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Cinema

Stefan Drössler

Welles, il genio immortale

Immagine articolo Fucine MuteGrazie a film come Quarto potere, L’infernale Quinlan, L’orgoglio degli Amberson, Orson Welles si conferma gigante indiscusso della cinematografia contemporanea, nonché protagonista del convegno conclusivo organizzato per l’ottava edizione di “Lo Sguardo dei maestri” dal Centro Espressioni Cinematografiche di Udine in collaborazione con la Cineteca del Friuli e Cinemazero.
Insieme agli approfondimenti e alle testimonianze dei maggiori critici ed esperti della produzione wellesiana, tra cui Paolo Spaziani, Jonathan Rosembaum, Tatti Sanguineti, Giorgio Placereani e Carlos Aguilar, il convegno ha presentato il film a sorpresa The other side of the wind e i film realizzati da Orson Welles per la televisione americana negli anni Cinquanta e Sessanta: The fountain of youth, il documentario Portrait of Gina, Orson Welle’s London e Shylock.
Particolarmente interessante, la produzione televisiva di Orson Welles rappresenta una fase di sperimentazione importantissima verso un diverso approccio nei confronti del cinema e, soprattutto, del processo di scrittura cinematografica. Caratterizzata dall’idea di film come processo sempre in corso d’opera, sempre aperto, di film come work in progress: basti pensare alla realizzazione trentennale di Don Chisciotte, o allo stesso The other side of th wind, girato a più riprese nel corso di sei anni.
Sull’abilità di Orson Welles con il mezzo televisivo, e sull’importanza derivante dalla scoperta di materiale inedito, abbiamo intervistato Stefan Drössler, direttore del Filmuseum di Monaco, e curatore della retrospettiva The Unknown Orson Welles.

Sarah Gherbitz (SG): Ieri sera abbiamo assistito alla proiezione di alcuni film per la televisione di Orson Welles. Con quale criterio ha selezionato il materiale?

Stefan Drössler (SD): Devo dire che il programma presentato ieri non l’ho scelto io. Io ho proposto alcune combinazioni di film, e poi è stato il festival a sceglierli. La mia idea era principalmente di mostrare il modo in cui Orson Welles faceva televisione, come utilizzava questo “nuovo” mezzo di comunicazione. Come ho detto nella mia introduzione, io vedo Orson Welles come l’artista dello scorso secolo, del ventesimo secolo, che usava i mass media in tantissimi modi: Orson Welles ha iniziato dal teatro, poi è passato alla radio, al cinema e, naturalmente, venne affascinato anche dalla televisione. Negli ultimi anni della sua vita era totalmente affascinato dal video.
Addirittura nell’ultimo periodo preferiva spedire videotape al posto delle tradizionali lettere. Realizza video nei quali presenta se stesso direttamente al produttore, esponendo i nuovi progetti davanti alla videocamera.
Così il suo programma televisivo consisteva nei suoi primi lavori realizzati nella metà degli anni Cinquanta; e a mio parere il capolavoro per la televisione è The fountain of youth. Un film che ai miei occhi è molto innovativo, nel quale Welles usa tutte le tecniche possibili, e nessun regista televisivo ha mai utilizzato tutte le possibilità esplorate in questo film breve.
Welles cambia le scenografie, modifica continuamente il suono, compare a tratti nel film come il narratore che racconta la storia e la commenta, e ci racconta perfino i dialoghi tra gli attori. Infatti in qualche scena si possono vedere gli attori interpretare i dialoghi, ma si può sentire anche la voce del narratore che li recita. È incredibile; adoro questo piccolo film.
L’altro film che ho mostrato è degli anni Sessanta: Orson Welles voleva riscuotere un grande successo per la televisione americana, e non ci riuscì mai.
Il suo grande successo in America sono solo le sue apparizioni come ospite nei talk show, ma non riuscì a creare il “suo” talk show; non riuscì nemmeno a avere uno dei suoi film girati per la televisione messo in onda in uno dei palinsesti principali in America. Egli fece qualcosa anche per i canali della televisione europea ma tutti i suoi progetti americani o non erano stati messi in onda o non erano terminati.

SG: Tra gli altri frammenti, ce n’è uno davvero divertente, Orson Welles’ London, dove è possibile ammirare Welles mentre si esibisce en travesti

Immagine articolo Fucine MuteSD: L’altro film che abbiamo proiettato, Orson Welles’ London, era pensato per un canale televisivo americano, ed è uno stile nuovo per Orson Welles. Egli conobbe alcuni degli attori attivi a Londra negli anni Sessanta, un ambiente dove alla fine si formarono i Monty Phyton, e alcuni dei collaboratori dei Monty Phyton lavorarono anche con Welles. Così in questo film si nota uno stile completamente diverso, Orson Welles esibirsi in sketches, interpretare la maggior parte dei ruoli, e ci sono molte scene in cui parla con qualcun altro che invece è sempre lui, soltanto truccato e mascherato.
È una vera commedia, lui aveva sempre voluto farne una, ma non è mai stato capace di girare un lungometraggio che fosse una commedia! Scrisse delle splendide sceneggiature come ad esempio Operation Cinderella negli anni Cinquanta; sperava di iniziare a produrla ma venne cancellata all’ultimo momento: così questa London è l’unico frammento di una vera commedia di Orson Welles.
Abbiamo potuto restaurarlo perché Oja Kodar, che lavorò con Welles nell’ultimo periodo della sua vita (l’attrice interprete degli ultimi film di Orson Welles The Deep e F for fake e compagna nella vita, nda), ha dato tutti i materiali del film incompiuto al Filmuseum di Monaco chiedendo di restaurarli e trovare il modo di renderli presentabili al pubblico. Così il mio compito, oltre a quello di direttore del museo, è stato quello di curare questo materiale e trovare il modo di assemblare i vari frammenti dai quali ricavare i cortometraggi, i documentari e così via: un lavoraccio, con un sacco di difficoltà, perché Orson Welles cambiava pellicola in continuazione; abbiamo selezionato alcuni frammenti, talvolta c’erano anche cinque versioni diverse dello stesso frammento, per mostrarli al pubblico e trasmettere la sensazione del modo in cui Welles lavorava.

SG: Il frammento intitolato Orson Welles’ Shylock fa invece parte di un progetto ben più ampio, The Merchant of Venice: di che cosa si tratta esattamente?

SD: Il Mercante di Venezia è molto interessante perché in questo film c’è del materiale inedito sul monologo di Shylock che girò negli anni Settanta. Lo vediamo mentre gira il film, davanti alla macchina da presa mentre prova a recitare il monologo senza usare il ciak, parlando direttamente con il cameraman “Shoot it again!”, non fermare la macchina. A mio parere, è un frammento molto toccante.
Egli adattò Il Mercante di Venezia alcune volte dagli anni Trenta fino a poco prima di morire, per la televisione, per la radio e anche per il grande schermo. Quello visto è del 1979, sfortunatamente sopravvissuto solo in un breve frammento di nove minuti. Non sappiamo cosa successe agli altri rulli, Orson Welles dichiarò che vennero rubati, ma forse era solo incompleto.
Entrambi i filmati, sia London che Il Mercante di Venezia dovevano far parte di un progetto della televisione americana intitolato “Orson’s bag”, in cui Orson viaggiava attraverso l’Europa e riprendeva Londra, Vienna e Venezia.
Così ebbe l’occasione di lavorare a Venezia per girare il suo ultimo film shakespeariano (in seguito provò a fare Re Lear ma non ci riuscì) Il Mercante di Venezia, ma solo quaranta minuti vennero stampati e soltanto nove di questi sono sopravvissuti. Non è semplice capire per quale ragione non riuscì a finirlo: diceva sempre che la televisione smise di mandare i soldi improvvisamente e pensò fosse per ragioni politiche, diceva che l’autorità delle tasse era entrata in contatto con la televisione e così loro non mandarono più denaro. Poi tentò di terminare il lavoro autofinanziandosi, ma non  riuscì a finirlo anche perché perse il sonoro di un episodio in “London” e così decise di rinunciare al progetto.

Immagine articolo Fucine Mute

SG: Infine, abbiamo visto Portrait of Gina. Che cosa ci può raccontare su questo film? Chi è Gina?

SD: Portrait of Gina è un film su Gina Lollobrigida, a mio parere è un altro dei capolavori che Orson Welles realizza per la televisione.
Egli sviluppò un certo linguaggio per i documentari televisivi che è molto vicino a The fountain of youth. Ciò significa che lui è sia il narratore, cioè la sua voce è sempre presente come narratore esterno, ma va anche in scena parlando al microfono.
In questo film dedicato all’Italia, Welles ti porta attraverso diversi luoghi e mi piace molto il rapporto che stabilisce con lo spettatore. All’inizio annuncia la comparsa di Gina Lollobrigida, ma la sua visita appare solo negli ultimi tre minuti! Così per tutto il tempo del film incontra diversi attori, tra i quali c’è Vittorio De Sica, e poi lo si vede mentre visita i castelli italiani e solo alla fine — quando ormai non lo si crederebbe più — incontra Gina Lollobrigida! Questo è tipico di Orson Welles: è solo lui che decide cosa mostrare dell’Italia, quindi non è un documentario molto oggettivo, come quelli che siamo abituati a vedere alla televisione.

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