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Palcoscenico

Antonello Allemandi

Maestro per passione

Antonello AllemandiFare musica non è solo un talento, non è solo un’abilità, non è solo preparazione tecnica. È tutto ciò e molto altro. Lo sa bene Antonello Allemandi, tra i più attivi e richiesti direttori italiani d’orchestra all’estero. La sua bacchetta ha volteggiato nei teatri di mezzo mondo: dal Wiener Staastoper all’Opéra National de Paris, da Covent Garden al Metropolitan, dal Deutsche Oper di Berlino al Teatro Real de Madrid, dal Festival de Santander al Bunka Kaikan di Tokyo. In Italia lo abbiamo apprezzato soprattutto al Rossini Opera Festival di Pesaro, al Festival Verdi di Parma e alla direzione delle più importanti compagini orchestrali nazionali e non.

Per Fucine Mute l’abbiamo incontrato in occasione della sua vivace direzione del Turco in Italia, dramma buffo in due atti di Gioacchino Rossini, prodotto dal Teatro Verdi di Trieste per la regia di Antonio Calenda. Ed abbiamo approfittato della sua cortese disponibilità per farci raccontare un po’ di questo suo mestiere, o vocazione che dir si voglia, e del suo rapporto con il teatro.

Cristina Favento (CF): Qual è stato il suo percorso formativo e professionale?

Antonello Allemandi (AA): Ho studiato a Milano pianoforte, composizione e direzione d’orchestra, quest’ultima anche a Salisburgo, in Inghilterra, alla Chigiana a Siena con Franco Ferrara e negli USA a Tangelwood con Bernstein e Ozawa.

CF: Quali sono, secondo lei, le qualità o caratteristiche indispensabili che deve avere un buon direttore d’orchestra?

AA: Tecnica sicura, musicalità, psicologia di massa, comunicativa, carisma, e altre ancora.

CF: Che cosa rappresenta per lei il suo lavoro?

AA: La grande fortuna di fare quello che sognavo di fare a 15 anni.

CF: Qual è il suo rapporto con la musica?

AA: Fa parte di me dall’età dei 6 anni e non riesco ad immaginarmi senza.

CF: Quanto conta la componente estetica dei suoi lavori e come viene sviluppata?

AA: La componente estetica per me deve tradursi in… bel suono (detto con enfasi, nda), ricerca continua della qualità nel suono.

CF: In base a cosa decide se accettare o meno un incarico?

AA: Sono molteplici le componenti che influiscono nella scelta. Vanno dal titolo, agli interpreti, al teatro senza negare poi l’importanza del discorso economico.

CF: Come si prepara nel momento in cui si tratta di affrontare un nuovo lavoro? Segue un suo iter, una precisa metodologia o si lascia piuttosto guidare dall’istinto?

AA: C’è una grossissima differenza tra un titolo mai diretto ma conosciuto da anni e un titolo nuovo in tutti sensi. Comunque l’approccio non è mai uguale. Di basilare c’è solo e sempre lo studio della partitura indagando ogni angolo.

CF: Come si relaziona alle altre professionalità coinvolte nell’allestimento? Qual è il suo rapporto con il regista?

AA: In 30 anni di attività, se devo contare le regie veramente valide sicuramente stanno nell’ordine della decina… Se un direttore dovesse lasciare lo spettacolo che non gli piace lavorerebbe molto poco!

CF: E con i cantanti? Ce ne sono alcuni che ricorda con particolare ammirazione?

AA: Ho avuto la fortuna di lavorare con tutti i più grandi cantanti di quest’epoca.

CF: Qual è il suo rapporto con la tradizione e come la definirebbe?

AA: Ritengo non si possa dirigere l’opera (soprattutto italiana) senza conoscere a fondo la tradizione. A molti colleghi so che non interessa, e purtroppo si sente.

CF: Quali sono i suoi riferimenti da un punto di vista professionale? C’è un artista in particolare che predilige?

AA: In Mahler Bernstein inarrivabile! Karajan su tutto il repertorio tedesco tardo romantico e poi Kleiber, Kleiber e ancora Kleiber!

Kleiber

CF: Che cosa chiede ai suoi collaboratori? Come li sceglie?

AA: In generale è il teatro a sceglierli, tranne i miei assistenti personali che sono io ovviamente a scegliere. Molto importante che si crei un clima sereno coi collaboratori.

CF: Avendo lavorato molto anche all’estero, nota delle differenze rilevanti rispetto all’Italia?

AA: Decisamente si e spessisimo a sfavore dell’Italia

CF: Se non avesse intrapreso questo tipo di carriera che cosa avrebbe fatto o le sarebbe piaciuto fare?

AA: Non riesco minimamente ad immaginarmi. Credo che la differenza sia tra fare il direttore d’orchestra o esserlo.

CF: Quali sono le maggiori difficoltà del suo lavoro? E i momenti più belli?

AA: Ogni tanto pone difficoltà il rapporto con qualche orchestrale (la media è un paio in ogni orchestra). Ogni volta che si sente che l’orchestra è divenuta un unico grande strumento che respira insieme è di grande soddisfazione.

CF: Professionalmente hai dei rimpianti?

AA: Solo uno: non avere ancora diretto alla Scala (anche se ho diretto da giovane per due assistentati, a Maazel e Abbado).

CF: Qual è, se esiste, il percorso canonico che un giovane aspirante dovrebbe seguire oggi per intraprendere la sua stessa professione? Che consigli gli darebbe?

AA: Non si possono dare consigli, ogni esperienza è a sé, ma sicuramente seguire le prove dei grandi e capire come fanno ad ottenere quello che vogliono è di estrema utilità.

CF: Escludendo le opere da lei curate, va spesso a teatro? Segue i lavori altrui? Che cosa le piace?

AA: Da studente seguivo tutto quello che c’era a Milano: alla Scala, alla Rai, ai Pomeriggi Musicali. Insomma passavo il mio tempo alle prove dei direttori. Ora vado raramente e solo quando vale la pena (per esempio l’ultima Elettra a Firenze diretta da Ozawa regia Carsen).

CF: C’è un opera che le piacerebbe dirigere in futuro e perché?

AA: Molti dei sogni si sono avverati ma credo che un Tristano sarebbe meraviglioso poterlo fare…

Antonello Allemandi

Commenti

2 commenti a “Maestro per passione”

  1. figlia di musicisti,che ormai non ci sono più Willy La Volpe e Marta de Conciliis,da piccola sognavo diventare una direttrice d’orchestra avendo come padrino Franco Caracciolo ,poi ho deciso di abbandonare la musica e diventare medico e tutti i medici in genere hanno la passione per la musica,ho trovato alcuni suoi video che mi hanno colpito molto,vorrei avere un contatto con lei,grazie per tutto quello che ci dona

    Di sabina la volpe | 12 Gennaio 2012, 16:17
  2. Gentile Sabina, grazie per il suo commento che ho avuto cura di segnalare al Maestro Allemandi. La prego di scrivermi alla mail di redazione (digiti il mio solo nome seguito da et fucinemute.it) e la metterò in contatto con lui come ha richiesto, Cristina

    Di Cristina Favento | 22 Gennaio 2012, 12:21

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