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Omnia

Afterville. Tomorrow comes today

Torino 2058. Hic et nunc

Immagini di Afterville, anteprima 2008 a Torino al World Congress of Architecture

Torino Design World Capital 2008 coincide cronologicamente con il XXIII UIA — World Congress of Architecture. Due manifestazioni che stanno portando, e continueranno a portare, per tutto il corso dell’anno, numerosi eventi dedicati al design, all’architettura e, in generale, al rapporto tra l’abitante e l’abitare. Tra questi, è stata particolarmente seguita la prima nazionale del cortometraggio Afterville — The Movie, punta di diamante del calendario UIA per gli appuntamenti off congress, “volti a segnalare le interferenze concettuali e figurative tra il pensiero progettuale e l’immaginario della fantascienza nel ventesimo secolo”.

Ma cos’è Afterville? È prima di tutto un film di fantascienza, creato da due giovani registi, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro — autori di titoli premiati in tutto il mondo come E:D:E:N e The Silver Rope-. In secondo luogo, è momento di dialogo e di approfondimento, sulle produzioni cinematografiche a Torino, per sondare la possibilità di ambientarvi un cortometraggio nel 2008 e per proporre uno sguardo nuovo sulla città, diverso nel tempo e nello spazio. Infine, ovviamente, è un’occasione per parlare d’amore.

After Afterville…

Agnizione. È questa la sensazione che il cortometraggio innesca nei suoi primi spettatori. Per lo più torinesi e assolutamente del “mestiere”: cinematografico — sono ospiti e partner del Museo del Cinema e di Steve Della Casa, patron della Film Commission Torino Piemonte — e urbanistico, poiché Afterville è uno dei principali eventi del calendario dell’UIA, Congresso Mondiale dell’Ordine degli Architetti.

Agnizione, perché si innesca il gioco per riconosce i propri luoghi, vuoi l’Università, o Piazza Castello, o una strada piuttosto che uno scorcio. Gioco facile, visto che tutto il corto è ambientato nel centro città. Così assolutamente reale che gli stessi registi sfidano a riconoscere i due “alieni” architettonici dello skyline urbano, oggetto di dibattiti e querelles: i grattacieli di Renzo Piano e Massimiliano Fuksas. In effetti, il claim è proprio Tomorrow comes today, il domani è adesso, è oggi. E ciò non senza intenzione, visto l’evento nel quale Afterville è il cosiddetto oggetto principe.

Il domani a Torino. È un bel pensiero, soprattutto per una città che ha faticato a togliersi di dosso mille pregiudizi estetici e legati allo stile di vita, diventando un punto di riferimento della cinematografia italiana e non.

Festival a parte, come sottolinea Fabrizio Accattino, co-curatore del cartellone del progetto Afterville, il capoluogo subalpino negli ultimi anni è diventato centro di un grandissimo numero di produzioni, set per commedie giovanili, film in costume, triller, horror. Tuttavia la fantascienza — genere in Italia non più frequentato da decenni — ne è sempre stata storicamente lontana. Torino e la science fiction si sono incontrate solo un paio di volte nella storia del cinema.

E allora, come sarà questa città nel futuro? La Torino del 2058 è diversa — anche visivamente- da quella di oggi: non è né migliore né peggiore, né utopica come i centri di fantascienza di inizio secolo, né distopica come la San Angeles marcescente di Blade Runner. Semplicemente diversa. Questo il pensiero di Fabrizio Accattino.

Al di là dei dibattiti urbani del presente, la natura di Afterville rimane pur sempre cinematografica. La pellicola ci proietta in una Torino che funge da comprimaria e da suggestiva scenografia all’azione degli attori. E inizia l’attesa, innescata da un countdown che conduce verso l’ignoto.

Immagini di Afterville, anteprima 2008 a Torino al World Congress of Architecture

Anno 2058. Torino mostra i segni evidenti di un’anomala invasione ormai avvenuta oltre un trentennio prima. Alcuni corpi alieni in forma di astronave circolare, caduti sulla città, sono divenuti parte integrante del tessuto urbano e dell’immaginario collettivo.

Le Rocce, come i cittadini hanno ribattezzato gli oggetti volanti, ridisegnano lo spazio urbano e il panorama aereo, nonché la relazione tra abitato ed abitanti. Questi si appropriano in modo superficiale delle aree occupate dalle entità aliene, creandovi, tra le altre cose, — paradossale ma verosimile — anche un centro commerciale.

L’azione si svolge nelle ultime ore del 22 settembre 2058, tempo cronologicamente scandito all’inverso dall’analisi dello scienziato Adam Vurias, che individua nel segnale emesso dalle strutture aliene un conto alla rovescia, “il segnale del tempo […] il ritmo del loro cuore”.

Cosa accadrà allo scoccare dello zero? Occupazione? Distruzione di massa? Rigenerazione di una città e dei suoi abitanti? Chi o cosa emergerà dalle enormi entità metalliche in quiescenza da oltre un trentennio?
Molti credono alla fine, molti a un nuovo inizio, molti al fatto che non accadrà nulla. Ed ecco compiersi l’unione delle tre maggiori religioni monoteiste, ecco entrare in scena guru e profeti, in grado di proporre conversioni di massa, ma anche on demand, al telefono, per ritrovarsi insieme anche dopo.
Di fronte allo scoccare dell’ultimo minuto, poi, c’è l’umano bisogno di raggiungere l’apice, di impiegare al meglio quelli che potrebbero essere gli ultimi, irripetibili istanti della propria vita.

Sam (Roberto Laureri), il protagonista, è un giovane con qualche problema in famiglia e un appartamento vista centro con tecnologie ultrafuturistiche (i database dei ricordi: un omaggio a StrangeDays?). Ultimo eroe romantico – come non può fare a meno di notare il comprimario del protagonista, un eccezionale Paolo Giangrasso —, Sam non si rassegna alla fine della relazione con Lisa (Giorgia Wurth), che nel cuore e nella mente di lui rimane la donna della sua vita.

Immagini di Afterville, anteprima 2008 a Torino al World Congress of Architecture

L’amico Giangrassoviene abbandonato al bar della Mole tra proiezioni di ballerine di lap-dance e una sicura sbronza pre-fine del mondo, amara e solitaria, volutamente al limite del patetico. Nel durante, Sam l’eroe, cerca la sua bella e la trova sul tetto del Politecnico, pronta a lanciarsi per non vedere, né sapere, che cosa accade dopo lo “zero”. Le parole sanno essere quelle giuste, la voglia è quella di trasmettere che anche le differenze e le diacronie della vita si possono superare, e intanto il conto alla rovescia arriva all’attimo zero…

Niente alieni verdi, niente robot ultra futuristici o armi galattiche. Attraente nella sua semplicità, la trama è debitrice della volontà di mantenere il mistero sulla presenza e sul ruolo delle entità aliene, “un elemento architettonico misterioso in una città nota per il suo carattere misterioso: tout se tient. Niente alieni, niente guerra. Nessun passato, nessuno scopo. Le Rocce dovevano essere tutto e niente: Dio”, come affermano i registi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro.

Amore e morte si incontrano su un tetto, omaggio alla scena più citata di Blade Runner, “Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare”: qui nulla vedono i protagonisti, impegnati a scommettere su loro stessi e i loro sentimenti e non sulle sorti del mondo, là fin troppo avevano visto e vissuto i due attori in scena.

Un occhio strizzato agli unici due precedenti ambientati a Torino — l’alieno Omicron di Guido Gregoretti del 1963 e La città dell’ultima paura di Carlo Ausino del 1975 — e ovviamente all’incommensurabile Kubrick. Senza dimenticare la carta stampata, o per lo meno un dei maggiori protagonisti della letteratura di fantascienza, Bruce Sterling, considerato insieme a William Gibson il padre del cyberpunk. Per Afterville Sterling ha scritto e impersonato il ruolo dello scienziato Adam Vurias, “un idealista, uno che ha realizzato una scoperta fondamentale per l’umanità, decodificando il segnale delle rocce aliene, ma che ora paga il prezzo della sua rivelazione vivendo nascosto chissà dove. Non uno scienziato pazzo, ma un uomo giunto alla fine dei suoi giorni, logorato dalla malattia, che parla al mondo solo attraverso internet. Un guru della rete. Un uomo politico suo malgrado.”

Immagini di Afterville, anteprima 2008 a Torino al World Congress of Architecture

Comprimario onnipresente, deus ex machina in grado di capire e diffondere il messaggio nascosto nelle rocce, Adam Vurias non partecipa alla follia collettiva legata agli ultimi attimi del conto alla rovescia: si spegne qualche ora prima della fine, o come egli continua a ripetere, del “nuovo inizio”, ben consapevole che esso sarà tanto lontano dalla catastrofe e dalla distruzione della città quanto dai paradisi promessi dalle religioni monoteiste in mondovisione e sognati dai suoi abitanti.

Prima nazionale: 16 aprile, Torino, Cinema Massimo, ore 21.00.
Afterville – The Movie
nasce a Torino, ma girerà l’Italia per partecipare a numerosi festival ed eventi: in particolare sono già confermate la doppia proiezione del 27 maggio al cinema Apollo di Milano e la proiezione del 2 luglio alle OGR, Officine Grandi Riparazioni di corso Castelfidardo, per la serata “AfterVille. The Starchitecture Night” in occasione del XXIII Congresso Mondiale degli Architetti UIA Torino 2008. Il progetto è stato ideato e curato da Undesign di Michele Bortolami e Tommaso Delmastro con Fabrizio Accatino e Massimo Teghille

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