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Fumetto

Stefano Babini

Alla scoperta del fumanzo

Intervista al protagonista di Non è stato un pic nic

Babini-1Stefano Babini, classe 1964, ha fatto un po’ di tutto nel mondo del fumetto. Ha lavorato per Bonelli, per Diabolik, sui tascabili erotici e per tanti altri progetti più autoriali. Tra le altre cose, collabora con storie a fumetti alla Rivista Aeronautica. Nel 2009 esce per Dada Non è stato un pic nic!, una sentita autobiografia che parte dai gravi problemi di salute che lo hanno afflitto per parlare più in generale della sua vita artistica e soprattutto del suo rapporto con le donne.
A Lucca 2014, Dada presenta (con etichetta Black Crow, “autogestita” da Babini) una nuova edizione, ampliata, di Non è stato un pic nic!
Per esordire, dato l’argomento del volume, chiedo notizie sulle sue condizioni salute:

Stefano Babini (SB): Ah, Beh! Cominciamo con un po’ di gossip [ride]… io vi seppellirò tutti quanti! Sì, “non è stato un pic nic”, appunto. Adesso sono sotto controllo, faccio tutti gli esami e le altre cose che devo fare, con calma e senza fretta. E lavoro con moderazione, ho ricevuto da poco il Romics: se vogliamo possiamo parlare di questo. Devo dire che sono stato molto provinciale perché, quando mi hanno detto che avevo vinto il Romics d’Oro, ho chiesto se era veramente fatto d’oro!

Luca Lorenzon (LL): Mettere la tua vicenda umana su carta è stato terapeutico, come un esorcismo, oppure è stato difficile, visto che ci sono anche delle cose molto personali dentro il libro?

SB: Chiaramente io ho tolto delle cose che a mio avviso erano troppo pesanti, però le situazioni erano veramente quelle.

LL: C’è, appunto, anche un accenno sull’autocensura verso la fine. Pensavo fosse un gioco col lettore, invece mi confermi che si tratta di vera autocensura.

SB: Sì. È tutto vero, il libro è tutto quanto verissimo. Magari ci sono delle cose accadute veramente, ma di cui ho modificato il contesto in cui sono avvenute. Ma quello che ho fatto, io l’ho fatto senza sapere che poi sarebbe venuto fuori un libro: serviva a me per buttare fuori delle cose. Durante la degenza io ogni giorno mi sono imposto di disegnare o scrivere almeno una pagina al giorno.
Una volta è capitato che mi abbiano fatto una domanda su come avessi avuto l’intuizione di fare metà fumetto e metà romanzo (io amichevolmente lo chiamo “il fumanzo”), e ho risposto che semplicemente a volte non avevo voglia o non riuscivo a disegnare e allora scrivevo riproponendomi di andare poi in un secondo momento a rivedere. Alla fine è rimasto tutto così, perché io non avevo un progetto editoriale alle spalle, l’ho fatto per me, cioè: era una cosa che mi serviva. Io ho buttato fuori delle cose, quindi, tornando alla domanda di prima “è stato terapeutico?”… Sì. Pensavo che interessasse la gente? No.

Devo ringraziare Carlo Lucarelli che un giorno è venuto a trovarmi e mi ha detto: “Ma perché non lo editi?” Io gli ho risposto: “Ma che cosa gliene importa alla gente?”, e invece mi ha detto che se avessi tolto le cose più pallose, o anche le più pesanti, mantenendo il tono della commedia all’italiana (che io amo moltissimo), ne sarebbe venuto fuori qualcosa di interessante. La commedia all’italiana parte dalle tragedie e le trasforma in qualcosa di ironico, e io ho cercato nel mio piccolo anche di prendermi in giro.

Babini-2

LL: Il critico Enrico Jacovelli diceva che uno che viene calpestato, e la gente ride, è una commedia; la commedia all’italiana è uno che viene calpestato, si rialza e dice “Qui in Italia fai un passo e ti calpestano tutti”.

Babini-3SB: Esatto, è proprio quello lo spirito. E, pur non pensando alla pubblicazione, è venuto fuori in modo automatico, perché io ce l’ho dentro.  Paradossalmente, alla fine della fiera ne sono venuto fuori, non penso – ovviamente – grazie al libro, ma semplicemente perché io avevo pensato che non era il tempo di morire, forse ho preso tutto in tempo, per cui mi ritengo fortunato.
Da quel momento in poi, cioè dall’uscita del libro, la mia carriera è ripartita (se proprio vogliamo parlare di “carriera”, ma io non parlo mai di “carriera”: parlo di occasioni professionali fatte di volta in volta). È ripartito tutto da lì, quindi la malattia per me è servita come spartiacque.

Mi è stato chiesto di fare un seguito, e in buona parte l’ho già scritto: il titolo provvisorio è Ferisci il mio cuore con monotono languore (sempre edito da Dada).
Non sarà propriamente un seguito: c’è questo Bandini che va a ritirare un premio in Francia, parte tutto da lì. Non so ancora quando uscirà, perché deve subire un editing e devo rivedere delle cose, e adesso ho cominciato a disegnare Tex da poco e questo mi porta via molto tempo.

LL: Un ritorno dall’editore “Battelli”…

SB: Esatto: un ritorno dall’editore Battelli!

LL: Una curiosità: anche a livello temporale mi sembra che ci sia stato un ricordo un po’ ritoccato, cioè mi sembra, ad esempio, che il personaggio chiamato “Daria” non potesse avere ventitré anni nel periodo in cui ambienti la scena che la riguarda.

Babini-4SB: Dunque… Non è stato un pic nic! è un romanzo, non un libro tipo un saggio: altrimenti sarebbe solo una raccolta di semplici informazioni. Questo è un flusso di coscienza. Io ho spostato, come ho detto prima, degli avvenimenti, li ho mescolati, sono andato anche in flashback e in un paio di momenti mi sono spostato anche avanti, come all’inizio, quando sono già vecchio con la barba bianca. Quindi è un gioco tutto fra il sogno e la realtà, in modo che il lettore – quelli che lo leggeranno o che lo hanno già letto – si domandi dove comincia e dove finisce la realtà. E allora io vi dico che in realtà è tutto vero, solo che ho mescolato degli eventi: la mia ex che è nel libro è un misto di ex, le ho fuse in una, mentre Cora è la mia compagna attuale, e io sono felicissimo di averla incontrata, ed è andata esattamente come l’ho raccontato, quindi in maniera romanzata.

Nonostante qualcuno mi abbia detto “hai avuto fantasia”, in realtà ho trasposto su carta quello che è successo veramente, nel caso specifico è andata esattamente così. Io ho cercato di fare un film, è la commedia all’italiana che ritorna.

LL: Ultima domanda, ché qua quelli che aspettano le dédicaces si incazzano: Poncho[scultura fatta con elementi di recupero da Babini quando era ricoverato, nda] che fine ha fatto?

SB: Poncho non esiste più! Ma c’è una sua foto sul mio sito.

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