È un incontro con la stampa allegro e informale quello che ha luogo con Alessandro Perugini in arte Pera (conosciuto anche come Pera Toons), forse complice il fatto che a far parte della “stampa” ci sono anche un paio di bambini un po’ intimoriti dall’incontro col loro idolo ma che comunque troveranno il coraggio, anche se per interposta persona, di fargli qualche domanda.
Il mio approccio inizia ancor prima della conferenza: ho l’onore di accompagnarlo in ascensore nella sala e lì mi confida un certo timore nei confronti della ricerca dei titoloni a effetto da parte dei giornalisti, che evidenziando a dismisura una frase estratta dal contesto in cui l’ha pronunciata hanno dato a volte l’impressione che volesse dire cose che in realtà non ha minimamente pensato. Nel dubbio opto per un sobrio “Incontro con Pera Toons”.
Pera Toons è un fenomeno di successo tra i giovanissimi ma anche tra quelli che non lo sono più da un pezzo. La sua popolarità arriva quattro anni fa su TikTok, dove carica le sue fulminanti clip: scenette, barzellette rivisitate o interamente nuove, giochi di parole, freddure… e il pubblico lo premia con un seguito fedele ed entusiasta e anche con qualche suggerimento sulle gag future, innescando un circolo virtuoso che continua ancora oggi, pur con gli inevitabili sviluppi che ci sono stati. Ad esempio, nel corso dell’incontro rivela che in origine il suo pubblico di riferimento era quello degli adolescenti, e per questo agli inizi faceva ricorso anche a un umorismo nero che con l’allargarsi della sua platea si è rarefatto (ma di cui rimane il suo cavallo di battaglia: l’eterna vittima sacrificale Kenny ripresa da South Park). La sua mission, per dirla in termini di logica aziendale, era quella di fare sorridere, soprattutto dopo il COVID, ma all’obiettivo originale se n’è aggiunto un altro: puntare alla famiglia, ovvero cercare di essere fruibile e divertente veramente per tutti, perché il massiccio arrivo di bambini tra i suoi follower gli ha fatto capire quanta responsabilità abbia.
Forte della sua formazione di grafico (dopo studi di Ingegneria), è in grado di impaginare da solo i suoi libri, e questo ovviamente è un buon vantaggio sia dal punto di vista delle risorse spese nella realizzazione dei volumi che nel controllo autoriale degli stessi. Dal punto di vista tecnico, i programmi usati per disegnare e animare le sue clip sono Adobe Photoshop, InDesign e Procreate. Pur nella loro apparente semplicità, le sue clip necessitano comunque di un certo lavoro per essere disegnate, letterate, animate, ecc. Per questo, senza ricorrere alla costituzione di un vero e proprio studio che costerebbe troppo, recentemente ha assunto un’assistente, Sara (o Sarah?) che lo aiuta con alcune animazioni e le ombreggiature dei suoi disegni.
Ma Pera Toons non è un fenomeno che nasce e vive nel solo web: i suoi libri, editi da Tunué, sono campioni di vendita e non sono mai la semplice raccolta delle scenette passate su Internet. Se da una parte dice che è stato l’editore a chiedergli “qualcosa in più” rispetto a quello che si trova sui social, dall’altra è Pera stesso che ci tiene molto che il suo lavoro percorra anche la strada dell’editoria cartacea, tanto da preferire questo canale ed evitare che le due strade si sovrappongano: nei suoi libri non troveremo ad esempio QR code che rimandano a Internet, perché la sua idea è che debbano essere fruibili da soli. Ecco quindi che nei suoi volumi ci sono giochi, enigmi e vere e proprie trame che legano tra di loro le battute e le freddure. Ecco, appunto, le freddure… l’umorismo è una delle cose più legate alla cultura dei singoli popoli e nazioni (e mi tengo anche largo, ché a volte basta cambiare regione o provincia o comune e una cosa non fa più ridere); inoltre i giochi di parole sono difficilissimi da tradurre in un’altra lingua non solo per una questione di musicalità ma anche per la necessità di “localizzare” certe espressioni che non esistono nella lingua ricevente. Conscio di questi ostacoli alla diffusione della sua comicità, gli chiedo se non gli piacerebbe avere qualche edizione estera. La risposta mi sorprende: in Brasile, dove pare che apprezzino un umorismo simile al suo, vengono infatti tradotte sul web (più o meno “ufficialmente”…) le sue clip. Non solo: Pera ha effettivamente pubblicato un libro anche negli Stati Uniti. Purtroppo, per quanto sia andato bene, non ha riscosso lo stesso successo che gli arride in Italia, probabilmente ci vorrebbe anche oltreoceano una fanbase fedele, una community che arrivi al volume cartaceo dopo essersi consolidata sulla Rete. Gli resta comunque la voglia di produrre qualcosa in inglese proprio per giocare sull’omofonia che può accompagnare l’eterografia (sì, insomma, quel fenomeno di cui un esempio è l’espressione francese la mère du maire est allée à la mer).
Anche col privilegio che accorda alla versione cartacea del suo lavoro, mi sembra inevitabile chiedergli di approfondire il discorso su Internet e sui social network. Anche stavolta mi sorprende: Pera dice che tutti i social sono utili, ma quel TikTok che gli diede la fama lo mette solo al quarto posto di una classifica in cui a primeggiare è adesso YouTube. Questa piattaforma consente infatti la messa online delle “raccolte” più lunghe che periodicamente (al raggiungimento di un certo quantitativo di like alle precedenti) antologizzano il suo lavoro e soprattutto offrono il gioco finale del “chi ha ucciso Kenny?” prendendo spunto dai trend del momento e permettendo una maggiore interattività coi suoi follower. E poi su TikTok la concorrenza è diventata feroce, l’algoritmo che determina cosa suggerire di vedere è spietato.
Ma torniamo al settore librario. Pera dichiara la sua passione per la letteratura motivazionale: fu proprio grazie alla lettura di uno di quei testi che trovò l’ispirazione e il metodo per praticare a buoni livelli il nuoto. Purtroppo un infortunio gli impedì di continuare e da lì cominciò a postare le sue vignette animate sui social. Nel cambio mi pare che ci abbia guadagnato.
Unica anticipazione sul prossimo libro: sarà arancione, ma sul titolo riserbo totale.
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