, Cristiano Migliore, chitarra

FG: Altri gruppi contigui musicalmente a voi, cioè Paradise Lost e Moonspell, si sono serviti dell’elettronica. Entrambi sembrano aver preso spunto dai Depeche Mode, che piacciono anche a te. Io ravviso delle somiglianze concettuali e di atmosfere tra i gruppi del vostro genere e il gruppo appena citato. Che affinità percepisci tu, se ne percepisci? Cosa cattura la tua attenzione per dire: “Li ascolto, mi piacciono”?

CS: A dir la verità non ne vedo di somiglianze coi Depeche Mode, perché, anche se ti piace un gruppo, non è detto che devi cercare di riprodurre le stesse sonorità; ma la cosa che mi lascia più stranita è che il maggior compositore della nostra musica è il bassista, il quale odia assolutamente i Depeche Mode, perché adora gruppi come i Meshuggah, gli Strapping Young Lad, i Fear Factory, e nemmeno in questo caso tu puoi riscontrare delle somiglianze tra i Lacuna Coil e i gruppi che lui adora.
L’unica similarità che si può trovare tra noi e i Depeche Mode è proprio il fatto di usare in certe parti delle atmosfere gotiche, decadenti, un po’ tristi. Però è solo uno degli aspetti della nostra musica. Non vedo moltissime somiglianze, anche se a me piacciono molto.

FG: L’aspetto lirico: hai detto di essere ispirata dalla vita di tutti i giorni, infatti spesso i testi hanno una dimensione individuale, privata, intimista. In quest’ultimo album c’è “Angel’s Punishment”, che si rivolge contro la guerra, quindi un discorso collettivo, sociale. Ti va di parlare di questo scarto tra i testi di questo brano e i precedenti?

Cristina Scabbia, voce dei Lacuna CoilCS: In realtà, anche se non ci siamo dentro, perché fortunatamente non è ancora successo niente di grave in Italia, comunque è una cosa che ci tocca da vicino, il rischio c’è. Si riflette automaticamente sulla tua persona, anche se non è una riflessione intimista, come per esempio: in questo momento sono triste e allora faccio un’analisi del perché sono triste; comunque mi tocca da vicino. è stata dedicata alle vittime della guerra, ma dopo, nel senso che questa canzone ce l’ha ispirata la vita vera, attorno a noi. Poi abbiamo pensato alla dedica, perché comunque si parla di quello. Io in ogni caso la reputo una parte della mia vita, è sempre vita reale, non è una storia di fantasia. Io intendo questo quando parlo di “vita vera”, intendo parlare di cose che sono successe a noi o a persone vicine a noi, o comunque cose che vedi. Non mi piace creare storie tipo “la ninfa dei boschi che sale sul drago”, perché non mi ci ritrovo, non le posso toccare con mano.

FG: Può essere anche perché in questi ultimi anni forse la guerra è entrata più prepotentemente nella vita quotidiana di ciascun individuo, magari attraverso i mass-media, dopo un periodo di pace, o meglio, di “guerre dimenticate”…

CS: Anche se la cosa veramente strana è che tu vedi le guerre vicine a te come se guardassi un film. Io mi ricordo che l’undici settembre ho visto in diretta l’aereo che si schiantava contro la seconda torre. Io ho realizzato solo il giorno dopo, e la cosa mi ha lasciato spiazzata, mi ha agghiacciata totalmente. Mi era passato davanti, e questo mi ha terrificato, perché vuol dire che siamo talmente abituati a vedere morti e violenza che non ce ne rendiamo più conto.

FG: Ultimo argomento. Sembrate molto attenti all’immagine, e tu sei spesso al centro di questa parte della vita del gruppo. Una parte del pubblico tende a essere anti-immagine invece, perché la percepiscono più come marketing che come arte, come identità del gruppo. Sai meglio di me che c’è questa sorta di “polemica” tra i ragazzi appassionati di questa musica, che è un discorso frequente. Tu come risponderesti a questa parte del pubblico, come “giustificheresti” le vostre scelte?

Cristina e immagineCS: Io credo che tanta gente parla troppo e pensa poco, perché se analizzi qualsiasi forma d’arte, l’immagine è sempre stata importantissima, e anche se analizzi diversi tipi di musica, partendo dal black metal col face painting, o dalla cresta dei punk… Prova pensare a un’opera teatrale con le persone vestite in jeans e maglietta: non rende allo stesso modo, perché tu comunque dai spettacolo, ti proponi alla gente in una certa maniera, e quindi, soprattutto visivamente, soprattutto in un concerto, perché evitare di offrire anche la parte visuale, con bei vestiti, belle luci, bel trucco? Perché, se aggiunge e non toglie niente? è questo che non riesco a capire. L’unica cosa che mi dà veramente fastidio è la polemica che ogni tanto si innesca quando ci sono io sulla cover di un giornale: “Ecco, hanno avuto la copertina perché c’è una ragazza”. Come mai se c’è un uomo non dicono niente, e se c’è una donna bisogna sempre discutere? Questo mi irrita molto. Nel momento in cui hai l’immagine e il contenuto dietro, allora che problema c’è? Ovvio che se offri solamente l’immagine, allora è un altro paio di maniche. Però, nel momento in cui hai tutte e due le cose, perché devi toglierle? Se tu hai due foto in un giornale, una con quattro energumeni ubriaconi coi capelli davanti che non si vede niente, e un’altra foto di bella qualità, con un bel make-up, con una bella luce, quale sceglieresti?

FG: Quindi per voi si tratta di un completamento, non lo percepite come marketing, bensì come un vostro processo identitario…

CS: Per forza! Se tu vai a un appuntamento con una ragazza, ti presenti al meglio. Questo è quello che facciamo noi, è una forma di rispetto per i nostri fan, per chi compra il cd.
E’ un completamento dell’arte che proponiamo.

Lacuna Coil:


Cristina Scabbia, voce;

Andrea Ferro, voce;

Marco Coti Zelati, basso;

Cristiano Mozzati,
batteria e percussioni;

Marco Emanuele Biazzi, chitarra;

Cristiano Migliore,
chitarra.


Discografia:


Lacuna Coil, (EP, 1997)

In A Reverie, (1999)

HALFLife,  (EP, 2000)

Unleashed Memories,
(2001)

Comalies, (2002)


Lacuna Coil su internet:


www.lacunacoil.it
sito ufficiale della band


In A Reverie
sito non ufficiale francese


Circle Of Regrets
sito non ufficiale italiano


Lacuna Coil Brasil


Fan Sites:

No Need To Explain
fan club italiano


Falling Again
fan club spagnolo

Commenti

Non ci sono ancora commenti

Lascia un commento

Fucine Mute newsletter

Resta aggiornato! Inserisci la tua e-mail:


Leggi la rubrica: Viator in fabula

Articoli recenti

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di Mikhail Shishkin

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di...

Doc nelle tue mani 3: che il flashback sia con voi (fino allo sfinimento)

Doc nelle tue mani 3: che il...

Trieste Film Festival 2024

Trieste Film Festival 2024

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (II)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (I)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro Stabile Sloveno di Trieste

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro...

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con Pera Toons

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con...

Lucca (meno) Comics & (più) Games 2023:...

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide Barzi

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide...

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a Matteo Pollone

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a...

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad Andrea Plazzi

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad...

I quarant’anni della “scatola rossa”

I quarant’anni della “scatola rossa”

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995): la letteratura come seduzione

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995):...

Good Omens 2: amore e altri disastri

Good Omens 2: amore e altri disastri

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen King

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen...

The Phantom of The Opera per la prima volta in Italia

The Phantom of The Opera per la...

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia del 1907

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia...

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Tutto il mondo è un Disco

Tutto il mondo è un Disco

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di noia profonda

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di...

Sanremo anche no

Sanremo anche no

Casomai un’immagine

38 Eros 3, 1944 Carol Rama 11 vivi-04 tsu-gal-big-10 17 03 pm-23 pm-17 pm-02 holy_wood_10 tav3 lontano cas-08 busdon-03 pas-04 u t e dobrilovic_04 kubrick-81 kubrick-45 06_pm 03 th-74 th-54 th-20 th-07 sir-22 pas-18
Privacy Policy Cookie Policy