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Scrittura

Mauro Daltin

Diventare avventurieri del libro

Intervista a Mauro Daltin sulla scrittura e il suo laboratorio sul racconto, in programma a Trieste dal 25 marzo

Latitanze di Mauro DaltinTerminato il formidabile corso di lingua e cultura serbo-croata tenuto da Federica Moro, Bottega Errante torna a Trieste, negli spazi della mediateca della Cappella Underground, e lo fa, questa volta, con un corso di scrittura creativa.

I lettori più affezionati di FucineMute avranno ormai capito che qui, con la scrittura, mica si scherza; che qui, uno sparuto, ma agguerrito, manipolo di redattori, legge e rilegge i propri articoli e quelli altrui fino allo sfinimento, alla ricerca di refusi, errori ortografici, svarioni sintattici e altre orribili nefandezze: drammi linguistici che capitano anche nelle migliori famiglie – pardon – nei testi degli autori più bravi e preparati.
Qui, ovviamente, non vediamo scempi come “un po'” con l’accento, “qual è” con l’apostrofo o “se stesso” accentato, ma sull’argomento “scrittura ed espressione” abbiamo il nervo scoperto, e ogni giorno lavoriamo affinché, nei nostri testi, non sopravviva virgola fra soggetto e predicato (il “taglia e incolla” è la procedura del demonio, e fa sì che virgole immotivate si abbattano su un testo come grandine sul raccolto, devastandolo). Ciò detto, sono sicura che da qui alla fine dell’articolo inanellerò una serie di strafalcioni da farmi perdere la cittadinanza.

Qui a Fucine, insomma, con la scrittura abbiamo più che “a che fare”: è l’anima della nostra testata e il filo conduttore dei contributi che pubblichiamo. Non ci sono solo soddisfazioni, però, nel pubblicare Fucine. Ogni tanto – non spesso, naturalmente, a dimostrazione che chi  si rivolge a noi è, molte volte, un nostro lettore, che evidentemente apprezza e condivide la nostra accuratezza nella scrittura – riceviamo proposte di collaborazione di sedicenti promettentissimi autori, che ci sottopongono i loro elaborati redatti – tragedia! – in una lingua sciatta, infarcita di espressioni banali, non privi di refusi. Il mio primo pensiero, in questi casi, è “Mio caro aspirante collaboratore, perché mai non hai riletto il tuo elaborato, prima di sottopormelo?”; il secondo, da brividi, è “E se lo avesse riletto?”.

In questi anni, mi sono fatta l’opinione che sempre più persone vogliano affermarsi come scrittori, o, almeno, pubblicare qualcosa qua e là. Da egocentrica narcisista qual sono, è un sentimento che comprendo perfettamente, giacché credo che sarei capace di intrufolarmi in chiesa e autografare i libretti della messa, pur di vedere il mio nome su una copertina. Credo anche, però, che, data la crescente offerta di scrittori, affermarsi sia impresa ardua e faticosissima, possibile solo a chi, oltre che tanta determinazione, abbia vero talento, e non solo uno stile brillante e un amore non corrisposto.

Il mercato dell’editoria, inoltre, non è quel che si dice “in crescita”, e questo non dovrebbe far altro che rendere il mestiere di scrittore sempre meno appetibile, poiché le case editrici – anche volendo – sono sempre meno in grado di offrire all’autore condizioni vantaggiose, senza contare che la vasta concorrenza permette loro il lusso della scelta; eppure, a giudicare dalle proposte che continuano a ricevere, il desiderio di poter dire “ho scritto un libro” non sembra passare.

Figuratevi, dunque, miei pazienti lettori, come ho preso la notizia di un corso di scrittura. “E certo!” – ho pensato – “Ci voleva e ci mancava. Come se al mondo non ci fossero già abbastanza futuri Baricco e troppo pochi lettori”.
Così, ho cercato di capire che bisogno ci fosse di questo corso, interpellando una persona informata sui fatti.

Pino Roveredo, ospite del corso di Bottega ErranteLorenza Pravato (LP): Mauro [Daltin], tu sei uno scrittore e il docente del corso Short Story. Che cosa farai, durante questo corso? 

Mauro Daltin (MD):  Short Story è un percorso sulla narrazione breve, un laboratorio dove la forma del racconto sarà protagonista. In fondo, quasi per tutti, è il primo approccio allo scrivere, la prima tappa; ma il genere del racconto ha anche una dignità pari a quella del più quotato romanzo, soprattutto fuori dall’Italia. Per questo ho deciso di proporre un viaggio all’interno di questo affascinante mondo, in cui tutti i grandi scrittori hanno messo le mani. Durante i nove incontri, i partecipanti scriveranno, si metteranno in gioco. Lavoreremo molto partendo dai loro testi per approfondire alcuni strumenti narrativi: la costruzione dei personaggi, i punti di vista, l’uso della prima o terza persona, il dialogo, l’incipit, la struttura di un testo, la tensione narrativa, i finali. Il racconto breve ci permette di avere un’intera opera sotto gli occhi, con tutti i suoi elementi, e poterla analizzare nella sua interezza.

Oltre a questo, il sottotitolo, Lo sguardo dei maestri, ci porterà dentro i testi di Calvino, Buzzati, Parise, Landolfi, Hemingway, Carver, Sepulveda, Cortazar, Cechov, Kafka e moltissimi altri. Sarà, quindi, un viaggio anche nella grande letteratura per capire che cosa e come scrivono “i Grandi”. E, in fondo, un percorso di questo tipo ha, forse, come obiettivo primario quello di rendere un lettore più consapevole, più critico, per godere ancora di più di quella magia meravigliosa che ci fa incollare alle pagine di un libro e vivere altri mondi.

Un appuntamento sarà speciale, perché Pino Roveredo, scrittore triestino e premio Campiello 2005 con la raccolta di racconti brevi Mandami a dire, ci condurrà nella sua officina creativa con un incontro dal titolo: La scrittura mi ha salvato. Durante le serate si vedranno video, si giocherà con la scrittura, si parlerà anche di editoria, concorsi, contratti editoriali e così via.

LP: A proposito di editoria e concorsi letterari: qual è la tua esperienza? Tu come hai cominciato?

MD: Lavoro nel settore editoriale da una decina d’anni. Dopo l’università, ho frequentato un master in editoria a Milano, poi ho cominciato a lavorare in casa editrice, prima al Touring Editore, poi alla Kappa Vu di Udine e poi all’Ediciclo di Portogruaro, ricoprendo vari ruoli, in ultimo quello di editor e direttore editoriale. Ho sempre avuto una passione per il libro e ho cercato il modo di trasformare questa passione in un lavoro. La scrittura viaggia su un binario parallelo e indipendente rispetto alle mie esperienze nell’editoria, anche se a volte si incrocia, prende forma, si muove assieme.

La scrittura è nata da un’urgenza, da una necessità. Dal fatto che mi ritrovo in testa una parola, un volto, una storia e comincio a scrivere. Me ne vado in giro e vedo molte potenziali storie. Guardo il mondo come un insieme di storie. Le ascolto, le faccio riposare, e poi qualcuna torna fuori nel tempo e mi metto a scriverla. Non ho cominciato con i concorsi, anche se ho partecipato qualche volta in passato. Ci sono concorsi utili e molto belli anche per autori inediti, penso al “Calvino” fra tutti. La stragrande maggioranza, però, sono concorsi che non aiutano chi scrive, non portano a nulla. Il mio primo libro è una lunga intervista allo scrittore e sceneggiatore Elio Bartolini, mentre il primo di narrativa vero e proprio è la raccolta di racconti Latitanze. L’ho spedita a un po’ di editori e dopo un anno mi ha risposto Besa con un contratto “pulito”; lo definisco così perché quelli a pagamento li considero “sporchi”.

I piedi sul Friuli, di Mauro Daltin

LP: Mi piace l’attenzione rivolta al diventare un lettore più consapevole. Tu non hai l’impressione che gli Italiani siano un popolo di santi, navigatori, allenatori di calcio e aspiranti scrittori? E chi legge?

MD: Santi non mi pare proprio. Navigatori neppure, viste le ultime vicende. Allenatori della Nazionale: tutti quanti. Aspiranti scrittori: moltissimi. Lettori: pochi. È il solito dilemma. Quando lavoravo a Ediciclo arrivavano trenta o quaranta manoscritti al mese, di tutte le forme e di tutti i tipi. Considera, oltretutto, che Ediciclo è un piccolo editore specializzato in letteratura di viaggio, eppure arrivavano centinaia di romanzi, poesie, diari, noir: tutti generi mai pubblicati. Spesso basta sfogliare alcune pagine per comprendere che si tratta di esperimenti senza letture alle spalle. Per me è naturale leggere, come mangiare, dormire, viaggiare. Non potrei non farlo. Godo a farlo, è un piacere della vita. E si interseca sempre con la scrittura, quest’ultima assorbe, imita, ne trae spunto. Anche a livello inconscio, non razionale. Credo che chi non legge non può nemmeno essere critico su quello che scrive, non ha termini di paragone e, quindi, non ha coscienza che la cosa che ha scritto non è il capolavoro che cambierà la storia della letteratura mondiale. Anzi, rafforza questa convinzione. E la conseguente frustrazione.

LP: Secondo te, perché tutti vogliono fare lo scrittore?

MD: Vedere il proprio nome e cognome stampato su una copertina per molti è l’obiettivo finale del loro scrivere. Molte volte è un fatto narcisistico: aver pubblicato un libro, nell’immaginario, significa interviste, folle oceaniche alle presentazioni, televisione, giornali. Non è così, ovviamente. Per altri è una forma di espressione, come dipingere, cantare, ballare. Per altri ancora è un piacere puro, al di là che si pubblichi o meno.

Mauro Daltin durante un reading

LP: Ora faccio uso personale del mezzo pubblico e ti chiedo una cosa che – da correttrice di bozze, con la testa piena di frasi a effetto e nessuna idea su come usarle – mi sta molto a cuore: se una – una o uno, ma diciamo una -, poniamo, ha una prosa senza infamia e senza lode, cui riesce a dare qualche guizzo grazie alle competenze acquisite nel corso, ma non ha uno straccio di trama, come fa?

MD: Se non hai una storia che ti incolla alla sedia c’è poco da fare. Il talento, credo, sia fatto di moltissime cose: sguardo sul mondo, sensibilità, ascolto, visioni surreali, coraggio. Ed è sempre in discussione. Non esiste alcun corso di scrittura che, quello sguardo sul mondo, te lo possa insegnare. Un corso può darti quel po’ di coraggio per buttarti, far volare via il tappo che opprime; ma con i soli strumenti narrativi si possono scrivere cose solamente “carine”. Celine o Calvino non hanno mai frequentato, penso, un laboratorio di scrittura. Eppure…

LP: Io ho iniziato a leggere il manuale scritto dall’inventore del NaNoWriMo, dal seducente titolo No plot? No problem. L’ho piantato a metà sul davanzale del bagno, perché non stava facendo di me la nuova Maraini, come mi aspettavo. Il tuo corso trasformerà qualunque impiegata panzottella con il solo pregio di non scrivere “qual è” con l’apostrofo in un’autrice di best seller?

MD: No, non trasformerà nessuno in un autore di best seller. E devo dire la verità: tutti quelli che frequentano i corsi che curo non hanno questa aspirazione. È come iscriversi in piscina per imparare a nuotare. Dopo dieci lezioni non hai la pretesa di vincere le Olimpiadi…

LP: Quanto è concreto il rischio di cambiare gusti, dopo un corso così? Quanto, cioè, la capacità critica acquisita per comporre e vagliare il proprio lavoro si rifletterà nel giudizio che i partecipanti daranno, da quel momento in poi, al lavoro degli altri?

MD: Spero che i gusti cambino, si aprano, si scoprano nuove cose, nuovi autori, nuovi libri. Lo spero, al di là del laboratorio. Spesso mi dicono che dopo il percorso di scrittura, stanno più “attenti” ai libri, percepiscono debolezze e forze, affinano il palato; che nel momento di comprare un libro leggono l’incipit con occhi diversi. Penso che sia una cosa bella avere alcuni strumenti che sviluppino lo spirito critico anche nella lettura, perché solo così possiamo costruirci i nostri personali percorsi, essere autonomi nelle scelte, uscire dalle “imposizioni” delle classifiche dei più venduti.
In fondo, io paragono sempre il laboratorio a un viaggio. Se torni dal viaggio lo stesso di prima, allora lo hai vissuto da turista, senza metterti in gioco, senza mescolarti con il “nuovo”. Ma se il viaggio ha modificato lo stare al tuo ritorno, anche in modo lieve, allora lo hai vissuto come un vero viaggiatore. Ecco, vorremmo, come Bottega Errante, e nello specifico con Short Story, che le persone siano dei veri e propri viaggiatori, degli avventurieri del libro.

Mauro Daltin è uno scrittore friulano, autore, fra l’altro, delle raccolte di racconti Latitanze e I piedi sul Friuli.

Per Bottega Errante tiene corsi di scrittura creativa Short Story:
Durata: 9 incontri (18 ore)
Curatore: Mauro Daltin
Ospite: Pino Roveredo
Luogo: La Cappella Underground, Piazza Duca degli Abruzzi, 3 – Trieste
Quando: lunedì dalle ore 20 alle 22.
Il calendario: MARZO: 25; APRILE: 2-8-15-22-29; MAGGIO: 6-13-20
Apertura iscrizioni: 10 febbraio
Chiusura iscrizioni: 24 marzo
Data di inizio: 25 marzo
Data di fine corso: 20 maggio

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dell’associazione o contattando: info@bottegaerrante.it, tel. 340/244.57.10 (dalle 9 alle 14)

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