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Fumetto

Batman: la maschera (I)

La maschera da pipistrello

Immagine articolo Fucine MuteLa maggior parte dei supereroi e dei supervillain porta una maschera, tanto che il pubblico dei lettori è assolutamente assuefatto all’idea che prima di compiere qualsiasi impresa ogni personaggio, positivo o negativo che sia, si travesta. L’espediente è anzi assolutamente necessario, come si vede bene tanto in “Batman: Anno Uno” quanto nella Saga. In Anno Uno il primo tentativo di Wayne (ancora in abiti civili) di affrontare il crimine fallisce miseramente, proprio perché viene scambiato per un pericolo e attaccato da coloro che cercava di salvare. È però nella Saga che traspare con assoluta chiarezza come il potere dell’eroe sia legato alla sua apparenza. Quando Batman viene sconfitto, egli cede il proprio costume ad Azrael. Questi vi apporta progressivamente una serie di modifiche, fino a trasformarlo in una sorta di corazza impenetrabile e dotata di armi di offesa particolarmente temibili. L’irrigidimento del costume avviene parallelamente all’aumento della forza e della spietatezza di Azrael, che acquista una capacità d’azione via via maggiore e una determinazione crescente. Nel frattempo Bruce ritorna in azione, ma ammantandosi con una tutina (abbastanza ridicola) che richiama l’immagine tradizionale del ninja. Solo al momento del confronto con Azrael veste nuovamente i panni di Batman, eliminando il proprio alter ego e ristabilendo dunque l’unicità della propria identità.

Nel mondo dei supereroi vi sono alcune importanti eccezioni, o forse sarebbe meglio dire “inversioni”, alla regola della maschera.
Se ci si muove nell’Universo Marvel, si incontrano alcuni personaggi il cui doppio è poco più che un cliché narrativo: I Fantastici Quattro e gli X-Men, per esempio, che pur esibendo nomi di battaglia non hanno una vera e propria identità segreta. Non a caso, generalmente non si mascherano, anche se in azione indossano un costume, o meglio un’uniforme, come fa notare Spiderman (“The Amazing SpiderMan” n. 38, febbraio 2002).
Per quanto riguarda l’Universo DC è possibile richiamarsi a due esempi di facile riconoscibilità: Superman e Wonder Woman. Entrambi sono alieni al mondo terrestre e i loro poteri sono innati e connaturati al loro non essere umani. In quanto tali, essi si travestono quando sono civili, mentre rivelano il loro vero essere liberandosi dei vestiti e degli occhiali e mutandosi in eroi. In altre parole, se Bruce Wayne ha come falsa identità Batman, Superman ha come falsa identità Clark Kent e, come fa giustamente notare Eco, Kent rappresenta il modo in cui Superman vede gli uomini. I suoi difetti, la sua apparente codardia, la sua debolezza, la sua goffaggine hanno per Superman un valore mimetico e gli consentono di mescolarsi agli umani, nello stesso modo in cui la falsificazione della voce e l’aria minacciosa permettono a Wayne di inserirsi nell’enclave dei supereroi.

Immagine articolo Fucine MuteMi si permetta ad ogni modo di offrire una lettura personale differente e, a mio avviso, più intrigante.
La mia impressione è che sotto questo aspetto Batman e Superman non differiscano (ma il discorso fatto poc’anzi vale per gli altri eroi). Secondo me Bruce Wayne è una copertura per la vera personalità, che è Batman, ma in un senso più raffinato rispetto a quanto avviene a Superman. Bruce Wayne è morto nel momento stesso in cui sono morti i suoi genitori: è morto nell’anima. Quella stessa notte il bambino giura a se stesso che avrebbe vendicato la loro morte combattendo tutti i criminali. Ne risulta che egli si trasforma giovanissimo in giustiziere, e che di Batman negli anni della maturazione gli manca solo il costume. La maschera sarebbe allora l’ultimo elemento di una personalità che di fatto era subentrata fin dall’infanzia, ne rappresenta la fisicità, la pelle. Nella maggior parte delle sue apparizioni pubbliche (ma non in tutte) Bruce Wayne si comporta da play boy superficiale e vanesio, ma questa personalità è labile e contraddittoria (allo stesso tempo, infatti, egli si dedica a numerose opere di carità), in altre parole totalmente fittizia. Spiderman, per proporre un controesempio noto a tutti, rimane sempre la stessa persona: con o senza il costume, è coerente. Batman, invece, finge di essere Wayne, più o meno come Superman finge di essere Kent. Wayne si deve sforzare di non essere Batman, deve ordinare a se stesso di simulare, anche in situazioni in cui gli sarebbe utile sfoderare la propria forza. Con o senza maschera, egli è Batman: la sua intera vita è dedicata a un solo scopo e impegnata in un allenamento continuo, in uno sforzo per migliorare. Ancora: l’Uomo Ragno riesce a sposarsi, anche se poi il suo matrimonio va in crisi. Ogni volta che Bruce si avvicina a una donna, invece, finisce inevitabilmente per causarne l’allontanamento. Questo perché egli è sempre Batman, è sempre vigile, è sempre impegnato, è sempre psicotico, è sempre mono-orientato verso il suo scopo di giustizia. Superman riesce a condurre una vita relativamente normale, primo perché altrimenti non sarebbe Superman, secondo perché non è un pazzo. Batman, invece, è una personalità instabile che si regge su un equilibrio basato sull’ossessione della violenza. Un uomo così non può avere un’esistenza ordinaria. Un uomo così non può che essere un eroe tout court.

Una conferma di questo principio giunge in anni recenti: Bruce Wayne acquista una propria credibilità quando si candida come sindaco di Gotham e quando, più tardi, riesce a ottenere dal governo i fondi per ricostruire la città distrutta dal terremoto. In pratica, cioè, non quando si dedica a se stesso, come tutti gli altri supereroi con superpoteri, ma quando insiste, sebbene in altra veste, nel provvedere ai bisogni della propria città.
Un’altra conferma è invece indiretta. I personaggi secondari che ruotano attorno ai supereroi normalmente non hanno poteri e non compiono imprese straordinarie. La povera zia May dell’Uomo Ragno è una vecchietta che rappresenta il lato umano e familiare dell’eroe. Alfred e Robin, invece, sono veri e propri supereroi, come si è visto. Tutto il mondo batmaniano sembra dunque essere orientato verso il perseguimento dello scopo della giustizia, senza eccezioni, e sembra essere esclusa ogni possibilità di vita normale, ogni possibilità di un Bruce Wayne.

Perché una maschera

All’interno dei fumetti i personaggi più diversi giustificano il ricorso a una maschera adducendo a se stessi il pretesto che si tratta di un modo per proteggere la loro vera identità, ma il lettore non dovrebbe farsi ingannare da questa spiegazione. Gli appassionati di fumetti raramente ci pensano, perché hanno attivato un processo di sospensione della credibilità (lo stesso che ci permette di vedere un film di arti marziali senza stupirci che i lottatori possano continuare a colpirsi senza mai ferirsi o stancarsi). Mi è capitato però di discutere di supereroi con individui estranei al mondo dei comix, e uno dei rilievi più frequenti riguarda proprio il fatto che le loro maschere non possono impedirne la riconoscibilità. Tradizionalmente Superman agisce a viso scoperto e per trasformarsi in Clark Kent si infila un paio di occhiali (!), dietro ai quali neppure Lois Lane può ravvisare i tratti del suo familiarissimo eroe. Robin indossa una visierina minimalista che gli copre dagli zigomi alle sopracciglia: probabilmente otterrebbe un effetto maggiore se si truccasse pesantemente come fanno alcune donne, ma incredibilmente neppure la sua fidanzata lo riconosce.

Immagine articolo Fucine MuteSi può obiettare che per altri eroi la maschera ne copra davvero l’identità: Spiderman e Daredevil, per esempio, vestono dei costumini integrali. Eppure questi non riescono a impedire che proprio i più cattivi, come il Goblin, Venom o King Pin (arcinemico di Devil) scoprano i loro nomi di battesimo, con tanto di indirizzo, professione e numero di conto in banca.
È evidente che il costume ha ben altro valore, ma solo Batman lo sottolinea: egli decide consciamente di mascherarsi per impaurire gli avversari. Si è visto come in realtà questo sia il sistema migliore per crearsi dei nemici, perché laddove esiste un Batman esiste anche la sua nemesi.
Anche i cattivi troverebbero forse più pratico agire nell’ombra, senza rivelarsi, senza attirare l’attenzione sul loro operato nefasto, ma nessuno di loro si comporta nel modo più razionale. Perché?
La risposta sta nel fatto che la maschera costituisce la trasposizione grafica della doppia identità che i personaggi assumono. Nella maggior parte dei comix essa non ha un particolare significato psicologico: costituisce solamente l’autorizzazione all’uso dei superpoteri o, in senso più radicale, al ricorso alla violenza. Superman, l’Uomo Ragno, Devil, etc. non possono entrare in azione se prima non vestono il proprio costume. Non essendo autorizzati a ricorrere alla violenza, ma rimanendo anzi, in quanto vigilantes, dei fuorilegge, essi vestono un costume, che è davvero un’uniforme, più o meno come l’uniforme dei poliziotti o dei militari. Questa è la ragione per cui anche i Fantastici Quattro o gli X-Men ne indossano una quando vanno in missione.

Nell’epopea batmaniana, però, la maschera assume fisiologicamete e costantemente un valore ben più profondo. Non conosco altre testate che attribuiscano tanto valore alla maschera, se non forse Hulk. Essa corrisponde qui a una diversa personalità, nascosta fino al momento di indossare il costume e che d’improvviso trova liberazione e soverchia letteralmente quella ufficiale. In questo modo la persona non è più se stessa, è un altro (addirittura cambia nome o, nel caso del gigante verde, forma), e in quanto tale si percepisce autorizzato a compiere azioni che il proprio io sociale mai gli avrebbe permesso di mettere in pratica. L’altro ha la possibilità di concretizzare le fantasie di onnipotenza e i desideri repressi dell’io sociale, normalmente castrato psicologicamente, offeso in qualche modo, in ogni caso represso e frustrato. La maschera ha dunque una funzione eminentemente simbolica, in quanto apre a una nuova identificazione il suo portatore. Quest’ultima avviene sia da parte degli altri (il costume di pipistrello viene riconosciuto dalla gente) sia da parte del mascherato stesso (Bruce Wayne è letteralmente impossibilitato ad agire come Batman senza il costume).

Si è detto che Wayne è sempre Batman. Il costume, tuttavia, provoca una modificazione semantica: Bruce è un uomo spaventato dai suoi incubi, Batman è la risposta reattiva a quegli incubi; Bruce è afflitto da un senso di impotenza e, in quanto tale,è un perdente, Batman incarna la capacità di cambiare gli eventi, e in quanto tale è un vincente; entrambi, comunque, sono schiacciati dal senso del dovere, che li accomuna e ne allinea l’azione.

Bisogna notare che le due personalità sono entrambe false, in qualche modo: Bruce di fatto è costretto a mostrarsi per quel che non è, cioè un superficiale. Batman a sua volta è un idealista, ma è costretto ad apparire duro, relativamente spietato, e a incutere sempre solo timore. In entrambi i casi non riesce a emergere il lato umano, la parte di normalità, quella che vorrebbe delle sicurezze, una famiglia, dei figli. Bruce e Batman si bilanciano anche nella loro capacità di trovare tutto ciò: Bruce ha avuto Vicky e Shondra, Batman ha Talia, Poison Ivy e Catwoman (anche se quest’ultima, in anni recenti, ha cominciato ad amoreggiare occasionalmente con Nightwing, il quale però è innamorato della Cacciatrice…); Bruce ha Alfred, ma Batman ha Robin; Bruce ha Villa Wayne, Batman la Batcaverna, etc.

Immagine articolo Fucine MutePer quanto riguarda gli altri personaggi, Robin e Nightwing sono paragonabili all’Uomo Ragno: ragazzini che agiscono responsabilmente ma incoscientemente, preoccupandosi del bene altrui ma inebriati dall’adrenalina che si scarica quando sono in azione. La maschera è puramente funzionale, il comportamento non cambia. Quanto detto su Batman, però, è applicabile perfettamente alla maggior parte dei suoi arcinemici, come vedremo meglio nel prossimo articolo. Questo dato conduce alla conferma di quanto più volte ribadito: la differenza tra Batman e i suoi villain è molto sottile. Il primo agisce orientato nel senso del bene, che in Batman significa, parafrasando, la sicurezza della collettività, mentre i secondi agiscono con fine egoistico a discapito della collettività.

Riassumendo, si è visto come: a) la maschera ufficialmente celi l’identità del giustiziere; b) senza una maschera il giustiziere non sia autorizzato ad agire come tale; c) la maschera, paradossalmente, conferisca riconoscibilità al giustiziere, trasformandolo in un simbolo; d) la maschera attribuisca potere a chi la porta.
Per concludere, è necessario rilevare un ultimo dato: la maschera da sola non è sufficiente a conferire uno status al personaggio. Occorre che il simbolo sia associato a una serie di imprese, ovvero, sono la frequentazione, la ripetizione, l’associazione del simbolo al suo significato a far sì che il giustiziere venga identificato come tale e non come una minaccia.

Ancora una volta, Anno Uno e la Saga offrono degli esempi per chiarire questo concetto. In Anno Uno un Batman alle sue prime apparizioni viene considerato un criminale alla stregua di quelli che egli voleva combattere, a tal punto che la polizia gli spara addosso, costringendolo a trincerarsi in un vecchio edificio abbandonato. Sarà proprio la sua fuga spettacolare a contribuire a costruirne il mito. Nella Saga, invece, Azrael veste inizialmente lo stesso costume di Batman, ma viene immediatamente riconosciuto come diverso: Gordon e Catwoman in particolare sospettano fin dal principio che dietro alla maschera si celi un’altra persona. Riconoscono infatti il modo di agire differente. Nel frattempo Bruce Wayne cerca di affrontare le proprie paure, ma non osa indossare nuovamente il suo tradizionale costume fino a che non si sente pronto per la prova finale: il confronto con un Azrael superpotente. Quando, al termine della Saga, Bruce riprende definitivamente il manto, lo modifica rendendolo più scuro e tenebroso. Egli stesso, infatti, è cambiato dentro, ha compreso un aspetto importante dei propri limiti e della propria vulnerabilità.
Nel fumetto in esame, dunque, maschera e carattere del personaggio sono strettamente legati. Non si tratta di un semplice habitus grafico, come in quasi tutte le altre testate, ma di una visualizzazione dell’interiorità del protagonista. Una visualizzazione molto efficace.

Commenti

Un commento a “Batman: la maschera (I)”

  1. Buonisssimo il tuo articolo, mi è piacuto tantissimo!!

    Di Fernando | 28 Ottobre 2016, 22:21

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