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Palcoscenico

Un allestimento imbarazzante per il Nabucco di Oren

Allestimaneto del Nabucco all'Arena di Verona nella stagione 2008

Nabucco nasce all’inizio del 1840 ed è lo stesso Verdi che ci tiene a ricordare quali furono gli antefatti. Bartolomeo Morelli, librettista e impresario alla Scala, aveva conosciuto Verdi ed era intenzionato a dargli un’altra occasione, dopo la delusione di Un giorno di regno, un melodramma giocoso in due atti rielaborato da Temistocle Solera. Il maestro stesso racconta: “Strada facendo mi sentivo indosso una specie di malessere indefinibile, una tristezza somma, un’ambascia che mi gonfiava il cuore! […] Rincasai e con un gesto quasi violento, gettai il manoscritto sul tavolo, fermandomici ritto in piedi davanti. Il fascicolo cadendo sul tavolo stesso si era aperto: senza sapere come, i miei occhio fissano la pagina che stava me innanzi, e mi si affaccia questo verso: Va pensiero, sull’ali dorate… Leggo un brano, ne leggo due: poi, fermo nel proposito di non scrivere, faccio forza a me stesso, chiudo il fascicolo e me ne vado a letto! […] Ma si… Nabucco mi trottava nel capo! E il sonno non veniva: mi alzo e leggo il libretto, non una volta, ma due, ma tre, tanto che al mattino si può dire che io sapevo a memoria tutto quanto il libretto di Solera”.

Se non si fossero verificate una serie di coincidenze sfortunate, questa sublime melodia, “Và, pensiero, sull’ali dorate…”, sarebbe diventato l’inno nazionale italiano. Su richiesta di Mazzini, Verdi musicò anche una poesia patriottica scritta da Goffredo Mameli, il padre dell’inno nazionale, ma Suona la tromba non ebbe successo. Nabucco nasce quindi come ispirazione, nel pieno del Risorgimento italiano, in una Milano invasa dagli austriaci, con Garibaldi fuggito in Sud America e Mazzini esiliato a Londra. L’Italia è a pochi anni dall’Unità e Verdi, già abbastanza conosciuto, è in cerca di un’opera che possa dare una definitiva accelerazione alla sua carriera.

Allestimaneto del Nabucco all'Arena di Verona nella stagione 2008

In Nabucco l’autore inserisce una serie di elementi che non possono che essere interpretati alla luce delle vicende politiche del tempo. Gli ebrei si presentano come il popolo oppresso, nel quale i patrioti italiani non faticano a identificarsi. L’efficacia delle scene è sicura e i cori si muovono con spirito di ribellione e afflizione, proprio come un esercito rivoluzionario dovrebbe fare. Accanto a elementi, come si direbbe oggi, di geopolitica, non manca in Nabucco un delizioso tratto personale di Verdi: il ruolo principale è affidato ad Abigaille, un soprano drammatico acuto capace di grande intensità espressiva, caratteristiche affini a quelle di Giuseppina Strapponi, amante e amata di Verdi, sulle cui capacità vocali egli compose la parte di Abigaille.

L’opera segna anche la prima parte importante affidata a un baritono. Nabucco è accecato dal desiderio di potere e allo stesso tempo è intrappolato dall’amore paterno, che lo condurranno alla drammatica scena della follia. La trama di Nabucco è estremamente complessa e ai più inaccessibile, proprio come doveva essere l’intreccio di poteri nella Milano controllata dall’esercito del Metternich.

Allestimaneto del Nabucco all'Arena di Verona nella stagione 2008

Per il Nabucco messo in scena all’Arena di Verona la prima doverosa considerazione va all’allestimento firmato da Denis Krief. L’impianto è oltremodo astratto e chiaramente ispirato alle architetture di acciaio del Bauhaus di Ludwig Mies Van der Rohe, famoso anche per i suoi progetti mai realizzati e per il detto “meno è più”. Cosa centra tutto questo con le vicende di Nabucco? Krief costruisce due strutture geometriche: la prima, a forma di pentaedro, dovrebbe rappresentare una biblioteca ebraica che poi funge anche da prigione; la seconda, una torre frammentata a cerchi concentrici dipinta d’oro, si suppone voler essere un simbolo dell’oppressione e del potere. Ma Nabucco è passione, conflitti inestricabili e follia, che nulla hanno a che fare con questa scenografia, rimasta immutata per tutta la durata dell’opera. I commenti sarcastici e a tratti scocciati del pubblico si sono sprecati, sia durante la rappresentazione, sia al momento dell’intervallo.

Emblematici sono alcuni passaggi dell’opera che mettono in rilievo l’inadeguatezza di questo apparato scenico. In particolare, si prova imbarazzo al momento della settima scena del primo atto, quando dovrebbero irrompere i guerrieri babilonesi nel tempio assieme a Nabucodonosor, e invece sembra di assistere a un ritrovo di frati futuristi. Nell’atto secondo, scena terza, i Leviti arrivano e per un effetto cromatico si confondono con i gradoni scoperti dell’Arena!

Allestimaneto del Nabucco all'Arena di Verona nella stagione 2008

Molta la confusione in scena e altro imbarazzo all’inizio della settima scena, stesso atto, quando il Popolo sembra vestito da unostilista “Emo”, oppure all’inizio della prima scena del terzo atto, quando l’arrivo dei soldati ricorda un ballo stile Pinocchio. Rovinata anche la scena del “Và, pensiero…” , sia perché il coro ci mette troppo a salire questo pentaedro, ed Oren è costretto ad anticipare l’esecuzione rispetto alla sistemazione di tutti i coristi, sia per i difetti di acustica provocati proprio dalla sistemazione del coro in tale posizione.

Chissà cosa avrà pensato il maestro israeliano, chiamato a dirigere un’opera evidentemente a lui cara. Daniel Oren elettrizza Daniel Nabucco, mantiene serrati i tempi, senza andare a infierire sulla cifra lirico-drammatica che caratterizza l’opera. E non risparmia i colpi spettacolari che da sempre caratterizzano la sua direzione — urla, salti e canti -.

Allestimaneto del Nabucco all'Arena di Verona nella stagione 2008Nel ruolo di Abigaille ritroviamo una onnipresente Maria Guleghina, troppo urlante e incomprensibile, talvolta insicura nei momenti di agilità e calante nel finale. Zacaria è il gigante Paata Burchuladze: buona la sua presenza scenica anche se la voce sembra appesantita e spesso traballante. Un Nabucco di buona qualità all’Arena, dove Leo Nucci e Ambrogio Maesti si sono alternati con successo nel ruolo. Passabili l’Ismaele di Girogo Casciarri e la Fenena di Eufemia Tufano. Nel complesso, un Nabucodonosor ben al di sotto delle attese, in gran parte per via di questo discutibile allestimento firmato Krief. L’Arena è un teatro frequentato principalmente da stranieri che amano ascoltare bella musica e spolverarsi gli occhi. Dove andrà il loro pensier dopo questo Nabucco?

L’86° Festival Lirico si è svolto quest’anno dal 20 giugno al 31 agosto 2008 nella suggestiva cornice dell’Arena di Verona. A inaugurare l’86° stagione del Festival Lirico è stata l’Aida, la schiava etiope regina dell’Arena. L’edizione 2008 ha proposto lo storico allestimento del 1913 dell’architetto Ettore Fagiuoli. Sul podio è salito il Maestro Renato Palumbo, mentre la regia è stata curata da Gianfranco De Bosio.
La seconda opera in cartellone è stata la Tosca di Giacomo Puccini, in scena il 21 giugno sotto la direzione di Giuliano Carella. Regia, scene e costumi di Hugo de Ana, che ha ripreso l’applaudito allestimento del 2006.
Il 22 giugno è stata la volta del Nabucco di Giuseppe Verdi, con la regia, le scene e i costumi di Denis Krief. L’opera è stata diretta da Daniel Oren.
Quarto titolo in cartellone, la Carmen di Georges Bizet, è andata in scena il 5 luglio nell’oramai celebre allestimento di Franco Zeffirelli. A dirigere c’era Daniel Oren.
L’ultima opera in cartellone, andato in scena dal 2 agosto, è stata il Rigoletto di Giuseppe Verdi, ripreso dall’edizione 2003 con la regia di Ivo Guerra e le scene di Raffaele Del Savio.

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