// stai leggendo...

Musica

Manes

Audio-esploration

Seconda intervista ai Manes per Fucine Mute: sono inafferrabili come la loro musica.
Ed è un gran bene.

Immagine articolo Fucine MuteFabrizio Garau (FG): È bello ascoltare qualcosa di nuovo dai Manes: congratulazioni. Cos’è accaduto tra il 2003 e il 2005?

“Cern” Thor Helge Skei (C): Ciao. Abbiamo suonato un po’ dal vivo qui in Norvegia, e abbiamo lavorato su un po’ di roba nuova, tirando fuori idee per prepararci a un nuovo assalto, poi qualche apparizione su compilation, la ripubblicazione di vecchie uscite…

Torstein Parelius (TP): Mi sa che stiamo per decollare. Ci siamo tenuti occupati facendo un po’ di questo e un po’ di quello. Anzitutto abbiamo fatto molti concerti, presumo come nessun altro, come ha detto anche Cern. Abbiamo avuto la possibilità di suonare con alcuni gruppi che rispettiamo e ci piacciono veramente, Isis e Katatonia, e abbiamo fatto pure un po’ di festival. Alcune cose vecchie sono state ripubblicate, altre nuove sono state concepite e assemblate. Dove andremo a finire?

FG: Su questo disco abbiamo una cover di “Cinder Alley” dei 16 Horsepower: questi ragazzi suonano musica country, ma piacciono a dark e punk; i testi sono scritti da un immaginario figlio di Nick Cave cresciuto da un pastore luterano. È divertente, perché una volta eravate la terribile black metal band con lo scheletro di un angelo come immagine di copertina, ma suppongo non sia solo una questione di divertimento. Potete spiegare questa scelta ai nostri lettori?

TP: La scelta è stata semplice. Abbiamo dato una scorsa alle opzioni nel momento in cui abbiamo stabilito di fare una cover per l’EP [view], per finire su “Cinder Alley”. Questo non ha nulla a che fare col passato dei Manes, né con i “dark/punk” che potrebbero o non potrebbero amare la musica dei 16 Horsepower. Ci piacciono, niente di più. Trovavamo che questa canzone avesse un sacco di potenziale per divenire OK nella nostra versione, così adesso ce l’avete. Prima di scegliere “Cinder Alley”, abbiamo valutato anche altre ipotesi (Albino Slug, Joy Division, Amon Düül II, Darkthrone, Hawkwind…)

C: Ha un grande vibe negativo e oscuro, per questo si adattava bene, sentivamo di poterne fare qualcosa nel nostro stile. Abbiamo preso in considerazione poche altre canzoni (Joy Division, Albino Slug, Aphex Twin…), ma pensavamo che “Cinder Alley” avesse un’atmosfera sulla quale potevamo lavorare. So che i 16HP sono considerati più o meno una band cristiana, ma i Manes non sono né bianchi né neri, bensì entrambe le cose allo stesso tempo, senza essere grigi… nonsense (ride).

Immagine articolo Fucine Mute

FG: Un’altra “cover” (dite “somewhat inspired”) è la vostra particolare versione di “A View to a kill” (o dovrei scrivere “A [View] to a kill”?) dei Duran Duran. Come Nine Inch Nails, Fear Factory, Marilyn Manson and Rammstein, avete radici nel metal, ma esplorate la musica elettronica. Le band qui menzionate hanno pagato il loro tributo ad alcuni padrini dell’electro/pop (per citarne qualcuno: Gary Numan, Eurythmics, Depeche Mode, Soft Cell, Kraftwerk) con una cover. State facendo la stessa cosa?

C: No davvero. Mi vien da ridere a pensare alla maggior parte delle synth-pop band degli Ottanta. Plastica e nylon. Finti e troppo puliti. Mi piacciono alcune delle band che hai nominato, come NIN e Depeche Mode, non perché sono “synth-bands”, ma per le vibrazioni e gli stati d’animo che creano. Eivind venne fuori con l’idea dei Duran un po’ di tempo fa. Non la prendemmo subito seriamente in considerazione, ma decidemmo di provarci in studio. Divenne piuttosto interessante, quindi…

TP: Non penso che qualcuno di noi “esplori la musica elettronica”, come dici tu. Ascoltiamo tutti i tipi di musica, sia elettronica sia analogica. Personalmente, non sento che nessun gruppo “electro/pop” abbia la qualifica per essere chiamato mio padrino, ma noi riconosciamo la loro esistenza. Un’altra cosa: non mi piacciono per niente i Duran Duran, se non per una certa infantile nostalgia per canzoni come “Wild Boys”. La ragione per la quale siamo andati avanti con questo pezzo “ispirato da” ha più a che fare col concept della copertina e alcuni passaggi dei testi, successivamente alimentata dalla sedimentazione creativa verificatasi nelle sessioni di registrazione. Direi che è venuta fuori interessante a dispetto dell’originale.

Immagine articolo Fucine MuteFG: Parlando di electro/pop: le nuove canzoni, “The neoflagellata revision” e “Kinfe and kleenex”, hanno ritmiche molto coinvolgenti. Le avete mai suonate dal vivo? Penso che dovreste farlo…

C: Sì, lo facciamo e lo abbiamo fatto. Dopo Vilosophe, volevamo proporre qualcosa di diverso al momento di suonare dal vivo, anziché ripetere solamente quello che avevamo fatto in studio. Così, abbiamo creato delle tracce più adrenaliniche e ritmate, e con questo EP abbiamo “solo” voluto dare loro una veste da studio.

TP: Sì, sono state più o meno create come canzoni dal vivo. Volevamo sperimentare di più col live set, così abbiamo arrangiato due nuove canzoni nel 2004, prima di suonare all’Inferno Festival di Oslo. Queste due non erano mai state registrate, così non avevano un’impronta di come dovevano essere o cose del genere. Abbiamo sperimentato un po’ con le percussioni live e due voci, e ben presto i due pezzi finivano regolarmente nel nostro set. Siccome questa versione live era la sola, e la sola intenzione era che fossero “canzoni live”, non avevamo mai preso in considerazione l’idea di includerle in un album “full length”. Volevamo solo metterle in un EP o qualcosa di simile. E così abbiamo fatto. Non rappresentano assolutamente la nostra direzione futura.

FG: Abbiamo anche tre remix di “Terminus a quo/Terminus ad quem” ad opera di Cordell Klier and Dj Don Tomaso. Avete mai pensato di scrivere una canzone insieme a uno di loro?

C: Perché no? Potrebbe essere interessante. Il nuovo album avrà un po’ di ospiti, così la cosa potrebbe essere adatta. Klier entrò in contatto con noi per questi remix (o re-makes), e noi ne fummo entusiasti. Erano così diversi, così strafatti rispetto agli originali. Averli sull’EP significa che noi vogliamo eludere qualsiasi aspettativa o speranza che la gente possa avere sulla nostra nuova roba. Non sentitevi al sicuro, potremmo avere qualcosa di molto, molto meno accettabile nelle nuove uscite… o no…. Dipende dalla situazione del momento…

TP: …e dipende dalle aspettative. Vogliamo liberarci da tutti i tipi di aspettative, sul serio. Tutto deve essere accettabile, solo diviso dal gusto. E moltiplicato dalle emozioni. Lavoreremo con diverse “risorse esterne” sulla prossima uscita, e forse con alcune delle quali abbiamo collaborato prima. Vedremo.

Immagine articolo Fucine MuteFG: Non sono norvegese, così dare una corretta interpretazione dell’artwork è difficile. Mi potete aiutare?

C: Abbiamo utilizzato il norvegese nell’artwork in modo che i non-norvegesi si sentissero un po’ alienati, e si distruggerebbe tutto se io ti facessi la traduzione. La mistica e il non-conoscere tutto sono più importanti dello stretto significato… Inoltre, se le persone cercano di interpretarlo da sole, abbiamo raggiunto i nostri obiettivi. Le cose tra le righe sono importanti quanto (se non di più) le cose stesse… lo stesso discorso vale per le parole e i campionamenti. I sentimenti della gente dopo l’ascolto dell’EP sono interessanti. Sembrano esserci due tipi di reazioni principali, quelli a cui piacciono le canzoni con la forma tradizionale e odiano le stranezze, e quelli che leggono tra le linee, e si fanno la loro interpretazione. Per favore non cercare di farci dire la nostra. La gente non capirà mai i Manes o cosa stiamo cercando di fare: seguici nel nostro viaggio, o trova qualcos’altro… “la meta è il viaggio”.

TP: Se vuoi la “risposta corretta” alle tue domande sull’artwork non ne avrai una. Non ci sono interpretazioni corrette, solo interpretazioni. Le parole norvegesi sono norvegesi perché solo i norvegesi o gente che ha studiato norvegese può leggerle. Non le abbiamo scritte in esperanto, mandarino o inglese, ma, sì, in norvegese. Se non ce la fai da solo, posso pensare che tu non voglia sapere. E questo va bene. Stavolta c’è una specie di concept intorno alla cover, forse più che su Vilosophe, e noi lo volevamo fare per legare le cose insieme, visto che la musica di [view] è piuttosto “multi-direzionale”.

FG: Potete chiarire qualcosa riguardo alla formazione? Asgeir (ma lo possiamo chiamare Ozzy Bowie o David Osbourne) è il lead singer, ma abbiamo anche Emil e Tommy…

C: Asgeir non è veramente il lead-singer… non abbiamo cantanti nella formazione-base, ma abbiamo utilizzato diverse persone esterne. La formazione attuale (attuale significa adesso, oggi, cambierà probabilmente domani, o ieri): cern.th.skei, Eivind Ford, Torstein Parelius, Rune Hoemsnes… In aggiunta: Asgeir, Emil, Trine. Live: Tor Arne, Tommy. E ancora…

TP: Su [view] penso che Emil possa essere chiamato il “lead singer”… e Asgeir ci canta solo un po’. Lavoreremo con entrambi per progetti o eventi futuri, ma niente è sicuro. Abbiamo fatto un’esibizione semi-acustica dove avevamo una formazione a quattro che includeva la cantante Trine, non definirei noi stessi come costanti in quello che facciamo.

Immagine articolo Fucine MuteFG: Cern sembra essere il principale responsabile dell’impressionante sviluppo elettronico della vostra musica: dalla jungle al trip hop, dall’ambient all’electro/pop. Eivind suona la chitarra anche negli Atrox, una band metal con un approccio alla composizione anarchico e progressive. Mi piacerebbe sapere qualcosa in più sul loro background musicale.

C: Ho iniziato a fare musica più o meno nel 1988 negli Atrox. Nel ’93 li ho lasciati per concentrarmi sui Manes. Ho utilizzato computer ed equipaggiamento digitale fin dal primo demo dei Manes, e si è trattato tutto di evoluzione naturale e progresso (regresso?). Nel corso degli anni i computer hanno preso il sopravvento, assumendo il ruolo di mio “strumento” principale, ma mi piace ancora fare un po’ di “metal-riffing”.

Il prossimo passo potrebbe essere quello di prendere un microfono o un pickup midi per la chitarra, un po’ di equipaggiamento con manopole da girare, altri generatori di suoni, o manipolatori di suoni in tempo reale. E in realtà non sento che ci sia sviluppo o progresso, si tratta solo di provare le cose e vedere quali funzionano. Se tutte le band potessero smetterla di rispettare regole, limiti o le aspettativa degli altri, tutto potrebbe andar meglio… fotti-mente per le masse…

Eivind ha tenuto vivi gli Atrox negli ultimi 15 anni o qualcosa del genere (www.atrox.biz), e la band ha passato diverse fasi: Death metal, doom, rock, prog, qualsiasi cosa. Inoltre, dai un’ occhiata all’altra band di Torstein (www.chton.com).

FG: Per dirvi la verità sono anche interessato al ruolo di Rune Hoemsnes, perché suona nei The Third and the Mortal: erano una “gothic” metal band, ma adesso sono qualcosa come i Portishead norvegesi e uno dei miei gruppi preferiti. Contribuisce alla stesura dei pezzi?

C: Ha già contribuito moltissimo: vibe, stile, feeling. Il suo modo di suonare la batteria è meraviglioso, e si adatta a noi estremamente bene. È auspicabile che contribuisca ancora di più alla creazione di canzoni dei Manes. Al momento si sta occupando del suo grande “progetto” chiamato Calmcorder (www.calmcorder.com).

TP: Non mescolerei mai la parola “gothic” con niente di legato ai 3rd and the Mortal, ma dipende giusto da me. Rune è coinvolto nei Manes quanto desidera esserlo, e ha lavorato un po’ sul nostro nuovo materiale, anche seguendo qualcosa nel programming e nel sequencing. Adesso, in ogni caso, sta lavorando duramente per ottenere un po’ di feedback su quanto fatto con Calmcorder, quindi dacci un’occhiata!

Immagine articolo Fucine MuteFG: Sulla vostra pagina di MySpace, qualcuno ha scritto che siete “gli scienziati della musica sconosciuta”. Non penso sia una definizione perfetta, perché siete anarchici e non scienziati, ma simboleggia il fatto che state acquisendo lo status di innovatori. Nella scena norvegese, questo era ed è il ruolo di band come gli Ulver: da questo particolare punto di vista (innovazione/ricerca), quali sono le band che percepite come simili a voi?

C: Commento interessante, ma, d’altra parte, io credo che “pura immondizia” sia una reazione altrettanto interessante… non siamo realmente anarchici. Non vogliamo rompere delle regole, o distruggere qualche conformismo… vogliamo solo evitare tutto questo… Band simili… non lo so… non mi sono guardato intorno per cercare nuove band.

Ci hanno paragonato a un sacco di roba differente (Katatonia, Aphex Twin, Ulver, Radiohead, ecc…), ma non vedo somiglianze. Penso che stiamo sui confini tra diversi stili musicali, e certe persone sembrano non accettare che noi non siamo con purezza una cosa oppure l’altra… La musica è audio-esplorazione, non ripetizione, regole o correttezza. Io cambio gusti giorno per giorno.. Certi giorni è cut-up/glitch/drill/d’n’b, altri può Autopsy o Hellhammer. Adesso ascolto radio commerciali e certa roba Brothomtates, Venetian Snares, Mogwai e ancora.

TP: Se pisciando nella neve disegno un cuore giallo, non significa che ti amo.

FG: Due album nel prossimo futuro: “Invention — or how the world came to an end and why we did it” and “Be all//End all”. Cosa mi potete raccontare a proposito di questo progetto?

C: Ambizioni piuttosto grandi, tipo che siamo a un bivio, ma scegliamo tutte e due le strade anziché solo una. Questo ci dà inoltre l’opportunità di separare le varie idee musicali astratte in due direzioni più concrete. “Invention” sarà più o meno un album a tema, mentre “Be all//End all” sarà più diretto e duro.

TP: Il titolo “Invention” è uscito come risultato di una lunga discussione tra me e Cern sulla musica, l’arte, il pop, la creatività, l’ambizione e altri precisi argomenti. Il “concept” sul prossimo disco “Invention” (tuttora da considerare come titolo provvisorio) non è basato su questa discussione, ma sui nostri discorsi a livello molto generale a proposito della creazione di un album. Discutevamo di come ciascun album possa essere considerato come qualcosa di a sé stante, e dove tracciare una linea, per così dire, tra le diverse sezioni del tuo negozio di musica locale. Troviamo “arte” nella sezione per la musica classica o in quella dell’elettronica? C’è una differenza? Molti pittori dovrebbero essere considerati alla luce della loro epoca o della loro generazione, ma un album deve essere visto alla luce di un’epoca o di una discografia? Be’, sì, piuttosto vago, ma… questo era l’interesse iniziale nella parola “invenzione”, in quanto ogni album è una nuova invenzione, per così dire, e non ci sono criteri da rispettare o regole che necessitano di essere seguite. Ok, hai capito cosa intendo. “How the world came to an end” può rimanere ancora un mistero (ride, ndr). Il perché anche (gioco di parole tra “how” e “why” del titolo: il come e il perché, ndr).

Commenti

Non ci sono ancora commenti

Lascia un commento

Fucine Mute newsletter

Resta aggiornato! Inserisci la tua e-mail:


Leggi la rubrica: Viator in fabula

Articoli recenti

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di Mikhail Shishkin

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di...

Doc nelle tue mani 3: che il flashback sia con voi (fino allo sfinimento)

Doc nelle tue mani 3: che il...

Trieste Film Festival 2024

Trieste Film Festival 2024

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (II)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (I)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro Stabile Sloveno di Trieste

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro...

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con Pera Toons

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con...

Lucca (meno) Comics & (più) Games 2023:...

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide Barzi

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide...

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a Matteo Pollone

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a...

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad Andrea Plazzi

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad...

I quarant’anni della “scatola rossa”

I quarant’anni della “scatola rossa”

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995): la letteratura come seduzione

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995):...

Good Omens 2: amore e altri disastri

Good Omens 2: amore e altri disastri

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen King

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen...

The Phantom of The Opera per la prima volta in Italia

The Phantom of The Opera per la...

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia del 1907

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia...

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Tutto il mondo è un Disco

Tutto il mondo è un Disco

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di noia profonda

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di...

Sanremo anche no

Sanremo anche no

Casomai un’immagine

malleus_06 sla-gal-5 sla-gal-2 galleria15 galleria12 pm-36 pm-02 p11 05-garcia lor-7-big wax1 nsoleh1 busdon-03 bra-big-05 27 pas-17 malleus_04 bon_sculture_17 bon_14 htwooh thole-16 kubrick-41 kubrick-4 kubrick-11 31 17 th-71 pck_23_cervi_big mar-17 pas-21
Privacy Policy Cookie Policy