10 SCULTURE DI MICHELE SASSI E DAVIDE SILIPO
10 HAIKU DI TONI PICCINI
ISPIRATI DA BRANI DI BOB DYLAN E LOU REED
Presentazione
Marmo, argilla e centosettanta sillabe,
dieci statue e dieci istantanee senza pellicola.
A dispetto del titolo non occorre bussare, basta scorrere le pagine, e meglio farlo spogliandosi delle sicurezze vendute dagli spacciatori di ricordi e stereotipi.
Meglio non cercare immagini o versi che evochino un vecchio junkie preda dell’eroina e un menestrello da usare nell’ora antimilitarista, la delusione farebbe di voi preda. Via la scenografia degli anni e spazio alla coreografia d’un sentire che avrebbe potuto avere luogo in altri tempi e strade, sino a rischiare di vedere come la mente e l’opera dei due artisti statunitensi abbiano colorato e colorino ossa e passi e non bandierine o spilline.
Sarebbe stato facile presentare creazioni figlie dell’immaginario collettivo, ammiccanti ad un pressoché scontato riscontro: abbiamo preferito invece le domande alle risposte, provando a tradurre ciò in forme dove la materia viene levata e non aggiunta, nelle sculture come negli haiku.
Le espressioni, l’essenzialità, i muscoli contratti di questi corpi-anime (con un Dio o senza) ambiscono a mostrare desideri, corde e consapevolezze senza tempo, tratti comuni a Dylan e Reed, così simili nel loro carattere e cammino (che gli abiti siano di jeans o di pelle poco conta), il cui minimo comune multiplo è una crudezza la cui unica via d’uscita è il non fuggire la realtà.
Scelte le cinque canzoni di Bob Dylan e le cinque di Lou Reed, con le prime ha operato Michele per le sue sculture, con le seconde Davide per le proprie, con l’insieme io per gli haiku, per poi abbinare scultura e scrittura, si che ogni brano avesse la statua e l’haiku di cui è stato ispirazione.
Dovendo coniare un motto per questa mostra scriverei un ambizioso “Non è per noi l’inutile”, e proprio di tale caratteristica abbiamo cercato di pervadere le sculture e i versi (grido, domanda, sottomissione, ribellione, urlo o che altro esprimano), provando a farne il fulcro delle emozioni che possono suscitare.
Stante che da sé stessi è meglio andare che fuggire, addentratevi in queste immagini e queste brevi poesie: potreste trovare una parte di voi. Non capita spesso.
Toni Piccini
CANZONI
Bob Dylan
COLD IRONS BOUND
VISIONS OF JOHANNA
LIKE A ROLLING STONE
TRYIN’ TO GET TO HEAVEN
ALL ALONG THE WATCHTOWER
Lou Reed
WHO AM I
CANDY SAYS
VENUS IN FURS
DREAMIN’ – ESCAPE
HOW DO YOU THINK IT FEELS
SCULTURE
BOB DYLAN: MICHELE SASSI
LOU REED: DAVIDE SILIPO
HAIKU*
TONI PICCINI
*Un Haiku è una poesia composta da un’unica strofa di tre righe, in sequenza di 5 – 7 – 5 sillabe.
Non deve contenere pensiero, concetto o elucubrazione. In poche parole: la foto d’un istante, d’una sensazione… La sensazione resa attraverso le immagini, senza ricorrere alla costruzione del pensiero.
Può svilupparsi sulle tre righe o contenere, tramite uno stacco netto, due immagini eterogenee tra loro il cui insieme determina il risultato della composizione.
Nato in giappone nel 1600 con riferimento alla filosofia zen, doveva contenere un elemento della natura (definito “kigo“), cosa resasi non più necessaria con l’evoluzione di questa forma poetica nel corso del tempo.
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