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Cinema

Slavko Stimac

Dove trionfa l’umanità

Immagine articolo Fucine MuteHa ritrovato i toni e la forza dei primi film Emir Kusturica nel suo ultimo lavoro La vita è un miracolo: il binomio amore-guerra regna armoniosamente in una storia ambientata nel recente conflitto dei Balcani. Ritmo, ironia, eccessi, fantasia, poesia per smorzare i contorni inevitabilmente drammatici che il tema bellico impone. Bellissimi paesaggi, musiche travolgenti, straordinari animali, attori intensi. Su tutti il protagonista, Slavko Stimac, al suo terzo film diretto da Kusturica, che abbiamo intervistato.

Corrado Premuda (CP): Slavko Stimac protagonista dell’ultimo film di Emir Kusturica La vita è un miracolo che ha aperto l’ultima edizione del Trieste Film Festival: vorrei sapere com’è lavorare con Kusturica, questo è il terzo film che lei gira con lui…

Slavko Stimac (SS): Lavorare con Emir è un po’ più intenso che lavorare con la maggior parte dei registi. Lui è un uomo che cerca sempre di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato. Questo film è molto più lungo dei suoi precedenti ma io conosco Emir da parecchio tempo e per me è facile lavorare con lui, anche perché lui è molto comunicativo, quindi è facile comprendersi a vicenda, e penso che questa sia la cosa migliore a cui si possa aspirare girando un film.

CP: Come dirige Kusturica i suoi attori? Come lavora con loro?

SS: In modo estremamente sensibile. È molto coinvolto e aperto ai suggerimenti, e ama esplorare. Per esempio possiamo girare una scena, facendo alcune riprese buone, e lui dice: “Ci siamo! Ma adesso giriamo ancora qualche scena, magari verrà fuori qualcosa d’imprevisto…” Devo dire che lavorare con Emir è davvero una bella esperienza.

CP: Come è stato per lei recitare in questo film che parla di guerra? Si tratta di una realtà che lei ha in parte vissuto. Che rapporto c’è tra la finzione della storia e la vera guerra nei Balcani?

SS: Non ho mai conosciuto la reale situazione della guerra, dal momento che da quando scoppiò io non sono mai stato in quelle regioni balcaniche. Per quanto mi riguarda ho vissuto la guerra dalla televisione e ne ho parlato con persone che l’hanno vissuta sulla propria pelle. È stato duro e doloroso. Sono cresciuto in un paese, e poi ad un tratto le persone di quel paese hanno iniziato a uccidersi a vicenda e nessuno sa esattamente neanche adesso il perché. È qualcosa di astratto, qualcosa nato dalla propaganda organizzata dell’odio. Questo è il modo in cui vanno le cose, con la politica a livelli alti coinvolta nella vicenda. Noi sappiamo tutto ciò, ma quello che preoccupa è il destino delle famiglie, della gente, è una situazione che potrebbe succedere a chiunque, in ogni paese, in ogni epoca. È stato davvero tremendo ed è pericoloso fare qualsiasi tipo di tentativo dal punto di vista politico perché non c’è posto per questo. Noi tutti sappiamo che il novantacinque per cento della gente che soffre nel mondo è completamente innocente. Ci sono alcune eccezioni, alcune persone malate, ma in generale la gente è sempre la stessa, certo con piccole differenze nei caratteri, nella cultura.
Con questo film abbiamo provato a raccontare una storia in cui la guerra sta sullo sfondo, l’attenzione è puntata sul destino di un uomo, di una famiglia e sulle cose che succedono loro a causa della guerra, qualcosa che non avevano immaginato, a cui non avevano mai pensato.
Sto parlando di persone innocenti come la ragazza che s’innamora del nemico, anch’essa è una vittima innocente.

CP: Lei è padre nel film La vita è un miracolo ed è padre anche nella realtà. L’ha aiutato il fatto di avere un figlio nel momento in cui cominciava ad interpretare questo ruolo?

SS: Certamente. L’esperienza di essere padre, o madre, è molto speciale. L’ispirazione per il personaggio è venuta proprio da lì ed è stata la parte più facile per me.

Immagine articolo Fucine Mute

CP: Un’ultima domanda. Ci racconti qualcosa del cinema americano: lei ha girato alcuni film fuori dall’Europa, con produzioni diverse da quelle europee. La situazione negli Stati Uniti è diversa…

SS: In America ho preso parte ad alcuni film, ma non è molto importante. Negli anni Settanta ho recitato in un film di Sam Peckinpah, un grande regista. Quel film è stato girato non lontano da qui, in Istria, in Slovenia e in alcune parti dell’Inghilterra.
Questa è stata la mia esperienza di una grande produzione, con attori come James Coburn, James Mason, Maximilian Schell, David Warner e lo stesso Peckinpah, cioè quelli che hanno fatto davvero la storia del cinema. È stata l’esperienza giusta arrivata nel momento giusto, quando ero un ragazzo in modo da non mistificare niente a riguardo. Oramai tutti facciamo film allo stesso modo, possiamo avere grandi budget o piccoli budget, ma il modo in cui i film sono fatti è suppergiù lo stesso.

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