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Musica

Enid: “Gradwanderer”

coverEnid è dal 1997 il progetto di Martin Wiese e Florian Dammasch: Martin suona le tastiere, compone i brani e scrive i testi, Florian suona la chitarra. Questa coppia è il nucleo inscindibile della band, che nel corso degli anni ha attraversato diversi cambi di formazione. Il percorso artistico di questi due ragazzi — siamo al quarto album — giunge ora a “Gradwanderer”, un disco che bisogna assolutamente avere la pazienza di scoprire. In un primo momento, “Gradwanderer” potrebbe ingannare più di qualcuno ed essere scambiato per una stantia riproposizione di riff epici e di triti testi fantasy, tipica di tantissime band metal fin dai tempi dei Blind Guardian. è inevitabile che qualcuno faccia collegamenti e paragoni con quel tipo di sonorità, ma, in realtà, questo lavoro è tanto eclettico dal punto di vista musicale quanto è sottile e profondo da quello testuale. La figura del vagabondo, infatti, è frequentissima nell’arte tedesca, e possiede una forte carica romantica nel senso letterario e filosofico del termine: lo struggimento del viandante nel corso del suo viaggio è quello di chi si accorge di essere spinto dai suoi ideali a non fermarsi, pur sapendo di non raggiungere mai veramente una meta, un punto d’arrivo. C’è nel disco un desiderio di vivere in un mondo “altro”, forse dimenticato, forse irreale, che è fonte di sentimenti contrastanti, inesprimibili in maniera univoca: chi si accosta a quest’album talvolta è colpito da maestose chitarre elettriche, come nel caso della title-track, talvolta melanconicamente dalla chitarra acustica, per esempio in “Silent Stage” oppure nell’importantissima — dal punto di vista concettuale — “Die Seelensteine”. Martin Wiese sembra compiere un’operazione consapevole dal punto di vista musicale, nel senso che le parti folk e nedievaleggianti che rendono così vario questo disco paiono frutto di un attento lavoro di ricerca sulle fonti, pur minato in partenza dal fatto che, come dice egli stesso, “non possiamo affermare alcunché di fondato sulla musica medievale” (l’intervista ha la pretesa di chiarire meglio questo punto). Certo che, all’orecchio del profano, “Silent Stage” parla sicuramente di “storie mai raccontate”: il “trovatore” degli Enid chiede di lasciarsi andare e perdersi in luoghi irreali, da lui descritti con le “vestigia della verità”.

Martin WieseE’ veramente difficile e pretenzioso giudicare le parti acustiche di Gradwanderer, perciò è preferibile tentare almeno di orientare un po’ chi non conosce il gruppo. Si potrebbe far risalire questo tipo d’approccio al metal a band come i Summoning, connazionali degli Enid e considerati tra le formazioni che più efficacemente hanno raccontato in note del mondo di Tolkien, e ad album come “Kveldsfanger”, dove i norvegesi Ulver (che condividono con le due band austriache gli inizi nel black metal), rincontravano i miti del passato della loro terra e si confrontavano con il folk.
Certo è che, come rileva orgogliosamente Florian nell’intervista, gli Enid hanno trovato la loro strada e hanno saputo innovare e sperimentare: personalmente, ad esempio, non avevo mai sentito nulla di simile a “The burning of the sea”, arrangiata — probabilmente in maniera divertita — in modo da sembrare una sorta di blues, e scritta in modo da ricollegarsi sottilmente alla tematica centrale del lavoro: si provi infatti a non considerarla per quello che appare, ovvero la classica canzone dell’innamorato non corrisposto, ma, sempre se si mastica un po’ il tedesco, la si pensi in rapporto a quel ragazzo o fanciullo del quale Martin parla in “Die Seelensteine”. Ancora per quanto riguarda sia la capacità di innovare sia la capacità di fondere stili diversi, bisogna citare “Exemption”, probabilmente il pezzo che — mentre chiede all’ascoltatore di visitare gli sconosciuti “regni della curiosità” — richiama di più alla mente una sorta di festante mondo bucolico, grazie all’ormai notevole capacità di Martin di creare questo tipo d’atmosfere mediante il sintetizzatore (per quattro anni il sound della band è stato interamente digitale).
La voce di Martin, baritonale, epica e suadente, finalmente diversa dall’ormai comica impostazione acuta e urlante di molti suoi colleghi, costituisce un altro punto di forza di “Gradwanderer”. L’interpretazione convince sia nei momenti più trascinanti sia in quelli dove le chitarre suonano più lente e gravi; è estremamente poetica quando le sonorità acustiche richiedono capacità più melodiche.

Si possono anche andare a cercare, seppur ben noti e quasi ovvi, dei limiti. Il primo è strutturale (ma bisognerebbe sforzarsi di superarlo), ed è costituito dal fatto che i testi più importanti sono in tedesco: ci sono parole come “Sehnsucht” e “Heimat” che non possono essere davvero tradotte senza che venga meno quel nocciolo di significati che esse assumono per chi è nato e vissuto in Germania o in Austria; non è eccessivo dire che alcuni dei sentimenti che hanno permesso la creazione di “Gradwanderer” potevano essere resi solo grazie alla lingua madre di Martin e Florian. In buona sostanza, se uno non conosce un po’ di tedesco, perde più di qualcosa. Un secondo limite, forse collegato al primo, è la capacità dell’album di rivolgersi a tutti: le melodie della tastiera sono toccanti, i riff coinvolgono e, come se non bastasse, c’è tutta la parte folk e “medievale” a stendere su tutto un alone di magia, ma questo tipo di proposta musicale, pur nel suo eclettismo, potrebbe finire comunque per interessare solo gli appassionati del genere, tra l’altro colpevolmente distratti da molti altri gruppi, forse meno capaci, ma in questo momento più famosi. In un certo senso, gli Enid giocano e contaminano molto, ma a molti potrebbero sembrare ingenui per vocazione, quasi fuori dal mondo e fini a loro stessi.

Il che, va detto, è parte del loro fascino.

1. Chimera
2. An Ode To The Forlorn
3. Silent Stage
4. Gradwanderer
5. Die Seelensteine
6. When The Last Glow Flies
7. Exemption
8. The Burning Of The Sea
9. Herbststurm (bonus)


Martin Wiese (vocals, choirs, piano, synths),
Alboоn Goldmund (rhythm guitars),
Jens „Southie“ Basfeld (bass),
Patrick Damiani (lead and acoustic guitars, additional bass and rhythm guitars),
Boltthorn (drums),
Thalos (additional lead guitar and lead guitar on „Herbststurm“),
Sebastian Schluter (drums on „Herbststurm“).


Recorded, mixed and mastered in September and October 2003 by Patrick Damiani at Tidal Wave Studios, Karlsruhe.
Vocals on „Herbststurm“ recorded in January 2004 at Wiesensound Homerecording, Porta Westfalica.


All music and lyrics by Martin Wiese.


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