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Scrittura

Canio Loguercio

Frammenti di una preghiera amorosa

Canio LoguercioDa sempre fedele compagna della poesia, la musica, dalle sue manifestazioni più classiche a quelle più sperimentali, è stata al centro di alcuni dei più importanti appuntamenti serali di Absolute Poetry 2008.
In alcuni casi si è trattato di vere e proprie performances sonore, come Storia di una donna della poetessa Antonella Bukovaz, accompagnata dalle musiche del compositore e sound designer Teho Teardo, o come quella del poeta statunitense Mike Ladd in coppia con Vijay Iyer, pianista e compositore americano di origini indiane. In altri momenti la musica si è rivelata guida preziosa di un vero e proprio viaggio attraverso mondi sconosciuti, alla ricerca di una dimensione più profonda.

È il caso di Miserere. Rectoverso 2.0, lo spettacolo che ha visto salire sul palcoscenico del Teatro Comunale di Monfalcone l’eclettico musicista, performer e architetto Canio Loguercio, supportato da Rocco De Rosa al pianoforte e dalla voce di Maria Pia De Vito, sensuale interprete della scena jazz contemporanea. Sul filo di un delirio amoroso, le note struggenti di Voce ‘e notte e Guapparìa e i versi altrettanto appassionanti di Sara Ventroni, Rosaria Lo Russo, Gabriele Frasca, Lello Voce si fondono in un unico canto che dà vita a una sorta di ‘preghiera’ collettiva.

Proprio come durante una messa, all’inizio dello spettacolo viene fatto circolare tra gli spettatori un santino, che riporta il testo di Voce ‘e notte: Si sta voce te canta dint’o core/ chello ca nun te cerco e nun te dico /tutt’o turmiento ‘e nu luntano ammore /tutto l’ammore ‘e nu turmiento antico… L’atmosfera diventa ormai incandescente quando Loguercio inzia a cantare, e ad incitare dal palco il pubblico, che ormai si sente completamente avvolto nella magia e nei profumi della notte mediterranea.

Da due anni in tour nei festival e nei teatri, Miserere è diventato poi un video, per la regia del filmaker indipendente Antonello Matarazzo, e anche un libro dove sono raccolti i testi e le voci dei poeti e di tutti coloro che, strada facendo, si sono aggregati con un proprio contributo e una propria personale ‘preghiera’.

Sarah Gherbitz (SG): Da cosa nasce l’idea dello spettacolo?

Canio Loguercio sul palco di Absolute Poetry

Canio Loguercio (CL): Ho chiamato un po’ di amici che pregano poco (ride, nda), e gli ho detto: “Vi va l’idea di un progetto sul tipo di una preghiera collettiva?”. Scherzi a parte, una preghiera è qualcosa di molto intimo. Paradossalmente, però, è anche la cosa più rara del mondo: basta immaginare le chiese, le comunità mentre pregano tutti insieme: la preghiera è il legame più forte tra le persone da quando esiste il mondo, però, al contempo, è anche una cosa molto intima, e personale.
Così, partendo da questo ‘gioco’, ho chiamato un po’ di amici, poeti e musicisti e ognuno ha interpretato la preghiera a modo suo. A dire la verità, tutte le preghiere che ne sono venute fuori sono molto laiche. Voce ‘e notte, con cui apro il disco ed anche lo spettacolo, è proprio il segno di questo: cioè è una preghiera d’amore, che provo a fare con il pubblico proprio per dare il senso del rito collettivo.

SG: Che cosa intende quando definisce il dialetto napoletano ‘la sacra madrelingua delle passioni’?

CL: Visto che abbiamo qui Maria Pia De Vito, che è una delle più grandi interpreti della canzone napoletana… anzi, lei è napoletana, ma canta in tante altre lingue, compreso il napoletano. insomma, possiamo chiederlo a lei: che tu sappia, esiste un’altra lingua che canti la lingua delle passioni meglio del napoletano?

Maria Pia De Vito: Il napoletano è la lingua della passione. Diciamo che è una lingua poetica potentissima, come d’altronde anche lo spagnolo, il portoghese, e anche il francese. Il napoletano in più ha il fatto che, come dicono gli spagnoli, è una mescla: cioè nel napoletano c’è il francese, c’è lo spagnolo, c’è l’arabo, c’è una sorta di stratificazione storica, soprattutto nell’espressione della passione.

In questo senso è anche una lingua adattissima alla preghiera: la passione, di fatto, è la preghiera del corpo. La parola dialektós, l’ho studiato ultimamente per vari motivi, è il momento in cui dalla foné si passa alla parola articolata, è qualcosa che appartiene all’umano e quindi all’articolazione del pensiero, ma è anche dialogo, è anche dissertazione. Per dialektós s’intende anche il canto degli uccelli, Aristotele dice che si può considerare dialektós anche il canto degli uccelli perché è la più articolata delle lingue non umane.

Maria Pia De Vito

CL: Facendo un calcolo più banale e statistico, direi che una canzone d’amore napoletana la conoscono i giapponesi come i sudafricani: non esiste un’altra canzone d’amore al mondo come quella napoletana in grado di esprimere i sentimenti globali.

SG: Nel video tratto da Miserere, (purtroppo ad Absolute Poetry non è stato possibile vederlo per un guasto al proiettore, nda) lei compare nel ruolo del “salvatore” che guida una processione di disabili alla ricerca di un’improbabile salvezza. Com’è nata la collaborazione con il filmaker Antonello Matarazzo?

CL: L’incontro con lui è stato abbastanza casuale, ci siamo conosciuti nel corso di uno spettacolo, anche lui era interessato al tema della preghiera e così è nato questo video. In quel momento stava pensando di coinvolgere un gruppo di amici disabili che lo avevano chiamato perché volevano raccontare la loro dimensione di creatività e di leggerezza con le loro carrozzelle.

Il video è stato girato all’Italsider e in una zona dell’Irpinia dove ci sono delle pale eoliche che portano a delle dimensioni assolutamente fantastiche, dove il paesaggio diventa qualcosa di meccanico e dove la meccanica delle carrozzelle e le ferraglie dell’Italsider diventano tutti strumenti: come quelli che i battenti usano nelle varie processioni quando si autoflagellano.

La ferraglia fa parte quasi degli ‘arredi sacri’ delle religioni in cui c’è un senso di espiazione, quindi il video è una sorta di lunga processione che si snoda attraverso vari luoghi reali ma anche fantastici. È stato premiato ad un sacco di festival, ha una magia tutta sua che è proprio tipica del lavoro di Antonello.

SG: All’interno di Miserere, le canzoni e le poesie finiscono per diventare espressione di un unico sentimento, di un’unica preghiera…

CL: Miserere è stato fatto prima con questi amici di cui dicevo all’inizio, poi mano a mano si sono aggiunte anche le poesie e i testi di altre persone: alla fine abbiamo raccolto tutto il materiale che poi è stato pubblicato all’interno di un libro. Loro hanno iniziato a lavorarci, poi gli ho detto che comunque il lavoro l’avrei fatto io, nel senso che ho utilizzato il materiale che hanno dato a modo mio: e così è stato. Per cui ci sono delle voci che sono “pulite”, altre che sono state tagliate, rimontate, fanno parte del tessuto sonoro complessivo. Altre ancora, come quella di Lello Voce — stasera ne abbiamo sentito un pezzetto — diventa un pezzo di canzone.. insomma, alla fine le ho rimontate come vari frammenti che messi insieme fanno sempre e comunque un’unica preghiera.

Canio Loguercio

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