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Fumetto

Death di Neil Gaiman

Una dark lady ci salverà…

Immagine articolo Fucine MuteIl personaggio di Death apparve per la prima volta nel 1989 su Sandman, la famosa serie fantasy che aveva portato alla fama mondiale il suo creatore, Neil Gaiman. Death, la Morte, venne proposta ai lettori come la radiosa controparte di Morfeo, il triste, pallido creatore di sogni.
I due fanno parte della famiglia degli Eterni, formata da sette entità che impersonano i loro rispettivi reami: Sogno, Disperazione, Desiderio, Destino, Delirio, Distruzione, Morte (da notare che nella versione originale americana tutti i loro nomi inizino per “D”). Essi non sono propriamente degli dei, ma le personificazioni di questi concetti. In quella prima storia (“il suono delle ali” pubblicata su Sandman #8) Sandman rifletteva con Death sul fatto di esser tornato in possesso del suo regno in seguito ad una grave crisi. I suoi problemi gli avevano fornito un obiettivo, ma adesso che si erano risolti, non aveva più scopi nella propria esistenza. Death allora citò Mary Poppins facendo scomparire la tristezza del fratello e risollevandogli il morale dal suo auto-compatimento. Ella, inoltre, gli permise di accompagnarla nel recupero delle anime dei morti e gli mostrò come fosse semplice trarre soddisfazione dalla propria “routine” quotidiana.
“Il suono delle ali” ha reso immediatamente il personaggio di Death più popolare dello stesso protagonista della serie che l’ospitava ed è stata annoverata dai lettori come la più bella storia di Sandman mai pubblicata. Claire Danes (Romeo+Giulietta) nella sua prefazione al secondo volume monografico Death: Il grande momento della tua vita la definì così: “Death ha il corpo di una modella, gli abiti di un poeta e il sorriso dell’amica del cuore. Indossa un cappello a cilindro tanto per, porta una collana con l’ankh per il potere e un grande ombrello nero per viaggiare nelle terre senza sole. Chissà che profumo ha? Sono sicura che è fresco e pulito e la sua risata dev’essere argentina o forse è calorosa e sommessa, ma, comunque sia, Death ride davvero tanto”
Per la gioia dei suoi fan Death riapparve in Sandman #12 “Uomini di buona sorte” dove si scopre che Death non prende sempre il suo lavoro con la massima severità. Difatti, ascoltando le chiacchiere di un soldato (Hob Gadling) che sosteneva che il proprio rifiuto categorico di morire lo avrebbe tenuto sempre in vita, Death, divertita da tanta impertinenza, gli donò l’immortalità.
La successiva apparizione di quest’entità con l’aspetto di una giovane dark-lady è in Sandman #20 che narra la tragica storia di una donna prigioniera della vita a causa di un artefatto magica che l’ha tramutata in una super-eroina che non può morire. Ovviamente Death prova pietà per il suo destino e l’aiuta a trovare una soluzione.
Le storie sopraccitate sono state tradotte in italiano e pubblicate nei volumi Casa di bambola, preludi notturni e le terre del sogno. Da Sandman #20 le apparizioni di Death si susseguirono su quasi ogni numero della serie del “fratello”. Il successo di pubblico ha spinto la DC comics a pubblicare due miniserie a lei dedicate nella linea Vertigo (edite in Italia dalla Magic Press ne “il corvo presenta” e, in seguito, sotto forma di volumi monografici): Death: l’alto costo della vita e Death: il grande momento della tua vita.

Il primo volume, Death: l’alto costo della vita, è stato disegnato da Chris Bachalo ed inchiostrato da Mark Buckingham su testi di Neil Gaiman nel 1993. La storia tratta con toni lievi temi come il suicidio, l’amicizia, la vita e, ovviamente, la Morte. Il protagonista della vicenda è Sexton Furnival, un ragazzo “comune” con una difficile situazione familiare alle spalle.
Il giovane apre il sipario scrivendo una lettera: “…È tutto inutile, ci ho riflettuto in lungo ed in largo. Credo di essere cresciuto abbastanza e di sapere cosa voglio. Ho sedici anni, quasi sedici e mezzo. E cosa ho per cui valga la pena campare? Innanzi tutto non sono innamorato.
Ad essere sincero credo che l’amore sia un’enorme cazzata. Non penso che esista qualcuno che ami veramente un’altra persona. Il massimo che si può provare è arrapamento; paura e arrapamento, così quando incontri qualcuno che ti fa arrapare mentre il mondo fuori ti spaventa, decidi di mettertici insieme e poi lo chiami amore.
Secondo, non odio nessuno. Cioè, conosco una stramaledetta quantità di coglioni. Ma dopotutto sono soltanto dei coglioni. (…) E per finire non ho un amico fidato. Forse penserete che tutto questo non sia particolarmente interessante, che non sia una ragione valida per farla finita (…), ma vi sbagliate (…). È veramente tutto inutile. E quando tutto è inutile, tanto vale essere morto.
(…) Ho letto da qualche parte che le lettere di chi si suicida sono richieste d’aiuto. Non questa. La mia è un atto di fede, o meglio di sfiducia, perché non c’è niente tra le cazzate degli adulti in cui riesco a credere”.

Sexton salva la sua lettera d’addio nel computer, esce dall’appartamento in cui vive con la madre, ma prima di andarsene saluta il ragazzo handicappato sul corridoio del pianerottolo. Il dialogo che il giovane intrattiene con la madre del giovane cerebroleso mostra la bravura di Gaiman nel condensare in poche vignette e con toni lievi un drammatico fatalismo che invita il lettore a riflettere:

Sig. Ling: “Billy, non dare fastidio”
Sexton: “Non si preoccupi signora Ling.”
L: “Continuo a dirgli di non mettersi qui fuori nel corridoio, ma è che alle volte si annoia”
S: “Sì, so come ci si sente. Arrivederci, Ciao, Billy.”

Immagine articolo Fucine MuteIn seguito l’aspirante suicida si reca in una discarica, ma scivola su un cumulo di rifiuti e finisce intrappolato sotto un frigorifero. E qui fa la sua comparsa Death, che aiuta Sexton a liberarsi e lo invita a casa propria con la scusa di cucirgli i pantaloni. Didi (così si fa chiamare la nostra Dark-lady) in poche pagine si rivela un personaggio fuori dal comune, capace di sorprendersi per la gustosa sensazione di addentare una mela e, nel contempo, di mostrare una dolce indifferenza nei confronti del senso “vago e retrospettivo ” dell’esistenza umana.
Gaiman, come trapela da un’analisi approfondita del testo, basa la sua storia sulla leggenda che vedrebbe la Morte, per un giorno ogni cento anni, farsi donna in carne ed ossa per provare la sensazione della vita.
Così Didi rivela innocentemente (ma senza ingenuità) a Sexton di essere la morte in persona e di trovarsi al mondo da poche ore, ma questi, incredulo, si limita a dirle che “ci va giù pesante con la droga” ed esce dal suo appartamento. Non appena il ragazzo varca la soglia del palazzo, viene aggredito da Mad Hettie, una burbera strega di 250 anni che gli punta alla gola una bottiglia rotta e gli ordina di condurlo da Death se gli è cara la vita.
La vecchia donna si fa promettere da Didi di ritrovarle il cuore e la ragazza, indossato il suo cappello nero, inizia la ricerca. Sexton decide inconsciamente di seguire la giovane amica, anche se in un primo tempo si mostra restio a voler continuare a frequentare “una sciroccata”. Di fatto l’interferenza di quella ragazza un po’ pazza nei suoi propositi suicidi, gli ha donato una nuova curiosità nei confronti del proprio futuro. A questo punto ha inizio il viaggio di formazione dei due protagonisti lungo le strade di New York.
La loro prima tappa è un locale in cui si sta esibendo Foxglove, la protagonista del secondo volume di Death, una cantautrice dai testi profondi e malinconici. Qui incontrano anche Hazel, la sua amante, una donna incinta nel grande momento della sua vita.
La storia prosegue e la notte regala a Didi e Sexton forti emozioni. Difatti un anziano e malvagio mistico invia un proprio scagnozzo a rubare l’Ankh di Death (un monile che la ragazza porta al collo e che simboleggia il suo potere) e, a missione compiuta, non esita ad ucciderlo. Didi viene turbata dall’avvenimento e permette al mistico di andarsene, mentre lei accompagna nel trapasso il suo assalitore.
Rabbia, tristezza, paura. Death in poche ore prova un’intera gamma d’emozioni mostrando la propria sensibilità di fronte agli aspetti drammatici dell’esistenza umana. Sexton e Didi porteranno a termine la missione affidata loro da Mad Hettie e concluderanno il loro viaggio di fronte ad una fontana dove la ragazza segnerà la fine della sua esperienza nel mondo dei mortali.

L’esperienza della Morte come compagna di una notte ha generato in Sexton un nuovo valore della vita. “Forse era davvero la morte” dice al suo amico Billy, mentre gli spinge la sedia a rotelle lungo il corridoio, “voglio dire, sarebbe bello se la morte fosse qualcuno e non semplicemente il niente o il dolore o il buio. E sarebbe veramente bello se la morte fosse qualcuno come Didi. Una persona divertente, piacevole e carina. E magari anche un po’ pazza. Vorrei tanto rivederla. Vorrei che non fosse morta, ma se questo volesse dire morire… be’ forse potrei aspettare ancora un po’”.
Ma ciò che rasenta la poesia è sicuramente il dialogo dell’anima di Didi con l’entità di Death (una sorta di monologo interiore tra due persone distinte):

Death: “Così è finita.”
Didi: “Sì”
Death: “Com’è stato?”
Didi: “Oh, è stato meraviglioso, era pieno di gente. Ho respirato e mangiato e… un mucchio di altre cose. Avrei voluto che durasse in eterno, avrei voluto che non finisse così”
Death: “C’è sempre una fine, è per questo che è così bello”

Da queste parole trapela chiaramente il profondo messaggio che Gaiman vuole dare al lettore con quest’opera: Sentire una canzone, prendere un taxi, mangiare un panino sono eventi quotidiani, quasi automatici, ma che, nell’ottica dell’autore, si caricano di un significato enorme nella loro semplicità. Questi gesti caratterizzano la nostra esistenza rendendola unica. Vivere in maniera consapevole ogni propria emozione, ogni sensazione, apprezzandole come un dono raro è l’unico modo di gustare a fondo quell’esperienza fantastica che è la vita.
Ogni personaggio, da Sexton a Mad Hettie cerca qualcosa, ed è emblematico come solo Death riesca a soddisfare tutti quanti. È evidente come l’accurata caratterizzazione psicologica e simbolica dei personaggi sia destinata ad offrire più livelli di lettura oltre a quello della storia in sé. Il fatto che Sexton decide di accompagnare Didi può essere considerato come la presa di coscienza dell’individuo che prima o dopo morirà, cioè che la Morte convive con noi ogni giorno della nostra vita (“cotidie mori” diceva Seneca) e questa consapevolezza genera una nuova ottica, forse più responsabile, nei confronti di tutti gli aspetti dell’esistenza.

Immagine articolo Fucine MuteIl secondo volume, Death: il grande momento della tua vita, è stato realizzato dallo stesso team di autori nel 1997. Questa volta il tema centrale delle vicende è il binomio Amore-Morte, ma la figura di Death come entità fisica ha un ruolo secondario. Difatti la storia è incentrata sugli effetti che causa la sua presenza.
I protagonisti sono Hazel e Foxglove ed i fatti si svolgono pochi anni dopo l’incontro con Didi e Sexton in quel bar di New York dov’era avvenuto l’incontro con Hazel ancora incinta. Foxglove ormai è una cantante di successo e gli impegni la tengono lontana dalla sua amante anche per lunghi periodi. La donna sta vivendo un periodo di crisi: è stanca di nascondere la propria omosessualità e crede di non amare più Hazel, anche se è rosa dai sensi di colpa per averla tradita con altre donne. Hazel vive in una villa a Los Angeles acquistata da Foxy con il figlio Alvie, ma comprendiamo subito che qualcosa nell’equilibrio delle loro vite si è alterato, quando la donna corre fuori di casa sotto la pioggia stringendo fra le mani il cadavere di suo figlio, mentre Death, coperta dal suo ombrello nero assiste impassibile alla scena.
Andando avanti nella storia comprendiamo che Hazel aveva stretto un patto con Death per permettere ad Alvie di vivere ancora qualche giorno dopo la morte e di scambiare la sua vita con un’altra. Death aveva accettato, ma dopo il tempo stabilito è tornata a reclamare quanto le era dovuto. Inizia così un viaggio metafisico nel regno della Morte con Hazel che racconta alla sua oscura accompagnatrice le vicende di quegli anni, di quanto fosse tutto così bello prima che il successo di Foxglove intaccasse il loro amore e la fama la portasse via da lei.
Nel frattempo Foxy è salita su un aereo privato per tornare a L.A. piantando il suo tour promozionale. La accompagnano Boris, la sua guardia del corpo, padre, manager e analista e Vito, un modello buddista. Quando lo strano trio giunge nella villa, Foxglove esegue un rito magico che permette loro di entrare nel regno di Morte, in cui si realizzerà la drammatica conclusione.
In queste circostanze Gaiman offre al lettore un nuovo messaggio, ancora più profondo di quello donato ai lettori nel primo volume, e lo fa con le parole di Hazel:

Foxglove: ”Ho detto che credo di non amarti”
Hazel: “Lo so. E mi hai seguito nella morte, perché io avevo bisogno di te. Cosa credi che sia l’amore?”

Gaiman ha l’abilità di condurre il lettore con grazia all’interno delle proprie favole, creando un universo fantastico ma verosimile, “concreto”. I personaggi da lui creati sono innanzitutto uomini e non ci sono falsi moralismi nel narrare le loro vicende.
Per questo Gaiman riesce a toccare temi come la dipendenza dalla droga, la fine di un amore, l’omosessualità, il suicidio e la morte con leggerezza, quasi con dolcezza, senza appesantire la trama, ma facendo apparire questi “problemi” come semplici aspetti dell’esistenza umana. La visione offerta al lettore è quella che viviamo nel migliore dei mondi possibili, nonostante le sue profonde contraddizioni.
Un altro particolare da notare è il legame che si stabilisce tra i vari personaggi, così diversi, eppure accomunati da un unico elemento, la Morte. Anche in quest’occasione, però, la presa di coscienza da parte dei vari protagonisti della vicenda che prima o dopo vedranno la fine dei loro giorni, genera in loro una nuova visione della vita, permettendogli di riscoprire valori semplici ma fondamentali, come l’amore, che avevano trascurato per rincorrere i nuovi modelli di un mondo che li aveva progressivamente disumanizzati rendendoli ingranaggi di una società votata al successo e alla ricchezza.

Mark Buckingham, inglese, inizia la sua carriera professionale come animatore per gli Ardman Animation Studios, anche se il suo primo amore sono i fumetti. Dopo una laurea in design alla Staffordshire University, Buckingham inizia una collaborazione continuativa con la casa editrice americana Vertigo, per cui lavora principalmente come inchiostratore. Per alcuni anni, Mark presta le chine a titoli come Hellblazer, Sandman, Shade, the Changing Man, e soprattutto Death: The High Cost of Living (testi di Neil Gaiman), che segna l’inizio di una prolifica e acclamata collaborazione artistica col disegnatore Chris Bachalo. L’influenza di Bachalo cambia totalmente l’approccio grafico di Buckingham, che anni dopo sostituirà proprio il popolare disegnatore nel corso di Death: The Time of Your Life. Il sodalizio con Gaiman porta Buckingham a disegnare il fumetto di culto MiracleMan (Eclipse Books), in particolare l’osannato ciclo The Golden Age. Nel 1993, dopo il Ghost Rider Annual (sempre disegnato da Bachalo), Buckingham ottiene il posto di inchiostratore sulla serie Ghost Rider 2099, inchiostrando Bachalo per i primi tre numeri, e poi successivamente disegnando interamente il numero 5 della serie. Durante la parentesi alla Marvel, Buckingham inchiostra il best seller Generation X (con Bachalo alle matite), disegna un ciclo di Doctor Strange e ricopre il posto di disegnatore completo per la serie Peter Parker: Spider-Man, su testi dello scrittore Paul Jenkins. Attualmente Buckingham è al lavoro sulla pluripremiata testata Fables (Vertigo), su testi del quotato scrittore Bill Willingham.


Chris Bachalo è nato a Portage la Prairie in Canada. Dopo aver frequentato il Cal State Long Beach College creò il suo primo fumetto di 16 pagine che, però venne rifiutato da molte case editrici. Sei mesi dopo la sua carriera di disegnatore di fumetti ha inizio con la richiesta di realizzare le matite Shade su sceneggiatura di Peter Milligan. In attesa di ricevere la storia contribuì ai disegni del numero 12 di Sandman. Da lì la sua carriera è in ascesa: ha realizzato le due miniserie di Death, Generation x e X-men per la Marvel, Witching hour e molti altri lavori che gli hanno donato fama internazionale. Attualmente sta lavorando alla serie Steampunk


Neil Gaiman – Nato nel 1960 a Portchester in Inghilterra , padre di 3 figli, comincia la sua carriera come giornalista. Scrive racconti di fantascienza per riviste erotiche e sceneggiature per fumetti. Ottiene la consacrazione come sceneggiatore di fumetti grazie a Sandman, noto personaggio della linea Vertigo, sotto-etichetta della DC comics. Sandman vinse anche un importante premio letterario. Il suo ultimo lavoro è 1602 per la Marvel. I fumetti di Sandman, e gran parte di quelli di Gaiman, sono editi, in Italia dalla Magic Press, che ha anche edito una delle sue opere preferite: Mr.Punch, realizzata con Dave McKean. Gaiman ha scritto anche romanzi, sceneggiature televisive, favole e storie per l’infanzia (da segnalare I Lupi nei Muri, recentemente pubblicato anche in Italia), drammi radiofonici e testi per canzoni. Tra i suoi romanzi si ricordano Neverwhere, nato come serie televisiva, edito in Italia da Fanucci con il titolo di Nessun Dove, e Stardust, anche questo uscito per la Magic. Molte delle sue storie brevi sono state raccolte in Smoke and Mirrors: Short Stories and Illusions. Il suo ultimo romanzo, American Gods, è stato pubblicato da Mondadori. Da segnalare anche la sua collaborazione con il musicista Alice Cooper, per il quale ha scritto il concept album The Last Temptation (di cui esiste anche un adattamento a fumetti della Marvel). Il suo ultimo lavoro è 1602, fumetto scritto per la Marvel Comics (edito in Italia in volumi distribuiti nelle fumetterie dalla Panini) e disegnato da Andy Kubert, in cui riscrive l’intero universo Marvel, ma ambientandolo nell’anno 1602.

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