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Cinema

Eterio Ortega Santillana

Gli altri prigionieri dei Paesi Baschi

Immagine articolo Fucine MuteXenia Docio Altuna (XD): Eterio Ortega Santillana è un regista spagnolo laureato in Belle Arti. Ha lavorato come scultore e ha girato numerosi documentari. Nel 2001 ha realizzato il suo primo lungometraggio, Asesinato en Febrero, e adesso al festival di San Sebastian presenta, nella sezione Zabaltegui, il suo ultimo film Perseguidos. Vorrei che mi parlasse dei suoi inizi nel mondo del cinema, del suo lavoro come scultore e di com’è avvenuto il passaggio verso il cinema.

Eterio Ortega Santillana (EO): Non c’è stato nessun passaggio, perché ho sempre conciliato entrambe le cose. È una questione di tempo. Quando ho del tempo libero per più di un fine settimana, allora lo dedico alla scultura. Di solito la mia professione è il cinema o la realizzazione di documentari, è ciò di cui vivo.

XD: Qual è stata la motivazione che l’ha spinta a trattare un argomento così difficile?

EO: Per noi, purtroppo, questa è una realtà quotidiana: per chi vive nei Paesi Baschi è una storia familiare. Poi è un po’ legata ad altri miei lavori come Asesinato en Febrero, dove si parlava della violenza, ma non era forse ancora il momento di affrontare delle persone minacciate. Poi è nata la possibilità di poterlo fare. In realtà, era un’idea a cui pensavo da tempo: non sai mai quando nascono i film, ad un certo punto vengono fuori e si portano avanti.

XD: Avete avuto dei problemi mentre giravate il film, siete stati ostacolati in qualche modo?

EO: No, per me i problemi sono dentro il film. Si può pensare che il toccare questi argomenti può portare dei guai. Io credo invece che i problemi ci siano solo se sei veramente capace di raccontare ciò che vuoi raccontare. Chiaramente lavorare con persone minacciate è stata un’esperienza completamente diversa perché dovevano nascondere la propria identità, e perché a volte bisognava girare in posti a rischio. Ma da loro abbiamo ricevuto una collaborazione e dedizione totale. Alla fine, nasce sempre un bel rapporto con chi lavoro: non è soltanto una relazione professionale, è più un’amicizia che si crea durante il film e continua anche dopo.

XD: Mi ha colpito la fotografia del film, che stupisce con delle immagini molto colorate, piene di vita, con tanta natura, mentre l’argomento trattato è molto difficile.

EO: Ci sono due motivi. A me piace tanto il ruolo che la natura ha nelle persone, perché credo che siamo parte di ciò che ci circonda. In qualche modo questo ambiente ci segna. La natura è quindi sempre molto presente nei miei film.
D’altra parte ho voluto mostrare la realtà di un paese che è veramente bello, con paesaggi meravigliosi, un posto dove si vive bene, con un’alta qualità della vita, nel quale la gente è ammirevole. Allo stesso tempo tutto ciò convive con una cosa così terribile come il terrorismo. Volevo porre l’accento su questo contrasto.

XD: In questo festival abbiamo visto numerosi documentari. Sembra che negli ultimi tempi ci sia una tendenza nel mostrare degli argomenti d’attualità attraverso il documentario piuttosto che con la fiction. Ha notato anche lei questa tendenza?

EO: Non lo so. Credo che i registi o il pubblico medio non amino molto i documentari, ma secondo me questo genere è molto potente perché è ancora vivo, fresco. È un genere nel quale si può ancora esperimentare e creare nuove cose e inoltre è più libero a causa del suo formato e del suo costo. Lo definirei come aria pulita paragonato ai prodotti del cinema contemporaneo. Il documentario di oggigiorno è in realtà molto vicino alla fiction, e allo stesso modo ci sono alcuni elementi della fiction contaminati dal documentario.
Io amo i documentari e cerco di farli con molta fiction, realizzando così una storia di fantasia interpretata da personaggi reali. Amo il cinema che ha un qualcosa del documentario che credo sia poi un bel momento a livello creativo.

Immagine articolo Fucine Mute

XD: Com’è stata, da quello che ha visto finora, la reazione del pubblico al suo film?

EO: Ieri è stata molto buona, veramente. Era la prima, anche se il film era pronto già da un po’ di tempo. Si aspetta sempre questo momento: il confronto col pubblico. Il destinatario finale di ogni opera d’arte è lo spettatore, è lì che finisce il processo di ciò che è un film o una scultura. Qui a San Sebastian la reazione è stata piuttosto buona, ora non resta che vedere quello che dirà il pubblico di altri posti.
Credo che la gente si stupisca a vedere questa realtà, qui nei Paesi Baschi. La possono vedere tutti i giorni nella vita reale e di colpo scoprono in questi due personaggi cose che non conoscevano. Resta  qualcosa che è qui, con cui convivere: sono i nostri vicini, sono persone che in continuazione vediamo passeggiare per le vie, ma della cui vita non riusciamo ad immaginare. Il film mostra tutto questo e quindi è stata come una rivelazione per tanti.

XD: Forse ci sono alcune persone che preferirebbero non conoscere questa realtà. È più facile chiudere gli occhi e non vederlo, non provare ad immaginare come può essere.

EO: Sì, ma questa realtà è lì ed è molto difficile non vederla. Forse ci si può abituare a vederla, ma non vederla è impossibile. Se fai un giro per San Sebastian e guardi con attenzione, potrai vedere persone normali che in realtà fanno parte di una scorta che protegge altre persone. È qualcosa che è molto presente.
Per fortuna non è il miglior momento per questo terrorismo, per fortuna. Ma il pericolo è sempre lì. In qualsiasi momento può esserci un altro attentato, un altro assassinio. Ci sono persone che vivono permanentemente con l’angoscia che questo possa succedere, ed è terribile. Probabilmente la cosa peggiore per una persona minacciata è l’effetto che tutto ciò ha sulla sua famiglia. Distrugge la famiglia, la convivenza. Credo sia l’effetto più negativo della minaccia.

XD: Ha qualche progetto in mente?

EO: Ho sempre tre o quattro progetti nel cassetto. Alcuni li porto avanti ed altri li abbandono col tempo: cose che sembravano buone dopo non lo sono più. Di solito scelgo quei progetti che resistono nel cassetto al passo del tempo. Per il momento ho qualche sceneggiatura ancora da finire, e spero di portarne qualcuna a termine.

XD: Il film sarà sugli schermi europei?

Immagine articolo Fucine MuteEO: Penso di sì. Asesinato en Febrero è stato nelle sale cinematografiche francesi per quasi un anno, e si è visto anche in diversi festival. Pur essendo un documentario — dobbiamo riconoscere come non sia il genere più popolare — ha comunque attirato l’interesse di tanto pubblico. Speriamo vada così anche con questo film. Ieri una signora australiana mi ha regalato un libro che ha scritto dopo aver visto Asesinato en Febrero: non l’avrei mai immaginato! Mi ha molto stupito.
Altrimenti dedicherò un po’ di tempo alla scultura, perché ho voglia di rimettermi a lavorare in quel campo, con materiali pesanti come il ferro.

XD: Quali scultori baschi le piacciono?

EO: Tanti scultori. Io ho preso tanto da Chillida, anche a livello personale. Con lui ho avuto un rapporto molto buono. Anni fa ho fatto dei documentari su degli scultori e uno di questi era Chillida; credo sia stato l’ultimo documentario che ha fatto. Ma ho anche lavorato con Oteiza, per tanto tempo. In generale tutta la scultura basca ha avuto una ripercussione importante a livello internazionale. Ci sono artisti molto interessanti come Peio Birazu, Txomin Badiola, quelli che chiamano i neocostruttivisti.

Perseguidos


Regia: Eterio Ortega Santillana
Sceneggiatura: Elías Querejeta
Produzione: Elías Querejeta P.C. S.L. Maestro Vassalle
Fotografia: Daniel Salas
Montaggio: Domingo Paulogorrán
Musica: Angel Illarramendi
Durata: 86’
Anno: 2004


Sono Anonimi, nessuno li conosce. Persino nell’ambiente a loro più vicino, certi sguardi li evitano. Non parlano con nessuno. Fin dal momento in cui partono da casa la mattina, quando percorrono la strada verso il lavoro, si fanno accompagnare da due guardie del corpo. Alla fine della giornata lavorativa, varcano l’uscio delle loro abitazioni e salutano le persone che proteggono la loro vita. Cinque personaggi anonimi. Le loro vite, brevi in certi casi, lunghe in altri. I loro familiari, i loro ricordi, i loro sogni. La terribile esperienza di vivere perseguitati.

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