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Fumetto

I manga per chi non ha mai letto un manga

Immagine articolo Fucine MuteChi frequenta le librerie specializzate in fumetti sa bene che nella maggior parte di esse almeno un’intera parete è dedicata ai manga: schiere fittissime di volumetti che a prima vista sembrano tutti uguali e lungo le quali l’occhio scorre senza riuscire a focalizzare un oggetto preciso.
Se, come me, siete appassionati di ben altro tipo di fumetti e vi siete sempre rifiutati di avvicinarvi a questa produzione tipicamente giapponese, questo articolo potrebbe introdurvi in un mondo che, contrariamente a quanto io stesso pensavo, merita di essere esplorato. Ho visionato alcune decine di titoli, e ne ho selezionati alcuni secondo criteri (del tutto personali) come la qualità del disegno e la qualità delle storie.
Per orientarsi nell’universo manga, tuttavia, sono necessarie alcune coordinate introduttive.

Cos’è un manga

La parola “manga” significa “immagini in movimento”. In Giappone, molto meno in Italia, singoli episodi di titoli diversi vengono pubblicati su albi dal formato simile a quello dei comics americani, pensati per essere consumati e gettati via dopo la lettura. Quando un titolo ha successo, gli episodi vengono raccolti in una serie, composta da un numero variabile di volumetti più piccoli, e il cui numero di uscite va da due a diverse decine.

Come si sceglie un manga

L’aspetto più importante da tenere presente quando ci si avvicina ai manga è che ognuno di essi si rivolge specificatamente a un pubblico di una determinata fascia di età. Ci sono serie dedicate ai bambini, altre rivolte ai preadolescenti, altre rivolte ai ragazzi, altre ancora per adulti. Se si decide di avvicinarsi agli scaffali repleti di album dai titoli strani, è importante essere consigliati dal libraio sulle serie più adatte a noi in base all’età e in base ai nostri gusti in fatto di genere.
I manga, infatti, offrono una scelta impressionante per quanto riguarda i tipi di storie: dalla fantascienza al poliziesco, dal fantastico al romantico, dalle storie di samurai alle saghe famigliari, dal comico all’erotico.
A volte le trovate degli sceneggiatori sono davvero improbabili: in “Anatolia Story”, uno shoho manga (ovvero per adolescenti) che si trascina avanti per ben 28 numeri, una ragazzina giapponese si ritrova per magia nell’impero hittita del XIV secolo a.C., e lì vive una serie di altrettanto improbabili avventure, in amorosa compagnia del principe locale, tra caste nudità e una velata sensualità adattissima a stuzzicare le 15enni.

Manga e cultura giapponese

Immagine articolo Fucine MuteEssendo il manga un classico prodotto commerciale giapponese, esso è intriso di cultura nipponica. Non mi riferisco solo alle liceali con l’uniforme o alle ragazze in kimono: nella maggior parte dei manga traspaiono alcuni principi dell’etica giapponese, la nota etica del samurai, quali il rigido concetto di onore, la violenza efferata e definitiva ai danni dell’avversario e l’idea della morte come purificazione che riporta l’ordine e risolve i torti. In alcuni manga si ritrovano valori più moderni, come per esempio un feroce arrivismo, frutto del dopoguerra giapponese e del senso di rivalsa in seguito alla sconfitta bellica (ne è un esempio perfetto la serie “Tetsuwan Girl”, nella quale, attraverso la metafora del baseball, è inscenata una vera e propria lotta tra giapponesi e americani; più che per la trama, consiglio questa serie per gli ottimi disegni, che caratterizzano in modo incisivo i vari personaggi).
Un aspetto che nei manga rimane a metà tra oriente e occidente è la visione dell’individualismo. Se nella società occidentale, e in particolare negli Stati Uniti, l’emblema del successo è incarnato da un singolo che, partendo dal nulla, diviene un eroe (si pensi a Superman, che da ragazzotto della campagna americana diviene giornalista nella grande Metropolis, o a Batman, che con la sola forza di volontà si trasforma in un paladino della giustizia), nella cultura asiatica è dato molto più valore alla collettività, all’interno della quale il singolo è un ingranaggio che deve ruotare perfettamente per il buon funzionamento del sistema nel suo complesso. Il successo personale non è visto positivamente in quanto tale: il talento è riconosciuto solo se utile per la comunità nell’insieme.
L’eroe dei manga è sempre condizionato da questa profonda differenza. Non solo è sempre affiancato da personaggi che non sono semplici comprimari, bensì formano con lui una squadra, ma soprattutto la sua azione è volta al mantenimento dell’ordine sociale.

Non ci si faccia ingannare, pertanto, dai personaggi disegnati con tratti occidentali, come nei cartoni animati: il manga, per quanto ne rappresenti una versione edulcorata, per quanto pensato anche per un pubblico occidentale, è un’espressione della mentalità giapponese.
Per questa ragione è sempre opportuno sfogliare il manga prima di acquistarlo. Il pericolo maggiore è di incappare in scene di violenza, anche molto cruente, nelle quali i comics o la produzione italiana e francese raramente indulgono. Sconsiglio vivamente, tra l’altro, l’acquisto degli albi più violenti: normalmente l’impianto narrativo di queste serie è del tutto insufficiente — in altre parole, la trama è quasi inesistente e serve solo a supportare le scene di omicidio, stupro, etc.
Se proprio siete appassionati di azione, dovreste rivolgere la vostra attenzione ai manga di fantascienza, tra i quali si riscontrano serie eccellenti e idee davvero innovative.

Disegno e impaginazione

La lettura dei manga procede da destra a sinistra: ci si abitua in un paio di pagine e assolutamente non costituisce un problema.

La maggior parte dei manga è in bianco e nero. Alcuni presentano poche pagine a colori, ma si tratta di eccezioni. Anche per gli amanti delle chine, questo si rivela essere un vantaggio solo in casi rari. È un pregio laddove il disegno è molto particolare e rivela una maestria nei tratti, perché offre tavole che sono capolavori del chiaroscuro, ma è uno svantaggio perché il formato dei manga rende la lettura molto complicata. Soprattutto laddove il disegno è molto denso e ricco di particolari, spesso la scorrevolezza viene meno e si perdono dettagli — a volte davvero un peccato. Per questa ragione molti disegnatori optano per un tratto pulito, essenziale, senza orpelli — aspetto, però, che riduce l’attrattività e il fascino del fumetto.
In generale, comunque, i disegni cambiano molto da serie a serie, mostrando una grande libertà espressiva ed enormi differenze nelle capacità individuali. Deludente è invece la carta usata, quasi sempre riciclata e comunque di bassa qualità, come avviene per quasi tutto il fumetto privo di colore. D’altra parte questo aspetto riflette la natura del manga: un prodotto ad alto consumo e di facile e rapida realizzazione, non un’edizione per collezionisti.

Dal punto di vista grafico, a me sono piaciuti molto: “Hellsangels”, un fumetto di genere fantastico del quale non ho capito molto bene la trama, ma la cui rappresentazione favolistica dei personaggi affascina; ”Guyver” e “Zetman”, due serie di fantascienza dal tratto molto differente, ma in entrambi i casi particolarmente intenso; “Jiraishin”, un poliziesco un po’ violento, molto incisivo; “King of bandit Jing”, tremendamente originale e l’unico che io abbia visto in cui si faccia uno smaccato uso del computer.
Lasciano invece molto a desiderare le serie più popolari e commerciali, che probabilmente vengono prodotte più in fretta, come per esempio “Gundam”, o come “Sei il mio cucciolo”, in cui l’attenzione è completamente focalizzata sulla storia anziché sul disegno.

Le storie

Immagine articolo Fucine MuteMi permetto ora di consigliare qualche titolo, non senza aver chiarito che la selezione che segue è frutto del puro gusto personale.
Una delle serie più famose nel mondo dei manga, meritatamente premiatissima, è “Lone wolf and Cub”, che narra le vicende di un samurai senza padrone che viaggia per il Giappone con il proprio figlio lattante. Scritto per un pubblico adulto, è un fumetto d’avventura con alcuni spunti originali, come appunto il fatto che il samurai affronti le situazioni più pericolose sempre con il figlio.
Per gli appassionati della fantascienza e i nostalgici dei cartoni animati di robot, ci sono le serie di “Gundam”, interessanti perché non si limitano a raccontare in ogni episodio un singolo scontro tra mostri meccanici, bensì costruiscono una vicenda complessa che si sviluppa numero dopo numero.
Tra le serie ambientate in mondi fantastici, “King of bandit Jing” si distingue per le ambientazioni (è descritta, per esempio, una città in cui tutti gli edifici sono strumenti musicali), mentre fra i molteplici titoli a sfondo romantico spicca “Sei il mio cucciolo”, che sta facendo impazzire le ragazzine in questi mesi. Ho provato a leggerlo e ho dovuto ammettere che l’autore ha colto in pieno la psicologia degli adolescenti.
Vorrei concludere con un titolo dal sapore postmoderno: “Manga bomber”, che narra le “avventure” di uno scrittore di manga. Molto divertente nella sua autoironia.

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