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Musica

Opinioni di un fan. Essere springsteeniani alla vigilia del tour europeo 2012

Se c’è una cosa positiva nel fatto che la tua tresca diventi all’improvviso di dominio pubblico è che non lo devi dire a tuo marito: ci penseranno i giornali, le televisioni, la rete.
Non devi fare niente, solo te ne stai lì, ad aspettare l’inevitabile come un condannato nel braccio della morte.
Che poi, la mia non è propriamente una tresca, anzi, ma quando i mezzi di informazione capiranno cosa sta succedendo e la notizia diverrà di dominio pubblico, ci ricameranno sopra le trame più sordide e sarà impossibile spiegare e convincere della realtà, quindi, tanto vale che me ne faccia una ragione da subito e mi prepari alla bufera mediatica.

La notizia è che Bruce Springsteen è pazzamente innamorato di me, e fra qualche mese lo dichiarerà davanti a tutti.

Un recente scatto di Springsteen che mi pensa

Per il momento lo so soltanto io, ma basta fare “due più due” per arrivarci: nel 1999, infatti, Bruce Springsteen si esibì a Genova, dove allora risiedevo. Io non me ne accorsi, ma lui dovette vedermi e innamorarsi perdutamente di me. Per tutto questo tempo mi ha cercato in lungo e in largo nel mondo e, finalmente, mi ha trovato. Ora, in occasione dell’anniversario del nostro primo incontro, l’undici giugno prossimo, Bruce viene a suonare a Trieste, dove vivo adesso. È ovvio che non è un caso. È ovvio che quella sera mi cercherà fra il pubblico adorante, mi porgerà il braccio e io salterò sul palco soave e leggiadra, elegante e bellissima nonostante le svariate ore di coda sotto il sole che minerebbero anche lo charme di Grace Kelly, e riceverò la sua dichiarazione d’amore. Sì, sì. Andrà sicuramente così.
Ho anche già cercato di preparare mio marito alla cosa, ma lui sembra non badarci. Poverino, mi ama troppo e non riesce ad accettare la realtà. Sta chiaramente attraversando la fase del rifiuto, e continua a condurre la sua vita normalmente.

La vita di un fan di Springsteen – quale mio marito è, altrimenti non lo avrei sposato – tuttavia, non corrisponde a quella che il resto del mondo potrebbe associare all’aggettivo “normale”. È una condotta abbastanza diffusa fra i fan, perché Bruce non è stato avaro di spettacoli negli ultimi anni, ed è condivisa con moltissime altre persone al mondo, ma proprio “normale” (tralasciando ora il pur produttivo dibattito sull’ontologia della normalità) forse qualcuno stenterebbe a definirla.
La generica notizia di un tour imminente, infatti, non ci ha colto del tutto impreparati, ma non per questo ha avuto minore impatto su di noi. Qualche giorno prima di scoprire le date ufficiali, abbiamo iniziato a fare ipotesi e programmare viaggi – atlante e guide turistiche alla mano, mica chiacchiere tra una lavatrice e l’altra – basandoci sul nulla più assoluto, autoinfluenzandoci al punto che io ho addirittura sognato che il sindaco ci negava il passaporto per impedirci di andare a vedere i concerti negli Stati Uniti, perché ci voleva andare solo lui. La mattina dopo il sogno si è rivelato in senso lato premonitore, poiché è stato reso noto che uno dei concerti in Italia si sarebbe tenuto a Trieste: è chiaro che c’è stato un interessamento diretto del capo della giunta comunale, che io, grazie al contatto psichico instaurato con Bruce anni addietro, in qualche modo ho percepito.

La romantica TriesteL’ufficializzazione delle date è un momento di per sé molto delicato della vita del fan; uno spettacolo addirittura nella propria città non è roba per deboli di cuore.
Comincia, infatti, adesso un periodo di tormento ed estasi, un’estenuante e continua lacerazione interiore, in cui l’animo dello springsteeniano è dilaniato fra l’euforia degli imminenti spettacoli e l’impossibilità materiale di assistere a tutti. C’è una vasta letteratura a riguardo, ma vale la pena rammentare che il fan di Springsteen, sebbene nei casi più estremi faccia il musicista e si conci come il suo idolo, non è Springsteen e la maggior parte delle volte non ne ha i medesimi mezzi e deve pertanto, per ragioni economiche e di tempo libero (il pubblico di Springsteen comincia ad essere un poco agée, molti di noi hanno addirittura un lavoro), operare delle scelte. Decidere dove andare è facile, ma ciò comporta automaticamente il decidere anche dove non andare, e questo sì che è fonte di violenti timori e ansie. Non si tratta solamente di stabilire una quantità di concerti da concedersi, si tratta soprattutto di prevedere la qualità di ciascuno e organizzarsi di conseguenza.

Ad ogni tour diventa più difficile. Se, per esempio, è estremamente probabile che si tengano meravigliosi concerti a Dublino, meno lo è incappare in una scaletta strepitosa a Vienna; se l’eccezionalità dei concerti scandinavi è quasi scontata, per sapere in anticipo quale sarà la data migliore fra le spagnole o le italiane ci vuole la sfera di cristallo. Nonostante ciò, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Solo per citare i casi più recenti, nel luglio 2009 ci furono tre concerti in Italia: Roma, Torino e Udine. La logica avrebbe voluto che fosse Torino il meno pazzesco dei tre in quanto Udine, pur non essendo proprio il centro dell’Universo, rappresentava l’ultima data in Italia e Roma, che in quanto prima data in uno Stato potrebbe prevedere una scaletta standard, è una città che il nostro eroe sembra amare (qui fu paparazzato sul balcone della medesima camera d’albergo con l’attuale moglie, quando ancora era sposato con la prima) o, per lo meno, della quale ha parlato bene. Fu a Torino, però, che eseguì Drive all night, come ebbi già modo di recriminare.

Per giunta, il tour europeo della primavera-estate 2012 passerà alla Storia come la principale catastrofe ecologica non dovuta a calamità o incidenti, poiché costringe il fan a spostamenti lunghi e frequenti, con conseguente impatto sull’ambiente al limite del sopportabile.
Dalla Spagna, infatti, da dove parte, il tour toccherà prima la Germania (e la vicina Olanda), per poi fare subito ritorno in Spagna, sbarcare in Portogallo e giungere quindi in Italia; da Trieste, ultima e ovviamente più orientale delle tre date nel nostro paese, si fa di nuovo rotta verso ovest per andare – indovinate dove? Esatto, bravi – in Spagna e poi, dopo una rapida toccata nel sud della Francia, verso nord per tre date in Inghilterra; quindi si rientra in continente, due concerti di seguito a Parigi e poi – attenzione alla logica e alla funzionalità di questa sequenza di spostamenti – Danimarca, Svizzera, Repubblica Ceca, Austria e Inghilterra. Ma in Inghilterra non eravamo “appena” stati? Diranno subito i nostri piccoli lettori. Già, ma il principio di economia non sembra alla base della programmazione di questo tour, oppure Jon Landau s’è stufato di veder sempre gli stessi italiani nelle prime file. Dopo Londra, restano solo due serate a Dublino, tre in Norvegia (Oslo e Bergen, benedetta da una doppietta) e due in Svezia, entrambe a Göteborg.

Confusi dai continui avanti e indietro per mezza Europa, ci siamo preparati uno schema per approntare una strategia:

A complicare il tutto, l’accorta scelta di tenere la maggior parte degli spettacoli nei giorni feriali, per dare un po’ di pepe alla vita del fan, che altrimenti sarebbe stata troppo facile.
Del resto, è comprensibile, anzi, quasi apprezzabile, che il nostro eroe voglia, con queste scelte, favorire i fan della prima ora, i quali non devono essere molto più giovani di lui, anzi, in alcuni casi potrebbero essere anche più… come dire… grandicelli. Ecco, allora, un tour su misura per pensionati di lusso, con molto tempo a disposizione durante la settimana e soldi da scialacquare in spostamenti lampo. Di questo passo, fra un paio d’anni ce lo ritroveremo a suonare davanti all’ufficio postale alle otto del mattino, o in fila sulla porta del dottore alle sei e tre quarti (perché, si sa, i pensionati sono mattinieri e fanno le commissioni nel già limitato tempo libero degli impiegati, così, quando alle tre del pomeriggio la maggior parte delle persone è al lavoro e non c’è nessuno nei negozi e negli uffici, loro possono stare a casa a pisolare in poltrona con la settimana enigmistica ancora in mano; prevedibile, essendosi svegliati presto).

Il vero fan, però, non si fa certo intimidire da tali questioni di secondario ordine pratico e si accaparra quanti più biglietti possibile.
I primi ad essere stati messi in vendita sono stati quelli per il concerto di Milano, ovviamente preso d’assalto da più parti del globo, quindi hanno aperto le vendite i siti tedeschi, per l’acquisto attraverso i quali occorre aggiungere al prezzo del biglietto la bellezza di quaranta euro per il corriere (indispensabile, dato il valore della merce inviata). Viva preoccupazione fra le nonne dei fan di Springsteen, che per questo Natale speravano in una piastra per capelli o in una radiosveglia digitale e invece scarteranno un vecchio Faletti riesumato dal cestone dell’autogrill e incartato col giornale.
Poi sono arrivati quelli per le date spagnole, quindi quelli per Parigi, Firenze, Trieste, l’Inghilterra e via dicendo. Gli ultimi messi in vendita sono quelli per Zurigo, ma la meta più cara resta la Scandinavia, il prezzo dei cui biglietti, vuoi per il costo della vita, vuoi per il cambio, sfonda il tetto dei novanta euro. Disperazione fra i figli dei fan – molti dei quali in età da università – che avevano chiesto il Kindle e riceveranno, invece, una bella bustina di plastica, dove riporre con cura la tessera della biblioteca.

Acquistare i biglietti online, però, non dà grandi soddisfazioni.
Innanzitutto, quest’anno, in parte perché i concerti hanno luogo negli stadi, in parte perché il servizio di vendita online dev’essere stato potenziato, in parte perché non tutti devono essersela sentita di cacciare cinquanta sacchi – nel caso più fortunato – con sette mesi di anticipo sull’evento, la procedura di acquisto pare essere andata molto più liscia che in passato. Personalmente non ho comprato i biglietti delle date italiane su internet, ma ho voluto verificarne il funzionamento e devo dire che Ticketone mi ha permesso di proseguire regolarmente l’acquisto fino all’inserimento del numero di carta di credito (punto al quale mi sono fermata di proposito) sia nel caso di Milano che di Trieste. Dunque niente – o quasi – patemi, niente ansie da pagina incantata nel nulla, niente interminabili minuti passati a osservare ipnotizzati il cerchietto del browser che gira impazzito senza condurci in alcun dove, niente preghiere interreligiose davanti a uno schermo bianco, niente frustrate incazzature alla presa di coscienza del fallimento, niente istinti omicidi verso i responsabili del malfunzionamento e del complotto (perché diventa ovvio che sia questa la vera causa) ai danni dell’onesto fan. Situazione positiva, naturalmente, ma tutta questa facilità a procurarsi gli agognati biglietti quasi toglie eccezionalità all’impresa e la trasforma in una comune procedura di acquisto, non diversa da quella di altri prodotti. Lungi dal sostenere che fosse meglio quando la speranza di vedere Bruce stava appesa al filo di un modem a 56k o giù di là, va ammesso che tanta comodità sottrae al fan che è riuscito nell’intento la soddisfazione per aver compiuto la missione e quella serpeggiante Schadefreude di chi sa che molte altre persone come lui ora versano in una profonda costernazione e vagano come fantasmi nel freddo e ostile mondo degli Esclusi, senza comprensione né consolazione.

Proprio per via dell’indole estremamente capricciosa del fato che attribuisce biglietti senza meritocrazia, ho sempre preferito, quando possibile, acquistarli presso le rivendite, in modo da aggiudicarmeli con certezza e portarmeli subito a casa. Non è detto, infatti, che acquistare su internet significhi “avere il biglietto”. Gira voce (ma è un fatto che non ho verificato e vi prego di prenderlo con il beneficio di inventario), infatti, che negli anni passati alcuni fan abbiano ricevuto buste del corriere vuote, e che non siano riusciti a dimostrarlo. Non so se sia vero, ma non è questo che importa al fan di Springsteen a caccia di biglietti; ciò che importa è che è verosimile; in altri termini, è irrilevante che la cosa si sia verificata o meno, ciò che conta è che potrebbe verificarsi, e non bisogna in alcun modo restarci implicati.

Biglietti Springsteen Persi

Dunque, meglio pagare in contanti e portarsi via i preziosi foglietti; in genere, è sufficiente arrivare alla rivendita con un ragionevole anticipo, e pazienza se bisogna sopportare qualche piccolo disagio. La fatica e l’impegno profusi per raggiungere l’obiettivo lo renderanno, se possibile, ancora più prezioso, e a distanza di anni ci si ricorderà dell’esperienza (nei casi più gravi, i fan di Springsteen si raccontano gli uni gli altri le code cui hanno preso parte, perché ciascuno, in cuor proprio, è convinto di essere uscito vincitore dalla più epica di tutti i tempi). Quanto ai tempi di attesa, la ragionevolezza del fan di Springsteen è inversamente proporzionale al numero di concerti nella zona e alle capacità contenitive dei luoghi in cui essi si tengono. Due esempi per capire al volo: se si preannuncia tour negli stadi con tre date in Italia e altre negli stati vicini, è sufficiente andare in negozio di buon mattino; se viene annunciata una sola data, per giunta in un palazzetto, conviene arrivare la sera prima. Naturalmente queste sono mere linee guida e per ponderare al meglio quando andare a mettersi in fila occorre valutare molti fattori, non ultima la quantità di rivendite sul territorio e la distribuzione dei biglietti fra esse (“Tciò, ma quèi de Udine, de Gorizia e de la Slovènia i no i penserà mica de vegnir qua a cior fora biljìeti a noi, ah? No, perché mi no xé che vado per ‘l sotìl, mi li còpo”, devono aver pensato diversi concittadini). Anche la qualità del disco è una variabile da non trascurare, ma ultimamente, per essere certo di incassare l’incassabile, l’entourage di Springsteen propende per pubblicare il disco dopo che i biglietti sono stati venduti, in caso qualche ribelle osasse sostenere che l’album è brutto. Per il tour 2012 si è deciso di mettere in vendita i biglietti prima ancora che il disco fosse ultimato, il che dovrebbe suonare come una sirena d’allarme e farci capire che probabilmente il prossimo non sarà il disco più ispirato del nostro. Certo, non che la cosa abbia mai fermato nessuno, è dal ’92 che andiamo a vedere Springsteen per “i pezzi vecchi”.

Ad essere sincera, io non ho ancora scoperto se ci sia qualcosa che ferma il fan di Springsteen.

Ho saputo e ho visto con i miei occhi donne incinte nel pit (le coppie con figli piccoli non fanno neppure notizia), malati, feriti e ingessati (io stessa ci sono andata con un ginocchio gonfio grande come un cocomero strizzato in un fastidiosissimo tutore cigolante, sembravo Robocop). Neppure le difficoltà economiche, il più delle volte provocate dal tour stesso o sopraggiunte nel lasso di tempo non propriamente breve fra la vendita dei biglietti e lo spettacolo, pare abbiano mai fermato alcuno. Io per prima ho perso due volte l’impiego poco dopo la chiusura delle vendite, quando, cioè, avevamo già prosciugato il fido della carta di credito, rimanendo con una mano davanti e una di dietro, ma mai ci è passato per la testa di vendere i biglietti e rinunciare al tour: in fondo il rene che mi è rimasto è più che sufficiente e sono sicura che mia madre sta benissimo insieme al Tuareg a cui l’ho venduta. A parte lo strisciante sospetto che Springsteen porti un po’ sfiga ai miei datori di lavoro, che falliscono con tempismo stupefacente, dunque, non vedo ostacoli al coronamento dell’idillio fra me e l’affascinante, alto e giovane Bruce, e, qualora se ne presentassero, l’impresa che egli ha compiuto per ritrovarmi e cercare di conquistarmi mi darà la forza per superarli.

Un probabile prossimo futuroGià, perché ho pure il coraggio di fare la preziosa: ora che mi ha trovata, riuscirà a conquistarmi o io, confrontandolo con mio marito, lo rifiuterò?

Non ci resta che attendere la magica notte dell’undici giugno e scoprirlo. Nel frattempo, miei cari, pazienti lettori, tornate a leggere l’interessante diario della vita del fan di Springsteen. E, ve ne prego, fate il tifo per Fucine: io non sono superstiziosa, ma questa storia della maledizione del Boss comincia a preoccuparmi.

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  1. […] solo di me, che, come è noto, ho da sempre con Bruce un contatto telepatico, ora rinforzato dal suo amore, bensì anche di altri fans, poveri mitomani convinti di conoscerlo abbastanza a fondo da poterne […]

  2. […] piuttosto impegnata.Scrivo da una località segreta dove vivo con Bruce Springsteen, il quale, come previsto e annunciato, l’11 giugno 2012 è arrivato a Trieste, con il pretesto di un concerto, dopo avermi cercata […]

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