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Scrittura

Giuseppe Cornacchia

Nabanassar accelera il pensiero

Immagine articolo Fucine MuteEccovi la seconda puntata delle mie interviste ai giovani di talento, quelli impegnati — proprio in questo momento — ad affilare le armi, per diventare un giorno (e destino permettendo) i nuovi letterati-guida della poesia italiana, o magari narrativa.
Stavolta le mie domande hanno scelto come obiettivo (e non come vittima, per carità!) il bravo Giuseppe Cornacchia, un “trentenne on-line” — ma non certo virtuale — che grazie alle sue abitudini “elettroniche” (e-mail e navigazioni insistite nel web), si è meritatamente imposto all’attenzione di personaggi importanti e “capitali”, quali ad esempio Gianmario Lucini e Maurizio Cucchi.
Ebbene, fra qualche parola (quando finalmente questa piccola introduzione sarà terminata, per lasciare spazio all’intervista vera e propria), voi lettori ascolterete dalla viva prosa del suddetto Giuseppe (il quale ha uno stile decisamente basato, lo devo ammettere, su un italiano “volitivo”) com’egli abbia fondato, nel corso delle sue esperienze telematiche, un sito letterario attualmente molto apprezzato, la cui redazione di ragazzi in gamba — dotati in egual misura di senso pratico ed acume critico — ha già messo in cantiere una serie di progetti ambiziosi e interessanti. Riusciranno i nostri eroi a trasformarli in realtà concrete? Nessuno lo sa. Ma tutti possiamo sperarlo. E, in particolare, Giuseppe Cornacchia.

Pietro Pancamo (PP): Innanzitutto, caro Giuseppe, quali sono state le tappe cruciali della tua vicenda personale di poeta ed e-writer?

Giuseppe Cornacchia (GC): Ho cominciato da studente, nel 1996, a Pisa, attraverso internet: avevo ventitre anni e la necessità di riequilibrare la mia formazione, troppo tecnica; tramite chat e newsgroup ripresi a guardare letteratura e filosofia, oltre che discutere e praticare scrittura. Dal 1998 mi sono concentrato sulla poesia (sintetica, capace di accelerare il pensiero) e, dopo tre anni alla e-zine “Pseudolo”, co-gestisco il portalino “nabanassar”, di cui sono co-fondatore e webmaster. Devo tutto alla rete e alla posta elettronica: ho incrociato persone aperte e disponibili, spesso prodighe di consigli, a partire da G. Granieri (al tempo a “bookcafe”), passando per G. Lucini, gli amici di “Pseudolo”, M. Cucchi (che mi ha segnalato su “Lo Specchio” della Stampa), il gruppo Atelier e gli attuali collaboratori di “nabanassar”. Esisto come lettore, poeta e intellettuale in virtù delle relazioni — per la gran parte virtuali — avute in questi anni, spesso schiette, a volte conflittuali, sempre preziose anche riguardo a spunti per letture, essendo io di tutt’altro settore.

 PP: Come vi siete conosciuti tu e gli altri redattori di “nabanassar”? Da che cosa è nato, poi, il desiderio di fondare il vostro sito: appunto “nabanassar.com”?

GC: Tra gli atti di un convegno organizzato nel 2001 dalla rivista “Atelier”, Angelo Rendo, che studiava a Pisa come me (lui lettere, io ingegneria), trovò il mio intervento, oltre al suo. Non lo conoscevo ma avevamo amici comuni e mi chiamò. Passammo qualche mese a parlare: due scemi a Pisa a concionare di versi, miserie e rivoluzioni, spulciando libri in Feltrinelli o seduti davanti alla Normale, in bar assurdi o sui lungarni. Ci si convinse della necessità di provare ad imprimere una svolta nel catatonico villaggio della poesia (che non ci piaceva e non ci piace tuttora in molte delle sue derive da industria culturale). Forte spinta, curiosità, apertura al dialogo, orizzontalità, messa in gioco di esperienze e scritture. Coinvolgemmo, tra gli altri autori agli atti in quel convegno, Martino Baldi, pistoiese di stanza a Firenze, desideroso di discutere di libri e di scritture col cuore in mano, con tenerezza e spietatezza, tutti insieme, per evitare imposizioni dall’alto; e Andrea Ponso, vicentino, curioso, timoroso, aperto, prudente, già ben formato come autore in proprio. Misi a frutto l’esperienza maturata a “Pseudolo” e partimmo col sito a fine 2002; da agosto 2003 siamo diventati .com, visti i riscontri e l’esigenza di semi-professionalizzare l’impegno. Ponso si è un po’ defilato ma sono entrati Gianluca D’Andrea, messinese, laureato con una tesi su: “Magrelli, poesia contemporanea e mondo informatico”; e Santi Spadaro, giovane studente di matematica a Catania, per nulla sprovveduto e autentico guastafeste del gruppo. L’alchimia regge, siamo contenti e ci completiamo bene, anche attraverso i blog che Martino, Gianluca e Santi curano autonomamente. Da poco abbiamo lanciato la versione inglese del sito e contiamo a medio termine di multimedializzarci (sognamo una radio in streaming, ci sto ragionando dal punto di vista tecnico e dei costi); siamo anche vicini al gruppo performativo/editoriale Ass Cult Press di Pistoia, al quale ci lega similarità di spirito e intenti.

Immagine articolo Fucine Mute

PP: Quali obiettivi si prefigge la vostra linea editoriale? Promuovere, ad esempio, gli autori emergenti? In che modo?

GC: Riporto dalla nostra prima newsletter, datata 20 febbraio 2003, anche per chiarire sul nome Nabanassar, che è quello di un antico re babilonese: “Crediamo occorra a noi trentenni uno spazio autonomo e non gerarchico di discussione / proposizione che consenta una vita “notturna” (altro dagli atti ufficiali della società-dei-poeti) della poesia. Il calendario babilonese, precedente quello giuliano (e quindi precedente tutto il sistema romano / giudaico-cristiano occidentale oggi in crisi anche in letteratura, si pensi a Beckett) si rifà al ciclo lunare: la poesia dei coetanei ci sembra generalmente più ombrosa che aperta. Il senso del sito è nella rete che vorremmo stabilire con chi sente, vive e lavora di letteratura con atteggiamento simile al nostro, come fossimo nodi interessati a fare relazione al di là delle istanze strettamente individuali. Quanto scritto esprime un pensiero mediato tra i quattro ragazzi finora coinvolti, è già un esito di rete. Ulteriori osservazioni sono gradite. Grazie. Nabanassar, redazione”. La partecipazione alle attività è aperta, non necessariamente generazionale, basta condividere spinta, metodo a staffetta (chi ha più spinta traina il prodotto) ed eticità di relazione: non ci piacciono i furbi; di tutto il resto si può e si deve parlare.

PP: Il vostro portale, come abbiamo appena visto, si dedica alla poesia con particolare impegno e passione. Ma si apre anche ad altri generi?

GC: Abbiamo inizialmente inserito alcuni dei dialoghi di preparazione al sito; dialoghi a due voci, a tre, a quattro; dialoghi tra animali, tra venditori ambulanti, trasfigurando noi stessi in personaggi letterari. In seguito abbiamo chiesto ad autori di nostro gradimento testi “in spinta” e vagliato autoproposte; non sono mancate aperture alla narrativa, interviste, interventi critici, semicritici, semiletterari, poesie visive. Il sito è, dal punto di vista tecnico, a metà strada tra una rivista cartacea trimestrale e un blog: aggiorniamo ogni due-tre settimane col meglio che si riesce a preparare, un occhio all’attualità, uno alla riflessione. Quello che più ci convince, si pubblica. Molto utile si è rivelato lo strumento forum: dai botta e risposta sono nati pezzi e collaborazioni, senza considerare che Gianluca D’Andrea e Santi Spadaro abbiamo cominciato a conoscerli ed apprezzarli lì. A settembre 2003 abbiamo realizzato, tramite Ass Cult Press, un ridotto cartaceo in forma teatrale (chiamato “nabanassar — atto unico”; accompagnato da una mia silloge, “aladar”, a sviluppare il carattere di uno dei personaggi) dei testi inseriti nei primi mesi di attività del sito, opportunamente ricombinati, e con quello ci siamo presentati al festival riccionese della giovane poesia italiana, del quale avete parlato nel n.57 di “Fucine Mute”. I riscontri sono stati positivi e incoraggianti, anche da parte critica, e stiamo cercando compagnie interessate a metterlo in scena: qualche contatto, ma finora nulla di concreto.

PP: Qual è il vostro concetto di poesia? E qual è la vostra opinione, in merito all’odierna situazione della poesia italiana?

GC: Caro Pietro, è assai difficile che cinque poeti si accordino su un concetto comune di poesia! C’è quello che la vede come “il modo di dire le cose / senza parole inutili”, chi “e l’io è terreo / quasi terreno / terribile e umido / unificante / e dormitorio”, uno afferma che “È questa lingua maledetta ad uccidermi. Lo capisci, Edmond? Almeno tu…” ; un altro “ho rivisto le bottiglie verdi e marroni, / le assi di legno, i fasci di giornali.”, uno ancora “Una fuga, / un’astrazione pura, / una semplice rivolta / comportano un peso. / Un lasciapassare / distrutto.”… insomma, siamo un gruppo eterogeneo per provenienza ed aspettative. Ci accomuna un intento non didascalico né pedagogico di libera sperimentazione di forme e contenuti nello spazio web; abbiamo una grossa conoscenza del novecento italiano e non ci convincono le polemiche di chi vorrebbe chiudere col secolo passato e/o ammazzare i padri: i padri vanno tollerati, se non si vuole rispettarli o amarli; ci sentiamo abbastanza forti da non temere di esserne divorati, né ci impressiona il loro potere. A volte riesco a dire che siamo liberi dal bisogno, specie in relazione ai tanti che si lagnano dell’odierno panorama nazionale: in poesia, l’evenienza editoriale è un falso problema, i testi di valore emergono indipendentemente dai giochi di società più o meno velati: il passaparola è più forte delle veline pubblicistiche e chi si occupa di poesia non è in genere disonesto, quando si trova a leggere un libro di valore nel chiuso della sua stanzetta. La forza della poesia è questa, e in questa c’è da avere fiducia.

Immagine articolo Fucine MutePP: Ritenete che attualmente nel nostro Paese si stia facendo abbastanza per scoprire e valorizzare i nuovi autori (poeti o narratori che siano)? Oppure si dovrebbe fare di più? E che cosa?

GC: Nuovi autori? Come già diceva Céline, ogni anno una leva di giovani autori; quanti saranno, centomila? Cinquecentomila? Ottocentomila? Cerco di articolare il discorso: fatto salvo il talento, che non è democratico, bisogna capire cosa questi nuovi autori cerchino: fare di se stessi nome da best seller? Impegnarsi in propositi e progetti di letteratura alta, guardando ai grandi della tradizione? Aprirsi un’occasione di vita alternativa a quella che conducono? Sono dell’opinione, e con me gli amici collaboratori a “nabanassar”, che chi ha davvero qualcosa da dire e da dare, non rimanga isolato; non tutti faranno carriere folgoranti e non tutti saranno accolti a braccia aperte, ma alla lunga il valore emerge; in questo il web aiuta, offrendo l’opportunità di rivolgersi tramite e-mail a persone qualificate, vuoi lo scrittore affermato che tiene un blog, vuoi le case editrici serie e le associazioni culturali nazionali che organizzano concorsi e incontri, vuoi i siti di letteratura gestiti da autori più o meno rilevanti. Il passo successivo, l’accesso alle case editrici, dipende da altri fattori, trattandosi di industria culturale e non di attività amatoriale o semiprofessionale. L’unico consiglio è: attenzione al sottobosco di chi chiede soldi per farvi pubblicare! Non vale quasi mai la pena, né appaga il narcisismo di chi scrive. Una buona gavetta dà più possibilità.

PP: Quali sono i vantaggi dell’editoria elettronica, rispetto a quella tradizionale (se ci sono)? Pensate che il web, in un futuro più o meno vicino, sia destinato a “trionfare” sulla carta stampata?

GC: Il panorama letterario italiano sul web si compone, ad oggi, di realtà eterogenee per modi, mezzi e qualità: portali istituzionali, siti di case editrici, comunità di internauti stabili e consolidate, siti amatoriali o semiprofessionali, blog. All’interno del nostro gruppo prevalgono due orientamenti: web come palestra in attesa di sbocchi cartacei; web come mezzo in sé nel quale fare scrittura. “Nabanassar” si rivolge a gruppi di persone dal rapporto professionale o semi-professionale con la scrittura, anche impegnate intellettualmente, soprattutto giovani; l’esperienza dei primi mesi ha avuto funzione non solo di vetrina e ricerca di aggregazioni compatibili, ma anche di vera e propria sperimentazione di un modo di fare letteratura molto orientato al “prodotto”: rapidi, mirati, frequenti scambi di e-mail trasformati poi in canovaccio teatrale, congiuntamente a testi canonici, in ossequio ad una idea di autore “spersonalizzato”, un’opera comune nella quale ognuno ha convogliato la propria spinta come in una simbolica staffetta. In questo senso, l’intento iniziale è stato pienamente realizzato e il risultato sintetico consiste nel ridotto teatrale cartaceo sopra menzionato. Discorsi più generali, di trend, non siamo in grado di farne: possiamo solo dire che i costi dell’attività su web sono minimi e la diffusione potenziale molto elevata; non ci sentiamo realizzati ma non siamo dispiaciuti di come vanno le cose: chi vogliamo ci legga, ci legge.

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PP: Che tipologie di lettori si “aggirano” oggigiorno nei siti letterari? Si differenziano, in qualche modo, da quelle “dedite” ai libri o volumi cartacei?

GC: Dati Eurisko del settembre 2003 stimano in circa dieci milioni gli italiani provvisti di accesso ad internet; di questi, il 30% è nella fascia 25-34 anni, il 20% nella fascia 18-24 e un altro 20% nella fascia 35-44. Di conseguenza, esiste una forte diversità tra lettore su carta e fruitore su web (già i termini lettore e fruitore rendono l’idea). Chi sta sul web per motivi letterari è tendenzialmente giovane, in cerca di contatti, bisognoso di autoaffermazione, più incline all’intrattenimento che a letture meditate. Questo tipo di utenza è difficilmente fidelizzabile, se non con grande sfoggio di effetti speciali o con l’estrema qualità delle proposte. Noi di “nabanassar” si cerca di stare su questo secondo versante, e non siamo i soli.

PP: Fra tutte le riviste (telematiche e cartacee) che ormai affollano il panorama letterario italiano, quali — secondo voi — sono degne di maggior attenzione?

GC: Di grande interesse per qualità e livello delle discussioni (e spesso delle polemiche…) ci sembrano alcuni blog collettivi o individuali: “Nazione Indiana” con A. Moresco, C. Benedetti, T. Scarpa e altri; “I Miserabili” di Giuseppe Genna; “giuliomozzi” dell’omonimo scrittore patavino. Tra le riviste cartacee con sito web: “Maltese Narrazioni” di Marco Drago; “Atelier” da Borgomanero (NO). E ovviamente le specialità della casa: i blog “marziller”, “magma”, “gnommero” e il sito del gruppo editorial/performativo “Ass Cult Press” di Pistoia. Ma, per cominciare, passate su “nabanassar”; vi aspettiamo!

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