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Scrittura

Una libreria tutta per sé: la libreria delle donne di Padova

LìbratiLa seconda tappa del mio viaggio alla scoperta delle librerie indipendenti mi porta a Padova dove incontro Ilaria e Laura, due giovani libraie che da pochi mesi hanno dato vita a Lìbrati, la libreria delle donne di Padova.
Scopro la libreria girovagando su internet quasi per caso; mi stupisco dell’esistenza di questo tipo di luogo nel nord est e decido che l’occasione è troppo ghiotta per perderla.

Le librerie delle donne nascono dalla spinta innovatrice dei movimenti femministi degli anni Settanta e diventano da subito luogo politico di incontro e dibattito, di elaborazione teorica e pratica. Spazi intellettuali e di socialità fortemente connessi al tessuto urbano in cui si inseriscono. La prima è quella storica, a Milano, nata nel 1975, seguono Bologna e Firenze.
Le città in cui sorgono non sono dettagli o semplici sfondi, ma hanno un ruolo attivo nell’interscambio.
E su Padova, Laura e Ilaria, hanno scommesso consapevolmente. Qui si sono conosciute negli anni dell’università e qui hanno deciso di dar vita al loro progetto. Entrambe con un dottorato di ricerca in filosofia, si avvicinano agli studi di genere all’università e cominciano ad approfondire testi e teorie. Sentono che la loro elaborazione per crescere ha bisogno di uno spazio di condivisione e confronto con altre realtà ed è così che nasce il blog femminileplurale, tuttora attivo nonostante la libreria assorba buona parte del loro tempo.

“Il blog inizialmente fu uno spazio dove sfogarsi, confrontarsi tra di noi su temi che avevamo appena iniziato a studiare. Poi con il tempo è cresciuto, siamo riuscite a dar vita ad una rete di contatti piuttosto grossa e a quel punto abbiamo iniziato a girare l’Italia, tra case delle donne, librerie, convegni e incontri dove si approfondivano tematiche di genere. Da questa nostra esperienza è nata l’idea della libreria: dalla volontà di costruire a Padova un luogo di promozione della conoscenza femminile. La città sembrava pronta ad accogliere e sostenere questa esperienza: numerose le associazioni femminili, un centro studi di genere dell’università e un forum di ateneo per le politiche di genere molto partecipato”.

Libreria delle donne Padova

Sono tutti molto preparati questi nuovi librai, combinano serietà e passione; anche Ilaria frequenta la scuola per librai a Roma, alternando alcuni periodi di lavoro in una libreria vicino a Montebelluna. Poi arriva il momento di concretizzare il progetto ed è a questo punto che si materializzano i primi ostacoli: “Da subito ci siamo poste il problema su come e dove reperire i finanziamenti: inizialmente ci siamo informate sui fondi di rotazione per l’imprenditoria femminile che però oltre ad avere una burocrazia folle ci richiedevano un capitale di partenza enorme di cui noi non disponevamo”. Una burocrazia farraginosa e immobile, fondi inaccessibili, istituzioni respingenti. Ma Ilaria e Laura al progetto credono molto e decidono di provare nuove strade lanciando, alla fine del 2014, una campagna di crowdfunding. La rete di contatti costruita negli anni risponde con entusiasmo e in pochi mesi raccolgono la cifra necessaria per poter finalmente accedere ai fondi di garanzia per le piccole e medie imprese.
Lìbrati si apre il 18 aprile di quest’anno.

“Volevamo creare un luogo di femminismo e di inclusione. L’idea politica più importante per noi è quella di un luogo aperto a tutte e tutti, dove ci si possa incontrare, discutere, sviluppare le singole idee e, perché no, uno spazio dove possano nascere anche conflitti. Non vogliamo essere noi a dare una direzione di pensiero”. La libreria infatti è molto frequentata anche da uomini che riconoscono la peculiarità di una libreria delle donne quale luogo di valorizzazione della scrittura e del pensiero femminile. La narrativa di genere, fatta dalle donne, si rivolge a tutti e offre prospettive e punti di vista non comuni, sviluppa strumenti di interpretazione della realtà fino a poco tempo fa scarsamente considerati.

Libreria delle donne Padova

Rifletto sulle potenzialità di queste librerie che ho avuto la gioia di incontrare: non solo si danno una direzione di vendita ben precisa, e quindi un profilo personalissimo, ma strutturano una progettualità serrata a partire dalla propria visione del mondo che realizzano con grande caparbietà. Ilaria e Laura hanno studiato, sono preparate, sono entusiaste e traducono la propria esperienza in pratica quotidiana. Questi luoghi sono fucine di pensiero e azione. Sono portatori sani di un’idea diversa di mondo e società. Mi piacciono perché realizzano futuro; ricompongono, con il loro lavoro, un tessuto sociale sfilacciato e disilluso, innescano partecipazione. Parlano ad una società che ai miei occhi appare pericolosamente narcotizzata e mostrano la possibilità di essere ancora cittadini attivi e pensanti. Votate all’aggregazione, queste librerie sono in grado di sviluppare comunità.

Anche nel loro caso la vendita di libri è accompagnata da un calendario di incontri e iniziative: “In questi primi mesi abbiamo cercato di organizzare attività anche molto diverse tra loro, cercando di intercettare le esigenze delle persone che cominciavano a frequentare la libreria. Padova ha risposto bene come avevamo previsto, tutte le iniziative hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico. In particolar modo ha funzionato bene la presentazione del libro Mia madre femminista. Voci di una rivoluzione che continua, di cui abbiamo ospitato le autrici. È stata un’occasione per parlare di femminismo, di cui il libro ripercorreva le tappe dagli anni Settanta ad oggi”. Mi raccontano che le serate più partecipate sono quelle in grado di innescare dibattiti appassionati. Il pubblico chiede di confrontarsi e pare aperto a introiettare nuove idee.

Libreria delle donne Padova

Nella libreria si incontra anche il gruppo di lettura “Colette”, che riunisce circa una quindicina di lettrici di tutte le età, molto preparate e propositive. In autunno ripartirà un laboratorio di scrittura autobiografica che nei mesi scorsi ha dato loro grande soddisfazione. “Il laboratorio è stata l’occasione per unire assieme persone molto diverse fra loro e che non si erano mai conosciute prima ma che hanno stabilito da subito un profondo collegamento. Al primo incontro sembrava di assistere ad una seduta di autocoscienza, sembravano sorelle!”.

Chiedo, secondo loro, il ruolo del libraio oggi e di come la professione si sia trasformata nel tempo: “Che la professione di libraio oggi sia cambiata rispetto al passato lo dimostra il fatto che molte librerie hanno chiuso. Questo perché, in alcuni casi, molti librai non erano preparati ad affrontare il cambiamento. Il mercato del libro in passato è sempre stato piatto, non ha mai subito grandi scossoni. Se tu avevi la tua clientela non serviva fare granché per far sopravvivere la libreria. Ad un certo punto il mercato è cambiato, è arrivata la crisi e con essa il momento in cui al librario venivano richieste competenze specifiche, in molti casi anche banalmente finanziarie come la gestione di acquisti e resi. A quel punto ci si è dovuti inventare un sacco di cose. Basti pensare che una volta nelle librerie si vendevano solo libri, non si organizzavano eventi che ora rappresentano invece la parte centrale dell’attività”.

Libreria delle donne PadovaMi raccontano, decise, che la concorrenza di internet e delle grandi catene non le spaventa; mi spiegano, invece, che quest’anno c’è stata una netta inversione di tendenza: “Lo scorso anno le librerie di catena hanno perso, mentre quelle indipendenti hanno guadagnato. Molti clienti vengono da noi lamentandosi per il tipo di proposta offerta dalle grandi catene che hanno puntato quasi esclusivamente sulla vendita di bestseller, intercettando in questo modo un pubblico di lettori che spesso legge poco più di un libro all’anno”. Questi lettori deboli, giunta la crisi, hanno smesso di comperare anche quell’unico libro all’anno. “Le librerie di catena hanno puntato meno su quei lettori in grado effettivamente di reggere il mercato, quelli che leggono tanto, quelli che non fanno a meno di leggere, quelli che scelgono libri di qualità”.

Non temono nemmeno l’eventuale diffusione degli e-book: “La concezione catastrofista secondo cui i libri di carta spariranno non è realistica rispetto a quello che è il comportamento delle persone. Le vendite degli e-book sono aumentate molto in pochi anni ma poi si sono bruscamente arrestate. Noi vediamo che molti di coloro che possiedono un e-reader comprano comunque molti libri di carta. Non è l’avvento di altri modi di leggere che può creare difficoltà al mercato. Il problema è che in Italia sono in pochi a leggere”.

Libreria delle donne PadovaMi interrogo sul loro modo di intendere il femminismo e quindi sul carattere profondo della libreria. Mi danno una risposta che mi piace tanto: “Femminismo per noi è relazione, un modo di vivere le relazioni fra persone in modo diverso. E poi consapevolezza, del significato di essere donne nel mondo in cui viviamo. Da qui l’esigenza di coinvolgere soprattutto ragazze giovani. Molte giovani, anche della nostra generazione, non hanno la consapevolezza, ad esempio, di vivere in un sistema che opprime con stereotipi patriarcali, dove esiste un dislivello tra i generi. Anche rispetto al simbolico la strada è lunga. Culturalmente siamo fermi a cinquant’anni fa, se ti violentano per strada è ancora colpa tua”.

Vederle parlare è corroborante. Sono pacate e al tempo stesso consapevoli e preparate.

“Noi crediamo molto a questo progetto. Stiamo lavorando proprio tanto, ma ci piace. Non ci piace lamentarci, ci piace invece immaginare possibili soluzioni, parlare con le persone per capire in cosa possiamo migliorare. Chiediamo sempre il parere dei nostri clienti: ti è piaciuto il libro che ti abbiamo consigliato? Cosa ti piacerebbe organizzassimo in libreria? Perché bisogna anche saper intercettare quelli che sono i bisogni delle persone, dare qualcosa senza rimanere troppo fermi sulle proprie posizioni. Le persone alla fine riconoscono le competenze, se tu lavori bene lo vedono, vedono l’entusiasmo e la passione. Ci piace molto il nostro lavoro”.

Già, perché solo un miope non sarebbe in grado di riconoscere tutto questo.

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