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Void of Silence: “Human Antithesis”

coverVoglio cominciare con un’ammissione di colpa: sono anni che millanto che Baudelaire sia il mio poeta preferito, e non mi sono accorto che “CXVIII”, l’ultimo, atroce e rabbioso pezzo di “Human Antithesis” dei Void of Silence, altro non è che la rilettura della centodiciottesima poesia di quell’immortale capolavoro dal titolo “Les fleurs du mal”. Altro motivo d’onta per me: la poesia in questione, “Le reniement de Saint Pierre”, viene subito prima di “Abel et Caïn”, una delle mie favorite. Più interessante della mia vergogna è ricordare che la sezione de “Les fleurs du mal” alla quale appartengono questi versi (insieme a “Les litanies de Satan”) è quella che ha contribuito alla leggenda nera del francese e alla sua fama di cantore del peccato e del satanismo: si chiama “Révolte”, e rappresenta il momento dell’opera nel quale egli si convince dell’assurdità del Creato, arrivando, di fatto, alla bestemmia. Forse da questo prende le mosse “l’antitesi umana” del disco, il paradosso della nostra condizione: imploriamo un dio (non fa differenza se è quello cristiano o quello islamico) del tutto disinteressato, comme un tyrane gorgé de viande et vins (1) dice Baudelaire, il quale lascia affogare i suoi figli, la razza di Caino, in quel mare di sangue che è la nostra epoca.
Ignaro dell’origine di quell’ultima traccia, tra l’altro, avevo pensato di iniziare la recensione citando proprio Baudelaire e i suoi versi dedicati allo spleen, perché una delle sensazioni che si prova ascoltando i Void of Silence è esattamente quella di trovarci sotto un cielo che bas et lourd pèse comme un couvercle (2). Forse è la lunghezza dei pezzi o la dilatazione del tempo che inducono, forse è il suono soffocante della chitarra di Ivan a evocare tutto questo; non per niente il primo paragone musicale potrebbe essere fatto con generi come il doom, e, senza scomodare certi Black Sabbath, non sarebbe sbagliato cercare similitudini con band come Esoteric (un grazie a Mauro Berchi che me li ha fatti conoscere) o i primi MonumentuM. Va detto però che una delle doti dei Void of Silence è la personalità. Si possono certamente rintracciare le loro origini musicali, si può ancora dire che, oltre al doom, Riccardo Conforti abbia assorbito e fatta sua l’ambient dolente e malata di band come Raison d’être o Megaptera, ma si deve soprattutto sottolineare come “Human Antithesis” sia un nuovo e diverso “fiore” nato da tutto questo “male”. Si sta poi parlando del terzo album di un gruppo, quello che di solito è decisivo nel dimostrarne la maturità, e basta ascoltare la prima traccia per convincersi che il metal sia sempre stato accompagnato da tastiere violacee, percussioni industriali e campionamenti disturbanti.

Riccardo ConfortiSono proprio i campionamenti uno dei punti di forza dell’album. Per questi ultimi, i Void of Silence attingono a quello che sembra il loro archivio personale, ovvero l’Istituto Luce. Infatti, se di assurdità della condizione umana si deve parlare, e se la guerra è il nocciolo di questa assurdità, allora niente è meglio che tornare al nostro Novecento e alla sua più grande tragedia, ovvero l’epoca dei totalitarismi, della quale i cupi e grigi audiovisivi dell’Istituto sono i tragici documenti. Ecco che certi discorsi e comunicati del recente passato, una volta gettati nel buio opprimente della musica, perdono parte del loro significato per i contemporanei e giungono alle nostre orecchie in tutta la loro oramai riconosciuta drammaticità. è indubbio che il postmoderno gioco di citazioni che la band attua mediante i samples sia uno dei principali motivi d’interesse del disco, anche se si tratta di un lavoro che, prima di colpire il cervello, prende i polmoni, attraverso una prolungata e angosciante stretta sonora.
“Human Antithesis” non è però monocromatico. Ci sono momenti nei quali si rialza la testa, e, per assurdo, come nel breve intermezzo della terza traccia, attimi nei quali emerge un bisogno del sacro, ma, come ha detto Ivan in sede d’intervista, fa tutto parte del “conflitto”, parola chiave per i Void of Silence. La speranza non è sempre vinta, perché c’è la possibilità della rivolta.
Sarebbe facilissimo immaginare questa band all’opera con qualche colonna sonora, associare la loro musica unicamente a delle immagini rovinate, ma c’è anche il nuovo cantante Alan, che con la sua interpretazione contribuisce a mio avviso a caricare di pathos le canzoni. Però, e non certo per colpa sua, non mi stupirei se qualcuno dicesse che in dischi come questo la voce risulti talvolta di troppo. Va detto comunque che la presenza del cantante potrebbe contribuire a rendere meno ostico un album che merita di raggiungere il maggior numero di persone possibile. Non c’è infatti niente qui che possa far parlare di scelte commerciali.

Tutto “Human Antithesis” è il rigurgito nichilista di ragazzi disgustati da un mondo ou l’action n’est pas soeur du rêve (3).

(1) CXVIII. Le reniement de Saint Pierre, da Charles Baudelaire, Les fleurs du mal.
(2) LXXVIII. Spleen, da Charles Baudelaire, Les fleurs du mal.
(3) CXVIII. Le reniement de Saint Pierre, da Charles Baudelaire, Les fleurs du mal.

Tracklist


I. Human Antithesis
II. Grey Horizon (M.P.H. MMIII)
III: Untitled
IV. To a Sickly Child
V. Dark Static Moments
VI. CXVIII


www.voidofsilence.com: mp3, bio, pics


Intervista ai Void of Silence

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