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Scrittura

Susanna Tamaro

Nel mio amore

Immagine articolo Fucine MuteHa venduto una quantità tale di libri in tutto il mondo da diventare un caso letterario, se non addirittura un fenomeno, nel panorama della narrativa italiana, caratterizzato cronicamente da cifre piccole. Ma aveva cominciato con il cinema, diplomandosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e realizzando documentari scientifici. Adesso la passione per la macchina da presa è tornata e Susanna Tamaro, con alle spalle una dozzina di libri pubblicati nell’arco di quattordici anni, sceglie la sua città natale, Trieste, come set per la storia da girare.

“Nel mio amore” è il titolo del film che segna per la scrittrice la prima prova da regista di un lungometraggio. Il soggetto è tratto dal racconto della Tamaro stessa “L’inferno non esiste”, uno dei tre contenuti nel libro “Rispondimi” (pubblicato da Rizzoli nel 2001). Interpreti del film sono Licia Maglietta, Urbano Barberini, Vincent Liotta, Damiano Russo e Alessia Fugardi. La scrittrice-regista, che da tempo vive tra la campagna umbra e Roma, ha girato a Trieste e nei dintorni: Villa Tripcovich per gli interni, il parco di Miramare, la strada Costiera, Gretta, Monrupino per gli esterni, più alcuni paesaggi sloveni.

Il legame tra Susanna Tamaro e Trieste si rifà stretto: già rappresentante della letteratura triestina, che nell’arco del Novecento ha imposto sulla scena italiana ed europea numerosi autori, originali e sensibili alle inquietudini moderne, nel ’94 l’autrice fa il grande salto con la pubblicazione del romanzo “Va’ dove ti porta il cuore”: un clamoroso successo prima in Italia e poi in diversi paesi, non solo europei, che la rende uno dei più popolari e tradotti scrittori della letteratura italiana. Amata ma anche molto criticata, come spesso capita a chi arriva in alto, si distingue per uno stile narrativo semplice che sa plasmare in profondità i personaggi delle sue storie, incentrate tutte sui rapporti interpersonali e sull’analisi della natura umana nelle sue sfaccettature più sottili. Attraverso i suoi libri ha instaurato un rapporto privilegiato coi lettori dal momento che è riuscita a toccare alcune corde popolari e a conquistarsi fiducia e affetto, adesso c’è grande curiosità di scoprire come comunicherà col mezzo cinematografico e se il pubblico apprezzerà il suo lavoro.

Corrado Premuda (CP):Il suo romanzo più famoso, e anche più tradotto nel mondo, è “Va’ dove ti porta il cuore”. Il film tratto da questo libro le è piaciuto?

Susanna Tamaro (ST): Sì, abbastanza, io l’avrei fatto in modo diverso, naturalmente… ma era un film discreto. Sì, un buon film, insomma.

CP: Lei quindi l’avrebbe realizzato in maniera diversa?

ST: Sicuramente sì.

Immagine articolo Fucine MuteCP: Lei ha detto che la scelta di girare il film “Nel mio amore” tratto proprio da questo libro, “Rispondimi”, da uno dei tre racconti che lo compongono (intitolato “L’inferno non esiste”, n.d.r.), è stata, un po’ casuale nel senso che si è trovata in un momento in cui effettivamente aveva voglia di fare cinema piuttosto che letteratura. Se potesse, invece, tornare indietro e riprendere un suo romanzo o un suo racconto, non quello che ha scelto adesso, per portarlo sullo schermo su quale si concentrerebbe?

ST: Non saprei. È difficile… penso che alla fine quello che era più complesso e più giusto per il cinema era proprio questo. Ci ho pensato spesso ad una versione per il cinema, ad una drammaturgia molto efficace.

CP: Lei ha avuto dei contatti con Federico Fellini. Quali sono i grandi registi italiani, o anche stranieri, che la influenzano in qualche modo o che le piacciono particolarmente?

ST: Be’, a me piace molto la commedia all’italiana, quella un po’ dura, quella aspra di Monicelli, e anche quella satirica. Poi mi piacciono anche gli autori del nord, da Bergmann fino ai contemporanei nordici, e poi mi piace molto il cinema giapponese.

CP: La letteratura triestina, non solo in Italia, ma anche in Europa, ha una certa forza. La “triestinità” in letteratura funziona bene. Lei che è una scrittrice ed è triestina, quale pensa sia la marcia in più di questa letteratura?

ST: È la complessità del mondo che ci troviamo a vivere a Trieste, in questa storia; complessità direi anche genetica: abbiamo tanti incroci di tanti gruppi etnici, religiosi, ci troviamo in un posto di frontiera. Per cui ci sono tanti motivi… è una città di grande conflittualità. E la conflittualità nasce sempre dalla buona arte… di solito.

CP: Ancora una domanda. Quali sono gli autori giovani in letteratura che le piacciono di più, soprattutto italiani?

ST: Non saprei, mi dispiace.

CP: Ancora un’ultimissima domanda. Adesso lavorerà ad un nuovo romanzo. Ha qualche progetto?

ST: Andare in vacanza!

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