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Arte

Una giornata mondiale dell’arte per festeggiare Leonardo Da Vinci

Una giornata mondiale dell’arte per festeggiare Leonardo Da Vinci

Battesimo di CristoDal 15 aprile 2012 si festeggia la Giornata Mondiale dell’Arte, istituita dalla International Association of Art (IAA), al fine di promuovere la consapevolezza nei confronti delle più disparate discipline creative. Venne scelta questa data in onore del compleanno di Leonardo da Vinci, uno tra gli artisti più importanti del Rinascimento. È assodata la sua fama universale e la sua centralità nella storia dell’arte, però in quanti saprebbero esplicarne davvero il motivo? Proviamo a ricostruirlo insieme.

Nel 1467, all’età di quindici anni, dalla piccola città di Vinci si spostò a Firenze per lavorare come apprendista nella bottega d’arte del maestro Andrea del Verrocchio, in cui imparò le più svariate arti (dipingere, scolpire, realizzare mobili e stendardi per le processioni). Entrò così in contatto con nobili fiorentini e con la famiglia più importante dell’epoca, quella dei De Medici. La sua prima espressione pittorica rivoluzionaria fu la testa dell’angelo nel Battesimo di Cristo, perché per la prima volta la figura è in movimento ed è rivolta maggiormente al pubblico, in opposizione alla tradizione medievale che imponeva figure statiche. Altra particolarità è la perfezione dei tratti. Tutti rimasero sbalorditi, compreso il Verrocchio; egli però esclamò: “Tristo è lo discepolo che non avanza il suo maestro”[1].

Al culmine del Rinascimento e nella capitale mondiale dell’arte, Firenze, Leonardo stava diventando una celebrità. Era il periodo più favorevole per fare il pittore in quella città, popolata da scrittori, musicisti e artisti di vario genere, ed era facile raggiungere gli alti ranghi della società. L’ambiente che avvolgeva il pittore toscano era un trampolino di lancio per tutti gli aspiranti artisti: dal 1300 fino al 1500, infatti, il mondo occidentale si dedicò al recupero dei valori e delle opere classiche, oltre che allo studio delle humanae litterae, liberate dall’unica chiave di lettura religiosa con cui venivano interpretate per tutto il Medioevo. Una rivoluzione del campo delle arti figurative fu l’introduzione della prospettiva, esercitata perlopiù da Leonardo stesso.

Leonardo Da VinciEgli era un vulcano di idee. I suoi blocchi di appunti straripavano di note di vario tipo: sono giunti fino a noi venti volumi, con pochissime informazioni sulla vita privata e molte invece su come ragionava e pensava. Non era un pensatore sistematico, i suoi appunti consistevano in idee innovative, non sempre dimostrabili scientificamente, e non c’era ordine in ciò che studiava. Era ambidestro e alcune pagine sono state scritte da destra a sinistra per la comodità di tirare pena, al posto di doverla spingere. Era un grande osservatore, studiava le persone nelle taverne o al patibolo: molti ritratti grotteschi indicano quanto fosse importante per Leonardo la contrapposizione dei temi, secondo cui per conoscere il bello è necessario allo stesso tempo sondare il brutto.

Per Leonardo, l’ideale di bellezza era rappresentato dal corpo maschile. Dai suoi scritti emerge una scarsa conoscenza dell’anatomia femminile e scrisse inoltre di trovare ripugnante l’atto di accoppiamento tra uomo e donna.

Se non fosse per la ricerca del soddisfacimento sessuale volta a riprodursi, l’uomo si sarebbe già estinto da tempo[2].

Pare quindi che Leonardo privilegiasse un orientamento omosessuale, tanto che Freud analizzò in seguito le sue note e affermò che probabilmente mai ebbe avuto un rapporto sessuale con una donna.

Nel 1476, a ventiquattro anni, fu accusato in maniera anonima di sodomia e dovette subire un pesante processo, che si concluse con l’archiviazione della causa per mancanza di prove. Nonostante il lieto fine, questi furono gli anni più difficili nella vita dell’artista, a causa del peso dell’umiliazione pubblica subita: l’opera inconclusa San Gerolamo (1480) è quella che maggiormente riesce ad esprimere l’inquietudine provata.

Nella sua attività creativa, Leonardo era un precursore, sebbene la sua personalità potesse risultare controversa: i suoi mille interessi non gli permettevano di portare a termine in tempo i dipinti e iniziò così a perdere popolarità. Nel 1481, per esempio, quando l’artista aveva quasi trent’anni, Lorenzo de Medici ricevette la richiesta dal Vaticano di mandare a Roma i migliori pittori di Firenze: furono inclusi tutti i principali artisti di punta, però non Leonardo.

Vergine delle RocceQuello stesso anno Leonardo, dopo l’accusa di sodomia e l’umiliazione ricevuta per la perdita di credibilità come pittore, decise di allontanarsi da Firenze e sperimentare nuove sfide al di fuori della pittura. Nel 1482 giunse a Milano, dove tentò di ingraziarsi il potente Duca Ludovico Sforza, detto il Moro, attraverso una lettera sfacciata piena di buoni propositi. Alla fine riuscì a ottenere fiducia a corte, in cui avrebbe potuto ricoprire più ruoli. Era dunque una persona ostinata nel portare avanti le sue idee. Anche il lavoro di artista a volte andava contro il volere dei committenti: nel 1483 fu incaricato di dipingere la pala di un altare, raffigurando l’Immacolata Concezione. Il contratto richiedeva una rappresentazione elaborata, ma Leonardo non amava il genere d’arte sfarzoso e solenne. Decise di dare un’interpretazione diversa al dipinto: nacque così La Vergine delle Rocce.

Sempre nel periodo di Milano (si disse intorno al 1490), Leonardo realizzò L’Uomo Vitruviano. Si tratta di un disegno a penna e inchiostro su carta, conservato ora a Venezia. Celeberrima raffigurazione delle proporzioni ideali del corpo umano, cerca di dimostrare come esso possa essere armoniosamente inscritto nelle due figure del cerchio, che rappresenta il Cielo e la perfezione divina, e del quadrato, che simboleggia la Terra. L’Uomo Vitruviano è l’emblema di questo perfetto equilibrio del corpo maschile, ma rappresenta anche la solitudine dell’uomo nel cerchio del cosmo a cui aspira con tutto il suo corpo, quasi volendone toccare gli estremi confini. L’uomo naturalisticamente finito che aspira al possesso dell’infinito. L’uomo che vuole farsi Dio. Questo fu a tratti il dramma di Leonardo.

Nel 1495, mentre stava decidendo di lasciare Milano, venne incaricato di decorare il refettorio di Santa Maria delle Grazie e il soggetto sarebbe stata L’ultima cena degli apostoli. Lavorò lentamente e con passione, arrivando a realizzare una delle opere più famose al mondo. I personaggi dell’affresco vennero divisi in cinque gruppi, in uno dei quali presenziava Gesù da solo. Usò la tempera grassa direttamente sul muro in modo da velocizzare i passaggi tipici dell’affresco (di base era un pittore lento) e per questo venne accusato di imprudenza e disattenzione, anche perché dopo poco tempo l’opera iniziò già a scrostarsi, quando in realtà si scoprì in seguito che il problema era l’umidità delle pareti.

L'ultima cena

Era ammaliato dal volo degli uccelli, dalla geometria delle loro ali e dal movimento che compiono, al punto che tentò di riprodurli a ogni costo, arrivando ad affermare che è impossibile portare a termine un simile compito. Rimase però convinto dell’esistenza di una matematica precisa nel volo che l’uomo può arrivare a scoprire. Tra i suoi appunti sono presenti molte bozze di attrezzi di ingegneria moderna, come la catena della bicicletta o l’elica di un elicottero.

Nel 1503 tornò a Firenze dove fu accolto a braccia aperte per la fama recuperata a Milano. Un altro artista, però, occupava il centro della scena: Michelangelo Buonarroti. Iniziarono da subito a essere rivali, anche se le loro guerriglie nascevano più per una profonda diversità caratteriale: Leonardo era un uomo elegante e a suo agio in qualsiasi circostanza, aristocratico e con molta esperienza alle spalle; Michelangelo aveva un carattere solitario con una personalità ombrosa. Ai due venne affidata la decorazione della sala consigliare di Firenze e questo fu l’incarico più importante mai ricevuto da Leonardo fino a quel momento.

La GiocondaDopo tre anni di lavoro, però, non portò a termine nemmeno quest’opera, forse perché si sentiva troppo vecchio per una competizione o forse perché alcune aspre parole pronunciate da Michelangelo lasciarono il segno. Comunque non si conosce la motivazione del suo abbandono e nel 1506 egli si preparò a lasciare per la seconda volta Firenze. Prima di partire, ricevette una commissione da un ricco mercante fiorentino che richiedeva un ritratto della sua giovane moglie, Monnalisa. Leonardo dipinse così la Gioconda prima di lasciare Firenze. Quest’opera, che sarebbe dovuta essere di importanza minore, diverrà la più celebre nella storia dell’arte per il carattere misterioso che avvolge ogni dettaglio del quadro. Il sorriso enigmatico ha fatto nascere le teorie più disparate riguardo all’identità della donna. Inoltre, il talento di Leonardo in quest’opera fu il grado di spiritualità intrinseca espressa che conferì al personaggio una sorta di maestosità. Questo piccolo dipinto, che egli porterà sempre con sé fino alla morte, ritoccandolo svariate volte, rappresenta il frutto dei più disparati studi che Leonardo ha condotto con l’intento di comprendere la meraviglia dell’essere umano.

Nell’ultimo periodo di vita, Leonardo si ritirò per condurre gli esperimenti più stravaganti. Infatti, si interessò sempre più alla scienza: lo affascinavano l’anatomia umana e la perfezione della macchina del corpo, per le quali prese l’abitudine di dissezionare dei cadaveri. Questa pratica, che per Leonardo aveva un carattere puramente investigativo, fu considerata macabra da molti ecclesiastici. Accusarono quindi l’artista di necrofilia e occultamento di cadaveri: fu costretto a interrompere i suoi studi e per la seconda volta ricevette un’umiliazione pubblica.
Cadde così in crisi e a soli sessant’anni si sentiva già profondamente stanco. Nel 1516 il re di Francia lo invitò a unirsi alla sua corte. Leonardo colse l’occasione, sapendo probabilmente che non avrebbe più rivisto l’Italia. Il re era deliziato dalla presenza di Leonardo, ed egli aveva finalmente trovato qualcuno che valorizzasse appieno la sua arte. Per questa fortuna, Leonardo fu a lungo rammaricato di sentirsi ormai troppo vecchio per impegnarsi realmente in qualcosa.

Nel 1518, durante il primo periodo in Francia, Leonardo ebbe probabilmente un ictus; malgrado questo, trascorse i giorni successivi a risolvere difficili rompicapo di geometria. Nell’aprile del 1519, pochi giorni dopo il suo sessantasettesimo compleanno, chiamò il notaio per fare testamento. Lasciò tutti i suoi beni ai suoi discepoli e chiese improvvisamente la presenza di un sacerdote, sebbene mai fu credente: confessò, dopo un pianto disperato, tutti i suoi peccati. E poco dopo incontrò una morte serena.

Come una giornata ben trascorsa porta un sonno Felice, così una vita ben spesa porta una morte Felice[3].

Note:
[1]
Leonardo, Codice Forster III, f. 66 v
[2] Vedesi il documentario Leonardo Da Vinci, storia di un genio: https://www.youtube.com/watch?v=dCavJbpFKiU
[3] Ibidem.

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