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Cinema

Cortometraggi (Trieste Film Festival 2022)

Cortometraggi (Trieste Film Festival 2022)

FidibusI cortometraggi presentati in concorso al Trieste Film Festival 2022 hanno dimostrato la volontà dei registi dell’Europa centro orientale di esplorare tematiche come il disagio, la paura, il trauma, l’ossessione, ma anche la passione che ci tiene in vita, attraverso nuovi linguaggi visivi e storie non sempre raccontate in modo lineare ma strutturate per riservare inaspettate sorprese.

Avako, della russa Ksenija Pčelinceva, racconta il giorno del tredicesimo compleanno di Anja. La ragazzina, rimasta sola con Arsenij, adolescente più grande di lei che le fa da babysitter e di cui è innamorata, riesce ad aggregarsi alla sua compagnia di amici e, grazie a un carattere molto intraprendente, a farsi pian piano accettare dal gruppo e comprendere la mentalità e il rapporto affettivo che li lega, mentre in sottofondo aleggia lo spettro del brusco passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Vincitore del premio come Miglior cortometraggio al Budem Fest di Mosca e al Kinošok di Anapa in Russia, il corto si distingue per la delicatezza e l’abilità con cui descrive, in mezz’ora, i sentimenti di una ragazzina che cerca di capire un mondo di cui ancora non fa pienamente parte e i suoi tentativi, a volte imbarazzanti, di integrarsi in quel contesto.

Fidibus (Abracadabra sparisci), dell’austriaca Klara Von Veegh, è incentrato su un episodio violento che sconvolge la vita di una madre e la costringe ad abbandonare casa sua con il bambino di tre anni per attraversare il paese in un tentativo di fuga che vuole essere anche una ricerca di se stessi. Durante il viaggio troverà persone altruiste disposte ad aiutarla, ma acquisirà anche la consapevolezza, attraversando paesaggi brulli e foreste, che l’idea di scomparire da un giorno all’altro dalla vita di tutti è pura illusione e le responsabilità vanno affrontate.

Proto Banio (Primo bagno), del greco Alexandros Kostopoulos, ci immerge nell’atmosfera di una tranquilla vacanza familiare. Giunti a una spiaggia, dopo aver investito un cane abbandonandolo morto sull’asfalto, due genitori si premurano di vietare alla figlioletta di fare il bagno senza braccioli, perché ancora troppo piccola. Mentre i due sono impegnati a pensare ai loro problemi e a ignorare la figlia, lei rinviene il cadavere di un bambino che carica sul suo gommone con l’intento di portarlo con sé al largo; il dramma sembra sul punto di esplodere ma invece, con intelligenza, il regista opta per una soluzione meno scontata che restituirà alla famiglia la sua tranquillità e le permetterà di continuare a ignorare l’esistenza degli altri per pensare solo alle proprie esigenze.

Proto Banio

Snjeguljica (Biancaneve), della croata Lana Barić, anche protagonista, descrive con macabra ironia quanto possono essere infernali i rapporti familiari. Una quarantenne che da tempo vive isolata, immersa nella sua tranquilla routine, viene raggiunta dal fratello che ha bisogno della sua presenza per ragioni testamentarie. Questo la costringerà a rivedere la famiglia che si era lasciata alle spalle e a rivivere, come in un incubo, quella sensazione di indifferenza nei suoi confronti che marito e figli manifestavano quotidianamente.

Amygdali (Amigdala), della greca Maria Hatzakou, narra invece l’ossessivo rapporto tra sorelle in una chiave inconsueta. Anna sta per festeggiare il diciottesimo compleanno e vorrebbe goderselo con Maria, forse l’amore di un’estate. La sorella Melina, però, ragazzina intelligente e dai rossi capelli, sta cercando di imparare a controllare il potere della sua amigdala, e in perfetto stile Carrie, lo sguardo di Satana troverà il modo di rendere la festa particolarmente vivace. Il cortometraggio parte come una storia di ordinaria gelosia tra sorelle e, anche grazie a una colonna sonora efficace, si converte in un fantasy-horror che lascia lo spettatore senza fiato.

Amygdali

Pa Vend (Da un posto all’altro), di Samir Karahoda, che ha vinto il Premio Fondazione Osiride Brovedani al miglior cortometraggio in concorso, è incentrato sulla passione per uno sport, il ping pong, e sulla lotta per mantenere in vita questo smisurato amore da parte di due kosovari costretti a spostare continuamente il bene che considerano più prezioso – il tavolo da ping pong, appunto – nei luoghi più disparati per mancanza di uno spazio di allenamento permanente per i giocatori, che tra l’altro sono dei veri campioni. Gli interpreti del corto non sono attori bensì i veri protagonisti della storia che hanno accettato di portare sullo schermo la loro perseveranza.

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