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Musica

Cristina Donà

Wherever finds you

Cristina DonàQuello di Cristina Donà è un nome ormai affermato nel rock d’autore nostrano. Esordita discograficamente nel 1997 con l’elettrico ed irrequieto Tregua, prodotto da Manuel Agnelli degli Afterhours e pubblicato dalla Mescal, Cristina si fa notare per il songwriting già maturo e per una forza espressiva che la farà spesso avvicinare a nomi d’oltreoceano come PJ Harvey o Liz Phair.
Nel 1999 conferma e supera le aspettative con Nido, l’album che aprendosi a sonorità diverse — la solarità di Mangialuomo, il ritmo acustico di Brasil, l’andante sospirato di Goccia — ridefinisce il suo sound mantenendo coerente la sua vena di cantautrice. Notevoli le collaborazioni, in primis, la partecipazione di Robert Wyatt nella già citata Goccia, che ritroveremo sull’EP omonimo dell’anno successivo.

Nel 2000 della Donà Mondadori pubblica la prima e finora unica raccolta di poesie, intitolata Appena Sotto le Nuvole, esordio editoriale che avrà un seguito nel 2003 con God Less America, diario di viaggio negli Stati Uniti scritto a quattro mani con Michele Monina, ispirato dalle canzoni di Springsteen e pubblicato sempre da Mondadori con dvd allegato.

Anche il suo terzo lavoro discografico, Dove Sei Tu, arriva nel 2003 grazie alla produzione di Davey Ray Moor, già leader dei Cousteau. è da quest’album che sono tratte la maggior parte delle canzoni riscritte ad hoc nel disco in inglese, intitolato semplicemente Cristina Donà, edito nel 2004 dall’illustre etichetta Rykodisc e destinato ad un pubblico internazionale.
L’attenzione che attira l’album porterà ad altre numerose collaborazioni importanti, in primis quella come special guest d’eccezione, assieme alla collega Sarah Jane Morris, in un progetto che meriterebbe un discorso tutto suo: Soupsongs di Annie Whitehead e la sua band, una serie di concerti-tributo che ripercorrono varie tappe della carriera solista e non dell’immenso Robert Wyatt.

Abbiamo potuto incontrare la cantante proprio durante una pausa alle prove per uno di questi concerti, inserito nel cartellone della rassegna Udine Jazz. Cristina si è dimostrata rilassata e molto disponibile. Ci ha comunicato entusiasmo e soddisfazione per i suoi progetti attuali e futuri.

Robin Luis Fernandez (RLF): Ciao Cristina, volevo rompere il ghiaccio chiedendoti come ci si trova a riprendere il progetto Soupsongs dopo un periodo di tempo nient’affatto breve.

Cristina Donà (CD): Ci si trova bene. Sono un po’ stanca perché ho finito da poco le registrazioni e non mi sono fermata un attimo, ma sto bene. Poi questo progetto (su Robert Wyatt, nda) mi piace tantissimo e i musicisti con cui collaboro sono tutti delle belle persone. è una bella compagnia, al di là della musica, che è meravigliosa. Era da un anno che non facevamo questo spettacolo.

RLF: Quando sei entrata a far parte dello spettacolo?

CD: È dal 2004. L’anno scorso ne abbiamo fatti un paio, l’ultimo è stato a luglio dell’anno scorso, quindi ormai è passato più di un anno.

RLF: Come si colloca questo progetto nel tuo percorso personale di artista?

CD: Ci sta a pennello! Conosco Wyatt dal ’99 e lui è stato molto importante, sia per far conoscere la mia musica in Inghilterra, sia per farla conoscere ad un pubblico diverso dal mio. Grazie ad internet, la gente magari va a cercare Wyatt e trova le collaborazioni che ha fatto, come quella con me. Al di là di questa possibilità di apertura, mi ha dato anche degli spunti musicali. La semplicità delle sue composizioni mi ha portata ad una musicalità che prima, secondo me, non c’era. Non so se sono riuscita a proseguire il suo percorso, ma ero finalmente più spontanea.

Robert Wyatt

Il progetto Soupsongs l’ho conosciuto attraverso un documentario che avevo visto alla BBC. Il progetto era nato nel ’99 e, quando l’ho visto alla televisione, ho pensato fosse bellissimo. All’epoca c’erano anche Phil Manzanera e Paul Weller, nel documentario che ho visto io, non tanto nel progetto. Nel filmato c’era una parte dedicata al progetto loro tre suonavano assieme in studio, una cosa rarissima. È un peccato che in Italia tutto questo non si sia visto. A noi hanno spedito una VHS dall’Inghilterra, quindi a dire il vero non so se da noi sia uscito. Mi farò dire se magari c’è la possibilità di averlo, non ci avevo mai pensato.
E’ molto bello anche il documentario che hanno fatto due ragazzi italiani, Di Lorenzo e Bevilacqua: si chiama Little Red Robin Hood e, personalmente, credo sia straordinario.
Ho scoperto il mondo di Wyatt sicuramente in ritardo rispetto alla sua carriera perché l’ho conosciuto nel ’97…

RLF: Musicalmente?

CD: Sì, musicalmente. Lo conoscevo per sentito dire ma l’ho incontrato più tardi. Mi è venuta voglia di conoscere la sua musica quando l’ho incontrato personalmente, al Salone della Musica del ’97, dove lui era venuto per presentare l’album Shleep che era uscito quell’anno. Era il primo anno del Salone della Musica a Torino, manifestazione bellissima. È un peccato non si faccia più, c’era un fermento fantastico.

Quell’anno lui era stato invitato e l’ho conosciuto perché mio marito già conosceva la sua musica. Ci siamo scambiati i cd, ci siamo fatti l’autografo, abbiamo cominciato a parlare. Io avevo già sentito delle cose su di lui, avevo visto un documentario, ma c’era sempre il rischio del sentito dire. Secondo me, alcune persone, quando parlano di Robert in una certa maniera, corrono il rischio di appesantire la sua musica. In realtà, come mi sono resa conto facendo questo spettacolo, la sua musica è sì molto complessa, però, è anche molto leggera.

RLF: C’è una grande naturalezza nei suoi lavori.

CD: Infatti. Lui è molto contento di questa operazione. Era anche stato molto contento del tributo italiano a Wyatt. In quell’occasione aveva detto a quelli del Consorzio (Consorzio Produttori Indipendenti, l’etichetta che aveva organizzato e pubblicato il disco-tributo “The Different You — Robert Wyatt e noi” a cui ha partecipato anche la Donà, nda):”Mi raccomando, non appesantite le mie canzoni!”. Per tutte queste ragioni, è stata una grande sorpresa poter partecipare a Soupsongs, ma, allo stesso tempo, non la colloco affatto in modo forzato nel mio modo di fare musica e nel mio percorso.

RLF: Mi sorprende molto, sapendo delle vostre collaborazioni, scoprire che l’hai conosciuto prima come persona e solo in un secondo momento come musicista…

CD: Avevo già sentito alcune cose perché in casa abbiamo un sacco di dischi, però forse non avevo ancora colto, forse non era ancora il momento. Certe volte ascolti delle cose e capisci che ti possono interessare ma non sei ancora pronto per entrare in quel mondo. Io penso di aver cominciato con Shleep, che è stato sicuramente molto importante. è un album che amo molto, come anche Cuckooland, l’ultimo. Tra l’altro quello nuovo sta per uscire ad ottobre.

RLF: È una buona notizia! Anche tu stai per uscire con un album nuovo, chi lo sta producendo questa volta?

CD: L’ha prodotto Peter Walsh. Anche lui l’ho conosciuto attraverso il Consorzio, principalmente grazie a Maroccolo (Gianni, nda) , quando ho partecipato al suo album solista. Anche i PGR stavano lavorando con lui. Dopodiché, quando ho iniziato a schiarirmi le idee sulla direzione del disco, ho pensato che lui potesse essere una presenza importante. Ho saputo che era libero, ci siamo incontrati, ha ascoltato i brani e, alla fine, è stata un’esperienza molto bella.

Peter è veramente bravo e io avevo bisogno di un momento di pulizia del suono perché i brani sono abbastanza “classici” come struttura. Ho scelto lui perché mi era piaciuto il lavoro fatto con i PGR, oltre alle cose che già conoscevo come i Simple Minds, i Church o Scott Walker.

È già il secondo disco prodotto da uno straniero. Non so se continuerò a farlo ma mi piace la visione della melodia e del suono dell’italiano che hanno quelli che non capiscono la lingua! è molto interessante, è come se fossero più attenti alla melodia piuttosto che alle parole: cercano il valore melodico del suono. Mi aiuta avere qualcuno che sente prima di tutto quello, prima ancora di conoscere il significato delle parole.

RLF: Cerchi dei punti di vista diversi.

CD: Certo, ti dà dei suggerimenti che difficilmente possono arrivare da uno che, invece, con l’italiano ha dimestichezza. Non l’ho certo scelto solo per questo, ovviamente, però ho trovato che quell’aspetto può essere molto importante. Lui poi è un grandissimo tecnico del suono ed è riuscito a portare il lavoro nella direzione che io volevo.

RLF: Cosa intendi quando dici che i brani sono di tipo “classico”?

Cristina Donà, copertina dell'album La quinta stagioneCD: Sono canzoni. Ero partita con l’idea di lavorare di più su aperture musicali, cose che magari farò più avanti. Però alla fine mi sono ritrovata a lavorare sulla forma “canzone”, ancora di più rispetto all’ultima volta. Evidentemente era il momento di fare in questo modo. Adesso vedremo, sono curiosa di vedere che tipo di impatto avrà. Io sono contenta, sono molto contenta del lavoro che abbiamo fatto.

RLF: Avevi accennato al modo diverso di sentire la musica cantata in italiano di chi non parla la lingua, volevo ribaltare la cosa chiedendoti com’è stata l’esperienza di fare un album in inglese, traducendo i tuoi testi in questa lingua.

CD: È stato un modo per cominciare a seminare al di fuori dell’Italia, perché, purtroppo, l’italiano non dà molte possibilità all’estero come lingua cantata. Almeno stando a ciò che ho visto fino ad ora, è quasi indispensabile avere delle canzoni in inglese o in spagnolo per uscire dal paese.

RLF: Dal punto di vista discografico non è una lingua molto commerciabile.

CD: Non essendo molto parlata all’estero, ha meno attrattiva nel mercato. È strano perché spesso si sente dire che l’italiano è una lingua molto musicale. Forse, però, si intende l’opera piuttosto che la classica canzone all’italiana. Se ci fai caso, anche Ramazzotti e la Pausini hanno comunque tradotto alcune loro canzoni in spagnolo e in inglese.

L’inglese è indispensabile. Adesso vedremo se la EMI è d’accordo per proseguire in questa direzione. Sono sempre con la Mescal come etichetta, ma come casa discografica adesso sono in un giro un po’ più grande e sono curiosa di vedere come andrà. Per ora, non posso lamentarmi perché non mi hanno ostacolato in nulla, ho fatto il mio lavoro dall’inizio alla fine come credevo andasse fatto. Vediamo se anche loro sono d’accordo nel continuare a tradurre, magari non tutto l’album ma solo una parte.

Vorrei lavorare ancora con Davey Ray Moor (ex-tastierista dei Church ed ex-leader dei Cousteau che ha prodotto l’album Dove Sei Tu ed assistito all’adattamento dei brani di Cristina per il suo disco in lingua inglese del 2004, nda), che ha fatto un lavoro meraviglioso, secondo me, per il disco in inglese. Questo mi ha permesso anche di fare delle date all’estero, cosa che ti apre un po’ la mente.

Ti riporta indietro anche, è un po’ come ripartire daccapo, ma è produttivo. Mi ha permesso di avere una canzone in uno spot in Norvegia, per una marca di prodotti sportivi, che è rimasto in rotazione per sei mesi alla televisione. Sulla loro rete principale era la versione in inglese di Triathlon. Sono anche stata alla BBC!

È importante, non mi aspettavo certo di diventare la cantante più famosa del mondo però ha dato i suoi frutti. Ho avuto una bellissima recensione su Mojo, un giornale che conosco da tempo. Per me, avere tre stelle su Mojo è già tanto. È un bel biglietto da visita.

RLF: E con la lingua inglese vera e propria, come ti sei trovata?

CD: Non è stato facilissimo perché, nonostante io lo capisca e lo parli abbastanza bene, non sono una che lo parla perfettamente, anzi. Neanche cantarlo in modo credibile è stato facile, perché ci sono tante sfumature che possono fare la differenza.

Cristina Donà

Quando canto in inglese non devo solo pensare all’espressività ma anche alla pronuncia. Magari la versione di un brano è molto bella come espressività e come interpretazione… però hai pronunciato una parola nel modo sbagliato e si rovina l’effetto. Per questo è stata abbastanza dura, c’è stato un momento in cui mi sono detta “Ma chi me l’ha fatto fare?”!
Alla fine, però, sono contenta di averlo fatto e sono disposta a farlo di nuovo.

RLF: Quando possiamo aspettarci l’uscita del nuovo disco?

CD: Il sette di settembre. È una bella data. Ne riparliamo quando esce!

Discografia:


La quinta stagione  (Capitol / EMI, 2004)
Cristina Donà (Mescal / Sony, 2004)
Dove sei tu (Mescal, 2003)
Nido (Mescal, 1999)
Tregua (Mescal, 1997)
 

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