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Cinema

L’Oriente ai tempi della crisi: Far East Film Festival 14

Locandina FEFF 14Quattordici anni di vita, quattordici anni di successi, divenendo un ponte culturale tra Oriente e Occidente. È questa la formula vincente che caratterizza da sempre il Far East Film Festival di Udine, che, giunto alla sua 14^esima edizione, continua a richiamare nel capoluogo friulano migliaia di cinefili, curiosi ed esperti di cinema asiatico da tutto il mondo. L’edizione 2012, però, non può non risentire del clima d’austerità che ha pervaso l’Italia e l’Europa: riduzione dei finanziamenti, allestimenti più sobri. Non c’è neanche più l’insolita spiaggia artificiale nel giardino antistante il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, come nel 2011, e nemmeno un grande sfarzo nelle sale interne. Perfino i volontari sono stati meno quest’anno, e girovagando per le sale la loro mancanza era evidente, tanto che, due ore prima dell’inaugurazione ufficiale, c’era solo una decina di ragazzi impegnata ancora nell’approntare gli ultimi allestimenti, anch’essi rigorosamente sobri. Per non parlare del tempo, che non ha voluto esser clemente con i partecipanti della cerimonia d’apertura. Si potrebbe pensare che un festival, in tempi di crisi, non offra il meglio di sé sul piano della qualità. Invece, la kermesse udinese, nonostante le difficoltà, ha voluto tenere alto il proprio nome, presentando al nutrito pubblico di cinefili accreditati una vasta rassegna di blockbuster asiatici.

Partiamo dagli ospiti. Un ormai affezionato amico del festival, il regista e produttore di Hong Kong Johnnie To, ritorna a Udine dopo la sua ultima presenza nel 2009, presentando un innovativo progetto dedicato alle giovani promesse del cinema cantonese: il Fresh Wave Short Film Festival. Immaginate una schiera di produttori e registi famosi, tra cui lo stesso To, che dopo una lunga e gloriosa carriera si rimettono di nuovo in gioco, sostenendo ed aiutando i giovani studenti di cinema nella realizzazione di cortometraggi. Ed ecco che scoprirete un’ottima strada per costruire il futuro del cinema della regione, sempre più pressata dall’influenza del governo cinese, che ne tollera sempre meno i privilegi in termini di libertà ed autonomia.

Mr. To, però, è a Udine per presentare un suo film, una commedia, Romancing in Thin Air, seguito di una sua fatica precedente che ha riscosso grande successo in patria. Il Far East, per ringraziare della duratura amicizia e per riconoscere la carriera di questo grande personaggio del cinema, ha deciso di tributargli un omaggio con il Gelso d’Oro alla Carriera, premio riservato solo ai migliori registi.

Accanto a To, atteso ospite di quest’anno è stato l’eccentrico e talentuoso Pamg Ho-cheung, che proprio a Udine ha mosso i primi passi sulla scena internazionale nel 2002. Tre i suoi film in concorso: Love in a Puff, Love in the Buff e Vulgaria, tutti a sfondo amoroso e sessuale, divertenti, ma che fanno riflettere lo spettatore sul vero senso dell’esistenza.

Far East Film 14 - courtesy Ricky Modena

Il Far East, come oramai gli affezionati del festival sanno, non è solo cinema, ma anche una vera e propria immersione nel mondo della cultura asiatica in tutte le sue forme. A Udine, nella settimana dal 21 al 28 aprile, si respirava profumo d’oriente in tutte le strade. Piazza Matteotti e via Mercatovecchio sono state le cornici del consueto FEFF Market, dove le immancabili “casette rosse” mettevano in mostra gli oggetti più strani e bizzarri della tradizione orientale, come le giapponesi “bentō”, scatoline metalliche portavivande, onnipresenti nei cartoni animati Made in Japan, che corrispondono più o meno alle buste del pranzo di noi occidentali.

Al pubblico del Far East, il market offriva anche la possibilità di assaggiare alcuni prodotti della cucina orientale, dai gusti cinesi fino a toccare le prelibatezze filippine, senza far dimenticare, però, prima di tornare verso casa, di fermarsi un attimo per sfogliare un manga, esposti a migliaia nella varie casette.

Spettacoli e performance orientali, come la cerimonia del tè, l’antichissimo rito giapponese fatto di gesti fissi e lentissimi, il laboratorio di Kendo, con cui i nobili maestri di questa disciplina hanno dimostrato come si possa combattere anche solo addestrando l’anima più che il corpo; e ancora il laboratorio di origami, antica tecnica e arte che trasforma un semplice foglio in una farfalla, o perfino in una marionetta. Insomma, ce n’è stato davvero per tutti i gusti.

Locandina Therme RomaeI film, però, sono i veri protagonisti del festival. E a Udine ne sono stati proiettati più di sessanta. Iniziamo citando uno delle più attese pellicole del Far East 2012: Sunny, del regista coreano Kang Hyoung-chul, che in patria ha sbancato il botteghino con più di sette milioni di spettatori, e a cui è toccato l’onore di aprire la rassegna udinese. E poi Thermae Romae, che dal titolo non si direbbe essere un film giapponese, proiettato in anteprima mondiale e ultima fatica del regista Takeuchi Hideki, il quale riesce a unire il tempo dell’antica Roma con il frenetico e caotico Giappone d’oggi.
Il cinema taiwanese è rappresentato al festival con You Are The Apple of My Eye, commedia romantica dello scrittore e regista Giddens, mentre a parlare per conto del Sud-Est asiatico ci ha pensato The woman in the Septic Tank, di Marlon Rivera, vera rivelazione della stagione del cinema filippino.
Il Far East, però, non dimentica il dramma di Fukushima del 2011, per cui, nella scorsa edizione, aveva sostenuto un’iniziativa benefica: infatti, per raccontare al pubblico occidentale la storia di quel tragico evento, è stato presentato il corto The Future of children in Fukushima, della durata di soli tre minuti, in cui il cineasta giapponese Hiroki Ryuichi ha voluto mostrare quanto incerto sarà il destino per i bambini che ancora vivono nella regione della centrale nucleare. Molti registi nipponici hanno cercato di descrivere il seguito di quei giorni, ma solo Ryuichi è riuscito a produrre un documento così toccante ed emozionante.
Per i più nostalgici, invece, la retrospettiva 2012 è stata dedicata al decennio oscuro del cinema coreano: gli anni Settanta. Rinominata The darkest decade, la serie di lungometraggi storici ha voluto raccontare il clima duro, repressivo ed ostile della Corea del Sud di quel periodo, in cui la censura era molto forte e gli spettatori abbandonavano i cinema per la televisione.

Ebbene, dopo una settimana intensa di proiezioni e qualche replica, i cinquantamila spettatori del Far East Film Festival hanno consegnato la vittoria al coreano Silenced, del regista Hwang Dong-hyuk, che racconta una dura storia di abusi che deve aver toccato molto il pubblico in sala.

L’occhio, intanto, va già al 2013, anche se la preoccupazione è molta. I fondi stanziati quest’anno per la kermesse sono stati ridotti rispetto agli anni scorsi, e le previsioni per il futuro non sono certo buone. Tra proteste di stampo politico, dichiarazioni d’ostilità e affrettate conclusioni, molti sono coloro che vorrebbero chiudere per sempre il Far East. A tutti questi, la Presidente del CEC, Centro Espressioni Cinematografiche, da sempre il motore del festival, Sabrina Baraccetti, ha voluto lanciare un forte e chiaro messaggio: «Se il Far East Film, nell’arco di quattordici anni, non ha contribuito a promuovere la parola cultura, è giusto che interrompa il proprio cammino. Ma se, invece, ha seminato bene, restituendo frutti alla città, alla Regione e anche al Paese in cui opera, allora non ha senso che si fermi, perché le crisi non si risolvono chiudendosi in casa e sbarrando le finestre».

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