// stai leggendo...

Musica

Neronoia

Il rumore nella testa

Immagine articolo Fucine MuteNeronoia è il nome che si sono scelti Canaan e Colloquio per la loro collaborazione. Su Fucine Mute abbiamo già incontrato due volte i primi: ora è il momento di scoprire similitudini e differenze tra “Un Mondo In Me” e quanto realizzato dai due gruppi in precedenza, oltre che a comprenderne meglio la collocazione, non così facile come può sembrare o è sembrata ad altri. La parola a Mauro Berchi.

Fabrizio Garau (FG): Quando Gianni cominciò a partecipare ai dischi dei Canaan, qualcuno più preparato di me tirò fuori paragoni con i Le Masque. Ti sentiresti di trovare similitudini tra i Neronoia e questa band che tu stesso hai voluto riscoprire? Quantomeno, ti andrebbe di parlarne a chi non ha avuto la possibilità di conoscerla?

Mauro Berchi (MB): Prima della penosa svolta bossanova/commercial oriented degli ultimi anni, i LE MASQUE sono stati uno dei migliori (se non il migliore in assoluto) gruppo wave italiano. Discendenti diretti del cantautorato più cupo e straniante, furono dei genietti in grado di incidere dischi di profondità abissale in tempi assolutamente non sospetti. Peccato siano finiti così male, ma questa è un’altra storia. Personalmente non vedo alcun punto di contatto tra Neronoia e Le Masque, né dal lato musicale né da quello lirico, ma è ovviamente questione di punti di vista.

FG: Domanda banale ma necessaria: come vi siete incontrati con Gianni? Quando e come avete capito che potevate dire qualcosa insieme, cosa che, fin da “A Calling…”, tutti speravano?

MB: Conoscevo i Colloquio, sin dai tempi dei primi demo, e mi erano sempre piaciuti in modo viscerale. Mi misi quindi in contatto con Gianni, inviandogli alcuni dei nostri dischi, e da lì in poi è stato tutto piuttosto naturale. Ci siamo sentiti varie volte per lettera, più spesso per telefono; in seguito, ci siamo incontrati cementando un’amicizia che resiste benissimo al tempo, alla distanza, ai silenzi. Viviamo, respiriamo e sentiamo le cose in modo assolutamente simile, praticamente identico per molti aspetti. Nel tempo è cresciuta la voglia di fare un disco intero insieme, ed è nato il progetto Neronoia.

Immagine articolo Fucine Mute

FG: Sei d’accordo con chi dice che nel disco la band si mette un po’ da parte quando compare la voce di Gianni?

MB: Direi di no. La voce è sicuramente una colonna portante del disco, è innegabile che in “Un mondo in me” i testi ed il cantato sono elementi basilari ma non penso mascherino quello che gli sta dietro. Anzi, per come la vedo io, la voce si integra nel tessuto musicale risultando in molti frangenti uno strumento nell’insieme piuttosto che una balena bianca isolata dal contesto.

FG: Sono incuriosito da come avete lavorato sulle percussioni. In generale, mi sembra di capire che lo studio sia stato uno strumento in più per la realizzazione dell’album, a sua volta un momento di autentica crescita per voi come musicisti.

MB: Quando abbiamo terminato di registrare i brani, non avevamo idea di come avremmo agito durante il mixaggio; sapevamo però di voler evitare di fare quello che molti si aspettavano, vale a dire un disco “Canaan con Colloquio alla voce”. In studio abbiamo quindi sperimentato delle soluzioni di decostruzione dei brani piuttosto pesanti, a partire proprio dallo scheletro ritmico dei brani (basso e batteria). Alessio (il fonico che ha mixato il disco) ha avuto parecchie idee brillanti e devo dire che è stato stimolante provare cose che nel nostro micro-studio non possiamo provare per mancanza della necessaria strumentazione. Penso proprio che anche i nostri prossimi dischi (come Neronoia, ma anche come Canaan) proseguiranno su questa strada.

FG: Con voi ha collaborato Sergio degli Act Noir, una band che Fucine Mute segue fin dal demo. Come vi siete trovati?

MB: Molto bene. Sergio è una persona cordiale, disponibile e preparata. Lavorare con lui (in questo caso registrare le voci di Gianni) è stato un piacere. Ci teniamo a ringraziarlo per averci tolto le castagne dal fuoco, visto che nei giorni in cui abbiamo registrato da lui, lo studiolo di Gianni era impraticabile per problemi legati al malfunzionamento del suo hard disk recorder.

FG: Ti sembrerebbe presuntuoso parlare di “poetica” dei Neronoia? Se no, come la descriveresti?

MB: Se per poetica si intende un apparato formale rigido ed un approcio concettuale basato su regole prefissate, direi che non ve ne è traccia in quello che facciamo. NERONOIA nasce, cresce e muore su un disincanto molto profondo che tritura e sminuzza illusioni e convinzioni, riduce i pensieri in polvere e li soffia lontano. Se questa sia una poetica precisa, non saprei dirlo.

Immagine articolo Fucine MuteFG: Cisono persone che vivono solo il presente, senza mai guardarsi indietro e senza mai preoccuparsi del futuro, fatto piuttosto inquietante. Al contrario, i testi di “Un Mondo In Me” rappresentano qualcuno incapace di (o restio a?) staccarsi da ricordi e rimorsi. Chi sta meglio?

MB: Sicuramente chi vive solo il presente. Senza alcun dubbio. Essere in grado di dimenticare il passato è un dono prezioso, almeno per come la vedo io; chi si porta dietro il fardello dei rimorsi e delle cose lasciate a metà non può per definizione essere sereno, perché vive nell’ombra ingombrante di cose mai dimenticate. Chi invece riesce a buttarsi tutto alle spalle può sfruttare meglio le proprie energie per focalizzarsi sul presente, superando con maggiore agio le difficoltà. È una abilità che invidio profondamente, che vorrei davvero possedere ma che, invece, mi fa difetto in modo clamoroso. Una certa quale “naiveté” nell’affrontare in modo avventuroso il futuro può nascere solo dalla serenità del presente, mai dai fantasmi del passato……

FG: “Un Mondo In Me” parla della vecchiaia ma anche dell’infanzia. È lì che si decide tutto? Poi non si può più cambiare?

MB: Questa è veramente un’ottima domanda. Credo che il periodo dell’infanzia sia di fondamentale importanza per quello che accade successivamente. Anche se non ne serbiamo che poche tracce confuse, i ricordi d’infanzia condizionano in modo irreversibile quello che diventiamo da adulti prima, da vecchi poi. Non sono in grado di dire quanto (o se) sia possibile invertire la rotta durante la corsa. Quello che però si assorbe quando si è piccoli diventa per forza di cose il metro con il quale giudichiamo il mondo che ci circonda. Una volta scelta una “unità di misura”, tutte le altre cose vengono vagliate e soppesate secondo questa. Nel caso malaugurato in cui il sistema di misurazione sia “starato”, ne risulterà per forza di cose una visione distorta del mondo. Sarebbe un miracolo riuscire a scoprire come fornire ai bambini un corretto sistema di misura, senza esagerare, né per difetto, né per eccesso. Penso sia una delle cose più difficili in assoluto…

FG: Come Eibon Records, sei arrivato secondo tra le etichette al “premio avanguardia italiana” organizzato dal MEI. Nella giuria c’erano almeno due o tre persone che mi aiutano a scegliere i dischi. Premesso che non ti vedo come uno che vede bene il binomio “arte” e “gara”, tutto questo è servito a qualcosa? E che cos’è l’avanguardia oggi?

Immagine articolo Fucine Mute

MB: Mi ha fatto piacere essere incluso in questo premio, del quale ero (fino a prima della comunicazione dello stesso) ignaro. Si parla comunque di una nicchia di mercato così microscopica che non ha poi molto senso parlare di gara/competizione. Siamo più o meno tutti su una minuscola scialuppa di salvataggio in balia di acque profonde e agitate.
Il termine avanguardia non ha più molto senso, per come la vedo io. È difficile trovare qualcosa che non sia già stato tentato in precedenza; si tratta più che altro di scoprire il buono in mezzo a mucchi di ciarpame. Purtroppo più il tempo passa e meno il pubblico sembra essere ricettivo anche verso quelle (poche, bisogna dirlo) realtà musicali che mettono un’anima nella loro musica. Se poi contiamo che i dischi non li compra più nessuno, si finirà con orde di downloaders selvaggi che tutt’al più ti daranno una pacca virtuale sulle spalle. Triste ma inevitabile, purtroppo.

FG: Ultima domanda extra-Neronoia: l’hai poi ascoltato il disco di David Galas?

MB: Ho ascoltato il disco in questione e musicalmente lo ritengo notevole. Non sopporto però la voce, finisce per rovinare parecchi dei brani contenuti in “The cataclysm”; troppo finta, troppo sforzata, troppo impostata. Rimane il fatto che, preso a piccole dosi (due/tre brani per volta), è veramente un ascolto interessante, anche se la magia dei LYCIA dei tempi d’oro (penso sopratutto a “A day in the stark corner”) deve purtroppo considerarsi ancora inarrivabile e anche se, a tratti, lo spettro degli SWANS alita minacciosamente sulle composizioni di Galas…

ALBERTO – basso, tastiere
ANDREA – batteria
GIANNI – voci
MATTEO – chitarre
MAURO – tastiere, basso, chitarre
NICO – chitarre


www.neronoia.tk
www.canaan.it
www.colloquio.tk
www.eibonrecords.com

Commenti

Non ci sono ancora commenti

Lascia un commento

Fucine Mute newsletter

Resta aggiornato! Inserisci la tua e-mail:


Leggi la rubrica: Viator in fabula

Articoli recenti

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di Mikhail Shishkin

Pen Lettori Trieste: Punto di fuga di...

Doc nelle tue mani 3: che il flashback sia con voi (fino allo sfinimento)

Doc nelle tue mani 3: che il...

Trieste Film Festival 2024

Trieste Film Festival 2024

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (II)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Lascia che la carne istruisca la mente: Intervista a Anne Rice (I)

Lascia che la carne istruisca la mente:...

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro Stabile Sloveno di Trieste

Nel castello di Giorgio Pressburger al Teatro...

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con Pera Toons

Lucca Comics & Games 2023: Incontro con...

Lucca (meno) Comics & (più) Games 2023:...

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide Barzi

Lucca Comics & Games: Intervista a Davide...

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a Matteo Pollone

Lucca Comics & Games 2023: Intervista a...

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Il futuro (forse) del fumetto: Martin Panchaud

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Femminismo all’ombra dello Shogun: Camille Monceaux

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad Andrea Plazzi

Lucca Comics & Games 2023: Intervista ad...

I quarant’anni della “scatola rossa”

I quarant’anni della “scatola rossa”

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: River

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Trieste Science + Fiction Festival 2023: cortometraggi

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995): la letteratura come seduzione

Il fiore del mio segreto (Almodóvar, 1995):...

Good Omens 2: amore e altri disastri

Good Omens 2: amore e altri disastri

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen King

The Plant: il romanzo incompiuto di Stephen...

The Phantom of The Opera per la prima volta in Italia

The Phantom of The Opera per la...

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia del 1907

Pélleas e Mélisande di Claude Debussy: parodia...

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) di Alfred Hitchcock

Tutto il mondo è un Disco

Tutto il mondo è un Disco

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di noia profonda

Il commissario Ricciardi 2: quattro puntate di...

Sanremo anche no

Sanremo anche no

Casomai un’immagine

pm-04 Robot 3 Greencat Jingler-stars Jingle newton Jingle forest tsu-gal-big-01 sla-gal-3 pugh-03 galleria-01 05 galleria08 murphy-40 murphy-24 pm-32 pas-08 sac_07 s20 holy_wood_21 tav4 lor-4-big 5 cas-08 09 01 bon_03 007 kubrick-19 th-70 th-54
Privacy Policy Cookie Policy