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Fumetto

Nel segno di una resa invincibile?

La breve vita editoriale di Zodiaco

L'editoriale di ZodiacoC’è una rivista di fumetti d’autore che nessuno ricorda. Ci sono buoni motivi per cui sia finita nell’oblio: ne uscirono solo tre numeri.

Negli anni ’80 i motivi che spingevano un editore a varare la propria rivista aziendale a parte la passione pura e semplice non erano molti: l’opportunità di presentare materiale potenzialmente ben vendibile, la prepubblicazione di volumi di cui deteneva i diritti, il tentativo di rendere più visibile la casa editrice, la pubblicità alle altre attività dell’editore che ne sarebbe derivata. Zodiaco nacque un po’ da tutte queste esigenze, con una forte tendenza verso le ultime.

Ferdinando Lo Vecchio gestiva un’impresa di vendite per corrispondenza (il tarlo gli è rimasto tuttora) ma non si limitava a proporre i prodotti degli altri essendo anche un editore di fumetto amatoriale, come lo era anche Rinaldo Traini che a sua volta nel 1984 aveva varato la sua Comic Art, testata ammiraglia della casa editrice omonima attiva già dal 1965. All’epoca il termine «amatoriale» non indicava un prodotto dilettantistico, tutt’altro: le case editrici amatoriali erano quelle realtà, certo non colossali, che pubblicavano materiale classico (principalmente daily strips o sunday pages statunitensi) in tirature solitamente esigue. Lo Vecchio era famoso tra le altre cose per la sua edizione in volumi del Little Nemo di Windsor McKay.

Nel marzo del 1986 venne presentata a Treviso Comics la sua rivista-catalogo, che dall’aprile successivo sarebbe stata distribuita in edicola. Zodiaco condivide pregi e difetti delle sue consorelle senza riuscire a costruirsi un’identità specifica che la aiuti a identificarla: lussuosa come Corto Maltese, aperta al confronto coi lettori come L’Eternauta, ragionata nella cadenza dei fumetti come la prima Pilot, aveva la stessa ambiguità di Comic Art (che mischiava scuole fumettistiche diverse, il classico con lo sperimentale e il vecchio col nuovissimo) e tentò un approccio mimetico all’edicola come Frigidaire e la stessa Corto Maltese.

Le pagine interne

Nonostante la testata poco felice (debitrice di un programma televisivo di successo su Italia1?), che si discosta dalla tradizione italiana di intitolare le riviste a un personaggio o alla casa editrice stessa, Zodiaco di presentava molto bene e le 5.000 lire del prezzo di vendita si percepivano nei nomi coinvolti, nella qualità della carta, nella generosa profusione della quadricromia, non sempre sfruttata a dovere. Ma non erano poche in un periodo in cui le riviste d’autore costavano quasi tutte 1.000 lire in meno.

I fumetti ospitati sulle sue pagine erano molto eterogenei: il redivivo Renzo Calegari azzardò un misto di fumetto e racconto illustrato con Accadde sull’Orient Express (sforzo in parte vanificato dalla resa tipografica non sempre ottimale), Attilio Micheluzzi propose una nuova avventura di Simon Flash (peccato che tra il numero 1 e il numero 2 andassero perse due tavole!), Hans Kresse era presente con il suo documentatissimo e splendidamente disegnato Apache!, Sergio Staino fece una rapida apparizione sostituito dal numero 2 da un architetto amico di Lele Luzzati e Hugo Pratt, Windsor McKay era presente coi suoi mitici Dreams of the Rarebit Fiend.

A integrazione di questi autori affermati, come si è visto tratti da epoche e contesti molto diversi, c’erano anche due giovani talentuosi che sarebbe improprio definire esordienti: Marco Torricelli aveva già lavorato per Bonelli e Walt Disney/Mondadori tramite il leggendario Staff di If ma adesso con l’ausilio dell’aerografo e del fratello Alessandro ai testi poteva dedicarsi alle “sue” storie, avventure senza personaggi fissi ambientate in una strana preistoria ucronica.

Anche Arturo Picca aveva già maturato qualche esperienza nel settore: aveva pubblicato dei “liberi” sulle gloriose pagine de L’Eternauta di Zerboni, da cui già si intuivano la sua impressionante bravura e la sua attenzione per il dettaglio, che deflagreranno definitivamente qualche anno dopo nelle sue splendide illustrazioni per Frigidaire. Su Zodiaco presenta una coloratissima storia di fantascienza urbana che rimanda stilisticamente a Tanino Liberatore. Non ne vedremo la conclusione perchè delle previste quattro parti ne usciranno solo tre, nonostante i piani editoriali di Lo Vecchio.

Orient Express

Il direttore/editore chiarisce infatti sin dal primo numero quale sarà il programma di Zodiaco: concludere le storie lunghe (quindi presumibilmente tutte nel classico formato francese di 46 tavole o giù di lì) nell’arco di sole quattro uscite, senza far aspettare troppo il lettore come capitava con Frigidaire, L’Eternauta, il primo Comic Art e l’ultimo Orient Express. Accennò addirittura all’imminente presentazione di un lavoro di Baldazzini ma la chiusura anticipata della rivista bloccò sul nascere ogni possibilità.

A determinare la fine prematura di Zodiaco fu ovviamente una questione meramente economica dovuta alla scarsità dei lettori. Come lo stesso Lo Vecchio racconta a Michele Ginevra: «Abbiamo stampato del primo numero 30.000 copie, vendendone 7.500 […] Il punto di pareggio era su 10.000/12.000 copie» (Le Avventure editoriali di Lo Vecchio in Schizzo n° 10, citato in Persone di Nuvola, Giuseppe Peruzzo, Q Press, 2003). Di sicuro la visibilità nelle edicole non poteva essere molta considerato tutto il ben di dio che usciva all’epoca, nè avranno aiutato il prezzo più alto rispetto alle concorrenti e il nome fuorviante.

Zodiaco tentò di attuare anche due strategie opposte: richiamare l’appassionato col nome del fumettista celeberrimo, che però illustrava solo un poster centrale (sfilarono nell’ordine Manara, Magnus e Milazzo) e provare un approccio mimetico e generalista con l’edicola, confidando di attirare lettori “gridando” i nomi di Roberto Vecchioni, Luciano Pavarotti, Paolo Conte, Sandro Toni, alcuni autori e altri oggetti degli articoli dell’inserto Zodiaco News. Tolti i fumetti e i redazionali di Marisa Raggio, Luciano Basso, Enzo Bonifazi, Antonio Faeti (tra i pochissimi a occuparsi di fumetto) la rivista offriva ancora qualcosa, a differenza delle altre congeneri: rimaneva tanta, tantissima pubblicità alle attività di Lo Vecchio. Una cosa assai inusuale per l’epoca, ripetuta solo quando la casa editrice Comic Art inserì nella foliazione dei suoi Comic Art e L’Eternauta anche il proprio fittissimo catalogo.

Le tre copertine

Corsi e ricorsi dell’editoria, non solo a fumetti e non solo italiana: Diabolik generò una pletora di imitatori, dopo Linus vennero Eureka e Il Mago, dopo Dylan Dog i fumetti horror non si contavano, dal 1987 in poi tutti si buttarono sui rinati supereroi dopo il rilancio della Star Comics. Ma oggi sembra veramente fantascienza che in Italia ci sia stato un momento in cui gli editori investivano nelle riviste d’autore con la speranza di ottenerne un ricavo.

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