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Cinema

Trieste Science+Fiction Festival 2018

Freaks (2018)Si è appena conclusa la diciottesima edizione del Trieste Science+Fiction Festival ospitato nell’omonimo capoluogo del Friuli-Venezia Giulia dal 30 ottobre al 04 novembre. Il premio Asteroide, al miglior film di fantascienza, horror e fantasy è stato assegnato al canadese Freaks (2018), di Zack Lipovsky e Adam Stein, già presentato alla Toronto Discovery Section del Toronto International Film Festival di settembre. La pellicola non si distingue, forse, per originalità, ma possiede una trama in crescendo con personaggi ben delineati e una sceneggiatura che evita accuratamente le banalità.

Emile Hirsch, noto per il ruolo di protagonista in Into the Wild (2007) di Sean Penn, interpreta qui il padre di Chloe (Lexy Kolker), ragazzina di sette anni che lui tiene segregata in una casa in rovina convincendola che uscire la porterebbe a morte immediata e insegnandole a mentire a chiunque tranne che a lui. Il genitore sembra avere ottime ragioni che ne giustificano il comportamento, e anche alcuni eventi insoliti all’interno dell’abitazione spingono a credere che qualcosa di strano sia accaduto, ma si guarda bene dal rivelarle – e dal lasciarle intuire agli spettatori –, il che induce inevitabilmente la bambina a desiderare sempre più una fuga all’esterno lontano dal controllo, ormai ossessivo, del padre. A questo punto entra in scena un misterioso gelataio (Bruce Dern) che con le lusinghe cerca di convincere Chloe a violare le regole che le sono state sempre imposte.

Il film, un thriller dai risvolti fantastici, spinge lo spettatore a porsi numerose domande sia sul comportamento del padre, che a volte si dimostra molto amorevole e in altre occasioni sembra soffrire di una grave forma di paranoia, sia sul mondo esterno che circonda la casa e sui personaggi che lo abitano, sia sulla vera natura della bambina. A metà strada tra X-Men e un racconto di Stephen King, con atmosfere alla Barbablù di Perrault, Freaks riesce a stupire grazie al talento degli sceneggiatori nel dosare con attenzione le rivelazioni in modo da non rovinare la suspense allo spettatore.

La menzione speciale della giuria è stata attribuita a Await Further Instructions (2018), di Johnny Kevorkian, presentato in anteprima quest’estate al Cinepocalypse Festival di Chicago, che introduce uno scenario in stile Ai confini della realtà e, come nel succitato Freaks, intrappola qualcuno all’interno di una casa con una barriera fisica, e non psicologica, che gli impedisce di uscire. In questo caso, le persone coinvolte sono quelle di un’intera famiglia riunitasi nel giorno di Natale. Il figlio, dopo una lunga assenza, porta a casa la fidanzata indiana e questo suscita le reazioni razziste del nonno – interpretato da David Bradley, il Walder Frey del Trono di spade responsabile del massacro delle Nozze Rosse, il che non è proprio casuale – mentre la figlia è in attesa di un bambino, evento che si riallaccia alla natività. A tavola si discute di politica, ci si confronta, si litiga e, il giorno seguente, tutti si accorgono che porte e finestre sono bloccate da qualcosa di misterioso e che la televisione trasmette il messaggio Await Further Instructions. Pensando a un incidente nucleare o peggio, i membri della famiglia sono costretti ad affrontare le loro convinzioni e paure, mentre i messaggi virtuali che continuano ad apparire forniscono ulteriori istruzioni da seguire. L’orrore scaturirà non tanto dai fattori esterni quanto dall’atteggiamento dei protagonisti e dal punto a cui sono disposti ad arrivare pur di uscire vivi dalla casa-trappola.

Await Further Instructions (2018)

Il lungometraggio Qeda – A Man Divided (2017), di Max Kestner, si è aggiudicato il Méliès d’Argent. La storia, ambientata in un catastrofico futuro in cui l’innalzamento del livello del mare ha distrutto la natura e gli animali portando solo malattie, vede come protagonista Fang Rung, agente della sicurezza che accetta di sottoporsi a scissione molecolare per inviare indietro nel tempo una sua metà in grado di salvare il pianeta. Le due metà, tuttavia, pur trovandosi l’una nel 2095 e l’altra nel 2017, sono in grado di scambiarsi pensieri e visioni. Quando la metà inviata nel passato sembra non avere intenzione di tornare, Fang Rung stesso dovrà affrontare il viaggio nel tempo per risolvere il problema e sperare di salvare anche la figlia morente.

Se l’idea del disastro ecologico causato dall’indifferenza degli esseri umani per il pianeta in cui vivono non è nuova, quella degli agenti QEDA che si scindono e possono vivere contemporaneamente in due epoche diverse merita di essere apprezzata.

Lo stile con cui il regista dirige la pellicola lascia trasparire il suo passato di documentarista, il che è un bene per un film che non vuole essere pura fantascienza ma cerca anche di trasmettere un messaggio filosofico.

The Year of The Plague (2018)Tra le sorprese, divertenti, vale la pena citare The Year of the Plague (2018), di Carlos Martín Ferrera, basato sull’omonimo romanzo catalano di Marc Pastor, in cui una misteriosa pianta di eucalipto diventa motivo di seri problemi per Víctor Negro, adulto con sindrome di Peter Pan che finisce invischiato, contro la sua volontà, in una storia di anziani dal comportamento quantomai bizzarro che la sua ex fidanzata attribuisce a una possibile invasione di ultracorpi. La pellicola è tutta giocata sui riferimenti, non sempre facili da cogliere, ai film che hanno fatto la storia della fantascienza e dell’horror, da L’invasione degli ultracorpi a E venne il giorno, anche se lo scopo non è terrorizzare ma porre il pubblico di fronte alle scelte di uno dei tanti trentenni che oggi non riescono ad accettare la rottura di una relazione e trasformarlo in eroe suo malgrado.

Tra i classici proiettati durante il Festival, si segnala Zeder (1983), di Pupi Avati, che mette in scena una storia di morti viventi in un contesto tutto italiano mantenendo un certo livello di credibilità e anticipando anche il Stephen King di Pet Sematary.

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