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Omnia

Il numero 50, ma…

Dovrei dire “finalmente”. Dovrei illustrare per filo e per segno tutte le caratteristiche della nuova implementazione di Fucine Mute Webmagazine, alquanto intuitive agli occhi di chi ha passato gli ultimi mesi a lavorarci, ma probabilmente piuttosto disorientanti per gli habitué della vecchia versione.

Tuttavia lo slancio celebrativo con cui, con un certo orgoglio, avrei voluto presentarvi già dalle prime righe il frutto di un intenso lavoro d’équipe è irrimediabilmente frenato dalla notizia, che non giunge inattesa ma che al tempo stesso non può non addolorarci ugualmente, della scomparsa del prof. Alberto Farassino.

Ai tempi in cui l’editoria sul web muoveva i primi passi, ai tempi di un vuoto legislativo parzialmente colmato da una sentenza che consentiva l’iscrizione delle testate telematiche ai registri stampa dei tribunali di competenza, Farassino aveva accettato di apporre la sua firma affinché anche a Fucine Mute fosse consentito di presentarsi al pubblico come un mensile legalmente riconosciuto. Al di là delle più che giustificate polemiche relative alla nuova legge sulla stampa – ne parlammo in un vecchio editoriale intitolato “Giù le mani“, ricordate? -, se oggi (è ufficiale) una decina fra noi è in possesso del tanto decantato tesserino di pubblicista il nostro grazie va anche alla disponibilità di un amico a farsi carico della responsabilità formale e legale della neonata rivista, che oggi giunge all’ambito traguardo del cinquantesimo numero in un modo più dimesso del previsto. E se il destino ha voluto che ne parlassimo in un momento di bilanci e di nuove prospettive, il tutto mi lascia un po’ l’impressione della famosa chiusura del cerchio.

Non voglio dilungarmi sulla commemorazione di un esponente di rilievo della critica cinematografica italiana: la celebrazione, che lasciamo volentieri ai nomi autorevoli delle terze pagine, non è nelle mie corde – per cui tenderei a scadere nell’agiografia di bassa lega -, né certa retorica si confaceva ad un personaggio discreto, sottilmente ironico e, per connaturata modestia, poco avvezzo a parlare in prima persona.

Almeno questo è il ricordo che conservo di un uomo che non posso dire di aver realmente conosciuto: sono stato tra gli ultimi fortunati – prima dell’ecatombe che allontanò dall’ateneo triestino, nell’ambito degli insegnamenti cinematografici, Francesco Casetti e Farassino stesso, proprio mentre la facoltà di filosofia decideva un po’ simbolicamente di crollare, senza che nessuno protestasse, come ebbe a segnalare il prof. Aldo Rovatti sulle pagine di Repubblica – a seguire uno dei suoi corsi di Storia del Cinema. Un altro paio di incontri in sede “fuciniera” e poco più, e questo è quanto per ciò che riguarda le mie frequentazioni con il Professore: ma mai, al di là di ciò che, più o meno tra le righe, si poteva intuire del suo essere un intellettuale brillante e lontano da ogni rigidità, si è avvertita la percezione del barone vecchio stampo, del docente universitario nella sua torre d’avorio. Al limite le classiche toppe di camoscio sui gomiti della giacca si palesavano come il solo segno evidente di appartenenza agli accademici della sua generazione.

Così l’atteso numero 50 vuole essere, con la massima riservatezza ma con un minimo di dovuta condivisione con i lettori, anche la nostra modesta dedica, attraverso il risultato di un lavoro di mesi progettato per essere di effettiva fruibilità, ed il nostro ricordo, che da questo punto ritorna ad essere personale e del tutto privato. Nella speranza che la navigazione vi risulti più agevole e la piacevolezza estetica, di cui da parte vostra abbiamo avuto costante riscontro, rimanga immutata ai vostri occhi nonostante il radicale intervento su una grafica a nostro giudizio oggi più consona agli attuali standard della Rete. O allo “spirito del tempo”, se si usa ancora.

Prima di passare ai ragguagli tecnici, a rendervi edotti delle nuove caratteristiche del sito, mi pare doveroso ringraziare chi ha condiviso l’esperienza della reimpaginazione dell’intero archivio, impreziosendo il lavoro di restyling con consigli utili e puntualizzazioni pertinenti. Se il nome di Enrico Baravoglia è dato per scontato, diverse persone – la maggior parte delle quali di recente acquisizione nell’organico dei collaboratori – hanno partecipato attivamente a questa fase: in ordine assolutamente non rigoroso, Fabrizio Garau, Umberto Lisiero, Sara Visentin, Claudia Burgarella, Tiziana Carpinelli. Ed una menzione speciale a Serena Smeragliuolo, prossima alla laurea in Scienze della Comunicazione, corso di cui ha (purtroppo? per fortuna?) assimilato appieno gli insegnamenti provenienti dal dittico marketing-promozione d’immagine, che con rigore più che scientifico forma i propri adepti, se non altro quelli per vocazione più predisposti, ad una visione precisa e puntigliosa dell’insieme così come del più insignificante dettaglio, per un risultato quasi spiazzante per l’interlocutore impegnato nei massimi sistemi del database relazionale. In altre parole, una generazione di professionisti della comunicazione d’impresa specializzati – quasi si trattasse di una categoria professionale cui si dovrebbe dare riconoscimento effettivo – nel “fare la punta” (*), per adottare una definizione ben più prosaica e, stringi stringi, a maggior ragione probabilmente più immediata, e senza i quali tuttavia non si andrebbe avanti.

A tutti loro un grazie di cuore.

Tornando a noi, quella che si presenta ai vostri occhi è una struttura a tre colonne: il corpo dei testi ovviamente scorrevole, e le due sezioni fisse del motore di ricerca (a destra) e dell’audio/video (a sinistra). Le risorse multimediali – la musicaonline merita un discorso a parte – saranno dunque caricate nei controlli della colonna “Fucine Mute video”, comprensiva di scheda biografica con relativi accessi alle differenti versioni (le varie codifiche video e audio); l’accesso, anziché da link interno alla pagina d’articolo, sarà garantito dalla voce “audio / video” da sommario o da pagina di ricerca, sia essa per titolo o per nome.

Ad ogni caricamento del sito, inoltre, un video a caso a qualità inferiore, onde ridurre i tempi di caricamento dello streaming, sarà visionabile tramite semplice pressione del tasto “play”, giusto per consentirvi, durante la navigazione, una panoramica del nostro archivio multimediale parallela alle risorse fruite.

Tentando di alleggerire la fruizione del sito dall’apertura di pop-up più o meno fastidiosi, non abbiamo tuttavia trascurato alcuni aspetti che renderanno la visione dei filmati ancora più completa ed interessante: i pulsanti accanto allo “stop” si occuperanno, infatti, di aprire il video a schermo pieno (basterà premere “ESC” per tornare alla versione canonica) nel player esterno, permettendo il ridimensionamento nel caso, in particolar modo, di risorse proposte ad alta qualità come quelle a 256K per gli Adsl.

Per quanto riguarda la musica, invece, noterete che i singoli brani (stavolta nella tradizionale strutturazione in pagina centrale) saranno identificati da checkbox e in tal senso selezionabili: questo perché il tasto “Play” in fondo alla lista vi darà la possibilità di ascoltare i pezzi come in una sorta di jukebox, che vi accompagnerà nella navigazione per una completa personalizzazione di una vostra ideale playlist.

Ma vi lascio – altrimenti che gusto c’è? – alla scoperta delle risorse di Fucine Mute in piena autonomia, con un’ultima delucidazione sul motore di ricerca. Una volta impartito almeno un parametro, potrete ricercare qualsiasi risorsa anche per tipologia o per sezione di pertinenza, senza l’assoluto bisogno di specificare una stringa identificativa di nome o titolo (caso, quest’ultimo, che produrrà un’interrogazione anche sui sottotitoli). Per cui, non solo una ricerca specifica, ma un vero e proprio sistema di navigazione del sito in maniera più o meno trasversale, disponibile alle più svariate combinazioni compatibilmente con le vostre esigenze: proprio per questo affidiamo al motore e alla vostra intenzione di usarlo in piena libertà combinatoria buona parte della struttura di navigazione del sito, senza abbondare in pulsanti, rimandi, link in aree che servono ad altro.

Potrete aggiungere autori e articoli ai vostri preferiti (impostate i cookies sul vostro browser, mi raccomando!), partecipare ad una community pienamente operativa e, dulcis in fundo, inviarci i vostri testi direttamente dal sito e vederli pubblicati nella sezione “i vostri scritti”, ovviamente previa approvazione da parte nostra. Gli autori dei pezzi a nostro giudizio più meritevoli saranno contattati direttamente per la pubblicazione tra le voci di sommario. Per cui, sotto con le recensioni, con i commenti, con gli argomenti del forum, e per tutte le categorie che non sempre abbiamo potuto, da indice, prendere direttamente in considerazione: non certo perché minori, ma perché in taluni casi fuori target o di difficile collocazione, e che oggi trovano invece il contesto più consono.

Opportunità, quella di invio diretto di testi e comunicati, che diamo anche agli operatori dei settori culturali/editoriali afferenti alle nostre tematiche: per cui, editori di fumetti, case discografiche, o quant’altro, troveranno un’area a loro disposizione nella speranza, senza che si tratti di un necessario prerequisito, di istituire una collaborazione diretta, con la solita sottolineatura che i materiali ricevuti non finiranno a casa nostra ma nella biblioteca associativa.

Che dire ancora? Buona esplorazione, nella speranza di ricevere numerose le vostre opinioni, pur chiedendo, per questi primi tempi, un minimo di indulgenza: il lavoro è stato lungo ed intenso, e non possiamo escludere a priori la presenza di qualche imperfezione ancora da limare…

Mi dispiace di non avere sottolineato a dovere le importanti presenze di questo numero 50: dal premio Nobel Seamus Heaney (grazie ad Erminia Passannanti) ai resoconti del festival veronese Schermi d’amore, proseguendo con la collaborazione con Fumo di China (grazie a Sergio Rossi) per il quarantennale di Diabolik. Con Fumo di China il discorso proseguirà tanto su carta quanto on line, per cui attendete fiduciosi.

Grazie per questi quattro anni insieme, e arrivederci per i prossimi cinquanta numeri.

* Definizione, per fugare ogni dubbio, fornita da una persona formatasi nei medesimi ambiti (nella fattispecie, la mia dolce metà) alla domanda, rivolta alcuni anni orsono, “ma quale sarà il tuo mestiere?”. Tale definizione, che la fautrice utilizzava per semplificare la complessità e al contempo la vaghezza delle professioni di tipo comunicazionale agli occhi dei non addetti, è quindi comprensiva di tutto un lavoro di analisi, che va dalla segnalazione di errori alla loro risoluzione. Lavoro senza il quale le schede sarebbero fuori posto, i font sarebbero fuori luogo, io sarei fuori di testa. “Fare la punta”, espressione che invece è fuori standard e – ho scoperto troppo tardi – fuorviante, significa tanto invitare alla revisione quanto farla, con tutto il lavoro sporco che ne consegue, perché in una redazione come la nostra un po’ si dipartimenta, un po’ si lavora per dieci.

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