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Scrittura

Edgar Allan Poe a teatro in versione vaudeville

Edgar Allan Poe a teatro in versione vaudeville

Chi pensa che il mio vaudeville Le zampe di gallina sia un plagio de La lettera rubata di Edgar Allan Poe, non ha mai letto il racconto di Poe.
(Victorien Sardou)

Victorien SardouNel corso della sua vita, Victorien Sardou (1831-1908), destinato a diventare l’autore francese dell’Ottocento che maggiormente ispirerà, con le sue opere, librettisti, compositori e registi, fu oggetto di pesanti accuse da parte dei quotidiani francesi per la sua tendenza a basarsi un po’ troppo su testi preesistenti. Nello specifico, egli era solito leggere numerosi romanzi e racconti da cui poi ricavava l’idea per una delle sue pièces. Tra il 1881 e il 1882, i testi che finiranno sotto accusa saranno ben undici: I nostri amici intimi! (1860), Le zampe di gallina (1860), Le ganasce (1862), La casa nuova (1866), Patria! (1869), Lo zio Sam (1873), Andréa (1873), Daniel Rochat (1880), Divorziamo! (1880), Odette (1881), Fedora (1882), e questo costringerà l’autore a redigere un volume intitolato I miei plagi, risposta a Mario Uchard (1882) in cui esporrà il suo concetto di proprietà letteraria e descriverà, per filo e per segno, l’episodio all’origine di un simile accanimento nei suoi confronti:

Credo nella proprietà letteraria, e con fermezza. Ma credo nella vera proprietà letteraria, che non è quella concepita da Mario Uchard.
“La proprietà letteraria consiste nella forma specifica che l’artista o lo scrittore conferisce a un’idea generale”.
Questa definizione non è mia, è di tutti. Se il Signor Mario Uchard si fosse preso la briga di sfogliare le opere di Voltaire, Laharpe, Nodier ecc…, se avesse letto tutti gli articoli che sono stati dedicati all’argomento della nostra vertenza, avrebbe trovato, ovunque, sia presso gli antichi che presso i moderni, questa formula costante e invariabile:
“La proprietà letteraria è una questione di forma”.
E come potrebbe essere altrimenti? L’umanità è sempre stata identica a se stessa. Si ripete continuamente. Con le stesse passioni, le stesse ridicolaggini e gli stessi vizi. Il dramma e la commedia, sfruttando queste passioni e queste ridicolaggini, ruotano, per forza di cose, attorno ai medesimi concetti. Non si può inventare un uomo nuovo, né dipingerlo diverso da ciò che è. Di conseguenza, gli artisti e gli scrittori non fanno altro che riprendere l’opera dei loro predecessori, con le modifiche determinate dalla diversa condizione sociale, linguistica, morale ecc… In realtà, cambia la forma ma non la sostanza: l’Amleto di Shakespeare è l’Oreste di Eschilo, l’Orosmane di Voltaire è l’Otello di Shakespeare, il Signor Grandet di Balzac è l’Arpagone di Molière… ovvero, si tratta sempre e soltanto di amore, gelosia, adulterio, avarizia; in parole povere: la solita umanità![1]

La causa principale del moltiplicarsi delle accuse va, in effetti, ricercata proprio nel sottotitolo del volume di Sardou, risposta a Mario Uchard. Mario Uchard propose al drammaturgo di collaborare con lui alla trasposizione teatrale di un suo feuilleton; Sardou ammise di averne letto solo una piccola parte e rifiutò l’offerta. La sera stessa, tuttavia, gli fu inviato il manoscritto che iniziava come segue: “Figlia di un lord plurimilionario, ella aveva fatto il suo ingresso in società completamente nuda…”. Di fronte al silenzio di Sardou, Uchard reagì inviandogli prima alcune lettere in cui asseriva che la pièce Odette era un plagio del suo romanzo Fiammina e poi pubblicando un articolo su Le Figaro in cui lo denunciava apertamente[2]. La conseguenza dell’episodio fu una campagna diffamatoria sui principali quotidiani francesi – riguardante anche le pièces messe in scena in passato – che spinse perfino Émile Zola a sollevare un’ironica accusa :

In uno dei miei ultimi romanzi, Sua Eccellenza Eugène Rougon, anch’io, come nella pièce di Victorien Sardou Dora, ho due grandi dame, la contessa Balbi e sua figlia Clorinde, che frequentano le città di piacere e il mondo della politica, proprio come la marchesa di Rio-Zarès e sua figlia Dora – con la prima che cerca di trovare marito alla seconda – . La mia Clorinde invia delle lettere a un governo straniero, sposa un diplomatico e si trova coinvolta nelle stesse situazioni esposte da Sardou. Poi, nel capitolo terzo del romanzo, le mie due straniere vengono descritte esattamente come appaiono nel primo atto della pièce del drammaturgo, con dettagli quasi identici. DIO MI GUARDI DALL’INSINUARE CHE IL SIGNOR SARDOU HA LETTO IL MIO LIBRO E NE HA TRATTO UNA PIÈCE! Le somiglianze si fermano qui e lo svolgimento della trama è completamente diverso. Solo, se mai mi venisse in mente di trarre un testo teatrale dal mio Sua Eccellenza Eugène Rougon, il mio primo atto risulterebbe identico a quello di Sardou e quindi mi conviene mettere le mani avanti.[3]

Edgar Allan PoeDiciassette anni prima di subire l’attacco di Uchard, Victorien Sardou aveva attirato l’attenzione del pubblico venendo citato nel saggio di Jules Verne dedicato a Edgar Allan Poe[4] per aver tratto dal racconto La lettera rubata la pièce Le zampe di gallina. Il drammaturgo non la prese molto bene e si sentì in dovere di specificare la vera fonte d’ispirazione della sua opera teatrale: una lettera semi-bruciata da lui rinvenuta presso un tabaccaio mentre si stava accendendo un sigaro. “Da Edgar Allan Poe”, come egli stesso dichiarò, “ho preso solo l’idea ingegnosa della lettera nascosta sotto gli occhi di tutti”[5].

A ben guardare, le cose stanno diversamente. Le zampe di gallina non è un adattamento del racconto dell’autore americano e non è nemmeno un plagio: è un divertissement puro e semplice disseminato di riferimenti, più o meno espliciti, alle opere di Poe con cui Sardou invita il pubblico a giocare con lui e a dimostrare fino a dove si spinge il suo spirito di osservazione. Una rapida occhiata agli elementi che caratterizzano la pièce basta a confermare questa teoria: il protagonista, Prosper Block, ha lo stesso nome proprio del famigerato Principe Prospero de La maschera della morte rossa (1842) ed è eccentrico ed esotico quanto il suo omologo; la dimora in cui risiede, che funge da ambientazione del secondo atto, non richiama assolutamente il classico albergo o residenza borghese dei vaudeville francesi ma, al contrario, ricorda la tipica atmosfera delle opere di Poe, con tanto di camera da letto occultata nelle pareti; l’entomologo Thirion che, nell’atto primo scena sesta, esclama, punzecchiando con le dita una farfalla intrappolata nel retino: “L’entomologia è una passione che non ha mai fatto male a nessuno” possiede, nei confronti degli animali, il medesimo sadismo che contraddistingue quei personaggi poeiani che si trovano a dover interagire con un gatto nero; nell’atto terzo scena seconda, sempre Thirion rinviene nel bosco uno scarabeo d’oro, chiaro riferimento al racconto di Poe dal medesimo titolo considerato all’origine della crittografia; la gelosia del personaggio di Vanhove, in compenso, arriva a sfiorare la pazzia pura nel corso dell’atto secondo, il che non è molto usuale in un vaudeville ma è frequente nei testi di Poe.

Lo scarabeo d'oroI numerosi riferimenti contenuti nella pièce permettono di apprezzare ancora di più le doti drammaturgiche di Victorien Sardou. Egli, infatti, non si limita a fare citazionismo, ma si appropria di ogni singolo elemento fino a dissacrarlo e renderlo ridicolo. Il succitato scarabeo d’oro catturato da Thirion finisce così infilato in un cartoccetto di carta bruciacchiata, che si rivelerà essere la famigerata lettera che tutti cercano, per poi rendersi protagonista di una fuga che Thirion immagina rocambolesca e che lo induce a coniare improbabili nomi di relazioni scientifiche da stilare in merito. Prosper Block, che se ne va in giro impeccabilmente vestito con tanto di ventaglio e parasole diventerà, tra le mura di casa, una specie di orso dall’aspetto assolutamente improponibile, mentre il temuto Vanhove, che passa dall’indifferenza assoluta alla gioia incontrollata senza dimenticare la gelosia più folle, presenta sbalzi d’umore degni di una donna isterica (anche se l’isteria sarà scoperta circa quarant’anni dopo).

Malgrado le critiche di cui fu oggetto a causa della sua semplicità narrativa, la pièce di Sardou resta comunque uno dei migliori esempi del talento teatrale dell’autore:

Il merito di Sardou consiste nell’aver colto le potenzialità drammaturgiche del racconto di Edgar Allan Poe, adeguandole ai parametri compositivi della pièce bien faite di Eugène Scribe e alla rigida successione che determina il verificarsi degli eventi. Alcuni decenni dopo, Oscar Wilde riprenderà gli stessi elementi nelle social comedies Il ventaglio di Lady Windermere e Un marito ideale, ricorrendo all’uso di lettere, ventagli e braccialetti smarriti come motore dell’intreccio, caricandoli di una valenza simbolica che allude alla vulnerabilità dei rapporti umani e che rivela la fragilità dei pilastri morali sui quali si reggono le norme sociali.[6]

Se ne La lettera rubata Auguste Dupin e il suo amico ottuso disquisiscono di matematica e di intelletto, ne Le zampe di gallina la precisione matematica dell’intreccio presenta le stesse caratteristiche di quel meccanismo a orologeria che si ritroverà, anni dopo, nelle pièces di Georges Feydeau e, in effetti, il modo di procedere di Sardou è il medesimo:

Ignoro come l’idea drammaturgica si materializzi nella mente dei miei colleghi. Per me, la procedura è sempre la stessa: assume la forma di un’equazione filosofica di cui bisogna scoprire il significato nascosto. Appena il problema si pone, la sua presenza diventa per me predominante e mi ossessiona fino al tormento finché non riesco a individuarne la formula.[7]

Rispetto ad altri vaudevillisti del periodo, Victorien Sardou si distingue per l’introduzione del personaggio della “donna intelligente”. La Suzanne de Le zampe di gallina non assomiglia affatto alla cugina Clarisse: non è civetta, volubile, superficiale e ingenua ma, al contrario, è astuta, intelligente e indipendente, al punto da essere definita, dalla più pettegola e bigotta Colomba, una zitella – poiché l’obiettivo primario di una donna dovrebbe essere quello di contrarre matrimonio e non di coltivare il proprio intelletto – . L’utilizzo, da parte di Sardou, di questo personaggio è dovuto al progressivo diffondersi della cultura americana:

La figura della “donna intelligente” […] è un personaggio positivo che si ritrova, come sottolinea il fondatore degli studi teatrali americani Brander Matthews, in diverse pièces di Sardou: Le zampe di gallina, La famiglia Benoîton, Lo zio Sam e Rabagas. Il modo in cui viene concepita dall’autore e il ricorrente riutilizzo di cui è oggetto sono l’ovvio risultato dello scambio culturale che si verifica a partire dal 1850, grazie ai rapporti transatlantici, tra la Francia e gli Stati Uniti, e grazie alla diffusione dell’immagine della fanciulla americana in Francia. Introdotta dagli stessi americani, quest’immagine di ragazza “virile” (che ha il diritto di comportarsi come un uomo) risulta alquanto incongrua nella Francia del Secondo Impero. […] Questo focalizzarsi sulla donna moderna offre una chiave interpretativa della struttura commerciale della cosiddetta Sardou play.[8]

La lettera rubataLa Sardou play (pièce à la Sardou) è un termine coniato dall’americano Jerome A. Hart per indicare quei testi che il drammaturgo scriveva, adattandoli perfettamente ai gusti del pubblico americano e di solito con l’aiuto di collaboratori, allo scopo di diffondere il suo nome come un marchio di fabbrica sinonimo di qualità. La Sardou play era dunque il risultato empirico dello sfruttamento commerciale, negli Stati Uniti, del nome di Sardou[9].

Visto e considerato che, tra il 1899 e il 1939, a Manhattan, Victorien Sardou risultava tra gli autori francesi più rappresentati con ben settantasei pièces – seguito da Alexandre Dumas figlio, Molière, Alexandre Dumas padre e Rostand; mentre Labiche, Meilhac e Halévy e Feydeau si trovavano agli ultimi posti[10] – si può ritenere che oltre a possedere notevoli doti drammaturgiche fosse anche un uomo molto abile nel promuovere se stesso e le sue opere. Questo spiega anche le centoundici pellicole che, dal 1900 in poi, sono state tratte dalle sue pièces.

I testi della pièce Le zampe di gallina e del racconto La lettera rubata sono disponibili per la lettura in PDF ai seguenti link (traduzioni mie):
1) Le zampe di gallina;
2) La lettera rubata.

Note:
[1]
Cfr. Victorien Sardou, Mes plagiats!: réplique à Mario Uchard, Imprimerie et Librairie Universelle, Paris 1882, p. 31.
[2] Cfr. Victorien Sardou, ibidem, p. 19.
[3] Cfr. Émile Zola, Nos auteurs dramatiques, Éditions G. Charpentier, Paris 1881, p. 202.
[4] Cfr. Jules Verne, Edgar Poe et ses œuvres comparsa sul periodico Musée de famille, Lectures du soir, tome 31, avril 1864, p. 198.
[5] Cfr. Victorien Sardou, Mes plagiats!: réplique à Mario Uchard, Imprimerie et Librairie Universelle, Paris 1882, p. 101.
[6] Cfr. Ignacio Ramos Gay, Del relato detectivesco al vodevil: la herencia de Poe en Sardou, in Edgar Allan Poe (1809-2009): Doscientos años después, edición preparada por: Margarita Rigal Aragón y Beatriz Gonzáles Moreno, Universidad de Castilla-La Mancha, España 2010, p. 228.
[7] Cfr. Victorien Sardou, prefazione al Théâtre Complet, volume 3, Albin Michel, Paris 1936, p. 9, citato da Ignacio Ramos Gay, Del relato detectivesco al vodevil: la herencia de Poe en Sardou, in Edgar Allan Poe (1809-2009): Doscientos años después, edición preparada por: Margarita Rigal Aragón y Beatriz Gonzáles Moreno, Universidad de Castilla-La Mancha, Ciudad Real 2010, p. 227.
[8] Cfr. Jean-Marc Leveratto, La réception de Sardou aux États-Unis, in Victorien Sardou, le théâtre et les arts, sous la direction de Isabelle Moindrot, Presses universitaires de Rennes, Rennes 2011, p. 364.
[9] Cfr. Jean-Marc Leveratto, ibidem, p. 361.
[10] Cfr. Jean-Marc Leveratto, ibidem, p. 360.

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