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Palcoscenico

Somewhere Over the Rainbow

Il ruolo della I Want Song nei musical

Il presente articolo è stato pubblicato, con il titolo Gimme Gimme: the I Want Song in Musical Theatre, sul sito HowlRound.com il 26 febbraio 2016. L’autrice è Sarah R. Warren. La traduzione è a cura di Annamaria Martinolli.

The Wizard of OzIl compositore Stephen Schwartz sostiene che ogni buon spettacolo ne ha una, mentre Bob Fosse afferma che ogni terza canzone di un musical può definirsi tale. Si stanno riferendo alla I Want Song: una forma non troppo impegnativa di sviluppo del personaggio che implica che il protagonista descriva in modo dettagliato i suoi più grandi desideri cantando sommessamente. Di solito, la I Want Song tende a manifestarsi in tre momenti diversi all’interno dell’arco del climax di un musical: prima, durante o dopo l’incidente scatenante. Negli spettacoli composti prima degli anni Sessanta si era soliti collocare la I Want Song giusto prima del suddetto incidente. In alcuni casi, come Somewhere Over the Rainbow del Mago di Oz, la I Want Song sembra essere il fattore che causa l’incidente; in questo specifico esempio: l’elemento che scatena il ciclone.

Quando la I Want Song precede l’incidente, i personaggi danno vita al musical. Se considerare Somewhere Over the Rainbow la responsabile di un evento climatico è sciocco, c’è indubbiamente una punta di ironia nel fatto che la preghiera di Dorothy al metaforico cielo venga esaudita letteralmente dalla formazione di un ciclone. Il desiderio di Dorothy coincide con l’incidente scatenante, e quindi lei ne deve rispondere. Non viene catapultata a Oz per puro caso, ma in conseguenza all’esaudirsi del desiderio. Questo rende il mantra “voglio solo tornare a casa” ancora più commovente proprio perché prima di arrivare nella Terra di Oz la protagonista voleva fuggire.

Dopo la popolarità di Oklahoma! – che costituisce, forse, il più rivoluzionario musical che sia mai stato scritto, e la cui prima rappresentazione risale al 1943 – i compositori si resero conto che per competere con Roger e Hammerstein era necessaria una buona dose di inventiva. Questo spinse a reinterpretare la forma classica del musical e determinò le strutture fuori dagli schemi di Il fantasma dell’Opera, I miserabili, Merrily We Roll Along e Brigadoon. Il cambiamento indusse anche a modificare la posizione della I Want Song all’interno degli spettacoli.

Les Misérables

In certi casi, si sperimentò l’inserimento della canzone come parte integrante dell’incidente scatenante. Una simile collocazione è senza dubbio la più pratica poiché si rivela, allo stesso tempo, originale e vantaggiosa. Pochi spettacoli ricorrono a questo stratagemma perché richiede un’organizzazione e un’esposizione magistrali; tuttavia, coloro che se ne avvalgono scoprono che conferisce maggior credibilità a situazioni che altrimenti risulterebbero del tutto inverosimili. Alcuni ottimi esempi di questo fenomeno sono riscontrabili in Into the Woods (con la canzone I wish) e Sweeney Todd (con la canzone A Little Priest), ma la migliore dimostrazione del suo funzionamento è senza dubbio Put on Your Sunday Clothes di Hello, Dolly. All’inizio, Cornelius e Barnaby sognano di uscire da Yonkers. Il fatto che il loro capo parta – l’incidente scatenante – gli dà la spinta che gli mancava e li induce a inseguire il loro desiderio i cui dettagli vengono esplicitati in Put on Your Sunday Clothes. Questo realismo maschera l’assurdità dell’idea che tutti quanti, a Yonkers, se la stiano improvvisamente svignando a New York.

La I Want Song può trovare collocazione anche dopo l’incidente scatenante. Mentre nelle due situazioni sopra esposte il protagonista ha la possibilità di influenzare tale incidente, in questo caso specifico tale potere viene meno. I personaggi si trovano quindi a subire l’incidente e a passare la parte successiva dello spettacolo reagendo a esso. In Avenue Q, l’incidente scatenante è l’arrivo di Princeton durante la canzone What Do You Do with a BA in English?. La sua I Want Song, Purpose, si manifesta tre canzoni dopo – Bob Fosse aveva ragione – ed è diretta conseguenza del suo arrivo in Avenue Q. In questa posizione, l’incidente scatenante tira fuori dal nulla l’obiettivo del protagonista. Sogni da bambino, vecchie ferite e profondi desideri non trovano spazio in questo contesto perché il bisogno non esiste fin dall’inizio ma si manifesta nel corso dello spettacolo, da un certo punto in poi.

Arco della tensione

Viene spontaneo chiedersi in quale di queste posizioni la I Want Song funzioni meglio. Il tempo ha dimostrato che quando viene collocata prima dell’incidente scatenante il suo successo presso il pubblico è maggiore. Questo perché conferisce ai personaggi il potere di operare delle scelte e influenzare la trama, e quando un personaggio fa una scelta, ha più probabilità di suscitare compassione. Un simile ragionamento si rivela fondato non solo per i cosiddetti revival – che stanno conoscendo una popolarità superiore al passato e la cui I Want Song occupa quasi sempre una posizione più bassa all’interno dell’arco del climax – ma anche per i musical ideati di recente. Questi ultimi, infatti, offrono prestazioni migliori proprio quando la I Want Song precede l’incidente scatenante.

L’esempio più recente è costituito da Something Rotten!, un musical il cui debutto a Broadway risale al 2015. La trama, che parodia il Rinascimento, segue le avventure di Nick e Nigel Bottom mentre cercano di farsi un nome durante il periodo in cui Shakespeare è all’apice del successo. Tra una cosa e l’altra, inventano il primo musical. La I Want Song compare proprio un attimo prima dell’incidente scatenante. Nick, scoraggiato dalla mancanza di successo, riprende God, I hate Shakesperare e, durante il brano, acquisisce la consapevolezza che l’unico modo per superare la fama dal Bardo è riuscire a vedere il futuro. Questo lo induce a recarsi da un divinatore che gli suggerisce di inventare il primo musical. In questo caso specifico, la I Want Song determina l’incidente scatenante che rende il fallimento del musical di Nick, Omelette, ancora più esilarante e straziante.

Something Rotten!

Poiché sono rare le situazioni in cui la I Want Song è parte integrante dell’incidente scatenante – per la confusione che una simile collocazione del brano può generare nel pubblico bombardandolo con una quantità eccessiva di informazioni – resta da analizzare gli effetti che genera quando viene posizionata dopo l’incidente. Il principale motivo di vanto di quest’ultima possibilità è l’enfasi addizionale che genera quando il protagonista, di solito a metà del secondo atto, è costretto a tirare fuori la spina dorsale e operare una scelta. Tuttavia, una simile opzione non sembra trovare grande riscontro tra il pubblico visto che gli spettacoli oggetto di un numero maggiore di nuovi allestimenti, e vincitori del maggior numero di premi, sono proprio quelli in cui la I Want Song precede l’incidente. Ottimi esempi di quest’ultima affermazione sono riscontrabili in Sweeney Todd (The Barber and His Wife), Gypsy (Some People), The King and I (Hello, Young Lovers), The Sound of Music (The Sound of Music), The Drowsy Chaperone (I Don’t Wanna Show Off), Bye Bye Birdie (An English Teacher), The Phantom of the Opera (Music of the Night o Angel of Music).

The Phantom of the Opera

Come se non bastasse, la I Want Song, quando è scritta male, si rivela inefficace. Lo scopo della canzone è definire la motivazione del protagonista: Aladdin vuole che sua madre sia fiera di lui; il Fantasma dell’Opera ha bisogno di Christine per dare voce alla sua canzone; Quasimodo vorrebbe condurre una vita normale e Ariel vuole entrare a far parte del mondo degli umani. Sono tutti desideri validi e specifici che i personaggi sanno essere realizzabili. Se la I Want Song si limita a esprimere un imprecisato desiderio di cambiamento, il rischio è che si riveli vana e inutile. Infatti, in mancanza di un obiettivo preciso, il pubblico non riesce a percepirne la funzione e nemmeno a distinguerla dalle altre.

La I Want Song non diventa un elemento imprescindibile del musical per puro caso. Se ben scritta e posizionata nel punto giusto, si rivela un insostituibile strumento per lo sviluppo del personaggio. Funge da chiamata all’avventura e, nell’attesa che quest’ultima sia stimolata, il pubblico osserva il protagonista acquisire fiducia nelle sue capacità per affrontare quello che lo aspetta.

L’immagine relativa all’arco del climax è a cura di Sarah R. Warren/Don’t Blink Pictures

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