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Arte

Jeff Koons: quando l’esibizionismo diventa un’arte

Rabbit, 1986, Museum of Contemporary Art Chicago, © Jeff Koons Metà artista e metà lupo di Wall Street, Jeff Koons è il Re Mida dell’arte contemporanea: tutto ciò che tocca si trasforma in oro. Il Centre Pompidou cavalca l’onda e dedica all’artista più ricco del momento la prima grande retrospettiva europea. L’evento, con vernissage il 26 novembre, ha registrato il record di visitatori per il noto museo: 112.000 nei primi diciassette giorni. Ma a cosa è dovuto questo enorme successo?

È la domanda che inevitabilmente ci si pone di fronte alle sue opere, una sfilata di riproduzioni scultoree ammiccanti e colorate, maniacalmente realistiche, totalmente superficiali, perfette per un selfie.
Accanto alla mostra su Koons si trova quella dedicata in contemporanea a Duchamp: un artista che lavorando sul concetto di riproduzione e apoteosi dell’oggetto ha rivoluzionato l’universo dell’arte. Ma dietro il lavoro di Duchamp c’è il pensiero: la rivoluzione epistemica del ruolo dell’arte, il paradigma della riproducibilità che ribalta i meccanismi della rappresentazione, lo svelamento dell’apparato museale e “l’apertura dello spazio dell’opera ad operazioni mentali e concettuali che la colgano oltre il suo apparire e manifestarsi”(1). Le opere di Koons sono, al contrario, totale apparenza. Edonismo sfacciato e mascherato da apparato concettuale.

Jeff Koons: l’uomo d’affari

Balloon Dog (Magenta), 1994 - 2000, Pinault collection, © Jeff Koons Figlio di mercanti della Pennsylvania, Jeff Koons ama l’arte e le si avvicina come responsabile relazioni sostenitori e partnership del MOMA di New York. La sua abilità professionale fa raddoppiare i finanziatori del museo. Il suo successo con le cifre lo spinge a lavorare nella finanza, a Wall Street, ma la sua grande passione riprende il sopravvento: l’arte non deve essere “solo” uno strumento finanziario. Abbandona la finanza e inizia ad esporre: il successo è immediato per un uomo già così ben inserito, i principali galleristi dell’epoca lo sostengono e le sue quotazioni vanno alle stelle.

Oggi Jeff Koons è un uomo sposato e un padre di famiglia che arriva in anticipo agli appuntamenti con la stampa, impeccabilmente vestito. Ben lontano dall’immagine degli artisti bohémien che ispira tanto romanticismo, sembra più un broker o un istruttore di palestra che un uomo in contemplazione del divino Apollo. Una bella intervista di Le Monde lo immortala come icona vivente del capitalismo occidentale.

L’arte di Jeff Koons: dall’apologia del banale all’edonismo dell’oggetto

(Auto)dichiarato erede della pop-art americana, Jeff Koons si è appropriato dei concetti di consumismo di massa e cultura popolare per fabbricare il proprio perimetro artistico. La retrospettiva ripercorre tutti i cicli del lavoro dell’artista, e in ognuno di essi traspare la sua mania citazionsita. Koons si concentra sulla riproduzione di pensieri artistici di altri (come nella serie Inflatables, ispirata al vocabolario plastico di Robert Smithson o in quella Pre-new, in cui ritroviamo i tubi fluorescenti di Dan Davin) o sulla traduzione in sculture di oggetti della cultura popolare o di disegni da lui stesso creati, come per la nota collezione Celebration.

Materiali e forme restano il cuore di una trasposizione formale che coniuga la leggerezza dei palloncini gonfi di sogni infantili alla fredda plasticità dell’acciaio. Koons ha fatto sua la potenza comunicativa del messaggio di Duchamp, ovvero il sottilissimo scarto che può sussistere fra arte e non arte e, privandolo di ogni riflessione, giocando su una semplice variazione di materiale, l’ha tradotto in réclame popolare. Ludicità, colore, forme curve e accoglienti, le sue opere sono giocattoli perfetti, elogi della banalità assoluta che iscrivono l’arte ad un ruolo meramente decorativo. Le superfici riflesse troneggiano ovunque, a ribadire la vacuità di un immagine che torna indietro a se stessa, priva di rivelazione.

Tale esaltazione edonistica della pura forma ricorda le prime produzioni di Koons, molto più interessanti: le foto erotiche con l’allora moglie Ilona Staller (in arte Cicciolina), in cui Koons domina la scena ostentando posture virili, gioioso e tronfio come un modello che riempia di sue foto la camera da letto. Oggi queste opere sono relegate in un angolo dell’esposizione, quasi nascoste: Jeff Koons è diventato l’intrattenitore spensierato, moderno e coscienzioso che diverte grandi e piccini e trasforma la sala di un museo in un parco giochi. Eppure il suo spirito non ha mutato interessi: le curve gonfie e impeccabili di Hangin Heart ci ricordano il décolleté di una pornostar, ci parlano di un godimento allegro e disinteressato, di una energia da mettere in mostra e glorificare nel suo puro essere. È l’esibizionismo di Koons che troviamo mascherato nelle sue riproduzioni, imitazioni inimitabili, compiutamente vacue, fini a se stesse. E un grande sorriso a denti smaglianti sembra invadere la sala.

Gazing Ball (Ariadne), 2013, Monsoon Art Collection, © Jeff Koons

Una nota finale positiva per questa sbiadita icona di contemporaneità: la sua ultima produzione, Gazing Ball, sembra finalmente uscire dalla paralisi esibizionista per raccontarci un dialogo tra passato e modernità. Ancora una volta, lo scarto è esile (una sfera blu cobalto in equilibrio su riproduzioni di antiche statue) e sfiora la banalità. Ma per una volta fa riflettere e sorridere: una speranza per un’arte che sembra ormai destinata ad attività da giardinaggio?

L’esposizione è visitabile fino al 27 aprile 2015 Galerie 1 – Centre Pompidou, Parigi www.centrepompidou.fr

Note

1 Gianmarco Nevi, La concreta apparenza: Duchamp e Kubrick

Didascalie delle immagini

Le immagini a corredo dell’articolo sono gentilmente fornite dal Centre Pompidou e raffigurano, nell’ordine:
1 Rabbit, 1986, Museum of Contemporary Art Chicago, © Jeff Koons
Balloon Dog (Magenta), 1994 – 2000, Pinault collection, © Jeff Koons
Gazing Ball (Ariadne), 2013, Monsoon Art Collection, © Jeff Koons
L’immagine di sommario è Michael Jackson and Bubbles, 1988, Collezione Privata, © Jeff Koons

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