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Percorsi

Cronache transiberiane (VI)

Beijing: la ciliegia sulla torta

Segue da Cronache transiberiane (V)

Cronache Transiberiane PechinoArriviamo alla stazione di Beijing nel primo pomeriggio. Il treno, nell’ultimo tratto, attraversa parte del centro della città. Dal finestrino si possono ammirare spettacolari grattacieli e larghe strade piene di traffico. Io mi aspettavo una città polverosa sullo stile di Ulaan Baatar piena di vecchie case e di tante persone, invece, mi ritrovo ad ammirare a bocca aperta una metropoli avveniristica. Quando scendiamo dal treno ci viene incontro il rappresentante della locale agenzia turistica, si chiama Tom. Mi lascia un po’ perplessa il suo nome ma non indago anche perché non possiedo adeguati strumenti linguistici per farlo. Non è facile comprendere un cinese che parla inglese soprattutto se sta parlando con me: le vocali e gli accenti escono diversi da come me li aspetto ma, anche se a fatica, riusciamo a comprenderci e nel giro di mezz’ora ho già prenotato una visita guidata alla Grande Muraglia a Badaling e alle tombe dei Ming.

L’impressione che a prima vista ci fa la città è talmente positiva che, letteralmente, ci dimentichiamo dell’epidemia di meningite, del proposito di rivolgerci all’ambasciata italiana e della paura di essere contagiati. Ne riparleremo nei giorni successivi ma senza più alcuna preoccupazione. È sorprendente come l’impressione suscitata dall’ambiente circostante influenzi tanto profondamente le nostre paure e il nostro stato d’animo. D’altra parte non è certo questo l’argomento principale della cronaca locale al momento del nostro arrivo. Nei giorni precedenti, infatti, è avvenuto il tragico terremoto nella regione di Sichuan. Alla nostra venuta non conosciamo ancora l’entità della tragedia — ne abbiamo sentito parlare in quelle poche telefonate che abbiamo fatto ai nostri parenti — ma approfondiremo la questione nei giorni successivi grazie alla televisione di stato che si occupa esclusivamente di questo evento.

Alle 16.00, il giorno del nostro arrivo, assistiamo ai 3 minuti di raccoglimento in ricordo della tragedia avvenuta nei giorni precedenti. Ci troviamo fuori dalla stazione ferroviaria insieme a Tom e, improvvisamente, tutto intorno a noi si ferma: automobili e persone; un suono prolungato di clacson, grave e commovente coinvolge anche noi. I cinesi hanno una capitale meravigliosa e sono anche persone molto sensibili, penso ignara delle proporzioni di ciò che è accaduto, egoisticamente concentrata solo sul mio stato di turista, sollevata di sapere che Beijing sarà sicuramente una città in cui mi troverò a mio agio.

Cronache Transiberiane — maxischermo in un centro commerciale a Pechino

Tutto è grande a Beijing: il numero degli abitanti e di biciclette, i grattacieli, Piazza Tian’anmen, i letti singoli nella nostra camera d’albergo, i centri commerciali e i maxi schermi che campeggiano ovunque nei luoghi pubblici. E soprattutto sono grandi le distanze. Fortunatamente è piuttosto basso — per noi — il costo della vita, il che ci consente di muoverci continuamente in taxi. Ma anche di mangiare ogni giorno al ristorante, di non fare alcuna rinuncia e di godere della città con la migliore predisposizione d’animo. Pieni di entusiasmo ci muoviamo tranquilli ovunque, sperimentando l’effetto che un governo forte ha sul turismo proprio come già ci era capitato a Mosca.

La democrazia mongola pareva aver avuto ripercussioni anche sulla delinquenza aumentando il rischio dei turisti di rimanere vittime di qualche sopruso. A Beijing ritroviamo l’ordine, la sicurezza e il rischio di ridiventare nazionalisti e sostenitori del regime. Tuttavia, ben presto ci accorgiamo delle contraddizioni che animano la città in ogni suo aspetto. Quello edilizio, per esempio: all’ombra dei grattacieli sopravvivono alcuni vicoli — hutong — fatti di case basse, povere, assolutamente altro da ciò che ci si aspetta di trovare nel centro di una capitale. Eppure se ne stanno lì, sopravvivono a stento alla conquista del cemento armato ma mantengono le loro intime consuetudini: i vecchi siedono all’aperto, davanti la porta di casa (non dotata di servizi igienici), i bambini giocano per le strade, le botteghe espongono le verdure e i pesci e intanto noi perdiamo l’orientamento e non sappiamo più uscire da questo labirinto di viuzze.

Cronache Transiberiane — labirinto di viuzze a Pechino

La sensazione di libertà e tranquillità del turista è tale che si rimane sconcertati quando ci si accorge di quanto poco libera sia in realtà la vita dei cittadini cinesi. Assistiamo in Piazza Tian’anmen al vano tentativo di un gruppo di attivisti pro-Tibet di srotolare uno striscione. In men che non si dica vengono circondati e caricati su una camionetta della polizia. Non hanno neanche il tempo di richiamare l’attenzione della folla che quotidianamente anima la piazza principale della città. Noi ci accorgiamo di ciò che accade solo perché in questo momento stiamo guardando in quella direzione. Per quanto turbata da ciò che vedo e comprendo, non posso fare a meno di ammirare l’efficienza con cui si sono mossi i poliziotti. Deve essere proprio difficile e duro mantenere l’ordine in un regime. Ma chi glielo fa fare?

Altrettanto inquietante è la televisione cinese. Nella settimana di permanenza a Beijing ci capita spesso di guardarla visti i maxi schermi che campeggiano nei grandi centri commerciali e i canali in lingua inglese che vengono trasmessi nel nostro albergo. Be’, non è difficile accorgersi che tutto ciò che viene detto e mostrato è una continua celebrazione della potenza cinese e del suo governo. Dove sono le opinioni dei governi ombra che animano i nostri dibattiti? O i giudizi negativi espressi da potenze straniere? O un semplice dissenso, un piccolo ‘no’ proferito a mezza voce in un’intervista in diretta? Queste limitazioni sono banalità di cui tutto il mondo è a conoscenza ma vederle davvero è un’altra cosa. Ti lasciano piuttosto sconcertato.

Cronache Transiberiane — sorseggiando hot pot a cenaEppure, nonostante la consapevolezza che molto di ciò che ci circonda è sbagliato per la maggior parte dell’umanità, la permanenza a Beijing è uno dei ricordi più piacevoli del viaggio. Perché la città è bellissima. Da Piazza Tian’anmen alla città proibita, al Palazzo d’Estate e al Tempio del Cielo che sono anche le mete più turistiche e perciò più difficili da apprezzare in tranquillità. Il comune denominatore di tali attrattive è la maestosità. Piazza Tian’anmen copre un’area di 400.000 metri quadrati, è lunga 500 metri e al centro si erge il mausoleo di Mao grande come un palazzo. La guida alla città scrive che la vista della Piazza lascia senza fiato ed ha ragione. Ma percorrerla avanti e indietro sotto il sole di mezzogiorno come Andrea mi costringe a fare certo non aiuta a regolare nuovamente il respiro…

Anche la città proibita alle spalle della piazza è enorme: una cittadella fortificata appannaggio degli imperatori e dei funzionari di stato fino a metà del XX secolo, quando è diventata appannaggio del mondo intero. Oggi è visitata da migliaia di turisti al giorno. Nonostante l’audioguida che dovrebbe guidarci tra i palazzi e le dependance che la costituiscono, non facciamo fatica a smarrirci tra le vie: alla conclusione del percorso — perché fortunatamente l’uscita dopo tre ore di visita la troviamo — possiamo dire di aver visto la maggior parte della città proibita ma tutta intera no. Chissà, forse ci torneremo fra diversi anni quando le audio guide saranno perfezionate.

Il Palazzo d’Estate si erge all’interno di un vasto parco con i ponti di pietra curvi, i salici piangenti e un grande lago dove romantiche barchette navigano pigre. Una di queste piccole imbarcazioni si incastra tra i pilastri di un ponte: non vorrei essere quel giovane oggetto di ilarità per centinaia di persone che assistono divertite alle operazioni di salvataggio. Forse la ragazza che è con lui lo lascerà.

Cronache Transiberiane — Palazzo d'Estate a Pechino

Il Tempio del Cielo — completamente ristrutturato negli ultimi anni: in vista dei giochi olimpici la città ha tolto dall’armadio il suo abito migliore — ci riporta indietro nel tempo, ai riti eseguiti dall’imperatore dal 2000 a.C. fino al XX secolo.
Il parco che circonda il tempio è arricchito da roseti ed esotici padiglioni, all’ombra dei quali anziani sorridenti giocano interminabili partite a carte e sembrano sempre sereni. In generale, tutti i parchi che costellano il centro sono affascinanti: oasi verdi di pace che ti fanno dimenticare il colore giallo-violetto del cielo e il sole pallido che stenta a bucare la coltrina di smog che avvolge la città. Parchi dove vecchi si allenano al tai-chi, al ping-pong e al volano e sembrano felici anche se non sanno cosa accade veramente fuori dal loro stato. Medito di trasferirmi a Beijing dopo la pensione.

Durante la nostra permanenza ci dedichiamo anche a conoscere meglio le diverse religioni degli abitanti della città e visitiamo i due principali templi del centro. Il Tempio dei Lama — che giornalmente richiama folle di fedeli buddisti, così colorato, fumoso e chiassoso — si oppone al rigore che contraddistingue il Tempio di Confucio, silenzioso e severo. Due diverse anime religiose che paiono convivere pacificamente nello stesso quartiere. Quartiere dove si trova un simpatico ristorante vegetariano e dove, nella pausa tra una fede e l’altra, ci concediamo un pranzo a buffet molto buono. Eh sì, perché un altro aspetto indimenticabile della città è la sua cucina: deliziosa, quando si tratta di anatra alla pechinese o pollo con arachidi e peperoncino; singolare quando ceniamo con un hot-pot: cioè un bollitore che campeggia in mezzo al tavolo e nel cui brodo immergiamo carpaccio di manzo, maiale o vitello e verdure di tutti i tipi; rischiosa quando ordiniamo senza capire cosa stiamo per addentare.

Ad ogni pasto usciamo soddisfatti dal locale, certe volte un po’ troppo appesantiti ma non per questo rinunciamo agli spiedini di frutta caramellata che vengono venduti al mercato serale di Donghuamen accanto a spiedini di scorpione o larve varie che lasciamo a turisti più temerari.

Cronache Transiberiane — Spiedini di scorpione a Pechino

Finalmente arriva il giorno della gita a Badaling! Vedremo la Grande Muraglia! Consapevole della passione che Andrea coltiva in genere per tutte le costruzioni murarie di epoche antiche, intuisco la sua emozione e so che è pari a quella che ha provato davanti al lago Baikal (l’altra sua passione sono le distese d’acqua). Su uno scassatissimo pullman carichiamo anche altri turisti prelevandoli davanti ai loro alberghi: temo che il viaggio d’andata sarà piuttosto lungo viste le numerose soste e il traffico congestionato del centro. Finalmente, dopo più di un’ora, ci lasciamo la città alle spalle: Badaling stiamo arrivando!

La guida è una simpatica ed entusiasta ragazza che, dopo aver celebrato la grandezza di Mao per quei turisti occidentali che sembrano non conoscerlo, ci illustra nel suo fluente inglese il programma del giorno. Meno male che non tutti i cinesi parlano come Tom! Lei sì che la capisco e — oh oh — capisco anche che non andremo a Badaling ma a Mutianyu, un’altra località dove si può percorrere un tratto della Grande Muraglia. Poco male, in un punto o in un altro l’importante è vedere, toccare e calpestare questa meraviglia di pietra. A cuor leggero, quindi, annuncio ad Andrea il cambio di programma. Ma, quando ormai rasserenata dalla condiscendenza del mio consorte per l’errore commesso al momento di prenotare la gita, sento giungermi all’orecchio l’espressione foot massage e mi si gela il sangue nelle vene: in due ore di viaggio non ho ancora sentito pronunciare il nome Ming ma questo foot massage, invece, ricorre un po’ troppo spesso.

Sbircio il depliant dell’agenzia Dragon Bus con cui stiamo viaggiando e scopro che la visita a Mutianyu è seguita da una visita ad un centro di medicina orientale dove ci verrà offerto un massaggio ai piedi: non è prevista neanche una capatina alle Tombe dei Ming. E ora come lo dico ad Andrea? Bè, come al solito quando combino qualcosa: tra le lacrime. Gli confesso l’errore commesso da Tom, naturalmente, e non certo da me! Imploro il suo perdono che — inaspettatamente — non stenta a giungere: potere della Grande Muraglia alla quale siamo ormai vicini e che fa dimenticare ad Andrea i tesori delle Tombe dei Ming che probabilmente non avrà mai più occasione di vedere.

Cronache Transiberiane — La Grande Muraglia cinese

Il sito che ci accingiamo a visitare si trova sulla sommità di alcune colline coperte da una lussureggiante vegetazione dove l’umidità si taglia a fette. Ma nonostante l’afa infernale, Andrea percorre centinaia di metri di scale un po’ ristrutturate e un po’ no — talvolta troppo alte per le mie non proprio slanciate gambe — mentre io arranco dietro: comprendo certamente la grandezza di questa opera umana che si snodava, in origine, per ben 5000 chilometri, ma un po’ meno la necessità di percorrerla anche per quei pochi chilometri che sono aperti ai turisti. Però ammetto, appena riesco a riprendere un po’ di fiato, che questa Grande muraglia è proprio suggestiva. Dopo la discesa bramo il massaggio previsto che potrebbe dar sollievo ai miei poveri piedi provati dalla fatica della gita. Forse meglio non essere anche andati alle Tombe dei Ming, penso mentre un giovane massaggiatore si prende cura delle mie estremità.

Il 23 maggio è l’ultimo giorno di permanenza nella capitale cinese. Il giorno dopo ripartiremo e torneremo a casa. Il 23 maggio è anche il mio compleanno: mi reputo piuttosto fortunata di poter festeggiare i miei 30 anni a Beijing. Penso che il modo migliore di farlo sia andare all’acquario: viste le grandi dimensioni di tutto ciò che si trova nella città mi immagino che anche i pesci dell’acquario non saranno da meno. Infatti non rimango affatto delusa: squali, pesci siluro, mante, tartarughe: tutti enormi. Che emozione il tunnel che passa in mezzo a questi spaventosi esseri! Divertente anche lo spettacolo con i delfini e le foche! E per concludere non può mancare un’enorme nuvola di zucchero filato. Ecco, ho festeggiato il mio compleanno ideale.
Visto che ci troviamo nei paraggi dello zoo, vi facciamo una capatina a veder i panda che immortaliamo in un sacco di foto, consapevoli della loro imminente estinzione. Così, in futuro, potremo mostrare ai nostri figli le immagini di questi animali che sicuramente non esisteranno più.

Cronache Transiberiane — panda cinese

Si fa sera. Ci manca da visitare il quartiere delle ambasciate: San li tun. Lo raggiungiamo con la metropolitana. Cominciamo a prendere consapevolezza della fine del viaggio. In Russia — anche se entrambi abbiamo smesso di fumare — avevamo comprato un pacchetto di sigarette ad un prezzo irrisorio. Ne rimangono due: le fumiamo sorseggiando una birra in un locale messicano (può sembrare strano ma questo quartiere ospita, oltre che le ambasciate di tutto il mondo, anche le cucine di tutto il mondo). Eppure, nonostante l’imminente conclusione di questa avventura, non riusciamo ad essere tristi: come potremmo? È stato il viaggio perfetto, il viaggio che abbiamo sempre sognato di fare. Adesso sappiamo che potremo andare da qualsiasi parte, in qualsiasi angolo della terra, nonostante il mio stentato inglese.

Il 26 aprile 2008 Andrea e Giulia si sono sposati. Il 28 aprile 2008 sono partiti per il loro viaggio di nozze: un viaggio di 7000 chilometri che da Mosca li avrebbe portati a Pechino lungo le storiche linee ferroviarie transiberiana e transmongolica.

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