Frederik Soderlund sul suo nuovo progetto “Carinou”, il music business, la politica e… Dr. Dre.
Fabrizio Garau (FG): I Carinou sono cominciati come una collaborazione tra te e Maggie. Che cos’hai imparato da un’artista con un background musicale così differente e come è stato lavorare con lei?
Frederik Soderlund (FS): Lavoriamo in maniera diversa, lei è più strutturata, così è stata per molti versi una produzione passo per passo, io le mostravo idee per una traccia o per le parole e lei ci metteva del suo e mi ripassava la palla. Strano a dirsi, il lavoro è andato velocemente ed è stato molto interessante. Per quanto riguarda la tecnologia, abbiamo avuto alcuni scambi, ma giacché abbiamo registrato nel mio studio, si è utilizzato principalmente il mio equipaggiamento, così non ci sono state realmente grosse sorprese.
FG: Devo dire che “Vivid” è veramente una “killer song” e un buon inizio per un album. Mi racconteresti qualcosa su questo pezzo?
FS: Abbiamo pensato fosse un buon modo di aprire l’album dato che è una canzone con una grande energia ma comunque nello spirito del resto dell’album. Le parole trattano con le bugie quotidiane, l’ipocrisia e sono generalmente desolate come nel resto dell’album.
FG: Se ascolto “Purge”, la associo al tuo lavoro con i Puissance; se ascolto “Chris” e “Dead”, mi viene in mente il tuo progetto Tripwire. Così la domanda è: quanto sei stato influenzato dalle band delle quali hai fatto parte in passato? Quanto ha contribuito Tripwire ad aprirti nuove strade?
FS: L’ispirazione viene principalmente dal mio passato, sia nella scena black metal sia nel genere drum’n’bass, naturalmente ci sono anche influenze dei Puissance, perché quello è stato a lungo un progetto speciale per me. Carinou è veramente iniziato come uno sbocco per canzoni che non hanno posto nella musica che faccio di solito, l’album, come avrai notato, è piuttosto vario e copre differenti stili musicali. Da quando ho iniziato a lavorare con Maggie i pezzi sono andati naturalmente al loro posto e lì i Carinou si sono di fatto formati. Tanto quanto Tripwire ha contribuito al sound di alcune canzoni tanto è stata significativa l’influenza del background electro di Maggie.
FG: Spiacente, ma devo fare paragoni con altre band, perché è il modo migliore per descrivere un album ai lettori. Percepisci delle somiglianze tra i Carinou e gruppi come gli Orgy, i Nine Inch Nails o gli Skinny Puppy?
FS: Non ho mai sentito gli Orgy, ma apprezzo il paragone con gli Skinny Puppy e i Nine Inch Nails. Non ci sono similitudini intenzionali, ma credo sia impossibile non essere influenzati da band con un sound così speciale. Non vedo una connessione diretta con una canzone dei Carinou in particolare, ma una generale somiglianza emotiva ci può stare molto bene.
FG: è solo il mio punto di vista, ma credo che la tua interpretazione vocale si sia adattata bene al mood di ogni canzone, ma posso immaginare che qualcuno sarà sorpreso dalla maniera in cui canti. Qual è la tua opinione su te stesso come cantante?
FS: Tento di esprimere ciò che provo e uso la mia voce per farlo, non penso che l’attuale suono della mia voce sorprenderà qualcuno, ma se lo farà, spero che la sorpresa sia di quelle piacevoli. Non è veramente possibile giudicare come suoni, provo solo a adattare le parole alla musica.
FG: I testi dei Puissance sono stati spesso associati col nichilismo. Con i Carinou applichi questo nichilismo alla classica “love story”. Per quale motivo hai dato una dimensione più intimista a questo progetto?
FS: Per tenere la risposta breve e concisa, e un progetto più personale e intimo, il nichilismo nei Puissance è una maniera più estroversa di esprimere gli stessi sentimenti, credo semplicemente di non essere una persona molto felice, almeno non nella vita e con la gente in generale.
FG: L’ho già chiesto ai tuoi compagni d’etichetta Atrox. Di solito, i musicisti mainstream hanno solo una band; quelli non mainstream (tu per esempio) hanno molti progetti musicali: Secondo te, perché accade?
FS: Penso che la risposta sia semplice, le etichette mainstream di solito legano un artista con contratti schiavili, tipo che firmi per cinque album nell’arco di dieci anni, e l’etichetta discografica ti paga in anticipo per uno o due album allo scopo di bloccarti. Poiché i costi di distribuzione e pubblicitari non sono recuperabili, una band non può firmare un altro contratto con un’etichetta a meno che le due parti non si mettano d’accordo per risolvere le reciproche pendenze oppure bisogna aspettare che scada il contratto (dieci anni dopo). Puoi vedere chiari esempi di artisti liberi nella scena mainstream, Dr. Dre e molti altri dell’elite hip hop si divertono a registrare dischi insieme ad amici e produttori nei modi che più gli piacciono. Penso che bisogni incolpare i contratti schiavili delle major e gli artisti mainstream costruiti e senza talento per così pochi musicisti con più progetti in quella scena.
FG: Certe persone ascoltano solo uno specifico sottogenere musicale (chiamalo black metal, punk o techno). Tu sembri essere più aperto: come scegli quello che ti piace e quello che non ti piace? Cosa cattura la tua attenzione quando ascolti un nuovo artista o un nuovo disco?
FS: Musica scritta bene e con un messaggio ben articolato, questo è tutto, questo è un punto di vista che condividevo con l’ora disgraziata elite black metal. Io non credo negli stereotipi e trovo difficile rispettare persone che si aggrappano a un genere a tutti i costi. Senza alcuna forma di evoluzione musicale finisci per essere degli altri Rolling Stones che secondo me sono un tragico esempi di non lasciar perdere mai.
FG: Il futuro. Cosa ti aspetti da “Bound”? Quali sono i tuoi prossimi progetti coi Carinou? Quale sarà il ruolo della terza persona coinvolta nella band?
FS: Adesso stiamo lavorando a un nuovo album e c’è la possibilità di uno split coi Diabolicum; il terzo componente, Sofie, farà alcune parti cantate e possibilmente darà alcuni contributi ai testi del prossimo album. Ma Carinou non ha un formazione fissa e tutto può cambiare in un batter d’occhio.
FG: Sono sempre interessato ai rapporti tra i musicisti e il loro contesto sociale. L’ho già chiesto a Henrik Nordvargr Björkk.
Lo stato sociale svedese è (era?) un modello per l’Europa. La Svezia ha seri problemi con l’alcolismo e la depressione o i suicidi. Il governo provvede a soddisfare i bisogni materiali, ma qualcosa di “spirituale” non funziona. Mi piacerebbe sapere la tua opinione, specialmente perché la tua musica sembra un modo per esorcizzare un certo disagio interiore.
FS: Sì, come cittadino svedese posso dirti che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel modo in cui il mio paese funziona. Fino a poco tempo fa la Svezia aveva il più alto tasso di suicidi nel mondo, finché il Giappone non ci ha sorpassato negli anni Novanta, ma siamo ancora molto vicini alla vetta. In parte questo può essere attribuito al nostro clima, ma ci sono anche altri elementi, noi generalmente abbiamo personalità autodistruttive quassù al Nord, ciò probabilmente deriva da una storia di uso/abuso di alcool e — come ho già detto prima — dal clima. Un’altra causa è però il nostro Stato-balia che persiste nell’impedirci di decidere da soli, per settant’anni abbiamo avuto un governo socialdemocratico e questo ha portato a una società con un alto livello di controllo dei cittadini e un bassissimo grado di libertà. Mancanza di libertà non nel senso che non si può viaggiare e cose di questo genere, bensì di tipo peggiore: noi svedesi abbiamo la tendenza a conformarci a credenze e morali che non hanno una controparte naturale nella psiche umana. Si tratta di una posizione veramente molto tragica, e siccome siamo troppo conformisti, c’è veramente una speranza minima di un cambiamento reale, questo alla lunga creerà persone desolate senza speranza, ma molto intelligenti e produttive nei loro rispettivi campi. Dal punto di vista tecnico ed educativo non siamo secondi a nessuno, specialmente se mettiamo in relazione questo con il fatto che siamo pochi, ma quando si parla di spirito gli svedesi sono creature fragili che troppo spesso sono senza speranza e resistenza per progredire e migliorare il futuro.
FG: Questo non è un esame politically correct (non credo alla gente politically correct) di Frederik Soderlund. Voglio solo dire che mi sono avvicinato ai Carinou senza pregiudizi. Forse per questo mi piace l’album. Alla fine di quest’intervista io non vedo nessi tra te (che posso solo descrivere come un musicista e produttore assolutamente eclettico) e lo stereotipo del “ragazzo black metal” che è anche parte dei Puissance, che è stato oggetto di dibattito sui media e tra me e i miei amici (“E’ un musicista che gioca ingenuamente col fascismo?”). Penso sarebbe interessante per i lettori di Fucine Mute di sapere la tua opinione su tutto questo (qualsiasi sarà la tua opinione, sono certo che gli interesserà).
FS: Per farla breve, non sono mai stato interessato alla politica, non sono né fascista né comunista, credo che tutti e due i sistemi si sbarazzerebbero velocemente di gente come me se mai salissero al potere. Credo oltretutto che entrambi i sistemi siano altamente autodistruttivi, il fascismo in se stesso tende a cercare un miglioramento di tipo elitista e non potrebbe esistere senza un nemico interno, e il nemico è la popolazione che non appartiene all’elite. Così alla fine, a forza di purificare la società, non rimarrebbero altro che il dittatore e il boia. Un sistema senza senso e un concetto veramente noioso anche dal punto di vista teorico. Dall’altra parte il comunismo è un po’ più divertente nel suo tragico disegno perfetto, immagina che qualcuno voglia veramente mettere il potere nelle mani della gente qualunque, lasciando giudicare la parte più mediocre della popolazione anche in questioni delle quali la popolazione non sa nulla. Che quest’idea sia stata concepita è veramente un segno di come la gente sia facilmente manipolabile, il che gia di per sé dimostra come quest’idea sia totalmente folle. Sono un musicista ingenuo? Sì. Gioco col fascismo? No, se volessi giocare col fuoco credo che troverei fiamme più calde di quella, specie oggi che ognuno è così impaurito dall’altro. Io non sono lo stereotipo del black metal moderno, sono felice di non esserlo, non mi va di cantare di foreste e vampiri, altri lo fanno meglio di me, preferisco parlare di cose che contano per me, anche se talvolta tendono a irritare troppo la gente, talvolta troppo poco.
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