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Musica

Alan Parsons

Il mago dei suoni di Pink Floyd e Beatles

Grande ritorno in Italia per Alan Parsons Live Project, la band del musicista ed ex celebre fonico di Beatles e Pink Floyd, che nell’estate scorsa ha tenuto tre date nel nostro paese, a Roma il 27, a Trieste, in piazza dell’Unità d’Italia, il 29 e a Vigevano il 30 luglio 2006. Un tour de force iniziato all’indomani dell’uscita dell’ultimo album A Valid Path, lavoro celebrato dalla critica per la densità delle percussioni poli-ritmiche e per gli assoli di chitarra di David Gilmour dei Pink Floyd, presente nel cd, ma non in tour. Per un problema di costi? “No, sarei io che costerei troppo”, afferma Parsons scherzosamente nella conferenza stampa tenuta a margine del III° Festival Rock progressive di Trieste, organizzato dall’Associazione Musica Libera con il contributo del Comune di Trieste nell’ambito della rassegna SerEstate.

A valid path

Oltre ai brani di questo ultimo cd, Alan Parsons ripropone gli storici I Robot, Eye In The Sky, Luciferama, passando per Tales of Mystery and Imagination, Gaudi e Pyramid. Divenuto celebre come fonico delle session del capolavoro dei Pink Floyd The Dark Side of the Moon e degli studi di Abbey Road, dove ha lavorato come assistente fonico dei Beatles per Let it be e Abbey Road, Parsons è stato accompagnato in questo tour da una band composta da musicisti di grande talento, come il chitarrista Godfrey Townshend, il batterista Steve Murphy e il bassista John Montagna.
Immenso, imponente e apparentemente austero, dietro la sua folta barba scura e i capelli raccolti in una coda, Parsons è in realtà un personaggio piuttosto affabile e spiritoso. Nell’intervista parla della rivoluzione nei suoni elettronici dai suoi esordi ad oggi, del suo nuovo album e delle collaborazioni future, della riscoperta del sound anni Settanta, del rapporto tra Internet e la musica, ricorda le esperienze eccezionali come ingegnere del suono con i Beatles e gli aneddoti celati dietro alla nascita del capolavoro The Dark Side of the Moon, dei Pink Floyd.
“Sono molto felice dell’accoglienza che mi è stata riservata dal pubblico italiano, così caldo ed entusiasta” ha esordito Parsons, il cui primo concerto romano è stato salutato da una grande affluenza di pubblico. “La scaletta delle serate non varia molto: girando il mondo con un grande spettacolo e una numerosa band non c’è molto spazio per l’improvvisazione, anche se a noi piacciono le sorprese…”

Alan Parsons

Gianfranco Terzoli (GT): Come è cambiato il suo sound dai primi lavori ad oggi?

Alan Parsons (AP): Questo spettacolo rappresenta tutta la mia carriera, dagli inizi a oggi. Nello show sarà presente la maggior parte dei miei vecchi successi, oltre a due brani nuovi tratti dall’ultimo album, nel quale è presente una serie di collaborazioni con artisti di musica elettronica.

GT: Lei è stato un precursore dell’elettronica, ha usato per primo tastiere, mellotron e altri strumenti un tempo innovativi. Che differenza trova tra la musica elettronica attuale e quella dei suoi esordi come tecnico di sala d’incisione, e quest’ultima, a suo giudizio, come si è evoluta negli anni?

AP: Agli inizi, negli anni Settanta, la musica elettronica era piuttosto primitiva, rispetto ad allora ci sono stati moltissimi cambiamenti, non solo nei gusti musicali, ma anche nelle tecniche di realizzazione. Fortunatamente oggi, grazie alle nuove tecnologie, è possibile fare musica dappertutto, dai garage alle camere da letto, in quanto l’attuale tecnologia, grazie al computer, ha raggiunto le masse, e non è più elitaria come un tempo.

David GilmourGT: Con quale artista le piacerebbe suonare in futuro tra quelli che mancano nella sua ampia rosa di collaborazioni celebri? Un giorno potremmo vederla esibirsi sullo stesso palco assieme a David Gilmour, che ha partecipato alla registrazione del suo ultimo cd?

AP: Mi reputo soddisfatto delle collaborazioni che ho sviluppato, eventualmente se in futuro dovessi collaborare con qualche grande artista mi piacerebbe farlo con i migliori musicisti che appartengono alla mia epoca, come appunto David Gilmour o Pete Townshend. Ma costerei troppo… La collaborazione al mio disco è stata gratuita, le star che hanno partecipato alla realizzazione del cd hanno offerto il loro compenso in beneficenza.

GT: Negli anni Settanta andavano di moda i concept — album: come mai oggigiorno si è persa questa propensione? È forse una questione economica?

AP: No, i costi non c’entrano! È che la musica passa forzatamente attraverso i grossi canali, e le radio e le tv commerciali esigono che tu faccia il tipo di musica che va per la maggiore; la radio è costruita secondo criteri economici e non in funzione di chi ascolta la musica.
Attualmente in America esiste una nuova opportunità per i musicisti che non seguono il cosiddetto “mainframe”, che rifiutano la politica commerciale fatta di canzoni brevi, usa e getta, che sono l’esatto contrario dei brani che costituivano i concept — album; si sta diffondendo la radio satellitare, la quale, priva di sponsor e svincolata dalle leggi del commercio, può trasmettere musica senza dover passare attraverso il giudizio dei disc-jockey ed è libera di proporre anche altri generi musicali.

The Dark Side of the Moon

GT: Il suo passato da fonico dei Pink Floyd. Mentre stavate registrando The Dark Side of the Moon, avevate la sensazione di realizzare qualcosa di storico, di eccezionale?

AP: Una domanda molto lunga e una risposta molto breve: no! A parte gli scherzi, mentre ci lavoravamo sentivamo che stavamo creando qualcosa di buono, eravamo convinti che avrebbe avuto successo, che anzi sarebbe stato il nostro più grande successo realizzato fino a quel momento, ma nessuno pensava sarebbe stato ricordato 30 anni dopo. Nessuno di noi aveva la minima idea che ne sarebbe uscito il più grande successo commerciale di tutti i tempi, quello sinceramente no.

GT: L’esperienza con i Beatles: che ricordi ha, cosa le ha lasciato dentro?

AP: Ricordi ne ho tanti. Di che tipo?

Alan ParsonsGT: Qualche aneddoto, qualche sensazione particolare…

AP: Mi spiace, dovrete aspettare il mio libro…

GT: Come giudica questo nuovo interesse dei giovani per la musica anni Settanta, questa riscoperta da parte delle nuove generazioni della musica del passato?

AP: Sono molto contento che nel panorama musicale attuale ci siano molti giovani, gruppi organici, che usano tastiera e batteria come le formazioni di quegli anni.
Un esempio sono i Coldplay o i Muse e sono pronto ad essere parte di questo movimento.

GT: Lei pensa che Internet possa costituire una grossa occasione per diffondere la musica o al contrario sia un grande male, soprattutto per le case discografiche?

AP: Penso che rappresenti una realtà ottimale per la scoperta di nuovi talenti, ma la possibilità di scaricare musica ha un forte effetto negativo sul mercato, e a soffrirne sono gli artisti e i compositori.

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