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Scrittura

Probabilmente qualcosa di cui non sappiamo

Alcuni cenni alla poesia contemporanea dei paesi baltici

Prima di tentare una qualsiasi riflessione, anche se così limitata e carente, sulla odierna produzione di poesia dei paesi baltici, credo sia necessario spendere qualche parola di carattere generale.

Immagine articolo Fucine Mute

Lituania, Lettonia ed Estonia, hanno attirato maggiori attenzioni a partire dal loro ingresso in Europa, nel 2004, ma hanno alle spalle una lunga vicenda storica, contrassegnata anche da una produzione letteraria di varia ampiezza e importanza, che, come spesso accade ai paesi che hanno conosciuto a lungo l’occupazione da parte di un altro stato o che comunque hanno a lungo convissuto con un vicino piuttosto ingombrante quale è stato, per tanti motivi, la Russia, è stataparte della difesa e del riconoscimento della propria identità.

La necessità di difendere la propria identità ha indotto, dunque, un consumo di testi letterari e di poesia in particolare, superiore alla media e perciò non ci si deve sorprendere se ci si lamenta oggi, raggiunta l’indipendenza, per una certa flessione del numero di lettori e di libri acquistati, soprattutto di poesia, che si spinge quasi al rimpianto dei bei tempi andati. Anche la protettiva tutela delle Associazioni degli scrittori che oggi tendono a perdere la loro funzione pone dei problemi non semplici.

Immagine articolo Fucine MuteCi sono delle situazioni particolari, che andrebbero attentamente esaminate: sebbene Estonia e Lettonia, ad esempio, abbiano conosciuto la fioritura di una letteratura, o meglio di una tradizione scritta, solamente 150 anni fa come conseguenza del risveglio nazionalistico legato alla stagione del romanticismo europeo, ciò non toglie che le radici di questa stagione letteraria affondino in un lunga stagione orale e pertanto alcuni dei principali poeti estoni, come Kaplinski, siano periodicamente candidati credibili al premio Nobel, mentre una tradizione scritta più consolidata e antica appartiene alla cultura lituana nella quale va distinta una produzione letteraria in esilio. In questo panorama composito e ricco di peculiarità, che andrebbe maggiormente approfondito, è certo che la data del 2004 rappresenta una svolta epocale.

Nella generazione di mezzo ritengo vada messo in evidenza il lavoro del lituano Eugenijus Alisanka, matematico di formazione e responsabile di una nuova rivista che si propone, in lingua inglese, di far conoscere la produzione letteraria del paese al di fuori dei suoi confini. Eugenijus, nato nel 1960 in Siberia da genitori costretti a lasciare la propria patria durante il regime staliniano, condensa nella propria scrittura, ma anche, in fondo nella propria biografia, i cambiamenti che hanno coinvolto il suo paese; il suo ultimo libro Is traukinio istorijos (Dalla storia del treno) è una sorta di diario di un viaggio attraverso l’Europa, in cui il dato esistenziale, Alisanka è un viaggiatore incerto e curioso al tempo stesso, è anche una misura della nuova sconosciuta fino ad ora libertà e quindi al contempo una maniera di saggiare la propria soggettività. All’interno di uno stile che tende al prosastico il versificare di Alisanka rassomiglia ad una sorta di flusso di coscienza. Così Lisbona o Bruxelles sembrano meno rassicuranti e più enigmatiche, delle assai più famigliari Riga o S. Pietroburgo. Questo viaggiatore un po’ titubante può essere la metafora del complesso futuro di questi paesi, che vivono fra voglia di Europa e paura di scomparire fagocitati da vicino più grandi, anche se forse proprio da questi paesi e dal rispetto e dalla valorizzazione di tradizioni culturali “minori” ma così pronte allo scambio, possiamo capire di più cosa sia l’Europa che dovremmo sforzarci di costruire.

Tra le più giovani generazioni, Erika Berzina, nata nel 1977 a Riga, laureata in filologia, lavora presso un editore e si interessa di media: nell’autunno del 2005 è uscito il suo primo libro di poesie, Silverfox, che merita senz’altro una menzione. La sua poesia sembra aver del tutto tagliato con la tradizione sia nelle tematiche sia nella forma, puntando piuttosto a riferire di un io turbato dalla modernità.

Non sarà la prima volta che si riprovera ad una certa modernità, ad una certa aggressività femminile contemporanea di essere disumana e certamente la poesia dela Berzina si riannoda a questo filone, cogliendo aspetti che sono poco caratterizzati localmente, che potrebbero essere stati scritti da qualsiasi giovane europea, impressione che si conferma, ad esempio, anche in una lirica dove l’io narrante è quello del proprio, o altrui, telefono mobile.

In questo difficile varco tra l’ essere aperti e al tempo stesso affermare una propria anche coraggiosa identità sta, a mio avviso il mutamento della poesia dei paesi Baltici, la loro realtà è forse una cartina di tornasole dell’Europa che ci aspettiamo e proprio per questo il discorso, qui solo accennato, andrebbe allargato e ripreso, ma intanto questi brevi cenni ad una situazione letteraria vivace e in continua evoluzione possano fungere almeno da stimolo ad approfondire.

Eugenijus Alisanka

dalla storia del treno

durante i miei viaggi raccolgo carte geografiche ma quando torno a casa non so più che farmene    
dopo che hai bruciato tutte le tue mappe la leggenda
rimane

Robert Morawski

svegliandomi alla mattina questo è quello che ho trovato
una confezione di sapone dell’hotel e il dente rotto di un pettine
e un verso fuggito da una poesia di tomasz
probabilmente qualcosa di cui non sappiamo è accaduta
probabilmente è accaduto ma chi potrebbe dirlo ora

16 modi per uccidere la poesia
 
1.
incatenala ad uno scoglio della costa egea
e aspetta il drago della critica
anche se il drago
la chiede in sposa lei si trasforma
e genera piccoli draghi con semplici allusioni
solo da moglie del drago
viene seppellita accanto a lui
sullo stesso io

2.
mandala in esilio in siberia come a pankrusicha
le sue estremità non sopportano il freddo
diverranno blu per il lavoro
gli aggettivi irrigidiranno
un nome ridotto a urlo
esalerà l’ultimo respiro
o imparerà a vivere da orfano
versi brevi
senza rima e ruvidi
non più se stessa
senza casa né amici al ritorno

3.
attirala nel palazzo del re filosofo
acculturala e vestile con il più recente stile di logica
proibiscile l’accademia degli seriosi pederasti
falla sedere ai piedi del tavolo con i servi
falla andare da un roseto all’altro
se il palazzo è quello dell’imperatore ottomano
falla dormire con le altre concubine
con retorica onomatopeia metafora
l’imperatore ama l’erotismo raffinato
nei lunghi secoli dell’impero
si sono fissate profonde tradizioni
l’imperatore muore e le concubine
sono rimangono per il prossimo
anche vecchio e con i denti cariati

4.
crucifiggila sull’agone semiotico

5.
rinchiudila nella torre del pensiero puro
infestata da topi e gatti
dapprima s’intratterrà con il dio della poesia
poi con gli angeli e i demoni
con spiriti bianchi e neri
alla fine ucciderà tutte le creature grigie

6.
conservala per l’anima di tutte le cose
anche se sarà perduta fra le sue immagini multiple
o il suo cuore brucerà dalla grandeur
inzaccherando gli occhiali dei professori
con del sangue blu

7.
viziala con wodka birra e vino alternativamente
di sera sarà un conversatrice eccezionale
al mattino vagherà nei campi con la testa a pezzi
più avanti durante la giornata
nessuno se la perderà

8.
versala in una botte di vino e tienila mentre
guerre e occupazioni e annate di carestia si succedono
non travasarla inacidirà divenendo aceto

9.
scrivila fra due scopate
anche se fossero notti
o mesi diversi

10.
accarezzale la testa come a un cagnolino
e falla tubare così carina
anche la tua merda
ha un posto nella storia
della letteratura

11.
lasciala sola con la luna e le stelle
o con un lago e le canne e bianche vele
non avrai bisogno né della ghigliottina né di una spada a la ma doppia
la brezza da sud sarà abbastanza

12.
lasciala da sola con se stessa
ripulirà succhiando ogni piccolo osso
ogni personaggio
disferà di nuovo e ancora dubiterà
la realtà del mondo lo sproporzionato
rapporto fra la poesia e la vita
morirà in breve

13.
scrivila su cuscini fradici di pianto

14.
spingila sotto il treno dell’eternità

15.
spogliala
così potrai vedere le vene tese dal dolore
i nervi frementi
il cuore gonfio di sentimento
il lavorio del suo cervello

16.
amala

Erika Berzina
 
Sono così giovane
non ho rughe sul viso
non temo la cellulite
il mio ventre è liscio
i miei fianchi stretti come quelli di un bambino
i miei capelli risplendono per la Pro vitamina
le mie labbra sono umide
masticatrici prodigiose
i mie seni sodi
come palle da golf
le mie gambe senza peli
bevo succo di frutta la mattina
e vino la sera
Mastico con cura ogni boccone
prima di buttarlo giù
non ho lenti a contatto
i miei occhi sono blu vivo
ma, sai
non ho cuore.

metti l’orecchio più vicino/
alla mia conchiglia metallica/
melodie polifoniche canterò per te/
e sorriderò da un schermo a cristalli liquidi/
mi girerò di 270 gradi/
entrambe le direzioni/
e sarò una lieve bellezza portatile/
waterproof/
ti starò addosso/
e vibrerò /
e m’illuminerò anche/
basta che paghi/
e rimani in linea/
sempre sempre/sempre.

Non faccio la brava / faccio la non-brava/puzzo
il mio alito fetido / sono un’albicocca / marcia
sono sorda da un orecchio/ quale?
I miei pensieri sono pipistrelli
rifiuto con forza la moderna comunicazione
e devi sapere
mi dipingo le unghie
proprio ora
guarda
unghie rosa / latteo pallido rosa
cosa altro
Avrò un nuovo strato / di lucente lacca per unghie dorata
e poi comincerò a mangiarmi le unghie
tutta notte
un dito dopo l’altro
dicono sia un sedativo
dicono dipenda dai nervi
che ridono

travestiti danzano in trance
seni siliconici si schiacciano
attraverso magliette di carta
bocche si fondono in baci
sono una troia
la mia mano aggira il tuo fianco
le sigarette si accedono
e la storia si ripete
non ti voglio vedere
non posso
perché c’è un fottuto buio
scambiamo qualche battuta
e via
travestiti ballano
e nelle loro mani fioriscono
fiori di neon blu

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