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Palcoscenico

Il Tacchino di Georges Feydeau (II)

Un'analisi linguistica

Georges FeydeauNella Francia di fine Ottocento Il Tacchino di Georges Feydeau è certamente una delle opere teatrali che maggiormente si contraddistingue per complessità testuale e per numero di personaggi presenti in scena. L’abilità dell’autore non si manifesta solo attraverso i numerosi equivoci e doppi sensi linguistici che egli inserisce nel copione, ma si esprime anche mediante i numerosi giochi di parole e le allusioni, implicite ed esplicite, a quella realtà con la quale egli entra quotidianamente in contatto.

Le allusioni si possono suddividere in: allusioni al contesto teatrale, a eventi storici, a personalità dell’epoca e a opere architettoniche; a queste si vanno poi ad aggiungere le parodie di testi celebri, a volte anche drammatici, sui quali Feydeau si diverte a fare dell’ironia.

Allusioni al contesto teatrale

Le allusioni teatrali si riferiscono soprattutto a commedie e personaggi appartenenti alla tradizione di fine Ottocento:

Lucienne Je ne désire donc rien de plus, et tant qu’il n’ira pas porter ses qualités artistiques à l’extérieur…
Pontagnac Ah! vraiment, s’il allait porter…
Lucienne (se levant) À l’extérieur! Ah! ah! ce serait autre chose! Je suis de l’école de Francillon et moi, alors, j’irai jusqu’au bout. (Acte I, scène IV)

Lucienne Non c’è nient’altro che io desideri, e finché non andrà a portare le sue doti artistiche altrove…
Pontagnac Ah! Ma davvero se lui andasse a portare…
Lucienne (alzandosi) Le sue doti altrove! Ah! ah! allora il discorso cambierebbe! Sono della scuola di Francillon, io, e quindi andrei fino in fondo. (Atto I, scena IV)

Francillon è la protagonista di una commedia in tre atti, dallo stesso titolo, scritta nel 1887 da Alexandre Dumas figlio. Il personaggio decide di tradire il marito dopo aver scoperto che lui è stato con un’altra.

Rédillon (à Armandine) Il conduit la sourde à l’Opéra!… Pour lui faire ouïr « La Muette » probablement. (À Pinchard.) À l’Opéra, ce soir?
Il regarde sa montre.
Pinchard Oui, il est un peu tard, mais comme l’on joue « La Favorite » et, « Coppélia », nous ne tenons à arriver que pour le ballet; parce que, moi, la musique, ça m’embête, et ma femme, elle, ne peut voir que les ballets! Elle regarde danser, ça l’amuse, elle dit seulement que ça gagnerait à avoir de la musique! (Lui donnant une tape sur le bras.) N’est-ce pas, Coco! (Acte II, scène V)

Rédillon (ad Armandine) Porta la sorda all’Opéra!… Per farle sentire La muta probabilmente. (A Pinchard) Andate all’Opéra, stasera?
Controlla l’orologio.
Pinchard Sì, è un po’ tardi, ma siccome danno La favorita e Coppélia a noi basta arrivare in tempo per il balletto; perché a me la musica mi annoia, e mia moglie non può guardare che i balletti! Osserva i ballerini che danzano e si diverte, solo dice che l’opera ci guadagnerebbe con la musica! (Dandole un colpetto sul braccio) Non è vero, tesoruccio! (Atto II, scena V)

La muta di Portici e La Favorita sono rispettivamente un’opera in cinque atti del 1828 di Scribe e Delavigne, su musiche di Auber, e un’opera in quattro atti del 1840 di Royer, Woëz e Scribe su musiche di Donizetti, mentre Coppélia o La ragazza dagli occhi di smalto è un balletto pantomimico in due atti del 1870 di Saint-Léon e Nuitter, su musiche di Delibes.

Scena tratta da La muta di Portici

Vatelin Ah! que je suis content!… (Sanglotant) que je suis con… on… tent! Ah! là! là!… Ah! là! là!
Il pleure dans ses mains.
Rédillon (le montrant) La joie fait peur! (Acte III, scène X)

Vatelin Ah! come sono festante!… (Singhiozzando) come sono fess… tante! Ah! là! là!… Ah! là! là!
Piange tenendosi il volto tra le mani.
Rédillon (indicandolo) La gioia fa paura! (Atto III, scena X)

La gioia fa paura è il titolo di un’opera comica in un atto del 1854 di Madame Émile de Girardin. La storia è incentrata su una famiglia che prima cerca di aiutare la madre ad elaborare il lutto del figlio scomparso in guerra e poi, una volta scoperto che il ragazzo è ancora vivo, cerca di farle elaborare la gioia del suo ritorno.

Allusioni a eventi storici

Le allusioni a eventi storici spesso sono presentate in forma implicita e la loro individuazione può comportare per lo spettatore francese la conoscenza di una cultura estranea alla propria, come ad esempio quella italiana:

Armandine (debout devant lui, regardant une aquarelle au-dessus du divan) C’est gentil ce que tu as là! C’est le portrait d’une propriété à toi?
Rédillon Ça? c’est le Capitole.
Armandine Le Capitole? Ah! c’est donc ça, le Capitole! Tiens, c’est drôle!
Rédillon (toujours étendu) Qu’est-ce que tu trouves de drôle à ça?
Armandine (s’asseyant) Oh! rien, c’est à cause de Schmitz-Mayer; tu sais Schmitz-Mayer…
Rédillon Oh! oui, oui!
Armandine Il m’ennuie toujours avec… Il veut absolument – je ne sais pourquoi il s’est fourré ça dans la tête – que j’aie sauvé le Capitole! (Acte III, scène II)

Armandine (in piedi davanti a lui, osservando un acquarello appeso sopra il divano) Oh! com’è carino! Cos’è? Una delle tue proprietà?
Rédillon Quello? È il Campidoglio.
Armandine Il Campidoglio? Ah! è dunque questo il Campidoglio! Ma guarda, che buffo!
Rédillon (sempre disteso) Che ci trovi di buffo?
Armandine (sedendosi) Oh! nulla, è a causa di Schmitz-Mayer; conosci, no, Schmitz-Mayer…
Rédillon Oh! Sì, sì!
Armandine Non fa altro che tormentarmi con… Insomma, continua a sostenere – e non so perché se lo sia ficcato in testa – che io ho salvato il Campidoglio! (Atto III, scena II)

Il fatto che l’amante di Armandine creda che lei abbia salvato il Campidoglio significa indirettamente che la considera un’oca, poiché furono proprio questi animali, tramite il loro starnazzare, ad avvertire i Romani nel 387 a.C. dell’imminente attacco dei Galli.

Coppélia

Allusioni a personalità dell’epoca

Le allusioni a personalità dell’epoca riguardano personaggi che sono diventati simbolo di un determinato ceto sociale o di uno stile di vita:

Pontagnac Mon Dieu! s’il est reconnu que je suis assez riche pour suffire aux exigences du ménage, il me semble que…
Lucienne Vraiment!
Pontagnac Enfin, quand Rothschild…
Lucienne Oui! d’abord, vous n’êtes pas Rothschild… ou si vous l’avez été, vous devez commencer à ne plus l’être. (Acte I, scène II)

Pontagnac Mio Dio! Se è risaputo che dispongo di una ricchezza sufficiente a soddisfare le esigenze familiari, mi pare che…
Lucienne Ma davvero!
Pontagnac Insomma, quando Rothschild…
Lucienne Sì! Innanzitutto voi non siete Rothschild… o se mai lo siete stato, è meglio che cominciate a non esserlo più. (Atto I, scena II)

Locandina DindonRothschild è il cognome di un’importante famiglia di banchieri di origine ebraico-tedesca che si espanse in mezza Europa aprendo filiali a Londra, Parigi, Vienna e Napoli oltre che a Francoforte. Feydeau lo cita in quanto stereotipo di ricchezza.

Allusioni a opere architettoniche

Le allusioni a realtà architettoniche introducono nello spettacolo teatrale riferimenti a luoghi ed edifici esistenti:

Pontagnac Mais si, mais si… Le Continental, le Grand Hôtel. Ah! l’Ultimus, c’est toujours là où je vais. Très commode, plusieurs sorties!… Mais envoyez une dépêche pour qu’on vous retienne une chambre pour ce soir. (Acte I, scène XV)

Pontagnac Ma certo, ma certo… Il Continental, il Grand Hôtel. Ah! l’Ultimus, io vado sempre là. Molto comodo, numerose vie di fuga!… Vi conviene spedire un dispaccio affinché vi riservino una stanza per stasera. (Atto I, scena XV)

Il Continental è un albergo che esiste ancora attualmente a Parigi, sotto il nome di Inter-Continental Paris, ed è situato in rue de Castiglione, 3. Il Grand Hôtel ha mantenuto lo stesso nome e si trova in place de l’Opéra, 5. L’Ultimus è un hotel immaginario ma è chiaro il riferimento all’hotel Terminus, rue Saint-Lazare, 108, dove Feydeau alloggiò dal 1909 al 1919.

Lucienne (après un temps) Ah! ah! il y a une première au Déjazet ce soir.
Pontagnac Ah! ah!
Lucienne Vous y allez?
Pontagnac Non!
Lucienne Ah!.. (Acte III, scène VIII)

Lucienne (dopo un po’) Ah! ah! c’è una prima al Déjazet stasera.
Pontagnac Ah! ah!
Lucienne E voi ci andate?
Pontagnac No!
Lucienne Ah!… (Atto III, scena VIII)

Si riferisce al teatro Déjazet, consacrato al vaudeville, aperto nel 1859 da Eugène Déjazet, figlio di Virginie Déjazet (1797-1875), famosa vedette del teatro leggero.

Teatro Dejazet

Parodie

A differenza delle allusioni, le parodie riguardano specificatamente il mondo del teatro. In alcuni casi Feydeau si diverte a parodiare i titoli delle commedie dell’epoca:

Pontagnac Allons, bien! (Bas) Mais taisez-vous donc!
Vatelin Je veux bien! Je ne sais plus ce que je dis!
Rédillon (à part) Le monde où l’on patauge! (Acte I, scène IX)

Pontagnac Sì, va bene! (A bassa voce) Ma tacete, insomma!
Vatelin Volentieri! Non so più quel che dico!
Rédillon (a parte) Il mondo in cui si sguazza! (Atto I, scena IX)

Le monde où l’on patauge (Il mondo in cui si sguazza) è la parodia di Le monde où l’on s’ennuie (Il mondo in cui ci si annoia), commedia buffa del 1881 di Édouard Pailleron che prende in giro la vita della borghesia di fine Ottocento.

Porte sur les Grands Boulevards

Lucienne (allant à la table) Allons! (Elle enlève un vêtement qui dissimule son corsage de dessous et paraît en corsage de velours noir complètement décolleté, sans manches, simplement rattaché aux épaules par une épaulette en diamants; en même temps elle déroule ses cheveux en secouant la tête) C’est quand j’étais ainsi que mon mari me trouvait la plus belle! suis-je vraiment belle ainsi?
Pontagnac (retirant ses gants) Oh! oui, belle! belle comme la princesse de Bagdad!
Lucienne Justement, je l’ai relue ce matin.
Pontagnac Pour quoi faire?
Lucienne Parce que!… Parce que je n’ai pas l’habitude de ce genre de vengeance. J’ai voulu être dans la note! (Changeant de ton.) Et vous m’aimez? (Acte III, scène VIII)

Lucienne (dirigendosi verso il tavolo) Forza! (Si toglie la veste che nasconde la sua biancheria intima e compare in corpetto di velluto nero interamente scollato, senza maniche, sorretto da due semplici spalline ornate di diamanti; mentre si spoglia si scioglie i capelli scuotendo la testa) È quando sono così che mio marito mi trova più bella! lo pensate anche voi?
Pontagnac
(togliendosi i guanti) Oh! sì, siete proprio bella! bella come la Principessa di Baghdad!
Lucienne Giust’appunto l’ho riletta stamattina.
Pontagnac Per fare che?
Lucienne Perché!… Perché non sono abituata a questo tipo di vendette, e ho voluto tenermi informata! (Cambiando tono) E voi mi amate? (Atto III, scena VIII)

La Principessa di Baghdad è una pièce del 1881, di Alexandre Dumas figlio, che non ebbe particolare successo a causa della melodrammaticità di alcuni passaggi; Feydeau riprende pari pari una delle scene di tale opera, quella in cui la moglie vuole far credere al marito di averlo tradito, e ne fa una parodia[1].

Da quest’analisi si può evincere come Il Tacchino non contenga solo difficoltà legate al linguaggio utilizzato dai personaggi, ma comporti anche tutta una serie di riferimenti intertestuali che bene sottolineano la mentalità della borghesia francese della Belle Epoque. Questo dimostra come le pièces di Feydeau possano creare dei problemi di ricezione non solo in un pubblico estraneo alla cultura di partenza, per cui i giochi linguistici devono essere adattati, ma persino negli spettatori francesi che attualmente non sarebbero in grado di identificare tutti i riferimenti a quelle realtà presenti nella Parigi di fine Ottocento. Da qui derivano le scelte diverse, e spesso contrastanti, di numerosi registi, anche francesi, di attualizzare i testi dell’autore o comunque di “sfoltirli” eliminando le citazioni difficilmente individuabili.

Note

[1] Cfr. Georges Feydeau, Le Dindon, a cura di Henry Gidel, Paris, Le Livre de Poche, 2007, p. 172.

Commenti

5 commenti a “Il Tacchino di Georges Feydeau (II)”

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