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Batman: il tema del giustiziere (I)

La legittimità dei giustizieri

Immagine articolo Fucine MuteIl “giustiziere” è, secondo lo Zingarelli, un carnefice, un esecutore di condanne capitali o, arcaicamente, un giudice. Nei fumetti giustiziere diviene però sinonimo di “vigilante”, ovvero colui che esercita funzioni di controllo e mantenimento dell’ordine pubblico senza appartenere a un ordine di polizia statale.

Uno dei pilastri legislativi degli Stati di diritto consiste nell’affidamento, da parte del cittadino nei confronti dell’autorità pubblica, della soluzione delle controversie violente. Nessun cittadino è autorizzato a farsi giustizia da solo. Si tratterebbe, infatti, di uno scavalcamento del potere giudiziario, il quale, se reiterato, porterebbe a una situazione di generale anarchia e, in definitiva, di assenza di potere, di vuoto nella presenza dello Stato.
I diversi Stati occidentali interpretano questo principio in maniera differente. Nell’America bigotta e puritana, patria di Batman e forte di un sistema di diritto assai discutibile (si pensi alle giurie nei processi, eredità britannica, o all’uso dei precedenti per la valutazione dei casi) vige il principio per cui il cittadino è autorizzato a difendersi da solo e a difendere la propria famiglia e la propria proprietà privata, anche in modo sproporzionato rispetto all’offesa. Se, dunque, io entrassi nel giardino di un americano, ufficialmente egli sarebbe autorizzato a spararmi addosso (non credo tuttavia che egli sia autorizzato ad arrecarmi danno fino a che non si dimostri che io ero lì per arrecarne a lui… un’altra delle mille contraddizioni americane). In altri termini, il concetto di difesa personale negli Stati Uniti risulta molto più ampio che nei Paesi europei. Questo concetto, tuttavia, non accetta in alcun caso l’esistenza dei giustizieri.
Il giustiziere scavalca la legge in vari modi: primo, per antonomasia non si limita a difendersi, dunque non può appellarsi a casi di legittima difesa, gli unici nei quali sia ammesso che il comune cittadino arrechi offesa; secondo, egli ricorre alla violenza, contrapponendosi al principio quasi universale per cui lo Stato, attraverso i suoi organi di polizia e militari, ha il monopolio della violenza; terzo, si autoproclama giudice, negando alla vittima il diritto a un processo; quarto, sovverte l’ordine giudiziario definito, privando indirettamente lo Stato della propria autorità e configurando le premesse per una crisi di potere; quinto, sempre indirettamente istiga altri all’emulazione e allo scavalcamento delle vie legali per la soluzione delle controversie — uno scenario ammissibile solo in presenza di uno Stato estremamente debole, incapace di assicurare ai propri cittadini sicurezza e pace. Non è un caso, infatti, che Batman sia nato negli anni ’30, quando il gangsterismo appariva come una piaga insolubile, al pari della Mafia in Italia.

Come si vede, l’idea stessa di giustiziere dovrebbe essere avversata in ogni sua forma, e molto probabilmente in Italia lo sarebbe, nonostante l’attuale inefficacia dell’azione delle forze di polizia contro la piccola criminalità (furti soprattutto). Gli Stati Uniti, comunque, vanno fieri della loro storia e del loro patrimonio culturale (forse perché particolarmente scarso). Vi è una generale tendenza all’esaltazione della violenza, come dimostra il cinema (si pensi alla mitizzazione della conquista dell’Ovest, per esempio). Anche nell’epoca presente vige l’idea che, se lo Stato non è in grado di proteggere il cittadino, questi ha il diritto di assicurarsi giustizia da solo, anche ricorrendo all’attacco (il quale, si sa, è la miglior difesa). Il successo di film come “Il giustiziere della notte” è sintomatico del pensiero di molti americani, probabilmente una buona metà dell’elettorato (questa stima è frutto di una stima del tutto personale; purtroppo non sono in grado di suffragarla con dati statistici). Non si può dimenticare, infatti, che negli Stati Uniti la legge biblica dell’occhio per occhio, dente per dente trova ancora moltissimi sostenitori.

Immagine articolo Fucine MuteLa nascita dei giustizieri viene sempre fatta risalire a eventi particolarmente traumatici, normalmente lo sterminio della famiglia (Batman, Mad Max, Il giustiziere della notte, The Punisher, etc.). La realtà, però, sembra essere ben diversa dal mito. Il ricorso alla violenza avviene normalmente in difesa della proprietà privata: nei piccoli supermercati cittadini, per esempio, in cui il gestore può scegliere di sparare al rapinatore in reazione alla sua aggressione. La presenza di un torto irreparabile all’origine del giustiziere è dunque necessaria a giustificare un modus operandi che piace a molti, che sembra essere il più facile in molte condizioni, che dà molta soddisfazione (“l’ho ucciso con le mie mani”), ma che nella società contemporanea si scontra con i principi del diritto e non può che essere riconosciuto illegittimo.

Il torto originario, tuttavia, non è sufficiente a giustificare l’esistenza del giustiziere. Occorre un altro elemento: il male deve essere completo e incurabile. Dal secondo conflitto mondiale a oggi, gli U.S.A. sono stati impegnati, direttamente e indirettamente, in un numero impressionante di conflitti, in Indocina, in Sudamerica, nell’Africa nera, in Medio Oriente. In seguito alla fine della guerra fredda, l’establishment americano si è affrettato a trovare un nuovo nemico ideologico, un nuovo loro da contrapporre al noi: hanno avuto gioco facile nell’identificarlo con l’Islam radicale. In altre parole, il potere americano, superata la dottrina Monroe (“L’America agli americani”) sembra aver bisogno di un nemico. E la società intera è modellata su quest’idea, che contrappone i buoni ai cattivi, i nordisti agli indiani, gli abolizionisti agli schiavisti, i liberatori agli oppressori, i capitalisti ai comunisti, l’Occidente all’Oriente, i Cristiani ai Musulmani, etc.
Tutte le storie che vedono i giustizieri per protagonisti adottano questa visione manichea della vita: i cattivi sono cattivi totali e irredimibili, e vanno puniti con la morte; i buoni sono buoni totali, e assurgono a veri e propri dèi vendicatori (come il Dio ebraico, biblico), che giudicano, sentenziano e colpiscono.

Riassumendo, la posizione dei giustizieri appare terribilmente delicata. Da un lato essi incarnano il desiderio di onnipotenza di ognuno di noi — lo stesso desiderio vendicativo che porta il bambino sgridato o punito a desiderare la morte dei genitori o a pensare “ti farò vedere io!”. Dall’altro, essi vanno contro la legge, perché nessuno li ha investiti dell’autorità per fare quello che fanno e perché la loro azione può provocare seri danni ai singoli e al tessuto sociale in generale — e i bambini, crescendo, imparano che la disciplina è necessaria e che permette agli individui di convivere ordinatamente (non a caso il crimine fa parte di quei comportamenti individuati come “devianza”).
È significativo richiamare l’esempio dell’ultimo film di animazione della Disney, “The Incredibles” (a mio parere bellissimo). In esso i supereroi sono costretti a ritirarsi perché i cittadini, a un certo punto, si sentono insicuri di fronte a queste devianze rispetto all’ordine sociale costituito. L’evento scatenante la crisi è il salvataggio da parte di Mister Incredible (!) di un aspirante suicida, il quale ricorre contro di lui in tribunale perché riteneva violato il proprio diritto di scegliere come morire. Estrapolando,si potrebbe affermare per estensione che la società pretende il diritto di essere imperfetta e di convivere con la propria imperfezione, anche fino al suicidio civile; i prodi e i virtuosi raramente sono ben accetti. Nessuno è perfetto, e tutti sopportiamo la nostra limitatezza perché coscienti che non esiste l’uomo senza macchia. Nella realtà i supereroi non potrebbero mai esistere. Forse verrebbero linciati.

Batman come giustiziere

È ora necessario analizzare le figure dei supereroi per determinarne la corrispondenza con il prototipo del giustiziere descritto. Da testata a testata si notano delle differenze profonde, ma si rilevano subito alcuni dati: solo molto raramente il male è davvero descritto come assoluto, e ancor più raramente l’eroe uccide (come in “The Punisher”).
Generalmente i giustizieri dei fumetti sono ben anomali. Gli eroi della Marvel, per esempio, non scelgono di avere dei superpoteri, se ne ritrovano investiti, e decidono di usarli a fin di bene, contrapponendosi ad antieroi che invece decidono di usare le loro (super)capacità per scopi personali non proprio puliti. Superman compie una scelta più ragionata, in quanto è il classico boy scout, il bravo ragazzo quasi asessuato che “dà il buon esempio”. I supereroi hanno la tendenza a difendere il pianeta da superminacce che solo essi possono sventare. In questo senso non sono dei veri e propri giustizieri. Non perseguono coscientemente lo scopo di ripulire il mondo dal crimine, ma rispondono ai pericoli, prestando il loro servizio.
Batman, invece, non avendo poteri sceglie un cammino di perfezionamento al fine di riparare al torto originario subito. In questo si comporta come un giustiziere, un supergiustiziere: egli lotta contro la propria umanità e la rinnega in nome di uno scopo che egli considera più elevato e a cui dedica l’intera esistenza. Vi sono anche per Batman, tuttavia, delle stranezze.

Immagine articolo Fucine MuteQuasi tutte le testate, e sempre più in epoca moderna, si allontanano dall’idea di giustiziere attraverso la rappresentazione del male. Come si è visto, si tende a giustificare l’operato dei malvagi attribuendo loro un passato difficile. In Batman questa operazione è portata ai suoi estremi, e la pazzia di molti criminali costituisce un’ulteriore attenuante. Questo significa che il male nei fumetti, pur essendo totale e assoluto, pur costituendo il termine di una contrapposizione manichea costante e immutabile, può essere compreso e sconfitto su un piano sociale attraverso l’educazione e il miglioramento delle condizioni di vita. Batman lo sa bene, e prova pena per gli abitanti dei quartieri poveri come per i pazzoidi che si ritrova a combattere. Anche se Wayne non è in grado di formulare un’azione di aiuto sociale, egli sa benissimo che la vera battaglia si combatte su quel piano, non per le strade, e per questo finanzia le iniziative di recupero dei ragazzi. Batman si considera un soldato: si è affidato da solo la missione. Tuttavia sa che oltre il campo di battaglia, nelle sfere della politica, si decide il destino degli eserciti e delle popolazioni per i quali essi lottano. Egli non è capace di un progetto e lascia ad altri questo compito (per esempio ritirando la propria candidatura a sindaco ma appoggiando quella di un candidato progressista), ma sa che la violenza, di per se stessa, isolata, non è sufficiente a vincere la guerra che egli ha intrapreso. Batman si è dato il compito di limitare i danni di una guerra che va di gran lunga al di là delle sue abilità, un compito spossante e frustrante.

Batman, dunque, comprende il dramma dei criminali che affronta, anche se, correttamente, non lo giustifica. Egli, infatti, ha dovuto sostenere il peso di un torto originario di portata assai maggiore di quello subito dalla maggior parte dei suoi avversari, ma non per questo si è dato al crimine. Nella Saga, per esempio, Batman afferma, riferendosi all’Incendiario: “Un’infanzia torturata non è una scusa per convertirsi in un mostro. Lo so.” (Batman n° 496, edizione americana). Vi è una sorta di tristezza priva di rassegnazione nell’approccio di Batman alla sua opera di contenimento del crimine: sa che il male è inevitabile, ma gli è impossibile smettere di combatterlo; sa che tornerà, che si riprodurrà, ma allo stesso tempo sa che non può eliminarne fisicamente i prodotti, perché essi sono solo la conseguenza di un male più profondo, quello sociale, quello delle difficoltà della convivenza civile. I criminali sono la manifestazione di un problema più radicale: sarebbe inutile ucciderli, perché se ne formerebbero altri; sarebbe persino ingiusto, perché essi sono il prodotto della stessa società che ha creato Batman. Tim Burton, nel suo magistrale film “Batman”, fa dire all’eroe che si rivolge al Joker: “Tu mi hai creato”. Batman sa infatti di essere pericolosamente simile e vicino a coloro contro cui combatte, ed è costretto a un continuo sforzo di contro-identificazione: egli deve lottare per il bene per non cadere nel male a propria volta, deve continuare ad agire secondo i propri principi virtuosi per non diventare un criminale a propria volta. Le modalità dell’uso della violenza sono in questo senso particolarmente importanti.

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