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Fumetto

Alle origini del fumetto
Dario Fontana

Alle origini del fumetto

Intervista a Dario Fontana

Dario Fontana è una figura nota agli appassionati di fumetto di Trieste visto che ha gestito per venticinque anni la fumetteria Nonsololibri. Ma il suo impegno nella diffusione del fumetto risale a molto prima, con mostre e incontri realizzati nel corso degli anni – recentemente, con una mostra/dibattito sull’editore Nerbini esportata in Slovenia.
Tanta passione ha portato alla realizzazione di un libro monumentale, Il Fumetto, le sue origini e la sua diffusione in Italia, con cui traccia la storia del fumetto nel nostro paese.

Il Fumetto le sue originiLuca Lorenzon (LL): Puoi presentarci il tuo lavoro?

Dario Fontana (DF): Come scrivo nella presentazione del libro, e come si evince dal titolo, questo vuole raccontare le origini del fumetto e della sua diffusione nel nostro Paese. È un’opera che qualcuno ha definito “audace” perché nessuno degli storici o dei critici del settore ha mai voluto affrontare l’argomento. La compilazione del libro avrebbe occupato un lasso di tempo molto ampio precludendo qualunque altro impegno. Io ho voluto affrontarlo perché intendevo realizzare un libro di cento pagine circa da stampare a mie spese per usarlo come dono natalizio ai miei amici con i quali parlavo spesso di fumetto. Scrivendolo mi sono lasciato prendere la mano dal piacere della scrittura, ma soprattutto della ricerca. Ogni volta che completavo la ricerca di notizie su un determinato argomento mi si aprivano nuovi orizzonti che mi inducevano ad approfondirne un altro collegato al precedente. Le pagine passando da ricerca a ricerca hanno superato di molto il numero stabilito per oltrepassare alla fine le cinquecento.
Devo dire che sono molto soddisfatto del lavoro anche se sono consapevole che ci saranno delle dimenticanze, delle omissioni e anche degli errori pur se ho voluto verificare attraverso vari strumenti (libri di saggistica che posseggo, pubblicazioni che ho consultato nel mio archivio o in altri, notizie raccolte in Internet attraverso vari siti ma in particolare su Wikipedia, fumettologica.it, Fondazione Franco Fossati e guidafumettoitaliano.com) la loro esattezza.
Questo è il primo libro che racconta in modo cronologico l’avventura del fumetto italiano.
La prima parte narra la nascita del linguaggio fumetto partendo dalle sue origini e abbraccia gran parte del XIX secolo ricordando Rodolphe Töpffer, ufficialmente riconosciuto come primo codificatore del linguaggio, arrivando attraverso un non breve percorso a Yellow Kid e quindi all’industria del fumetto. La seconda invece abbraccia tutto il XX secolo raccontando lo sviluppo del fumetto negli Stati Uniti e il suo arrivo in Italia con i tentativi di riviste culturali di proporlo agli adulti per arrivare alla pubblicazione del Corriere dei Piccoli nel 1908 che si rivolge ai soli bambini. A questo proposito affermo che personalmente non giudico quello presentato da questo settimanale un vero fumetto, ma un “quasi fumetto” perché pubblica fin dall’inizio le tavole domenicali di alcuni personaggi distribuiti dal King Features Syndicate con vignette eliminate, togliendo le nuvolette per sostituirle con dei versetti in calce alle stesse snaturando così l’opera dell’autore che era diretta a tutta la famiglia per destinarla esclusivamente ai bambini.
L’opera del Corrierino non è stata del tutto criticabile perché ha pubblicato il lavoro di grandi disegnatori italiani tutti però provenienti dal settore dell’illustrazione e non ancora pronti ad affrontare il linguaggio fumetto. Ci vorrà più di un ventennio perché si comincino ad affermare disegnatori in grado di competere con il livello degli americani che avevano avuto alle spalle una grande storia dello sviluppo del linguaggio.
Il libro descrive diffusamente le pubblicazioni nel nostro Paese cercando di collocare il fumetto nel momento storico nel quale è stato prodotto. Per questo motivo si citano spesso i momenti storici più importanti e influenti sulle pubblicazioni a fumetti perché è convinzione mia, ma non solo, che il fumetto è storia o perlomeno è suo interprete anche se da questa è condizionato.
Il lavoro si ferma prima dell’inizio del terzo millennio per precisa scelta. La cronaca non è ancora storia e quindi ancora influenzata dalle posizioni personali.
All’interno del lavoro ci sono anche degli aneddoti personali che sono stati introdotti quando scrivevo il progettato libretto che doveva essere rivolto agli amici. Nel momento in cui è stato necessario cambiare direzione per la quantità di pagine che si accumulavano non ho voluto cancellarli per mantenere quell’atmosfera che avevo proposto nel primo impianto del libro. Ancora una notazione: il lavoro è pieno di date e dati che possono indubbiamente appesantirlo, ma quale “storia” sarebbe senza questi?

Dario FontanaLL: Puoi accennare a quali saranno alcuni dei personaggi e degli autori che hai indicato come più significativi a seconda dell’epoca? Hai puntato sui classici o ci sarà qualche recupero a sorpresa?

DF: Il mio lavoro non è centrato sugli autori del fumetto, ma più propriamente sulle origini del linguaggio e sulle testate pubblicate in Italia in un certo periodo storico come ho scritto nella prefazione. È evidente che una storia del fumetto anche se focalizzata sull’editoria non può fare a meno di indicare gli autori dello stesso, ma qui questi non sono gli attori principali anche se non si possono ignorare. Senza di loro il fumetto non esisterebbe. Loro emergono nella storia e sono tanti. Ne nomino alcuni fino dall’inizio come Rodolphe Töpffer, la persona accreditata convenzionalmente come primo codificatore del linguaggio o Gustave Doré le cui opere a fumetti sono praticamente sconosciute perché essendosi affermato come grande incisore sono state cancellate dal suo curriculum probabilmente perché non era opportuno collegarlo al fumetto nonostante il fatto che lui sia stato un grande innovatore del linguaggio. Saltando altri pionieri arrivo a Richard Felton Outcault che con il suo Yellow Kid segna l’inizio dell’industria del fumetto alla quale appartengono di diritto Floyd Gottfredson e Carl Barks anch’essi spesso citati. Dopo un excursus sulla crescita del fumetto negli Stati Uniti racconto il suo arrivo in Italia che risale a prima della pubblicazione del Corriere dei Piccoli. È quindi fatale citare molti autori italiani sui quali non mi dilungo molto salvo alcune eccezioni come nel caso di Hugo Pratt e Jacovitti che hanno lasciato un segno profondo nella storia del fumetto. Oltre che sui disegnatori punto l’attenzione anche sugli sceneggiatori come Gianluigi Bonelli o Alfredo Castelli, ma l’attenzione maggiore la riservo agli editori e conseguentemente alle case editrici poiché sono loro che costruiscono una parte importante della storia.
Cerco perciò di non dare una qualche maggiore importanza a questo o a quel componente del mondo del fumetto, ma a seconda dei casi di volta in volta emergono nella storia alcuni dei  protagonisti.
Per quanto riguarda recuperi ce ne sono alcuni nella storia, ma forse il più curioso non riguarda gli autori, ma una pubblicazione: il supplemento domenicale del Piccolo, quotidiano di Trieste, datato 26 ottobre 1884 che è composto da quattro pagine dedicate alla satira e all’umorismo. Un quotidiano giovane, la nascita è del 1881, che pubblicava un supplemento umoristico similmente ai supplementi domenicali dei giornali statunitensi. Non era ancora fumetto perché questo doveva ancora fare la sua comparsa nel nostro Paese però lo spirito imprenditoriale di Teodoro Mayer, l’editore del giornale, era già notevole.
Ma ci sono tante altre cosine interessanti. Affido al lettore il compito di individuarle…

LL: Quanto tempo ha impiegato per realizzare un’opera di queste dimensioni?

DF: Circa quattro anni. Nel mezzo ci sono stati ampi intermezzi, anche di mesi, durante i quali mi estraniavo completamente dal lavoro perché lo sospendevo quando raggiungevo i limiti della stanchezza per le ricerche. Diciamo che mi “disintossicavo” ovvero mi riposavo con la mente.
Se dovessi sommare a questo periodo la gestazione allora il tempo si allungherebbe almeno ad un altro anno, ma in questo periodo ho solo riesumato i miei appunti che avevo creato dagli anni Sessanta dopo la comparsa nelle edicole di Linus che ha fatto fare un enorme salto di qualità alle pubblicazioni di fumetti.
Prima c’era solo il fumetto rivolto ai giovani e giovanissimi, poi quello rivolto agli adulti che ha acquisito posizioni piano piano. C’è stato anche, per la crescita del fumetto, il Corriere dei Ragazzi negli anni successivi, che ha preparato i propri giovani lettori al fumetto di qualità che è stato identificato con una locuzione che ritengo errata: fumetto d’autore.

Il Fumetto le sue origini

 

LL: Oddio, pure tu contro il fumetto d’autore. Perché secondo te è sbagliato chiamarlo così? Magari preferisci chiamarlo graphic novel?

DF: Gli argomenti relativi al “fumetto d’autore” e al “graphic novel” vengono trattati in chiusura del mio lavoro al capitolo centocinquanta. Qui brevemente ricordo che l’editoria del fumetto in tutti i paesi nei quali si è sviluppato ha sempre cercato di trovare una definizione univoca per indicare il linguaggio, senza mai riuscirci. In ogni nazione esso ha una diversa denominazione. Periodicamente si cerca di dare una patina di nobiltà a un certo fumetto indicandolo con allocuzioni create ad hoc.
In particolare quella di “fumetto d’autore” a me sembra una definizione un po’ bizzarra perché sottende l’idea che esista un fumetto non d’autore o in alternativa che solo un certo fumetto sia degno di considerazione (la qual cosa può anche essere accettata visto che ci sono in giro dei fumetti proprio scadenti).
Sarebbe stato più opportuno indicarlo come “fumetto di qualità”.
La paternità dell’espressione “fumetto d’autore” viene erroneamente attribuita (ma lo si dice sottovoce) ad Alfredo Castelli. Sono in grado di smentire ciò poiché a una mia precisa domanda lui ha fatto capire di non gradirla particolarmente.
L’espressione “graphic novel” (romanzo disegnato) la trovo ugualmente fuorviante perché vuole indicare solo le opere che sono state pubblicate in prima battuta in volume e quindi vendute in libreria. Se questo fosse il motivo allora non potremmo definire in questo modo ad esempio Una ballata del mare salato di Hugo Pratt pubblicata in origine sui primi venti numeri di Sgt. Kirk dell’editore Ivaldi oppure Maus di Art Spiegelman pubblicata in prima battuta a puntate su Raw la sua rivista autoprodotta.
“Graphic novel” è un’espressione recuperata dagli editori prima statunitensi poi europei per introdurre nelle librerie del varia il fumetto fino a quel momento piuttosto ghettizzato. È quindi un’espressione coniata solo per un’operazione commerciale che nulla ha a che fare con il linguaggio fumetto.

Catalogo di una mostra curata da D.F.LL: Attraverso quali canali di vendita verrà distribuito il libro?

DF: Rivolgendomi ad un editore locale, Luglio Editore, che qui voglio ringraziare per la sua professionalità nonché per aver impaginato in modo splendido il mio lavoro, ero consapevole che la distribuzione avrebbe avuto qualche limite. Non ci sono problemi distributivi per i negozi specializzati (le fumetterie) perché l’editore si appoggia al distributore Terminal Video, né per Amazon dove il volume è già prenotabile. Per quanto riguarda le librerie del varia l’editore distribuisce le proprie edizioni a quelle di tutta la regione Friuli Venezia Giulia.
Spero che si trovi presto un canale per distribuirlo anche nelle librerie del resto del Paese.

Titolo: Il Fumetto. Le sue origini e la sua diffusione in Italia
Autore: Dario Fontana
Anno di pubblicazione: 2022
Editore: Luglio Editore
Formato: 20×28 cm
Pagine: 528
Prezzo: 40 euro
ISBN 978-88-6803-308-8

Commenti

Un commento a “Alle origini del fumetto”

  1. Un tentativo di raccontare il fumetto italiano era stato fatto 11 anni fa da Gianni Bono e Matteo Stefanelli con “Fumetto! 150 anni di storie italiane”.

    Di Luca Brunori | 21 Maggio 2022, 07:17

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