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Scrittura

Il viaggiatore maldestro

Le gaffe e i modi per evitarle

Copertina di Stato di paura
Titolo: Il viaggiatore maldestro, le gaffe e i modi per evitarle
Autore:
Traduzione: Alessandra Montrucchio
Titolo originale: Going Dutch in Beijing
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Einaudi, Torino
Collana: Stile libero extra
Pagine: 228
Prezzo: 16,50 Euro
ISBN: 9788806199364

Nessun aspetto di questo corteggiamento vecchio stile sarà una sorpresa per i giovani (e non così giovani) Romei italiani. Come potrà dirvi qualunque straniera abbia mai fatto una passeggiata a Firenze, Milano o Napoli, qui la regola generale è che i ragazzi sono cacciatori. Per un certo tipo di maschio italiano, flirtare è come respirare. Mostrare interesse per voi non è una vergogna, e se lo respingete proverà a farvi ridere, vi comprerà un regalo, insomma, nove volte su dieci non mollerà la presa. Solo più avanti scoprirete il rovescio della medaglia: vive ancora con la mamma, la quale gli lava e stira le camicie, e se con voi fa sul serio vorrà trasformarvi in un suo surrogato.
Il viaggiatore maldestro, Mark McCrum

Viaggiatori di tutto il mondo: unitevi! Se siete sbadati gentleman come Phileas Fogg e circumnavigate il globo giungendo a destinazione con un giorno d’anticipo senza nemmeno accorgervene, o se siete novelli Gulliver e spegnete incendi con la pipì, allora Il viaggiatore maldestro, le gaffe e i modi per evitarle fa al caso vostro. Il supposto “villaggio globale” è ancora lungi dal compiersi, e al motto “paese che vai, usanza che trovi”, costumi ed usi sono ancora dei più vari e disparati: il rischio di commettere un faux pas imbarazzante che ci faccia perdere la faccia o apparire stupidi nel paese che ci accoglie è molto alto.

Mark McCrumCosì Mark McCrum, scrittore, giornalista, pittore e glob-trotter, viene in nostro soccorso stilando questo sconclusionatissimo compendio dalla confusione rigogliosa, e ci descrive molte delle differenze culturali che potrebbero rovinare un viaggio d’affari, ma anche una bella vacanza o uno dei nostri esotici viaggi chatwiniani. In questa sorta di “galateo del perfetto viaggiatore” – che sfocia spesso in un “manuale di sopravvivenza” con un filo di humor inglese che compete allo scrittore – McCrum ci accompagna all’avventura supportato, inoltre, dalle simpatiche illustrazioni di Hannah Show.

L’itinerario parte dai saluti, dal “Dumela, rra. Le kae?” – “Buongiorno, signore. Come sta?”, nella lingua del Botswana; continuando fino al francesissimo “Garçon!”. Qui lo scrittore chiarisce che: “Non esiste praticamente nessun posto al mondo dove chiamare il cameriere con un fischio o schioccando le dita sia ritenuto accettabile. Provateci, e lui troverà il modo di farvi soffrire, specialmente se ordinate una minestra”. Si attraversa poi l’Italia, dove: “In autostrada, chi guida pare fregarsene di vivere o morire” per finire con la parola giapponese kikokushijo, la quale indica la difficoltà di adattamento al ritorno nella home sweet home di una persona dopo che questa ha vissuto all’estero.

Risultano preziosissimi i suggerimenti e gli aiuti per confezionare un buon regalo ad una persona straniera. Forse non sapete che ad un coreano farà piacere ricevere del gingseng americano in dono, ma sarà assolutamente inappropriato qualsiasi oggetto con scritto Made in Korea; mentre in India sono ben accetti i pasticcini, e sarebbe disastroso donare un articolo in cuoio bovino – essendo la mucca un animale sacro per loro. Evitando i coltelli, simbolo nipponico di separazione, un giapponese vi ringrazierà piuttosto per una bottiglia di whisky.

Un capitolo particolarmente curioso – siate voi viaggiatori o semplici lettori – è quello sull’arte culinaria. Ebbene, se avete la fortuna che un indigeno vi offra la specialità della casa, o se avete del coraggio da vendere e richiedete di vostra spontanea volontà o per semplice curiosità il menù tradizionale, ecco cosa vi potrebbe capitare: in Australia una “ricetta” aborigena consiglia le larve alla brace; in Corea del Sud potrete degustare dello stufato di cane o gatto; in Thailandia ci si lecca le dita assaporando cobra con vermi del bambù. Ma, a sorprendere, è la portata filippina chiamata Balut: un uovo d’anatra con dentro un embrione in gestazione – ricchissima di proteine! Per digerire il lauto pasto non ci resta che sorseggiare del caffè vietnamita ricavato dai chicchi vomitati dalla donnola. Se vi trovate in Cina invece, e siete riusciti a raggiungere il brindisi finale, si consiglia di non esclamare con gaio sorriso levando il bicchiere al cielo: ”cin-cin”, perché lì, l’espressione, indica il modo con cui una mamma chiama una parte molto molto intima del suo bambino (maschio).

Alla fine, tra le pagine fitte di brandelli d’antropologia, di frammenti di sociologia, di suggerimenti singolari – sfiorando le più bizzarre leggende metropolitane – in questo globalizzato guazzabuglio ci finisce di tutto. Così, scopriamo che in Giappone si muore di karōshi, “morte per eccesso di lavoro”: decessi inspiegabili di importanti manager che cadono di colpo a terra; oppure, veniamo a sapere che in Cina il riposino pomeridiano può durare fino a tre ore e si chiama xiuxi.

Alla fine, se non siete stremati dopo una lunga esplorazione e desiderate raccontare qualche strana tradizione, o se semplicemente volete dire la vostra sul libro, potete farlo sul blog goingdutchinbeijing.blogspot.com dove troverete ulteriori aneddoti di valorosi esploratori, e chissà, anche futuri compagni di viaggio. Se è vero che “il mondo è bello perché vario”, altrettanto merito per “tutto il mondo è paese”, e con un pizzico di gentilezza, rispetto e amicizia una nuova cultura vi si schiuderà davanti agli occhi.

Mark McCrum

Mark McCrum è nato a Cambridge. Ha viaggiato in quasi tutti i continenti (ma non in Antartide) e ha scritto libri sull’Africa, l’Australia e l’Irlanda. È stato schedato dalla polizia di Rio de Janeiro, ha fatto un picnic su un ghiacciaio cileno e ha pranzato con il re degli Zulu (un astemio totale dalle maniere impeccabili). Abita a Londra, dove la gente ama mettersi in coda.

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