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Fumetto

Mario Gomboli

Le nuove Diabolike prospettive targate Astorina

Il Comune e la Provincia di Pordenone, con il supporto della casa editrice Astorina e del Club ufficiale, hanno realizzato, in seno al caleidoscopio d’iniziative legate a Pordenonelegge.it, la quarta edizione del Diabolik Fest inaugurando il 23 settembre nel Nuovo Palazzo della Provincia la mostra-mercato “Tutti coloro che hanno osato sfidare Diabolik e sono sopravvissuti ” che consta di un gran numero di tavole originali della serie regolare del Re del terrore e di sue parodie minori, oltre a varie memorabilia e rarità dell’eroe di proprietà del grande collezionista Andrea Agati. Ospiti illustri dell’evento: Mario Gomboli, direttore dell’Astorina, Enzo Facciolo, storico disegnatore del ladro in calzamaglia, Emanuele Barison, recente acquisto della casa editrice di Diabolik e noto disegnatore, Silver, creatore e autore di Lupo Alberto e Cattivik, e ancora Giorgio Cavazzano, Giancarlo Tenenti e molti altri che hanno contribuito a confermare il Diabolik Fest come un evento imperdibile per gli amanti del fumetto.

Immagine articolo Fucine Mute

VS: Cos’ha permesso a Diabolik di conservare il suo smalto in tutti questi anni?

MG: Secondo me Diabolik ha accumulato 42 anni, quasi 43, perché è nato originale e questo è stato un grande vantaggio rispetto a tutti gli altri. Un personaggio così non c’era prima. Prima di tutto perché si trattava di un antieroe, inoltre era ambientato in Europa in un periodo in cui tutti i personaggi erano americanizzati e infine raccontava delle storie cattive, quando prima i fumetti erano solo roba per ragazzi. Diabolik si presentava come un fumetto per adulti, non nell’accezione di fumetto erotico, ma di fumetto con storie elaborate e personaggi veri.

VS: Caratteristiche intatte ancor oggi…

MG: Diabolik in tutti questi anni ha avuto poche evoluzioni, lente e graduali, ma ha saputo adeguarsi ai tempi. Ha sempre mantenuto una buona qualità di storie, perché, come dicevano le Giussani, che fino a poco tempo fa l’hanno gestito, è meglio un disegno medio e una buona storia che non il contrario, con tutto il rispetto per i disegnatori. Inoltre siamo sempre riusciti a mantenere un vivo interesse per i personaggi, non solo nell’ambito fumettistico, ma anche con film, romanzi, edizioni speciali, libri, o manifestazioni come il Diabolik Fest.

VS: E come vi rapportate con i nuovi autori? Per fare un esempio… tutte le nuove leve che stanno emergendo in seno all’Eura editoriale.

MG: Alcuni lavorano anche per noi. L’ultimo grosso acquisto che abbiamo fatto è stato quello di Tito Faraci e abbiamo contattato anche Roberto Recchioni. Entrambi stanno adesso scrivendo una storia per Diabolik, una sceneggiatura a quattro mani.

Immagine articolo Fucine Mute

VS: E come disegnatori? Sappiamo che Recchioni è anche disegnatore, ma il suo stile forse non è adatto a Diabolik

MG: Be’, alcuni nuovi autori entrano, ma ovviamente il grosso dello staff è composto da autori storici come Facciolo, Zaniboni e Montoio che sono lì quasi da quarant’anni e ci coprono l’80% della produzione del mensile, poi abbiamo Di Bernardo di Firenze che disegna le matite di un episodio l’anno, poi abbiamo Angelo Merevitti, ex-disegnatore di Martin Mystére che realizza un’altra storia l’anno e poi, quando capita, qualcun’altro. Come inchiostratore abbiam tirato dentro Meratti e per quanto riguarda le nuove leve, non tanto anagraficamente, ma come entrata in Diabolik, come Barison, Cerveglieri o Palumbo, le adoperiamo per gli speciali. É anche vero però che non è molto facile lavorare per Diabolik, perché è un personaggio imbalsamato in una logica grafica e narrativa. Per un autore ciò significa conoscere bene il personaggio e settecento episodi alle spalle non facilitano le cose, perché a volte credi di avere una buona idea e scopri che è già stata usata. Inoltre la psicologia dei personaggi è molto più articolata di quanto non sembri. Tutto il contrario di uno dei migliori fumetti italiani, Tex Willer, che non è niente di più che un cow-boy. Diabolik invece è un cattivo, un criminale, un assassino, ma anche un amante fedele, con un’etica e dei limiti che cerca di non superare mai, per questo non è un sadico, un serial-killer, uccide solo se necessario. É un giocatore di scacchi, non di poker… Nel senso che rischia relativamente poco, tentando di prevedere l’imprevedibile e prendendosi i rischi necessari, non è certo un rapinatore che irrompe in una banca sparando in aria ed intimando “datemi la cassa!” e questo non è facile da spiegare a chi scrive le storie.

VS: Quindi non un personaggio semplice con cui rapportarsi…

MG: Diabolik è un’icona, la cui immagine è così consolidata graficamente, che più di tanto non si può modificare, però, come dimostra Barison, si può giocare sulle inquadrature, sui ritmi narrativi. Le sceneggiature di oggi sono molto diverse da quelle degli anni ’60, in cui lunghe pause erano scandite da didascalie come “Nel frattempo, nell’ombra della notte, angosciata dal mistero, Eva Kant…”. Adesso Eva Kant dice semplicemente “Dio, che angoscia!”. Le storie, però, essendo complicate, richiedono un disegno comprensibile perché il disegno serve a chiarire la storia. Vanno benissimo i voli pindarici, le inquadrature strane, in particolare nei momenti statici, in cui una inquadratura fissa può risultare noiosa, ma ci sono situazioni in cui bisogna seguire la sceneggiatura altrimenti non si capisce che cosa succede.

Immagine articolo Fucine Mute

VS: Questo forse ha permesso a Diabolik di non subire quella fase discendente che stanno affrontando i Bonelli?

MG: Non sono d’accordo sulla china discendente degli albi bonelliani in generale, ma sicuramente i successi degli anni ‘80/’90 targati Tex o Dylan Dog, che vendettero milioni di copie, ma anche Martin Mystére o Nathan Never, sono adesso irripetibili. Lo stesso Diabolik non vende certo le stesse copie che vendeva negli anni ’70. Ma sia i Bonelli che Diabolik continuano ad avere il loro pubblico. Certamente gli anni passano, soprattutto per un personaggio giovanile come Dylan Dog destinato a ragazzi post-adolescenti che col tempo sono cresciuti, e questi a quarant’anni spesso smettono di leggere fumetti. Quindi quest’emorragia di lettori è dovuta ad un’età che avanza, ma Diabolik che, come abbiamo detto, era destinato ad un pubblico adulto, man mano che retrocedeva l’età a cui i giovani si approcciano ad un certo tipo di narrativa più dura, ha guadagnato dei lettori “all’indietro”, invece che perderli. Inoltre i cartoni animati sul personaggio, seppur come prodotto possano essere discutibili, hanno fatto sì che molti giovani, invitati magari dal padre lettore, andassero a recuperare il vero Diabolik, invece di guardare quelle “americanate” e ciò oggi ci ha permesso di avere un 20% di lettori che hanno meno di vent’anni. Questo è un bel turn-over che non è avvenuto per i western che hanno conquistato pochi giovani ed è un genere legato agli ultra-quarantenni. Ciò ha intaccato lo zoccolo duro di Tex, che però rimane il fumetto più venduto in Italia, io stesso ne sono un lettore fanatico!

VS: L’emorragia potrebbe essere legata anche alla perdita di una generazione cresciuta a Manga e videogame?

MG: Questo senza ombra di dubbio, molti fumetti hanno perso lettori e nel resto del mondo forse la situazione è anche peggiore di quella italiana, perché sono nate delle alternative. Ad esempio, i fotoromanzi sono stati distrutti dal mercato delle telenovelas, perché sono gratuite e comodamente osservabili anche mentre si stira. I fumetti porno sono stati distrutti dalla vendita del VHS, poiché gli amanti dell’erotismo ebbero a disposizione dei filmati da vedersi tranquillamente in casa, e i fumetti avventurosi sono stati soppiantati da 98 canali televisivi tra cui basta fare un po’ di zapping per trovare ciò che si cerca. Ciò non significa che non si possano tenere i generi rimasti e crearne di nuovi, perché il fumetto, a differenza di un qualsiasi prodotto televisivo, ha il vantaggio che si può portare ovunque, dal bagno, al treno, alla metropolitana e non è cosa da poco. In più il fumetto te lo puoi rileggere e puoi tornare indietro, recuperando eventualmente il filo di una storia complessa, cosa che non si può fare con un film, a meno che non sia registrato, e comunque il rewind sarebbe una grande rottura. Per questo il fumetto, così come il libro, è stato sicuramente intaccato dagli altri strumenti di entertainment e di diffusione del divertimento, ma non ne è stato distrutto e non a caso, anche tra i giovani, c’è un ritorno al libro.

VS: Secondo lei,un’iniziativa come quella dei Classici del Fumetto di Repubblica o le collaborazioni con i settimanali, hanno contribuito a riavvicinare il pubblico al fumetto, soprattutto a quello italiano, targato Astorina e Bonelli?

MG: Guarda, io avrei scommesso di sì. Difatti quando è partita l’iniziativa io l’ho appoggiata e sostenuta e Diabolik ha partecipato con ben tre numeri sulla serie di Repubblica che hanno avuto un ottimo successo, solo quello della Serie Oro è arrivato a vendere quasi 200.000 copie, ma tirando in monete e detto fuori dai denti non abbiamo avuto un ritorno sensibile sul fumetto tradizionale venduto in edicola, nonostante l’interesse, le interviste in televisione, gli articoli sul giornale… Ma potrei fare un discorso opposto: se non ci fosse stata quest’iniziativa, invece di perdere il 3% dei lettori forse ne avremmo persi il 5%, per cui se vogliamo veder il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto, secondo me l’operazione è encomiabile e sicuramente è aumentata la conoscenza del fumetto. Se son rose fioriranno.

Immagine articolo Fucine Mute

VS: L’Astorina si è sempre legata quasi esclusivamente al personaggio di Diabolik, cosa può dirci riguardo a nuove prospettive sul personaggio o su nuove iniziative editoriali?

MG: Non abbiamo intenzione di avviare iniziative editoriali legati ad altri personaggi, al massimo intendiamo allargare il mercato di Diabolik in altri campi come cinema, televisione, pubblicità, radiotempi, cartoni animati… E questo basta e avanza.

VS: E per quanto riguarda il mercato estero?

MG: Diabolik nell’arco di questi quarant’anni ha funzionato molto bene in Francia e in Sud America, meno negli Stati Uniti e in Germania, ma comunque qualche risultato lo abbiamo avuto. Al momento sto chiudendo i vari contratti in scadenza, perché aspetto l’uscita del prossimo film, che dovrebbe essere nel 2008, in modo da riproporre Diabolik sul mercato straniero con un maggiore potere contrattuale, perché oggi Diabolik all’estero non è noto e sarei costretto ad accettare contratti poco convenienti con editori poco importanti. Conto sul fatto che il rilancio cinematografico di Diabolik ci dia la spinta per vendere all’estero il fumetto ad editori di peso.

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