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Arte

Bambini dalla A alla Z. Il mondo dell’infanzia visto da Nikolaus Heidelbach

Non importa tanto la tecnica che adotti, l’importante è avere lo sguardo giusto.

Nikolaus Heidelbach

Niccolò suona la chitarraSe pensate che i bambini belli, buoni e bravi siano pura utopia, allora la mostra Bambini dalla A alla Z. Il mondo dell’infanzia visto da Nikolaus Heidelbach è quello che fa per voi. Inaugurata ieri presso la Biblioteca Statale di Trieste di Largo Papa Giovanni XXIII, 6, la mostra, nata grazie alla collaborazione tra la Biblioteca e il Goethe-Institut Triest, e organizzata nell’ambito della Settimana della cultura e della campagna Il maggio dei libri 2012, presenta cinquantadue tavole dell’artista Nikolaus Heidelbach incentrate sull’infanzia, e in particolare sui sentimenti, gli impulsi e le emozioni dei bambini. Bambini reali, non bambini da pubblicità “Mulino bianco”, e di conseguenza lontani da quell’illusione di perfezione che spesso pervade la nostra società. Non sono aggraziati, non sono armonici, non sono omologati e nemmeno fisicamente belli, i bambini di Heidelbach, eppure hanno molto da insegnare a noi adulti che viviamo nella costante convinzione che i nostri figli siano tutti dei candidi angioletti.

Nikolaus Heidelbach nasce nel 1955 in una città nei pressi di Colonia. Suo padre fa il pittore e lui, fin da bambino, mostra una forte passione per la lettura: a soli undici anni, al ritmo di due libri al giorno, esaurisce tutti i testi per l’infanzia a disposizione della Biblioteca Cattolica della sua città. Assieme alla lettura sviluppa anche delle ottime capacità artistiche, adora i dipinti di Albrecht Dürer e inizia a dedicarsi alla realizzazione di storie umoristiche. Nel 1982 pubblica L’incontro degli elefanti, il suo primo libro per bambini, mentre nel 1995, alla Fiera di Bologna, presenta Cosa fanno le bambine, a cui seguirà, nel 1999, Cosa fanno i bambini. Questi ultimi due libri sono appunto i testi da cui sono state tratte le tavole della mostra.

L’obiettivo di Heidelbach non è formare i bambini ma informare gli adulti. Egli cerca di mettersi in sintonia con il bambino e di capirne la prospettiva, ne osserva attentamente il comportamento e non esita a occuparsi di argomenti che qualsiasi adulto considererebbe tabù: il sesso e la morte. Come spiegato dalla Professoressa Loredana Czerwinsky Domenis, pedagogista e psicologa, quello che conta, nelle tavole dell’artista, non è tanto lo stile pittorico o la scelta dei colori, quanto il messaggio che vuole trasmettere a chi, quelle tavole, le osserva da vicino. Benché i due libri risalgano agli anni ’90, essi sono ancora profondamente attuali proprio perché non fanno sconti a nessuno. Non rappresentano un mondo falso e buonista, ma la realtà nuda e cruda, con i suoi lati positivi e negativi. Il fatto che oggi si faccia un maggior ricorso alle nuove tecnologie non significa, infatti, che i bambini non abbiano paure e timori a cui nessun sito web può fornire risposta.

Cosa fanno le bambine

Le tematiche affrontate da Heidelbach nei suoi lavori si possono suddividere in tre categorie: il rapporto del bambino con gli altri; i giochi e il rapporto tra realtà e fantasia e i sentimenti del bambino nel suo confrontarsi con la realtà. Il rapporto del bambino con gli altri riguarda sia gli adulti, sia i fratelli o le sorelle, sia gli animali. Osservando le tavole dell’artista si nota innanzitutto che il rapporto bambino/adulto è praticamente inesistente; nell’opera Alfredo aspetta il suo papà, Alfredo è di fatto solo in giardino ad aspettare un padre che forse non arriverà mai; in un’altra opera, in compenso, il bambino è seduto a tavola con due genitori che non hanno sembianze umane, ma sembrano “esseri” estranei al suo mondo. Nei rapporti tra fratelli e sorelle, in compenso, le notevoli differenze di atteggiamento tra maschi e femmine si fanno interessanti. In Carlo fa un affare, Carlo vende il ciuccio del suo fratellino a una sorta di diavoletto personificazione della cattiveria; una bambina, invece, si diverte a giocare a minigolf utilizzando la bocca del fratello come buca; in Niccolò suona la chitarra, Niccolò suona la pancia della sorella facendola divertire, mentre in un’altra tavola una bambina solleva da terra il fratellino quasi con l’intenzione di utilizzarlo per il lancio del martello. Se ne deduce che, secondo l’artista, le femmine dimostrano un grado di cattiveria superiore a quello dei maschi, non solo nei confronti di altri esseri umani, ma anche verso gli animali. In Amelia mangia un panino, Amelia, con una serie di animali allineati accanto a lei che la guardano affamati, addenta con sadismo un panino senza dargliene neanche un pezzetto.

Carlo fa un affare

I bambini, però, non sono solo cattiveria, ma giustamente anche fantasia e ingegnosità. E allora ben venga scoprire che Domitilla farà carriera, con un lampadario in testa, travestita da papessa e con la mano sollevata nell’atto di “benedire” i suoi fedeli. I giochi infantili non si limitano a questo, comportano anche sfide tra amici e prove di coraggio. Così, è più che ovvio vedere raffigurata su una tavola quella tipica gara a cui ogni adulto negherebbe di aver partecipato da bambino: la gara a chi fa pipì più lontano. Le femmine, comunque, non sono da meno, e si divertono a mettersi sul viso una lumaca viscida per vedere chi resisterà di più. Anche in questo caso si presenta una distinzione tra bambine e bambini, le prime sono più creative nell’inventare i loro giochi, cercano di riprodurre una determinata situazione utilizzando l’immaginazione (ad esempio circondandosi di pupazzi mentre leggono un libro per dare l’idea di avere un pubblico); i bambini, invece, sono molto più rigidi e puntano su un maggior realismo (il bimbo che sogna di partire è vestito da indiano, ma ha accanto una valigia, perché quell’oggetto è il simbolo stesso della partenza).

Domitilla farà carriera

I sentimenti del bambino nel suo confrontarsi con la realtà vedono Heidelbach alle prese con quegli argomenti che i genitori cercano sempre di evitare quando parlano con i loro figli. Emblemantica in questo senso è la tavola Samuele fa una scoperta, in cui Samuele è intento a osservare con estrema attenzione qualcosa che si trova sotto le sue coperte; l’adulto, in questo disegno, ci vede la malizia e un implicito riferimento sessuale, il bambino, invece, lo interpreta come il gesto più naturale del mondo: Samuele ha perso il trenino e lo cerca sotto le coperte. Lo stesso discorso vale per Giacomo medita, dove Giacomo si trova di fronte a un manifesto pubblicitario di biancheria intima ed è assorto nei suoi pensieri, a chi non è mai capitato di trovarsi in una situazione del genere da bambino? Eppure l’adulto, e soprattutto il genitore, tende a negarlo, quasi a volersi illudere che il figlio non troverà mai motivo di riflessione di fronte a un manifesto del genere perché è candido e innocente. Ugo si esercita, affronta il tema della morte: Ugo è disteso al cimitero, in parallelo a una serie di tombe, ed è appunto impegnato a “sperimentare” la morte. Ma è appunto un gioco da bambino, quella voglia di scoprire, di capire e di dare un significato alle cose, non c’è malizia, né perversione, né desiderio di trasmettere un messaggio negativo.

Cosa fanno i bambini

Nikolaus Heidelbach ha il coraggio e la forza di rappresentare le cose come stanno, senza “peli sul pennello”, senza filtri di sorta, perché il suo scopo non è giudicare, è fare in modo che il bambino si riconosca in quell’universo e si senta finalmente capito, accettandosi per quello che è.

La mostra rimarrà aperta fino al 26 maggio 2012 con il seguente orario: da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 18.30 e sabato dalle 8.30 alle 13.30. Ingresso libero.

Nikolaus Heidelbach

Nikolaus Heidelbach è uno dei più acclamati e originali illustratori e autori per l’infanzia degli ultimi vent’anni. Tedesco, con studi di letteratura e teatro alle spalle,Heidelbach vive a Colonia, e ha debuttato nel settore dei libri per ragazzi nel 1982. Da allora ha dato vita a una ricchissima produzione di illustrazioni di storie, fiabe, poesie e romanzi, affiancata dai tanti libri firmati come autore. Tra i suoi lavori più apprezzati, è del 1995 un’edizione delle Fiabe dei Fratelli Grimm, salutato dalla «Frankfurter Allgemeine Zeitung» come «il capolavoro di una vita», cui nel 2005 è seguita una sua edizione delle Fiabe di Hans Christian Andersen. Sempre nel 1995, Heidelbach è stato insignito del Bologna Ragazzi Fiction Award, grazie al suo album Cosa fanno le bambine. «Ho imparato da Sendak, Ungerer e Gorey che nella letteratura per ragazzi non ci sono limiti di sorta. Indecenza, impertinenza, brutalità sono aspetti ineliminabili». Ed è all’insegna di questo motto che si compone il suo originalissimo alfabeto dei bambini, che senza alcuna pretesa di dare lezioni, raffigura le loro istintive bizzarrie, le instancabili fantasie, le paure, e perché no, le loro implacabili cattiverie.

Biografia tratta dal sito della Donzelli editore.

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